l’ultimo ossimoro – 523

l’ossimoro e` l’unione di due parole incompatibili fra loro;

un silenzioso rumore, o un rumoroso silenzio, per esempio.

oppure una vilta` coraggiosa, o, se preferite, un coraggio vile.

. . .

a volte l’ossimoro funziona:

riesce a descrivere, con un linguaggio paradossale, qualche lato particolarmente assurdo della realta`.

come sopra, per esempio.

ma perche` l’ossimoro funzioni egregiamente come figura espressiva occorre accorgersi che e` un ossimoro.

. . .

e adesso faccio altri due esempi di ossimori nascosti:

sviluppo sostenibile.

decrescita felice.

sono due assurdita`, due ossimori, evidentemente.

basta pensarci un momentino solo, per accorgersene.

. . .

eppure, strategicamente, ci dividiamo fra sostenitori dell’uno o dell’altra.

discussioni anche feroci, a volte, per due prospettive che si oppongono fra loro, ma non hanno senso.

. . .

tertium non datur? non c’e` un’altra possibilita`?

onestamente non so, o forse addirittura non credo.

a me pare che sarebbe realistico, semmai, concentrarci sulla prospettiva, gia` molto difficile di suo, di una decrescita sostenibile

il nome non dovrebbe fare paura:

non e` cosi` negativo come sembra:

soprattutto se si sta vivendo, invece, una decrescita insostenibile.

. . .

un altro nome della decrescita sostenibile e` sviluppo dell’auto-produzione e dell’auto-consumo.

come e` possibile, mi si chiedera`, che la decrescita sia anche sviluppo?

non e` un ossimoro anche questo?

no, in questo caso no:

qualcosa si sviluppa a spese di qualcos’altro, che decresce.

. . .

l’auto-produzione si sviluppa a spese (nel suo piccolo) del mercato.

e` la nemica principale del mercato delle merci e della globalizzazione.

se semino semi raccolti da me, che fine fa la Monsalvo?

per questo e` contrastata in tutti i modi;

sventato, solo per il momento, il tentativo di regolamentare gli orti, per esempio…

in Croazia sono gia` state introdotte le multe per chi semina in proprio nell’orto o nel campo.

. . .

ma, sempre realisticamente, questa prospettiva dell’auto-produzione e` solo per pochi.

va scelta per tempo, va costruita e preparata, perche` e` fatta di competenze che non si improvvisano.

esige investimenti di denaro, oltre che di qualcosa ancora piu` prezioso:

di vita.

. . .

l’auto-produzione e` anzi, addirittura un poco egoista, in prospettiva:

comincio a salvare me stesso, anche se cosi` facendo danneggio l’economia.

in un mondo fondato sul mercato globalizzato chi compera di meno e` un asociale.

. . .

ma non facciamoci complessi di colpa:

sono le logiche stesse del mercato e della globalizzazione che stanno impoverendo la massa della popolazione a favore degli iper-plutocrati.

nel semplice gesto di chi pianta i pomodori e non da` piu` per scontato di doverseli comperare al supemercato c’e` la forza rivoluzionaria di una protesta piu` forte delle vetrine rotte da anarchici e black block.

le vere rivoluzioni sono sempre pacifiche.

. . .

rivoluzione pacifica: l’ultimo ossimoro.

spero vi piaccia.

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14 risposte a "l’ultimo ossimoro – 523"

  1. fantastico post.

    non nego di sentirmi un campione dell’asocialità economica. fosse per me l’economia italica sarebbe morta da 25 anni, salvo forse per il mercato tecnologico che comunque annasperebbe.
    e per i pizzaioli 🙂

    però critico me stesso e mi chiedo: quanto il non comprare, il non rinnovare, il non consumare è sintomo di riflessione (che sfocia pure nell’ossessività) e quanto di pigrizia, di disinteresse, di sciatteria, di tirchieria, di procrastinazione?
    la riflessione è pesante ma il resto non è ininfluente per me.

    è un pensiero en passant sganciato dal discorso sull’autoproduzione (io più che altro riparo ciò che non funziona più se ne vale la pena, o non consumo proprio).
    per autoprodurre serve però spazio, terra che non tutti hanno.
    come fare, torniamo alle comuni? magari!
    ma perchè sono morte, cosa le ha smantellate?
    come siamo arrivati a questo punto?
    e ritorno al pensiero precedente…

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    1. grazie dell’entusiasmo.

      hai colto proprio il punto fondamentale, secondo me, che nel post avevo soltanto accennato.

      la scelta di auto-produzione ed auto-consumo puo` essere solamente elitaria: non tutti sono in grado di procurarsi un pezzo di terra per campare ampiamente con quello; e inoltre questosignifica abbandonare la citta`, proprio in un’epoca storica caratterizzata dal movimento opposto a livello sociale complessivo.

      occorre lavorarci ancora su.

      in due direzioni: questa scelta puo` diventare almeno comunitaria?

      e in che misura puo` essere allargata?

      la risposta alla seconda domanda e` molto collegata alla prima.

      se alla prima rispondiamo si`, allora siamo sul punto di riscoprire il monachesimo alla caduta dell’impero romano.

      ma il monachesimo non puo` restare una semplice scelta economica: ha bisogno anche di una fede.

      non necessariamente religiosa in senso classico.

      ha bisogno di un senso forte e pregnate, di un entusiasmo per una scelta di vita molto difficile.

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  2. Con profonda leggerezza (eccotelo apparecchiato l’ossimoro) ogni anno da molti anni con 12 piantine di pomodori ho una produzione autonoma giornaliera fino a tutto settembre.

    La vivo come una piccola delizia a km zero! ah tutte le erbe arrromatiche e senza scordare i limoni tutto l’anno.

    Sherasenzashamemamoltorgogliosa

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    1. ahhha, ma io i pomodori li sto mangiando ancora!

      vedi i vantaggi della maturazione tardiva della montagna. 😉

      profonda leggerezza
      mi sembra un ossimoro spurio, del tipo lanciato da Kundera: Insostenibile leggerezza.

      chi l’ha mai detto che la leggerezza non possa essere profonda?

      oppure sostenibile?

      ci sono forme di leggerezza pesanti come macigni, a trovarsele intorno…

      ossimoro vero sarebbe dire sottile la profondita`…

      oppure profonda la sottigliezza

      ma qui, se continuo, affoghiamo in due sulle mille sfumature di significato che imperversano nella lingua italiana… e nella mia mente, anche!

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        1. be’, se la mettiamo su questo piano vorrei mandarti la foto della cesta di chiodini e mazze di tamburo raccolti oggi (credo siano almeno tre chili) e chiederti se riesci a far crescere anche questi sul tuo balcone…

          faccio la linguaccia virtuale, ma non so la faccina alla Einstein come si fa… 😉

          e poi un momento! sicura che maturazione tardiva non sia un anti-ossimoro? la maturazione di regola non e` tardiva? seconda linguaccia virtuale.

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          1. Io ho…possiedo un delizioso giardino di 80 mq 😛😛😛 a 10 minuti di bus (quando passano)da Piazza Venezia e questo essere in città lo rende ancor più prezioso x me.
            Non vado per funghi né compro quelli coltivati e penso il tuo piacere sia raccoglierli.
            Quanto agli ossi a voja quanti se ne troveno..e te lo dico con acidula dolcezza 😘
            Sherasuonditrombadissonante

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            1. be’ un giardino (non un orto?) a Roma in centro e` una chicca preziosissima, che non mettero` mai a confronto per non essere antipatico col mio quasi ettaro e i suoi saliscendi, la valletta, l’antica vasca dell’acquedotto comunale, i pezzi di bosco imbarbariti da riportare alla civilta`; e i funghi che nascono direttamente sul prato.

              pensa che mio figlio settimana scorsa mi ha detto di spargere le basi ripulite col terriccio dei chiodini, e io ho scelto per farlo un vecchio tronco morto, che ho in parte sistemato a sedile l’anno scorso per le mie letture a picco quasi sulla valle, e oggi non credevo ai miei occhi nel ritrovarci gia` un primo gruppo di grossi chiodini…

              quanto agli ossimori, io ti rispondo con un ossimoro vero. cioe` con dolce amarezza.

              ma non mi viene proprio in mente quale sia il contrario di acido,

              credo che con l’acido non c’e` ossimoro che tenga… 🙂

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