cammino per questi boschi della Val Sabbia, solitari, perche` i contadini li hanno in buona parte abbandonati, e i turisti non li hanno ancora scoperti, anzi forse non arriveranno mai; bisognera` aspettare piuttosto che dei nuovi contadini tornino a popolarli.
non che le sorprese manchino: che ci fa ad esempio questa vaga imitazione della Pieta` Rondanini di Michelangelo abbandonata (anche lei) in uno spiazzo del bosco?
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cammino in una solitudine un poco inquietante, anche se apparente: spesso i tratti asfaltati o cementati si trasformano in tratturi di terra, ma ancora percorribili dai mezzi, lungo i quali subito mi immetto; e questi in sentieri, che via via si restringono e i rovi vanno ad invadere sempre piu`, fino a che sono appena una traccia, non sai fino a che punto immaginata o reale; e poi anche ogni traccia della traccia scompare e bisogna tornare indietro, orientandosi sempre con la conformazione della valle, se altri punti di riferimento si fanno incerti.
si cammina nel bosco proprio qui, soltanto perche` qualcuno ci e` passato prima di noi; l’interruzione dell’erba e del sottobosco forse non e` stata fatta con una precisa volonta`, ma e` l’effetto comunque del passaggio.
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dunque, come e` necessario il sentiero; che c’e` soltanto perche` altri esseri umani sono passati, e dura fino a che ne passa ancora qualcuno; quando mi volto e torno sui miei passi, anche io sto contribuendo alla morte del sentiero, che non vedo piu`.
si seguono le tracce per una specie di conformismo dell’attesa: se qualcuno e` venuto di qua, dove sto passando anche io, forse voleva andare dove voglio andare anche io; si imita, perche` e` naturale imitare i nostri simili in quello che hanno fatto di simile a quel che stiamo facendo noi.
e` la forza del sentiero, che ci guida senza che neppure ce ne accorgiamo.
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ma quando un sentiero si perde a poco a poco nel bosco, allora tu ti senti tradito dal sentiero; ti riscuoti e devi usare altri mezzi, capire come e` fatto il terreno dove ti trovi e proseguire nel bosco solo in base al tuo fiuto.
piu` in alto, piu` in basso, se la valletta e` fatta in questo modo, deve esserci un altro sentiero.
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ma questo e` un apologo, bortocal, o forse addirittura una parabola…
certamente! e non vi sfugga il suo significato… 🙂
i sentieri a volte riservano sorprese… in ogni caso ispirano.
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305
METE MANCATE
Volevo andare a Campass
E son finito alle Muse.
Arrivavo all’incrocio con la strada
Che sale da Loritto
Quando ho visto un sentiero
Mai percorso prima.
L’ho infilato dritto
Senza esitare.
Mi sono aperto
A colpi di bastone la via
Fino a trovarmi a Pra del Biss.
Che faccio ora ?
Salgo al Brunò.
Prendo la diretta
La salita è d’impegno
Ma ho la gamba buona.
Col fiato grosso
Arrivo ai bait delle Muse
Bevo e decido che può bastare
Son quasi tre ore che
Porto a spasso gli scarponi.
Ritorno dunque a Lezza.
Fu così che non fui
Né a Campass
Né al Brunò.
Che incredibili sorprese riserva
A volte la vita…
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TROPPI SENTIERI
Su un metro di erba asciutta
Seduto con la fronte al sole
Osservo le valli.
Laggiù,
Sono troppi i sentieri
Che mai potrò percorrere.
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FUORI MANO
Fuori mano
Ho scoperto un gran faggio
Perdendo il sentiero.
Enormità
Imponenza
Una meraviglia.
Son contento
Se penso che qui
Nessuno è mai venuto.
Più bellezza
Più ricchezza
Più vita preservata.
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MEGLIO SE NESSUNO
La modernità incivile
Vuole ogni spazio.
Voglio andare
Dove non c’è ressa
Meglio se nessuno.
In luoghi fuori mano
Impervi, poveri
Rimasti sani.
In posti che restino sorpresi
Che qualcuno che li guardi.
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era un po’ che non passavi da queste parti a lasciare i tuoi versi squisitamente minimalisti.
ora quattro poesie in una volta sola, che trovo molto belle e consonanti con un sentire che e` anche mio, ma che forse rischiano perfino un poco di farsi ombra l’una con l’altra 🙂
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