il vangelo di Giuda e il segreto del cristianesimo delle origini – 191

dieci anni fa fu pubblicato il testo del cosiddetto Vangelo di Giuda Iscariota.

c’eran voluti alcuni anni di lavoro per decifrarlo.

ed era passato qualche decennio dalla sua scoperta.

in quel periodo il papiro che lo contiene subi` diverse peripezie che avevano rischiato di distruggerlo e lo hanno comunque pesatemente danneggiato: era stato scoperto in Egitto negli anni Settanta e poi conservato nella cassetta di sicurezza di una banca, altamente inadatta a proteggerne la delicata consistenza, dopo diversi avventurosi passaggi.

ne avevo parlato dieci anni fa in questo post: 260-06 un secondo vangelo di Giuda? – 6 aprile 2006 cor-pus 161 (err. 180).

e dicevo di un secondo “Vangelo di Giuda” perche` anche il cosiddetto Tommaso, fratello di Jeshu (ma la chiesa intende, per fratello, cugino) e autore di un altro vangelo scoperto nel 1945, si chiamava Giuda.

e Tommaso e` soltanto il suo soprannome, che significa il fratello Gemello.

(cioe`, per la Chiesa, il cugino gemello…).

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l’eccezionalita` del ritrovamento del cosiddetto Vangelo di Giuda Iscariota consiste non soltanto nella tesi di cui il testo e` portatore:

vi si dice infatti che Giuda consegno` Jeshu ai romani su suo incarico ed e` l’unico discepolo che ne abbia davvero capito il messaggio.

ma questo e` anche uno dei pochi testi quasi integrali dei cosiddetti vangeli apocrifi che ci sono pervenuti e che ci trasmettono una lettura del messaggio di Jeshu molto diversa da quella che si e` affermata dopo, e che viene detta gnostica (come a dire, pressapoco: intellettualistica).

in questa sua caratteristica integralita` o quasi sta assieme ai cosiddetti Vangeli di Tommaso e di Filippo, scoperti a Nag Hammadi, sempre in Egitto, nel 1945 e al cosiddetto Protovangelo di Giacomo.

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quest’ultimo, fra gli apocrifi, ha certamente una posizione eccezionale: fu trasmesso infatti da circa 130 manoscritti ed e` un vangelo dell’infanzia di Jeshu, che integra le notizie dei vangeli canonici con una narrazione dai toni miracolistici e fiabeschi.

unico testo apocrifo che ha avuto un simile successo: ha qualche accento gnostico, ma e` completamente diverso dagli altri tre.

del resto, anche se non e` stato riconosciuto come ispirato da Dio, ha pesantemente condizionato la tradizione cristiana, visto che e` qui che si sostiene ad esempio la verginita` perenne di Maria.

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esistevano varie decine di vangeli apocrifi nel ricco e ribollente mondo del cristianesimo primitivo, per accennare in modo benevolo alle feroci dispute teologiche che lo attraversavano e ai conflitti esasperati di idee all’interno del mondo cristiano delle origini (ma non solo).

ma sono del resto quasi tutti scomparsi a seguito della condanna subita dal pensiero ufficiale cristiano, che fu seguita nel quarto secolo dal rischio di condanna a morte per chi li detenesse, quando il cristianesimo divenne religione di stato dell’impero romano declinante.

li conosciamo perlopiu` soltanto attraverso le citazioni dei padri della Chiesa che polemizzavano con loro o attraverso frammenti papiracei anteriori alla condanna.

per cui la loro riscoperta di un nuovo testo quasi integrale giustamente desto` uno scalpore enorme,

ingigantito dal rovesciamento dell’immagine tradizionale di Giuda Iscariota da traditore storico e prototipo ideale dell’odio razzista antisemita a interprete autentico del pensiero di Jeshu, tradito dalla Chiesa ufficiale.

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ora, noi parliamo genericamente di vangeli a proposito di questi testi, ma si tratta di uso di comodo, che non corrisponde alla realta`.

ad esempio, il cosiddetto Protovangelo di Giacomo, che ho citato sopra, si intitola infatti Natività di Maria santa genitrice di Dio e gloriosissima madre di Gesù Cristo.

solo i vangeli canonici e alcuni altri fra gli apocrifi hanno un titolo nel quale compare effettivamente la parola Vangelo.

e questa parola aveva al tempo un significato completamente diverso da quello che ha assunto dopo.

altro che evangelico nel senso di ispirato a valori di mitezza ed amore verso gli altri!

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evanghelion era il termine che si usava tra il I e il II secolo nel linguaggio comune per la notizia dell’ascesa al trono di un nuovo imperatore:

la “buona notizia” dei cristiani delle origini era dunque questa.

e ne troviamo quasi un ricordo lontano nell’esultante nuntio vobis gaudium magnum: habemus papam che annuncia ai fedeli l’avvenuta elezione di un nuovo pontefice nella chiesa cattolica.

dunque, nel dare alla narrazione della vita e della morte di Jeshu la definizione di evanghelion, i primi cristiani della tradizione teocratica risultata poi vincente sottolineavano esplicitamente la pretesa che Jeshu fosse il nuovo imperatore del mondo.

al quale tutti dovevano sottomettersi e la fonte di un nuovo potere politico alternativo a quello esistente.

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il cosiddetto Vangelo di Giuda Iscariota sta nel fatto che esso rifiuta completamente questa prospettiva e vede Jesu non come fondatore di un nuovo regno universale destinato a scontrarsi con l’impero romano, ma come un maestro che insegna la via di una illuminazione interiore.

questo fin dal titolo: Qui si narra il segreto della rivelazione che Jeshu fece parlando con Giuda Iscariota.

ora, viene naturale confrontare questo titolo con quello originale del cosiddetto Vangelo di TommasoQueste sono le parole segrete che Jeshu il vivente ha pronunciato e suo fratello gemello Giuda il Gemello ha trascritto.

(il temine segrete compare certamente nella traduzione copta di Nag Hammadi scoperta nel 1945, ma non abbiamo l’assoluta certezza che fosse originario, dato che nel papiro dell’inizio del secondo secolo che contiene lo stesso inizio, al posto di questa parola c’e` una lacuna e non sappiamo che cosa potesse esserci scritto).

oppure col titolo esatto del cosiddetto Vangelo di Filippo, che deve essere ricostruito cosi`: Il Signore disse ai discepoli

(rimando a questo mio studio per l’ipotesi di una inversione della pagina iniziale del testo originario che ha portato a spostare al versetto 18 il titolo: VANGELO SECONDO FILIPPO: ALCUNE ANNOTAZIONI.
https://bortocal.wordpress.com/origini-del-cristianesimo/vangelo-secondo-filippo-alcune-annotazioni/

la stessa cosa era successa ad una pagina del papiro su Alessandro Magno in India, su cui feci la mia tesi di laurea: venne ricopiata confondendo il recto col verso e creando una insuperabile incoerenza nel testo).

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la separazione fra la tradizione cristiana che venne poi definita apocrifa, cioe` nascosta, e quella vincente sta nella contrapposizione tra l’immagine di Jeshu come un maestro di saggezza e l’annuncio di una (futura) presa del potere, contenuta nel termine evanghelion.

la prima detta sopra e`, a mio parere, anche la piu` autentica ed originaria, come dimostra del resto il fatto che il cosiddetto Vangelo di Tommaso e` documentato dai papiri piu` antichi della tradizione cristiana (inizio del secondo secolo) e che contiene certamente la versione piu` antica di detti e tradizioni poi confluiti nei vangeli canonici e palesemente amplificati, riadattati o trasformati nel loro significato.

insomma, se il “Vangelo di Tommaso” precede come testo i vangeli canonici, allora anche la tradizione interpretativa della figura di Jeshu che propone e` piu` antica.

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questa prima immagine di Jeshu come rabbi e` del resto quella che ci trasmette l’unica fonte storica che abbiamo sulla sua figura, contenuta nel cosiddetto Testimonium Flavianum di Giuseppe Flavio.

e` un brano delle Antichita` giudaiche (al cap. 18,63ss.) che, nel suo insieme, quale risulta oggi, fu certamente interpolato nel testo, e forse se ne potrebbe considerare autentica soltanto questa parte:

Verso questo tempo visse Gesù, uomo saggio (…). Egli (…) ammaestrava gli uomini che con piacere accolgono la verità, e convinse molti Giudei e Greci. (…). E ancor fino al giorno d’oggi continua a esistere la tribù dei cristiani che da lui prende il nome.

il resto del testo e` palesemente una aggiunta cristiana successiva (ammesso che non lo sia, poi, l’intero passaggio).

ma anche ammettendo che l’intero testo sia una interpolazione, comprese le parti che qui sopra ho riportato come originarie, questa stessa interpolazione, piuttosto antica, e` un documento importante del modo originario in cui si guardava alla sua figura.

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ma nella testimonianza storica di Giuseppe Flavio i due aspetti diversi della figura di Jeshu che stiamo considerando, quello della visione poi detta gnostica, che era a mio parere quella originaria, e quella, che a me pare successiva, del cristianesimo “evangelico”, cioe` politico, sembrano separati perfino in due personaggi storici differenti.

non e` difficile infatti riconoscere la somiglianza impressionante di alcuni aspetti della vita dello Jeshu evangelico (nel significato teocratico del termine, che sopra abbiamo visto) nel personaggio dell’egiziano di cui Giuseppe Flavio parla, sempre nelle Antichita` Giudaiche  riferendosi ad un periodo successivo di una ventina d’anni:

“In quel tempo venne dall’Egitto a Gerusalemme un uomo che diceva di essere un profeta e suggeriva alle folle del popolino di seguirlo sulla collina chiamata Monte degli Ulivi, che è dirimpetto alla città, dalla quale dista cinque stadi.
Costui asseriva che da là voleva dimostrare come a un suo comando sarebbero cadute le mura di Gerusalemme e attraverso di esse avrebbe aperto per loro un ingresso alla città.
Udita tale cosa, Felice ordinò ai suoi soldati di prendere le armi e con una notevole forza di cavalleria e di fanti, uscirono da Gerusalemme e si lanciarono sull’egiziano e sui suoi seguaci uccidendone quattrocento e catturando duecento prigionieri.
L’Egiziano fuggì dalla battaglia e si dileguò”. (Ant. Giud. XX: 169-171)

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tralascio al momento di analizzare piu` a fondo la questione, ma dico soltanto che non sarebbe stupefacente se, dopo la guerra giudaica e la distruzione di Gerusalemme nella diaspora ebraica e nella perdita di precisi riferimenti storici di una confusa tradizione soltanto orale, le due figure abbiano finito col fondersi fra loro.

e cioe` al rabbi o maestro ebraico Jeshu, condannato a morte e lapidato dagli ebrei come eretico (o crocifisso dai romani?), si sia sovrapposta la figura di un altro ebreo ritornato dall’Egitto come messia, una decina d’anni dopo.

cioe` quella del leader politico di un confuso tentativo insurrezionale rapidamente schiacciato, che aveva promesso di distruggere il tempio di Gerusalemme e che, fallito il suo tentativo, sarebbe riuscito a scampare alla morte.

e dunque anche a porre le basi dell’invenzione della resurrezione.

l’ipotesi sembra molto (troppo?) avventurosa, ma non e` il caso di approfondirla qui.

sul rapporto tra la figura dell’egiziano di Giuseppe Flavio e lo Jeshu fondatore presunto del cristianesimo si stanno del resto arrovellando diversi storici invano.

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ma qui torniamo ai testi apocrifi, che raccolgono le parole, i detti, la rivelazione di Jeshu, e ai testi dei vangeli canonici che raccontano invece la storia di un messia venuto ad instaurare il regno di Dio sulla Terra.

un punto colpisce ancora: che nella tradizione apocrifa questi detti vengano definiti segreti.

si tratta di un aspetto costitutivo originario di questa tradizione, oppure di un carattere tardo, inseritosi nei titoli quasi con funzione precauzionale?

nel primo caso si sottolinea, della tradizione l’aspetto esoterico, per iniziati.

e forse anche la segretezza di insegnamenti che tali dovevano restare perche` in contraddizione con la tradizione ebraica codificata.

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il titolo del testo di Filippo lascia soltanto intuire questo aspetto iniziatico, dove parla di Parole rivolte ai discepoli, dunque non pubbliche.

nei testi di Giuda il Gemello, o Tommaso, e in quello che parla di Giuda Iscariota, invece, il riferimento alla segretezza degli insegnamenti e` esplicito.

(anche se il termine segreto e` documentato per Tommaso soltanto nella traduzione copta, e` difficile pensare che nella lacuna del testo papiraceo originario greco frammentario potesse essercene un altro; quale, poi: ai discepoli? anche per lui? mi pare troppo lungo).

quindi e` possibile, anzi probabile, che la lettura iniziatica fosse un elemento costitutivo del cristianesimo gnostico per il pericolo rappresentato dall’esserne riconosciuto come aderenti nel mondo ebraico del primo secolo.

e che solo piu` tardi il termine segreto, apocrifo in greco, sia diventato invece quasi un preavviso, fin dal titolo, del carattere potenzialmente pericoloso, anzi mortale, che poteva avere la detenzione di quel libro sotto il tardo impero romano che aveva fatto del cristianesimo la religione di stato.

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si, credo proprio che le cose siano andate cosi`, e che la segretezza forzata sia stata la cifra costante del cristianesimo autentico nei primi secoli (ma non soltanto in essi).

furono e saranno sempre dei clandestini forzati i seguaci del rabbi Jeshu,

sia quando erano degli ebrei fuori dai canoni ufficiali dell’ebraismo, nel primo secolo,

sia quando si ritrovarono ad essere un modo di vivere il cristianesimo che rifiutava una visione teocratica del mondo contrapponendovi la liberta` interiore e l’autenticita` di una ricerca personale della liberta`.

e avevano ben poco a che fare con l’Egiziano e la sua promessa di conquistare il potere per realizzare il regno politico di Dio e degli operatori in suo nome.

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forse e` questo il vero tradimento del bacio di Giuda?


6 risposte a "il vangelo di Giuda e il segreto del cristianesimo delle origini – 191"

  1. Parole di Yehuda (secondo me).

    S’è ormai concluso il compito che avevo
    tutto si compie infine e come la foglia al vento
    è solo una morente foglia al vento
    spogliata d’ogni gloria.
    Osservo in lontananza la collina
    come coglie la luce al tramontare,
    alla fine dell’ultima giornata
    innocente all’inizio della notte.
    E che notte, che notte.
    Fugge il respiro dalla folla muta,
    non si trattengono lacrime amare,
    ed io ne fui l’artefice,
    solo e soltanto io.
    Sotto quest’albero che piange foglie,
    seduto ad osservare la collina,
    piango anch’io per l’amico, l’amico che mi amava.
    Strumento d’un futuro già negato
    quando ancora non ero,
    ho assolto alla missione con cieca fedeltà
    e nulla più di questo.
    Nacqui per questo da figlio negletto
    perché a nessuno fosse dato modo
    d’amarmi (e anche l’odio venne dopo)
    ero nulla e nessuno.
    Uno soltanto vide, uno soltanto seppe
    solo colui che avrei dovuto perdere
    l’unico buono e giusto.
    Seppe, sapendo che sapevo anch’io
    ma non una parola, non un gesto contrario,
    non un no, non un ma,
    era tutto del padre.
    Lui stesso ammise che l’ora era giusta
    uno sguardo bastò per farmi andare
    la porta mi divise dai suoi occhi
    e presto fu ceduto.

    Tutto è concluso infine,
    e l’esser stato necessario pesa
    come una nera lapide di pietra
    o un ramo che si piega sol di poco
    per una corda da trenta denari.

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    1. questa poesia e` stupenda.

      una poesia e` stupenda, secondo me, quando si rende indipendente dal suo autore.

      se poi arriva a rendersi indipendente anche dal suo soggetto (come avviene qui, secondo me), siamo sulle soglie del capolavoro.

      Piace a 2 people

      1. Grazie mille 🙂
        è una serie di poesie che sto scrivendo proprio su questo particolare aspetto di Giuda.
        Dovessi mai pubblicarle ti omaggerò di una copia

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        1. mi auguro davvero che tu le pubblichi.

          e non soltanto per la copia in omaggio (con autografo).

          la ricambiero` con la famosa bottiglia di sidro: se ti sbrighi arrivi ancora a poterne ricevere una 🙂

          dovesse poi servirti una noticina sul Vangelo di Giuda, eccomi qua.

          Giuda gli disse: “So chi sei e da dove sei venuto. Tu provieni dal regno immortale di Barbelo. E non sono degno di pronunciare il nome di colui che ti ha mandato”.

          Sapendo che Giuda stava riflettendo su qualcosa di elevato, Gesù gli disse: “Allontanati dagli altri e ti svelerò i misteri del regno. È possibile per te raggiungerlo, ma dovrai soffrire molto”.

          Giuda chiese: “Quando mi direte queste cose, e quando spunterà il grande giorno della luce per la generazione?”

          Ma quando disse questo, Gesù lo lasciò.

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