rileggo questo post, dieci anni dopo.
inizia con dei versi che al momento non ricordo di avere scritto, ma che a vederli penso che potrei avere scritto io (e non e` vero!).
e prosegue con un breve racconto della giornata, del quale colgo oggi soprattutto la cosa non detta e che, come sempre, e` la piu` importante, proprio per questo:
mi stavo abituando a girare con la macchina fotografica.
la fotocamera stava diventando il mio modo di tenere un diario.
. . .
esclusi gli anni dell’adolescenza, non ho mai amato lo scrivere un diario.
anche se poi, a voler guardar bene, non ho mai fatto altro e perfino il blog, che cerca ostinatamente di diventare altro, non e` altro che un immenso, debordante diario online.
nello scrivere diari ci sta tutta la follia dell’egocentrismo, ma il diario, almeno mentale, e` anche l’unico modo che conosco per riflettere su se stessi.
perche` ho smesso di SCRIVERE un diario sistematico, piu` o meno cinquant’anni fa?
perche` preferisco parlare delle mie esperienze personali quotidiane soltanto con me stesso, in un monologo interiore, che in altri tempi si sarebbe chiamato esame di coscienza?
forse la risposta e` che da troppo tempo ho svalutato la mia vita concreta e la guardo con sufficienza?
. . .
oppure perche` un diario in pubblico mette in gioco troppe altre vite che si intrecciano con la tua e dunque e` una suprema mancanza di discrezione?
e infatti io ritorno al diario quando sono in viaggio, cioe` fuori dalla cerchia ordinaria delle relazioni abituali, che non sono messe a rischio nella loro privacy, inestricabilmente violata se io abbandono la mia.
potrei scrivere un diario online soltanto ripristinando la condizione di anonimato in cui scrivevo dieci anni fa, anzi rendendole ancora piu` rigorose: in un blog a parte, senza identita` riconoscibile…
forse cambiando i nomi, forse romanzando un poco le circostanze…
o forse dovrei riprendere a scriverne uno vero e proprio, piuttosto: un diario tradizionale, riservato e chiuso in un cassetto virtuale; una bella alternativa al blog.
. . .
in fondo, la mia decisione di vivere qui, in montagna, era un modo per provare a rimettere in piedi la concretezza e dunque anche la mia vita personale, rispetto al mondo delle idee nel quale si era svolta.
ma la vita concreta e` piu` piena di idee del mondo delle idee che rimangono astratte.
trascurarle e` un modo di svilirle; pero` puo` essere anche la maggiore saggezza.
Samstag, 14. Jul, 2007 – 08:17:39 ieri mi era il mondo in breve andato di traverso e nel momento che l’erba sui miei piedi ha ricominciato a crescere è stato chiaro chi come con chi e che cosa e il sole è entrato fin dentro la sera. * * * esco di casa, ieri pomeriggio, […]