l’entrata in vigore della legge Cirinna` introduce anche le prime analisi che cominciano a vedere concretamente come funzionera`.
ho avuto una posizione critica su questa legge, ma ora faro` di tutto per non farmi prendere dal piacere gufesco di ripete: ecco, io lo avevo detto.
anzi provero` a smontarle proprio, le osservazioni critiche che leggo sulla Stampa, in un articolo firmato da Franco Vanni.
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il titolo, per cominciare, e` decisamente allarmistico:
Coppie di fatto, l’allarme dei giudici: “Una su due ora perderà i suoi diritti”
Il Tribunale di Milano: ecco i casi esclusi dalla nuova legge sulle unioni civili
ma partiamo da un caso concreto: una causa fra due conviventi e da un giudice, che purtroppo si chiama Giuseppe Buffone ed e` della IX sezione civile del Tribunale di Milano.
la legge Cirinna` – come e` noto – definisce due posizioni giuridiche differenti di convivenza: quelle omosessuali e quelle eterosessuali, regolandone i diritti in modo differente
– e la cosa e` inaccettabile, a giudizio mio.
nella seconda parte regola le convivenze di fatto, ma riconosce alcuni diritti (inferiori a quelli delle coppie omosessuali) soltanto alle coppie eterosessuali che si iscrivono al registro istituito in anagrafe.
grande conquista, no?
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pare che non sia cosi`, secondo quel giudice che ha sollevato la questione in una ordinanza del 31 maggio.
infatti la legge Cirinna` esclude esplicitamente che gli stessi diritti che nascono dalla convivenza possano essere riconosciuti a chi convive senza iscrizione anagrafica.
ma i tribunali sinora tutelavano comunque queste situazioni.
ora non potranno piu` farlo.
Convivere è necessario. Condividere, non necessariamente.
cosi` scrive sulla testata del suo blog il blogger perdamasco.
io avrei scritto il contrario:
Condividere è necessario. Convivere, non necessariamente.
da sessantottino non pentito resto legsato all’idea che la convivenza uccide l’amore…
ma la legge Cirinna` da` ragione a lui.
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io vorrei difendere la legge e dire che questo risponde ad una situazione diversa, oggi.
anche se pare un trionfo della burocrazia, non e` normale che, per esercitare dei diritti, ci si debba almeno sottoporre al sacrificio modesto di registrarsi?
mmm, qualcosa di sotterraneo mi dice che a me personalmente darebbe fastidio dover ufficializzare una qualche relazione privata.
ma il problema non e` neppure questo.
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per la registrazione, occorrono due condizioni, che la legge Cirinna` fissa:
bisogna condividere la residenza anagrafica
e, soprattutto, non bisogna avere nessun altro legame di coppia giuridicamente riconosciuto, ancora in atto e non sciolto.
insomma, lo scorso 1 giugno il ministero dell’Interno ha invece inviato una circolare all’associazione nazionale delle anagrafi con le nuove regole per le convivenze di fatto.
per accedere al registro è necessario “coabitare ed essere sul medesimo stato di famiglia anagrafico” ed essere civilmente “liberi”.
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sul primo punto vorrei dare ragione alla Cirinna`.
se la legge e` sulle convivenze, che convivenza e` se non convivi fisicamente?
eppure la situazione non e` affatto cosi` semplice.
quante coppie affettive di fatto vengono a costituirsi fra persone che pure vivono in citta` o anche semplicmente in case differenti?
occorre spostare la residenza per diventare una coppia di fatto agli occhi dello stato?
e chi non puo` farlo per i piu` diversi motivi?
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io, per esempio, non posso spostare la mia residenza per i prossimi tre anni per motivi fiscali, dato che ho acquistato la casa dove sto con i benefici previsti per la prima casa, e adesso devo restarci per 5 anni almeno.
quindi, lo dico subito alle eventuali aspiranti a convivere con me:
sono disponibile soltanto se vi trasferite in questo luogo inospitale, per quanto panoramico,
e ancora a 16 gradi di temperatura in giugno, tenetevelo per detto. 🙂
ma questo stesso caso potrebbe succedere per due partner che vivono nella stessa citta`, per dire, e ciascuno dei due ha appena acquistato casa, con relativo mutuo, per dire…
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il giudice di Milano quindi solleva la prima questione nella sua ordinanza.
lo status di convivente “di fatto” deve essere riconosciuto anche a chi ha una residenza diversa dal partner.
lo dice in giuridichese, naturalmente:
“Il convivere è un fatto giuridicamente rilevante da cui discendono effetti giuridici”.
“Avendo la convivenza natura fattuale, la dichiarazione anagrafica è strumento privilegiato di prova e non anche elemento costitutivo”.
insomma e` il fatto che determina il diritto e non la eventuale registrazione del fatto in anagrafe.
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ma la seconda condizione prevista dalla legge Cirinna` per riconoscere la convivenza di fatto e` ancora piu` importante.
e riguarda tutti coloro che, in attesa del divorzio, si sono comunque costruiti una nuova vita affettiva.
anche loro sono esclusi dal riconoscimento, secondo la Cirinna`.
ma qui temo proprio che non ci sia soluzione, difendiamo questa povera senatrice del Partito Democratico da accuse ingiuste dei soliti rosiconi.
pero` adesso penso la soluzione ci sarebbe stata se nella legge si fosse stabilito che l’avvio di una convivenza di fatto sospende immediatamente alcuni effetti del matrimonio non ancora formalmente sciolto.
o qualche altra formula simile…
troppo permissivo?
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purtroppo pare che circa la meta` delle convivenze di fatto rientrino in uno dei due casi sopra descritti.
e cioe` questi conviventi vengono a trovarsi oggi in una condizione PEGGIORE di quella precedente,
considerando che oggi la legge esplicitamente li esclude da alcuni diritti che prima potevano invece essere loro riconosciuti sul piano giudiziario.
be’, siccome voglio provare a difendere la legge Cirinna`, rispondo che per loro resta sempre aperta la strada di un contenzioso in tribunale, come prima.
sempre che il tribunale sia di vedute aperte, qualche speranza ce l’hanno ancora.
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ma il giornalista incalza:
Il timore che la legge Cirinnà potesse escludere molte convivenze già in atto era già stata rappresentata in Parlamento.
Ma erano arrivate rassicurazioni dal governo e dalla stessa senatrice promotrice.
invece non se ne e` fatto niente!
si sono dimenticati?
non potevano pestare i piedi a qualcun altro?
non si sa.
e cosi` lui scrive:
Nel passaggio dal piano legislativo a quello amministrativo, le preoccupazioni di chi la riteneva una norma “esclusiva più che inclusiva” sono state confermate.
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Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna e autore di una monografia sulla legge 76, la cosiddetta Cirinnà, commenta:
“L’ordinanza del giudice di Milano è giuridicamente sacrosanta. Applicare in modo restrittivo la norma, per quanto riguarda le convivenze di fatto, significherebbe escludere la metà delle situazioni esistenti, fino a oggi tutelate grazie alla giurisprudenza”.
dice Cinzia Calabrese, avvocato e presidente dell’associazione Aiaf Lombardia, ASSOCIAZIONE ITALIANA DEGLI AVVOCATI PER LA FAMIGLIA E PER I MINORI:
“La convivenza è una situazione di fatto,
e c’è da chiedersi se fosse necessario disciplinarla con una norma.
Condivido l’impostazione dell’ordinanza milanese”.
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ora, io capisco che la posizione degli avvocati e` strumentale.
ovviamente loro preferivano che ciascuno dovesse fare una causa e pagarsi per anni un avvocato per vedersi riconoscere certi diritti.
ma quella dei giudici?
anche loro preferiscono che i tribunali siano intasati dalle cause per farsi riconoscere i diritti di convivente da chi non e` registrato all’anagrafe come tale?
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mi arrendo:
A partire dagli anni ottanta, in assenza di una norma, i giudici di ogni grado avevano cominciato a riconoscere alla coppie di conviventi eterosessuali tutele simili a quelle previste per gli sposati.
Vale a dire, fra le altre, la possibilità che il giudice decida l’obbligo di mantenimento del partner in caso di separazione, il diritto al subentro nell’affitto in caso di morte del compagno, e il diritto all’assistenza in ospedale.
ovviamente una legge ci voleva, per evitare che ognuno debba passare per i tribunali per farsi riconoscere questi diritti.
pero` e` un fatto che ora una meta` dei conviventi italiani rischia di trovare ostacoli e non aiuti
da questa legge che e` stata presentata come un modo di tutelarli meglio.
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e adesso come li chiamiamo, i conviventi di fatto che non sono registrati?
gli s-cirinnati?
discriminati, dai.
carissima, ho avuto anche io la tentazione di scrollarmi di dosso queste lagne con la stessa burbera durezza con cui lo fai tu.
anche perche` volevo evitare di fare la figura un poco da asilo infantile di quello che fa: ve l’avevo detto io, si` o no?
mi sento anche io figlio di una generazione di ferro, abituata a ben altre pene e sacrifici e un pochino mi sento lontano da tutti questi piagnistei.
e tuttavia un fondamento oggettivo l’ho trovato – come scrivo nel post – e limitare il riconoscimento alle coppie che convivono anagraficamente mi pare sbagliato.
dopo di che aggiungo l’ultima: in ogni caso, tolti i casi di indigenza o la presenza di figli minori, io non vedo la pensione di reversibilita` per nessuno, di qualunque tipo sia l’unione che hanno stretto.,
ciao, e buona merendina, adesso… 🙂
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Boh ! Capisco tutte le pressioni e il bisogno di tutele. Ma il divorzio breve è ancora troppo lungo? Gli etero che cercano cmq un paracadute si sposini in Chiesa se credono. Per gli altri. Si va in comune come fanno tutti i laici me compresa. Dopo di che senza avere il 68 alle spalle da oltre 30 anni ho avuto amori importanti e rifiutato ogni convivenza ognuno a casa sua e per il resto apre moi le Deluge!
Esistono lì scritture private. ..certo sono strana io ma suvvia….
Scusami lo sfogo.
Sheralparcoe’tuttocosiluminoso
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