il nocciolo duro di qualunque potere e` il controllo fisico dei corpi:
dalle caserme alle scuole, dalle fabbriche agli altri luoghi di lavoro, dagli ambulatori medici e dagli ospedali alle carceri.
mi pare lo spiegasse Foucault.
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ma, nonostante il titolo e questa premessa, questo post e` prima di tutto autobiografico, anche se spero che la mia testimonianza e le mie riflessioni possano essere utili anche ad altri.
posso immaginare pero` che le lunghe note vagamente ipocondriache che seguono possano avere un interesse molto specifico per me soltanto; del resto chi mi legge abitualmente ha gia` sentito questa storia:
https://corpus15.wordpress.com/2017/02/02/la-maledieta-ebete-del-diabetico-53/
chi vuole alcune considerazioni piu` generali, dunque, puo` passare direttamente al punto due.
1. la mia amata emoglobina glicata
cinque anni fa nei controlli seguiti in ospedale dopo un ricovero d’urgenza per uno svenimento, mi venne diagnosticato il diabete: era una forma leggera, da tenere sotto controllo soltanto con una dieta, che seguii per un paio di mesi.
poi, avendo riscontrato ad un successivo controllo, che i valori dello zucchero nel sangue erano normali, e soprattutto essendo molto restio all’idea di dovermi considerare malato, abbandonai anche quella e vissi tranquillo per altri quattro anni.
questa diagnosi mi creo` qualche problema l’anno scorso, in occasione dell’apertura di una assicurazione sulla vita, quando dovetti presentare la documentazione su quel ricovero, e la societa` che alla fine me l’ha fatta, volle una visita specialistica e la dichiarazione di un diabetologo sulle mie prospettive di sopravvivenza…
utile soprattutto per lei per aumentare il premio annuale.
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i valori della mia glicemia erano ancora poco al di la` dei confini, anzi diciamo meglio che in alcuni momenti erano aldila`, in alcuni al di qua: ma nonostante la contraddizione, pur rilasciandomi una dichiarazione positiva complessivamente sul mi stato di salute, con tono alquanto imperioso ed intimidatorio, mi vennero prescritte delle pillole, soprattutto per il controllo del colesterolo.
ma i miei valori di colesterolo sono normali: o meglio, sono un po’ alti, ma pur sempre dentro la banda di oscillazione non patologica e basati principalmente sul colesterolo non dannoso; quindi mi sentivo tranquillo.
errore grave! mi venne infatti spiegato che una delle conseguenze negative del diabete sta nella sua capacita` di rendere cattivo anche quello buono.
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presi queste pillole per tre giorni e riscontrai che mi provocavano un forte senso di malessere; smisi; lo so di non essere facile neppure come paziente.
feci una dieta abbastanza rigorosa, invece: tanto e` vero che in un anno ho perso dieci chili; e, considerando che sono sempre stato un falso magro, non che questo mi renda oggi il ritratto della salute esteriormente, anche se nella percezione interna mi sento invece molto meglio e l’idea di avere una sagoma quasi giovanile mi lusinga l’amor proprio.
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ero tenuto a ricontrollarmi dopo un anno, e in questo invece sono ligio ed obbediente; ed eccomi quindi ad avere oggi un quadro globale aggiornato delle mie condizioni fisiche di quasi settantenne.
glicemia a parte, tutti i parametri sono nella norma, pressione arteriosa a posto: soltanto delle placchette di colesterolo nelle due carotidi: la forma piu` insidiosa, ha rigirato il coltello nella piaga la dottoressa…
mi sono preoccupato, questa volta, e ho ricominciato a prendere le famose pillole contro il colesterolo che buttano giu`.
ma con tutti gli altri valori regolari, proprio diabetico mi devo considerare?
bene, a questo controllo un leggerissimo eccesso di zucchero oltre i valori standard c’era, finalmente, dopo cinque anni di controlli sempre risultati tutti negativi nei momenti in cui li facevo.
credo infatti di avere capito che io ho troppo zucchero nel sangue soprattutto nel paio d’ore dopo i pasti – nelle quali infatti mi abbiocco volentieri; ma, passate queste, i miei valori ritornano normali.
insomma, sono un diabetico a tempo parziale, direi…
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ora lo zucchero in se` nel mio sangue non era poi particolarmente in eccesso: 115, rispetto al valore standard di 100.
il medico di base mi aveva detto che la patologia vera e propria inizia a 140; altri avevano abbassato il valore a 120.
ora, vedo sul referto dell’ultima analisi, che il valore di riferimento e` diventato addirittura 110.
certo che, se in ambito scientifico si continuano ad abbassare i parametri per definire la malattia, il numero dei diabetici cresce.
ma non e` detto con questo che il diabete sia la malattia del secolo che si diffonde per stili di vita e di alimentazione sbagliati:
o meglio, puo` essere anche questo, ma se poi i livelli di zucchero del sangue per essere considerati malati vengono abbassati di quasi un terzo in pochi anni, mi pare ovvio che il numero dei “malati” cresce.
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pero` il fattore centrale, mi spiega il mio nuovo diabetologo, e` un altro.
a proposito, ho lasciato perdere il primo diabetologo a pagamento e sono andato a quello dell’ASL, col piacere di ritrovare un mio alunno di quarant’anni fa, che ha una gestione molto diversa del problema diabete, fondata sugli stili di vita e che a me piace molto.
controllo dell’alimentazione e passeggiate sono per lui la cura migliore; ed eccomi proposto da lui come guida di un gruppo di diabetici prossimamente, per una visita guidata di Brescia.
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ma torno al fattore integrativo che definisce il diabete, ed e` l’emoglobina glicata.
come per il colesterolo occorre distinguere fra quello buono e quello cattivo prima di preoccuparsi, cosi` non basta piu` misurare lo zucchero nel sangue, ma occorre tenere conto di quel particolare parametro.
ed eccolo qui, finalmente, il mio punto debole!
(Sg)Hb-Emoglobina glicata (HbA1c) Valori di riferimento: 20-42; valore mio: 53.
e una noticina perfida:
Livello decisionale per la diagnosi di diabete: 48.
ma con una postilla un poco sconcertante:
Nuova unita` di misura secondo il sistema IFCC-GLAD
occhio, mi sono detto: qui gatta ci cova.
e tuttavia voglio ritornare sul punto piu` avanti.
per ora fatemi fare un salto ad un articolo dello Spiegel che, per una strana coincidenza e` stato pubblicato proprio mentre io mi facevo i miei esami.
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2. Der Spiegel: Zucchero nel sangue piu` basso, alti guadagni.
l’articolo mette brutalmente i piedi nel piatto fin dal titolo, che avete appena letto.
In Germania ci sono circa sei milioni di diabetici, la maggior parte hanno il diabete di tipo 2.
anzi, secondo la campagna Gesuender unter 7plus, Piu` sani sotto 7 plus, di cui parleremo fra poco, i diabetici sono piu` di sei milioni e altri due milioni non sanno di esserlo.
I diabetici devono abbassare lo zucchero nel loro sangue – per la maggior parte con medicinali.
I medicinali contro il diabete sono al terzo posto nella spesa sanitaria e costano piu` di 2 miliardi di euro l’anno.
Per medici, farmacie, ospedali e imprese farmaceutiche sono una buona fonte di guadagno.
I pazienti ricevono corsi, controlli periodici, strumenti per il controllo della glicemia, spesso anche medicinali, nella maggior parte dei casi per tutta la loro vita.
Ma Sanofi si occupa davvero della salute dei pazienti oppure, dove possibile, del proprio profitto?
Ma proprio i piu` anziani possono essere danneggiati da una terapia rigorosa.
Cionostante l’azienda farmaceutica Sanofi diffonde valori piu` bassi.
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la campagna citata sopra si svolge attraverso diverse inziative, ad esempio nei centri commerciali, compresa una Giornata del diabete, che offre controlli gratuiti ed e` chiaramente promozionale delle cure per affrontarlo, dato che guarirlo non si puo`.
questa campagna si basa su valori dell’emoglobina glicata precedenti alla riforma della sua unita` di misura, quindi sostanzialmente diversi, tanto e` vero che allora il numero di riferimeno era 7, cioe` il 7% di zucchero nel sangue come valore medio nella lunga durata, ed oggi invece e` 48, su una scala diversa, naturalmente, come vedremo fra poco.
non si dovrebbe superare il 7%, anche se poi la banda di oscillazione non patologica e` considerata fra il 6,5 e il 7,5 %.
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be’, l’articolo dello Spiegel sara` scritto su mandato del governo, come strumento per ridurre i costi?
me lo sono chiesto anche io…
oppure fa parte di una campagna un poco scandalistica organizzata dal settimanale piu` venduto in Germania.
oggi ad esempio pubblica che da un controllo incrociato fra le dichiarazioni dei redditi delle aziende farmaceutiche e di quelle dei redditi risulta che le prime hanno speso nel 2016 562 milioni di euro per incentivare medici e cliniche a prescrivere farmaci, ma solo il 25% dei medici mette nella dichiarazione dei redditi le somme ricevute sotto forma di consulenze pagate, partecipazione gratuita a congressi ed aggiornamenti, e via dicendo.
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562 milioni di euro!
ma e` una cifra enorme, tanto piu` se rapportata ai 66.000 medici attivi in Germania, capace da sola di porre in atto un mostruoso conflitto di interessi.
il 30% dei beneficiari ha ricevuto piu` di 1.000 euro in un anno; ma ci sono medici che ne hanno ricevuti anche 200.000.
non si sa piu` bene se il medico e` un professionista autonomo che segue gli interessi autentici del suo assistito, oppure l’agente commerciale di aziende esterne che devono piazzare i loro prodotti.
e, credetemi, questa non e` una divagazione, ma la premessa necessaria alle considerazioni che verranno.
il problema e` grave ovunque: negli USA e` stata fatta una legge nel 2010 per imporre la totale trasparenza di questi contributi; in Germania (e in Italia) una legge simile manca; in Germania la pubblicazione dei nomi dei beneficiari puo` essere fatta soltanto col loro consenso.
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3. glicemia ed emoglobina glicata.
l’esame della glicemia misura la concentrazione dello zucchero nel sangue al momento del prelievo; l’esame dell’emoglobina glicata permette invece di misurare la concentrazione media dello zucchero del sangue negli ultimi tre mesi.
la mia, di 53, viene considerata patologica, secondo questi parametri:
Hb Glicata (IFCC)
Intervallo di riferimento 20 – 38 mmol/mol (questo intervallo può cambiare per ciascun laboratorio)
LIVELLO DECISIONALE PER LA DIAGNOSI DI DIABETE 48 mmol/mol (questo valore potrebbe cambiare per ciascun laboratorio perché è calcolato sulla base dell’intervallo precedente)
Se voleste fare una correlazione con i valori espressi nella vecchia unità di misura (%) vi consigliamo di scaricare questo pdf: aou-careggi.toscana.it/Emoglobina_Glicata.PDF
il link non funziona, ma io mi sono comunque trovato la tabella da solo: eccola.
Emoglobina glicata alta, valori normali, IFCC e diabete
come sempre il diavolo si nasconde nei dettagli:
HbA1c |
HbA1c |
Utilizzo |
4.0 |
20 |
Limite inferiore in soggetti non diabetici |
5.4 |
36 |
Limite superiore in gravidanza (1o e 2otrimestre) |
5.7 |
39 |
Diagnosi di prediabete |
6.5 |
48 |
Diagnosi di diabete |
7.0 |
53 |
Obiettivo terapeutico primario |
se avete fatto attenzione vi sarete accorti che il valore di 48 col quale viene definita la diagnosi del diabete nella vecchia scala era pari al 6,5%, cioe` al valore considerato MINIMO di una banda di oscillazione entro cui stare, prima della riforma della scala di misura.
e oggi il valore considerato l’obiettivo terapeutico primario e` identificato con 53 (esattamente il mio!), cioe` col valore di 7 nella vecchia scala di misura, che stava AL CENTRO della banda di oscillazione considerata prima accettabile.
in sostanza il cambiamento della scala di misura e` servito ad un abbassamento radicale dei parametri entro i quali definire diabetiche le persone, facendo diventare malati persone che con la vecchia scala era perfettamente sane.
tra cui, guarda caso, esattamente anche io, che sono proprio nelle condizioni necessarie.
frutto del conflitto di interesse che spinge le aziende farmaceutiche ad allargare progressivamente il proprio bacino di pazienti, o meglio clienti, a spese del sistema sanitario pubblico?
e ad imporre sistematicamente un consumo di farmaci anche quando questi non sono strettamente necessari, anzi in alcuni casi persino dannosi?
io penso di si`.
e a questo controllo ci si puo` sottrarre solo con una forma di autogestione consapevole e informata della propria salute.
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una seconda tabella stabilisce una correlazione fra valori della emoglobina glicata e della glicemia media, che mi lascia molto perplesso:
EMOGLOBINA GLICATA (%) | GLICEMIA MEDIA (MG/DL) |
---|---|
5 | 97 (76–120) |
6 | 126 (100–152) |
7 | 154 (123–185) |
come e` possibile che la mia glicemia media, definita non sulla base delle misure, ma della emoglobina glicata, sia pari a 154?
MAI neppure una volta in nessuna misurazione, neppure fatta subito dopo mangiato quando nla glicemia e` naturalmente piu` alta, io mi sono neppure avvicinato a questi valori, e il valore massimo misurato una volta e` stato di 126?
insomma: alcuni di noi diventano diabetici per forza?
ma forse c’e` qualche altra spiegazione che mi sfugge…
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4. il diabete come risorsa?
a parer mio il diabete, cioe` una concentrazione dello zucchero nel sangue piu` alta del normale, puo` avere rappresentato nella preistoria un preciso vantaggio evolutivo.
quando c’era poco cibo a disposizione, poteva essere molto utile che un organismo sapesse ricavarne piu` zucchero del normale e tenerlo piu` a lungo nel sangue, con un maggiore apporto energetico alle cellule?
non sono un medico e forse sto dicendo una sciocchezza.
ma certamente le conseguenze del diabete in tarda eta` non c’era molto modo di misurarle per gente che aveva un’eta` media spesso inferiore ai quarant’anni.
certo, il diabetico viveva di meno, ma non c’era poi modo di accorgersene in un tempo in cui tutti o quasi vivevano di meno per i piu` svariati motivi.
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lo Spiegel sottolinea che un certo aumento dello zucchero nel sangue e` un fenomeno naturale col crescere dell’eta` e che in alcuni casi le cure nelle persone piu` anziane per ridurre la loro glicemia a valori standard per i giovani sono totalmente insensate.
infatti in alcuni casi le cure stesse sono a loro volta dannose per l’organismo (che vi dicevo io?) e si sono riscontrate precise conseguenze negative.
ma, anche indipendentemente da questo, non ha senso battersi ferocemente, in persone gia` abbastanza avanti con l’eta`, per ridurre dei livelli di zucchero nel sangue che possono manifestare i loro danni solo nell’arco di una o piu` decine di anni.
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5. la filosofia e l’industria del diabete.
ma la medicina che rapporto ha con i modi di pensare dei popoli?
il cristianesimo ci insegna, contro ogni evidenza, che siamo immortali: nell’anima, subito dopo la morte, che e` puramente fisica, ma poi anche fisicamente, dopo che il mondo finira`.
senza saperlo e anche quando abbiamo rifiutato coscientemente queste favole dannose, noi continuiamo comunque ad essere condizionati da questo modo di pensare, che contribuisce molto alla nostra infelicita`.
abbiamo cosi` una medicina che, anche inconsapevolmente, si batte CONTRO la morte e non PER gestire la morte.
una medicina che pretende, fin che puo`, di farci sentire immortali, e che non ci abitua invece a considerare la morte come il nostro orizzonte naturale e a provare semplicemente a gestirla, cosi’ come proviamo a gestire la vita.
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su questa ideologia che diffonde la paura della morte e la pretesa di negarla vive e prospera una vera e propria industria della medicina.
una industria che arriva ad alimentare la malattia stessa, a crescerne la portata, per combatterla meglio, cioe` con piu` profitto.
ma la strada per una vita piu` sana e meno infelice e` anche filosofica e si basa sul socratico gnothi sauton, nosci te ipsum, conosci te stesso.
solo se ci conosciamo, ci accettiamo e ci vogliamo bene come esseri mortali potremo gestire il tempo che ci e` dato nel modo piu` saggio e consapevole e senza accanimenti terapeutici di nessun tipo.
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una medicina sana accompagna anche il diabete, non pretende di farlo sparire.
pretendere di fare sparire la morte, agire come se la morte fosse innaturale, distrugge la vita e la sua bellezza.
tanto piu` e` bella la vita in quanto precaria, dataci per goderla momento per momento, senza arroganza e sempre pronti a restituire alla natura il grande dono che abbiamo avuto in prestito.
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6. bibliografia.
giuro, credevo di avere fatto un lavoro originale.
finito il mio post, vado su google per cercare un’immagine di copertina e batto il titolo che ho pensato per lui.
ed ecco che trovo un lunghissimo elenco di riflessioni simili alla mia, per altro limitato al momento solo alle pubblicazioni in lingua spagnola:
La industria de la diabetes y la “casta médica” que la alimenta …
La diabetes, una industria. | Doc Kiskesabe
La conspiración de la industria del azúcar en Estados Unidos para …
El negocio de la diabetes – Carolina Peñalver
Diabetes y el negocio de medicalizar la salud | Periódico Diagonal
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da questi studi emerge ancora un’altra riflessione: il sistema big pharma che costruisce queste complesse forme di controllo dei pazienti e` poi soltanto un’altra faccia della produzione industriale di cibi alterati ed iper-zuccherati che impone diete insalubri che alla fine producono appunto il diabete.
gli esseri umani finiscono dunque per essere sfruttati economicamente due volte:
la prima, col farli mangiare in modo malsano in maniera che i loro livelli di zuccheri e grassi nel sangue crescano;
la seconda col riempirli di pillole per abbassare poi, quando invecchiano, questi valori dannosi per la loro salute…
Praticamente quello che sollevi è il dilemma della sovradiagnosi, problema di cui si discute da anni (ma di non facile soluzione, in quanto molto molto complesso)… il confine tra diagnosi, sovradiagnosi, e diagnosi negata può essere molto sottile e insidioso. A volte la differenza può dipendere anche dalle aspettative personali del singolo. Per fare un esempio, dare una terapia ormonale sostitutiva a tutte le donne in menopausa, anche a quelle che convivono serenamente con i cambiamenti e le limitazioni sessuali che la menopausa comporta, si potrebbe considerare sovradiagnosi, quasi “accanimento terapeutico”… mentre negare la terapia ormonale sostitutiva a quelle donne che considerano fondamentale per la propria felicità mantenere una libido e una prestazione sessuale giovanile, in assenza di controindicazioni, sarebbe “sotto diagnosi”… insomma, contano anche le aspettative e i punti di vista del singolo “paziente”)
A proposito del diabete, abbassare i criteri diagnostici può essere positivo per intervenire prima con un cambiamento di stile di vita, o con un farmaco (ammesso e non concesso che esistano farmaci efficaci e con effetti collaterali accettabili, non peggiori del male), ma può anche essere negativo nel caso in cui l’intervento precoce fosse inefficace. Presumo che un tempo i criteri diagnostici fossero meno “severi” di oggi, anche perché l’aspettativa di vita era più breve, e quindi si tendeva a considerare con maggior rassegnazione le malattie degli anziani, che tanto di qualcosa si deve pur morire entro una certa età… oggi a causa dei miglioramenti nella cura dei tumori e delle patologie cardiache, quella “certa età” si è allungata di una decina di anni (in media), e un conto è dover convivere con certe malattie della vecchiaia per pochi anni, altro conto è doverci convivere per più di un decennio.
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hai allargato opportunamente il discorso al tema generale della sovradiagnosi e trovo molto interessante che tu colleghi questo aspetto al prolungamento della durata della vita media.
ma ancora piu` interessante e` il discorso che collega diagnosi, sovradiagnosi e aspettativa del paziente; insomma, come risulta anche dal video, il concetto stesso di malattia, entro certi limiti e per le zone di confine, si relativizza e diventa quasi l’oggetto di una contrattazione tra il paziente e i medici.
ci sono infatti pazienti che vogliono sentirsi malati, perche` reclamano attenzione, e pazienti che preferiscono sentirsi sani per non subire limitazioni al loro stile di vita o semplicmente perche` sono personalita` piu` indipendenti..
e qui direi che arriviamo al punto centrale: mi pare piu` difficile parlare di sovradiagnosi se l’intervento proposto, sulla base di analisi piu` rigorose, consiste soprattutto nella proposta di cambiamenti allo stile di vita: siamo ancora, mi pare, nel campo della consulenza medica, che non necessariamente comporta la netta affermazione di una malattia.
collegherei la sovradiagnosi, invece, chiaramente, alla prescrizione di medicamenti con effetti collaterali negativi, quando e` dubbio che ce ne sia assolutamente la necessita`.
pero` alla fine e` pur sempre il paziente, anche in questi casi, che decide se assumere i medicamenti oppure no: la sovradiagnosi e` nella mente del paziente (anche e limitatamente ai casi incerti, ovviamente), che decide se sentirsi malato oppure no.
insomma, anche la sovradiagnosi sta dentro il mercato della domanda e dell’offerta di una medicina oramai commercializzata.
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Anche se la proposta è solo un cambiamento dello stile di vita, in alcuni soggetti potrebbe causare più danno che beneficio se si basa su una sovradiagnosi.
Faccio un esempio, mettiamo che un medico diagnosticasse a un paziente il “prediabete”(diagnosi scientificamente controversa), e gli dicesse se non cambia drasticamente stile di vita, entro pochi anni quasi certamente si ritroverà a fare i conti con un vero e proprio diabete di tipo 2.
Se un cambiamento di stile di vita viene vissuto in maniera positiva, non fa mai male(anzi può essere un’opportunità per sperimentare e scoprire cose nuove), ma poniamo che il paziente in questione lo viva malissimo, e si arrenda ai diktat medici controvoglia, solo per paura della malattia, ma a costo di un grosso stress psicologico negativo.
Anche senza interventi di nessun tipo, non tutti quelli che hanno una diagnosi di prediabete diventano davvero diabetici.
Supponiamo che il paziente in questione non si sarebbe mai ammalato di diabete vero e proprio, ma sarebbe sempre rimasto nel limbo del prediabete, con piccoli disturbi dovuti alla glicemia un po’ alta, ma senza gravi conseguenze.
Per concludere, in un soggetto simile il cambiamento di stile di vita “imposto” con la minaccia di più gravi malattie, sarebbe un bene o un male?
Probabilmente, trattandosi di un cambiamento subito contro voglia, produrrebbe per un certo periodo di tempo stress e disagio, e i benefici(su una persona anziana) sarebbero molto dubbi.
Magari avere una glicemia leggermente più bassa riduce il rischio di alcune malattie, e allunga la sopravvivenza di qualche mese, ma non si sa se ne valga davvero la pena…la risposta a questo interrogativo(se valga la pena stravolgere uno stile di vita non molto salutistico, ma vissuto con piacere e serenità, per vivere forse qualche mese in più) è molto soggettiva. Ma se il medico comunica il rischio in maniera esagerata e terrorizzante, come fa il povero paziente “ignorante” a decidere da solo?
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e` veramente un piacere essere commentati da te, perche` mi accorgo di avere tanto di imparare e dimmi pure presuntuoso se confesso che mi capita solo con alcune persone sceltissime, per non dire rare.
rifletto su quel dici, che porta alla luce qualcosa che sentivo confusamente, dato che il caso che tracci assomiglia pericolosamente alla mia condizione personale attuale.
diagnosticato come diabetico qualche anno fa, ma con valori estremamente bassi e dunque inizialmente menefreghista, ma adesso diventato molto piu` attento grazie a qualche ecografia che mi ha messo di fronte a conseguenze nascoste e piuttosto pericolose.
e di fronte a due diverse linee terapeutiche: le pillole o lo stile di vita; ovviamente in linea teorica abbraccio entusiasta la seconda, anche se ci sono poi gli inconvenienti che dici tu: che anche uno stile di vita modificato in modo talebano puo` diventare pesante, anzi perdino piu` invasivo.
nel mio caso, ad esempio, decisamente negativa e` la sedentarieta` legata alla scrittura e al blog.
credo pero` che ciascuno potrebbe anche in questo muoversi con elasticita`, se muove dall’accettazione della morte e dal suo isterico e terrorizzato rifiuto.
e chi non e` capace? chi non sa sottrarsi al ricatto emotivo? chi non ha qualche vocazione che lo tiene in vita nonostante tutte le malattie insidiose e silenti?
non so che dire: qualcuno dice che la scienza non e` democratica, e spero di avere dimostrato di recente perche` sbaglia.
pero` certamente non e` democratica la natura, che ama invece le disuguaglianze e l’affermazione non del piu` forte o del piu` violento (come si dice a vanvera), ma del piu` adatto: resta da vedere bene a che cosa.
e temo che questo sia un modo solo apparentemente elegante per dire: peggio per lui.
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