quel sasso è incastrato in un pezzo di muretto a secco subito dopo la fine di quello in cemento che sostiene, o almeno finge di farlo, il terreno di casa mia.
perche` la zona e` piuttosto franosa, oltre che sismica: tre piccoli terremoti del terzo grado in un anno soltanto…
l’ho notato subito, quel cippo, appena arrivato qui, anche se non diceva molto.
comunque l’ho fotografato, scusate la pignoleria se ora vi dico la data esatta, ma dipende da come sono catalogate le mie foto (loro, almeno, in modo molto razionale ed ordinato, se no chi le trova più?): 19 gennaio 2015.
e la pietra si presentava così:
diciamo la verità: non sembra un granché.
ma sotto la croce sembrava di poter intravvedere dei caratteri…
esagerazioni?
romana, poi…: che fantasia! che ci fa una lapide presunta romana con una croce?
aggiungete che, chiedendo in giro, mi è stato detto che quella pietra non era molto vecchia: forse a fine Ottocento o inizio Novecento qualcuno era morto cadendo da un carro lì e avevano messo quella croce per ricordarlo.
. . .
sarà, ma non ero troppo convinto: la forma di quella croce è tipicamente altomedievale, per non dire longobarda, per le alucce alle estremità dei bracci: nella foto si vedono meglio quelle dei bracci verticali.
aggiungete che non troppo lontano, in un posto che ora non starò a specificare, ho saputo che, facendo degli scavi una ventina d’anni fa, emersero delle tombe con delle anforette di terracotta che furono rapidamente fatte sparire.
e le anforette di terracotta non potevano che essere romane.
nel piccolo borgo venne anche trovata una statua, non so di che periodo, che svolgeva la funzione di pilastro in una cascina, pure una ventina d’anni fa, e fu venduta a un antiquario.
e, come ultimo indizio, metteteci pure il nome di questo borgo: Arvenino, che è un nome indubitabilmente romano, e deriva da arvum, il campo arato.
e il suffisso -enius o -ennius?
qui mi fermo prudentemente, prima di farmi prendere da ipotesi selvagge, ma Ennius è nome di persona di origine etrusca, e da Arvum Ennii, il campo di Ennio, ad Arvenninum, lo stesso significato sotto forma di aggettivo, il passo è breve.
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tanti indizi sparsi e confusi non fanno pero` una prova, e io avevo bisogno di quella.
così sabato mi sono preso una spazzola di ferro e in una mezzoretta ho ripulito quella che ora devo chiamare la lapide, grattando via muschi ed incorstazioni.
eccola ora.
bella, eh?
ma soprattutto ora la si legge chiaramente, nonostante la spaccatura verticale che la attraversa tutta, e i caratteri sono indubitabilmente romani:
PL . MS . P . P [
e qui potrebbe esserci stata ancora una M o un’altra L, dato che la pietra e` chiaramente spezzata.
] . LM . SUO
manca la lettera iniziale, ma si vede il puntino di separazione; e passatemi l’ipotesi che la penultima lettera sia una U scritta capovolta, ma non ne trovo altre.
questo aiuterebbe a datare la lapide, dato che la U fu introdotta accanto alla V, che prima serviva per entrambi i suoni, soltanto nel tardo impero romano.
del resto chi ha inciso la pietra non era molto pratico con l’alfabeto latino.
basta vedere come scrive le L.
sotto la scritta, la traccia di una cornice, che sopra si intravvede appena ed e` stata tolta in parte in seguito.
e sotto queste due righe e sotto la cornicetta sembra di poter leggere ancora due lettere piccoline ]MA[ ; pero` e` difficile esserne sicuri.
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a questo punto si può passare a interpretare, con tutte le incertezze dovute al fatto che non ho voluto fare l’esame di epigrafia latina all’università cinquant’anni fa, e dunque vado a spanne e mi aiuto come posso.
PL. dovrebbero essere le iniziali di un nome, ma lasciamo la questione in sospeso, per il momento.
MS. invece è chiarissimo: Manibus Sacrum, sacro ai dei degli antenati
P. dovrebbe essere posuit, ma PP. potrebbe essere anche posuerunt, che però non regge, visto che c’è un puntino di separazione in mezzo.
e nella seconda riga, probabilmente dopo un’altra lettera che non si legge, LM, Libens Merito, in ringraziamento della grazia ricevuta, SUO, da parte sua.
insomma, a grandi linee si capisce che qualcuno ha posto quella pietra per ringraziamento alla divinita` (o agli antenati) per una grazia ricevuta; restano altri dettagli da precisare.
insomma, tutto da approfondire ancora.
mentre la croce che sta in cima è chiaramente altomedievale e probabilmente ha cancellato una testa che stava in origine in cima al cippo, nel periodo dell’iconoclastia: infatti è scavata rispetto al livello dell’iscrizione e non in rilievo, come si ci aspetterebbe.
. . .
be’, sono solo i primi passi e l’interpretazione ancora non è chiara.
il riferimento ai manes potrebbe collegare la lapide al cimitero di cui si sono trovate le tracce? e che non è troppo lontano…
ma soprattutto, inserite in quel muro ci sono diverse altre pietre squadrate che non sembrano sassi naturali, e potrebbero essere altre lapidi simili, oppure frammenti di qualche edicola.
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prossimamente andrò al Museo archeologico della valle ad informarmi meglio.
nel frattempo lasciate che mi senta un piccolissimo Indiana Jones…
Che emozione….
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vero :), ma tieni conto che sono un poco recidivo… 🙂
un’altra volta ho scoperto in una casa comperata un camino del Quattrocento fatto a pezzi in una nicchia murata e degli affreschi fra medioevo e rinascimento in cortile sotto uno strato di pittura.
per non dire della ricerca d’archivio fatta con gli studenti a Ghedi negli anni Settanta sulla storia del paese: si parlava in vecchie cronache di una loggetta nella piazza centrale del paese che non c’era piu`, e secondo me poteva essere stata murata per farci un posto telefonico.
per fortuna mi presero sul serio, fecero un sondaggio, era davvero li`, e ora eccola qui:
_(Ghedi).JPG)
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Ti ammiro, sono fiera di te
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esagerataaa! 🙂
l’unico merito che mi riconosco (se è un merito) è l’ostinazione con cui seguo le mie intuizioni…)
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