a Brescia, sotto i portici della fascistissima Piazza della Vittoria, costruita da Mussolini demolendo la parte piu` medievale del centro storico, il comune a gestione democratica ha alla fine rinunciato a riportare la grande statua del Bigio, come l’aveva chiamata la voce popolare quando un popolo esisteva ancora.
e il Caffe` Impero, dietro la statua, era diventato il Caffe` di ciapp, il caffe` delle chiappe, per il motivo che la foto illustra chiaramente.
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in realta` il nome ufficiale della statua e` Era fascista, e questo pare sia il problema.
e` pericoloso nominare il fascismo vecchio, pittoresco e violento, quasi strapaesano, quando domina il fascismo nuovo della globalizzazione tecnocratica e degli iper-plutocrati della finanza.
la statua e` stata costosamente restaurata, ma resta nei depositi, in attesa di tempi meno ipocriti.
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il vero problema comunque, non detto, della citta bigotta non e` mai stato il fascismo, accettabilissimo purche` si dichiari cattolico, ma quella nudita` virile e quel membro spropositato, dicono…
insomma, un vero e proprio inno in marmo di Carrara al minchione fascista del buon tempo andato.
capace di mettere in crisi il maschio bresciano per via dei mentali confronti.
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ma non e` di questo che voglio parlare (gia` fatto a suo tempo), ma del destino della bancarella dei libri usati, che sta dall’altra parte della piazza, sotto il porticato che una volta serviva da anticamera alla Borsa.
quel complesso anzi di tre bancarelle, col settore antiquario di pregio, con l’appendice degli scaffali dei libri d’arte, il settore dei libri seri (usati) col loro prezzo individualizzato, e quello della paccottiglia ad un euro.
e` qui dentro che trovi a volte, anzi abbastanza spesso, delle pepite d’oro letterarie, ed e` una scomessa divertente come andare a cercarle in riva a un fiume: ogni volta trovo qualcosa, e questo l’ha fatta diventare, per me, la mia bancarella del libro usato.
non leggo tutto quello che compero, ma lo metto da parte; e non sono certo l’unico maniaco addicted a questa forma di dipendenza.
il gestore e` un poco piu` giovane di me, ha degli occhi chiari e me lo ricordo qualche decennio fa, quando era un celebre sbandato: ora si e` rimesso in sesto, ha questa attivita` si direbbe da sempre, una famiglia, due figli.
oggi mi chiede di firmare una petizione al sindaco, e mi fa leggere una raccomandata che ha ricevuto.
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questa lettera meriterebbe di essere pubblicata integralmente perche` e` un esempio da manuale dell’Italia paranoide che ci governa.
la riassumo nell’essenziale; e` scritta da un funzionario del Comune.
punto 1 (i punti li definisco io per chiarire): la concessione del comune degli spazi dove Lei ha le Sue bancarelle scade a maggio 2017 e Lei dovra` sloggiare.
nessun motivo: ma un atto amministrativo senza motivazione e` nullo: e` forse la regola principale del diritto amministrativo, quello che impara anche un preside quando si prepara al concorso.
punto 2: Le ricordiamo, del resto, che Lei ha gia` ricevuto dei contributi comunali per lo svolgimento della sua attivita`.
e allora? allora i cavoli a merenda.
come dire, sotto traccia: non protestare che ti abbiamo gia` aiutato anche troppo.
punto 3: del resto, ancora, ci risulta che lo spazio deve Lei lavora non e` neppure del comune, ma di un privato; per restare li`, Lei dovra` proporre al Comune di fare una convenzione col proprietario.
ora, non ricordo se ci fosse scritto dovra` o dovrebbe.
ma avete capito bene il punto centrale: il Comune sloggia il bancarellista da uno spazio che non e` del comune!
e gli propone di fare una trattativa col proprietario per una convenzione col Comune che non e` proprietario.
e dopo averlo in pratica sfrattato! e giusto per trovargli il modo di occupare il tempo libero che gli resta quando avra` smesso di lavorare.
grande!
punto 4: forse Le e` sfuggito, ma e` uscito un bando comunale per nuovi sussidi per attivita` come la Sua: si affretti a fare domanda.
aggiungo che, a quanto mi racconta il gestore occhi cerulei, il sindaco e` passato a parlargli e gli ha detto di non preoccuparsi.
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il povero bancarellista che fa, oltre a mettersi nelle mani di un avvocato?
raccoglie le firme.
e io ho sottoscritto la petizione contro questa lettera da minchioni (scusate se mi permetto, visto che siamo in area Bigio), per aiutare un padre di famiglia a salvare il suo lavoro, che e` quasi una istituzione a Brescia, contro il colpo di genio di un burocrate (anzi, meglio: una burocrate) del Comune.
ma mi domando chi potra` salvare l’Italia dall’idiozia al governo mica solo a Palazzo Chigi, ma in ogni piu` piccola cosa.
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ah, forse devo precisare: Era fascista non vuol dire che la statua una volta era fascista…
Una risposta a "la bancarella dei libri usati e l’Era fascista- 182"