la crisi di due blog a confronto – 164.

lei era lontana, si vedevano di rado, ma lui aveva l’abitudine di telefonarle ogni mattina al risveglio e poi varie volte durante la giornata; l’ultimo pensiero la notte, prima di addormentarsi, era per lei, un saluto ed un bacio; a volte qualche discussione, ma i dissensi ben gestiti sono la base di una relazione che funziona, come tutti sanno o dovrebbero sapere: le relazioni senza litigi sono quelle che crollano per prime.

pian piano pero` le risposte di lei si facevano piu` rare, distanti; non dico che il telefono suonasse a vuoto, ma vi erano poche risposte dall’altra parte e col tempo lui arrivo` a capire che i lunghi silenzi di lei non erano un segno di commossa partecipazione alle sue parole amorose, ma di una vera e propria assenza.

l’immagine del cellulare abbandonato in qualche angolo della sua casa, mentre lui le parlava ma lei in realta` era andata a fare qualcos’altro, gli si affaccio` alla mente suscitandogli una specie di brivido freddo lungo la schiena: provo` allora a farle qualche domanda molto provocatoria all’improvviso, con un tono piuttosto sostenuto; ma lei arrivava sempre a rispondere, anche se come affannata, quasi tornasse di corsa all’apparecchio lasciato in viva voce, e con parole sfuocate, che davano ogni volta l’impressione che non avesse ascoltato bene; fu allora che comprese che era stato soltanto l’entusiasmo a tenergli nascosta la disattenzione dell’oggetto del suo amore.

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. . .

lui non sapeva che le sue telefonate da qualche tempo arrivavano a televisione accesa e si svolgevano in mezzo a mille altre chiamate, molte per scherzo, che la mente di lei era frastornata da mille giochi e che da tempo la personalita` stessa di quella ragazza si era frantumata in mille io diversi, la maggior parte dei quali erano gestiti dall’esterno.

si ricordo` di Pereira, che aveva letto da poco:

Credere di essere uno rappresenta un’illusione, peraltro ingenua, di un’unica anima di tradizione cristiana.

e provo` a pensare, come diceva lui, alla personalità come una confederazione di varie anime che si pone sotto il controllo di un io egemone.

questo portava oltre Freud, indubbiamente, che di “anime” ne aveva individuate due o tre nella mente umana.

ma capiva che oramai si era anche oltre Pereira, dato che l’io non aveva alcun controllo sulle varie anime, che queste non costituivano nessuna confederazione, ma neppure assomigliavano a una qualche confusa e rissosa unioneuropea.

l’io era andato in pezzi, come uno specchio caduto a terra, e ogni frammento dell’io era gestito da poteri diversi.

. . .

ritorno` a pensare a lei, allora, e capi` per la prima volta che di lei conosceva solo un frammento trascurabile e lontano dello specchio a pezzi del suo io.

si stava rapportando solo con un io marginale e trascurabile nella costellazione urlante degli innumerevoli io che si agitavano dentro di lei.

lui stava parlando ancora all’io egemone della sua amata, ma non ce ne erano piu`.

gli esseri umani avevano smesso da tempo di parlare ed erano oramai solamente parlati, senza saperlo.

. . .

senza saperlo?

fece mente locale: corse davanti allo specchio.

quello era ancora intero, per fortuna.

ma non vide nessuno: nello specchio non c’era nessuno.


8 risposte a "la crisi di due blog a confronto – 164."

  1. Mi viene da pensare che in questo tuo racconto /verità più che di un io parlerai di rivoli perché l’io si identifica sempre in qualcosa di preciso e rappresenta un’unica anima e il momento che si frantuma perde la sua essenza!
    Buona Pasqua e speriamo che noi ce la caviamo.
    Sheraconunabbraccio

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    1. si`, ho voluto sperimentarmi, ma non so giudicare il risultato.

      il racconto viene proprio dal titolo: sembra assurdo, lo so; volevo rispondere al post di un blog in crisi per mancanza di motivazioni.

      poi ho pensato che era troppo pesante se entravo di brutto in un blog altrui con un commento e sarei stato letto polemicamente; quindi ho pensato di scrivere sullo stesso tema qui da me.

      ma a quel punto non c’era piu` nessun motivo per non dare, invece, una forma narrativa alle considerazioni che volevo fare; ho pensato ad una situazione che trasformasse in immagine visiva i concetti che volevo esprimere.

      naturalmente in questo modo affluivano molti frammenti di esperienze diverse a riempire la situazione immaginata.

      ma io non sono mai stato capace di scrivere letterariamente: ci provo ogni tanto, butto li` qualcosa, ma sento sempre che non fa per me. 😉

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