la vecchiaia dal di dentro, come seconda adolescenza – 305

e` inutile girarci attorno: sto per diventare vecchio, o forse – mi scappa da ridere – questa stessa frase e` l’ultima forma di resistenza per non ammettere di esserlo gia` diventato.

pero` direi che il prossimo compleanno di 70, facendo conto di arrivarci, dovrebbe essere un confine che non permette piu` di pensare che la vecchiaia e` sempre quella degli altri, mentre io sono sempre ancora un giovanotto appena un po’ troppo cresciuto.

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non che mi debba lamentare poi troppo della mia situazione fisica, a parte la dieta imposta, la pillolina giornaliera alla quale mi sono rassegnato, e l’operazioncella che uno dei prossimi giorni mi scavera` la punta del naso per toglierci quel qualcosina di troppo che ha avuto la buona idea di installarsi proprio li`, cosi` da farsi accorgere subito e da farsi estirpare, si spera, per tempo.

insomma e` capitato anche a me.

c’e` una certa meraviglia, che alcuni traducono dicendo che la vita e` breve: sinceramente, no, non e` vero; e` solo un modo per dire che la vecchiaia in fondo non te l’aspetti, anche quando l’hai programmata perfettamente.

ma quando, arriva ti rendi conto che quegli anni che in passato calcolavi come possibili, ora che sono reali sono diversi e trascorrono diversamente.

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ma potrei anche dire che in fondo la vecchiaia non e` poi niente di speciale:

un po’ meno agilita`, ma neppure troppo; in questi giorni mi arrampico regolarmente sulle impalcature della mia casa in ristrutturazione, uso solo un poco piu` di prudenza, perche` DEVO, essendo vecchio; l’altra domenica abbiamo fatto una passeggiatina in famiglia sui monti qui dietro di meno di una decina di km; quello che si e` buttato a terra nel sentiero, dicendo che non ce la faceva piu`, e` stato mio nipote di 24 anni, non io; mercoledi` del resto mi faro`, come sempre, dieci ore di macchina per andare in Germania, e saro` solo appena un pochino piu` stanco del solito, ma nel giro di 24 ore tornero` in forma.

e allora?

difficolta` di concentrazione?

ne avevo anche nell’adolescenza, anche se per altri motivi.

tempo che scorre piu` in fretta?

di sicuro piu` veloce che nell’infanzia, ma, rispetto a qualche tempo fa soltanto, la novita` sta tutta nella sorpresa di vedere calare la sera spesso senza avere fatto realmente nulla: ma credo che sia la pensione, piu` che la vecchiaia.

bruciori di stomaco, doloretti vari, vuoti di memoria?

ma no, niente di intollerabile.

almeno per me.

ecco perche`, ritenendomi fortunato, mi considero appunto ancora un mezzo giovanotto.

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eppure non posso avere dubbi che per chiunque mi vede dal di fuori sono oramai un vecchio.

e qui si apre una voragine tra come ci percepiamo noi e come ci percepiscono gli altri, che a me pare quella che caratterizza davvero la vecchiaia rispetto all’eta` adulta e che la avvicina molto all’adolescenza.

ecco, questa idea che la vecchiaia sia come una seconda adolescenza non l’ho molto sentita in giro: senza pretendere che sia originale vorrei svilupparla un po’.

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intanto l’adolescente si sente appunto un uomo, mentre il mondo attorno lo vede come qualcosa di meno di un uomo, come un ragazzo.

e anche il vecchio si sente ancora un uomo, mentre il mondo attorno lo vede come un vecchio, di nuovo come qualcosa di meno di un uomo.

e poi anche la vecchiaia e` un’eta` di cambiamenti fisici tumultuosi come la prima parte della vita.

solo che questi cambiamenti in un bambino o in un ragazzo destano l’attenzione, sono guardati con simpatia e curiosita` dagli altri, perche il futuro che costruiscono e` aperto.

i cambiamenti continui del vecchio, del suo organismo che si disfa alla stessa velocita` con la quale si e` costruito, invece non interessano a nessuno e non ci si fa troppo caso: tanto la fine e` certa e definita; il suo appare un caso chiuso.

la morte e` uguale per tutti, tranne che per chi la attraversa; la vita invece e ` diversa per ciascuno.

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dunque, da quando appari vecchio, entri per gli altri in uno stato della vita che appare quasi senza tempo, perche` gli altri ti vedono invecchiare lentamente e, anche quando ti trasformi molto (in peggio), non puoi diventare altro che quello che sei gia`: un vecchio.

tu invece ti senti trasformare rapidamente e ti accorgi di essere ogni giorno un poco diverso, in un cambiamento che nessun altro nota.

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la vecchiaia dunque e` soprattutto solitudine?

in un certo senso si`: le molte esperienze che hai accumulato e il sapere esistenziale che ti arricchiscono ti fanno anche diverso e la comunicazione del vissuto si fa piu` difficile e ti logora la voglia stessa di tentarla ancora.

le forme del linguaggio e del pensiero intorno a te stanno cambiando e tu ti senti oramai estraneo a modi di vita che ai piu` giovani di te risultano invece perfettamente naturali.

. . .

pero`, se ti sforzi, ti puoi ricordare che anche da ragazzo provavi la stessa identica situazione e non potevi riconoscere come tuo il mondo degli adulti.

rieccoti ad-olescente, ma al contrario, de-olescente, se si potesse dire.

altrettanto estraneo al mondo stabile che ti circonda.

a volte viene da pensare che la tua unica amicizia, ora che anche la voglia di amare si indebolisce e i coetanei non ti attraggono perche` li vedi rinchiusi nel tuo stesso carcere, che ti da` fastidio osservare, potrebbe essere con qualche adolescente.

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sono vecchio, cioe` diversamente ragazzo, si potrebbe dire:

diversamente estraneo e forse similmente critico verso il mondo, che del resto non ho mai accettato del tutto.

picasso


7 risposte a "la vecchiaia dal di dentro, come seconda adolescenza – 305"

  1. grazie del giudizio e di avermi fatto rileggere questo post che avevo dimenticato (ne scrivo troppi per ricordarli tutti).

    mi piacerebbe chiederti che cosa intendi per poetico, per capire bene che cosa intendi.

    si scrive per non essere dimenticati? di sicuro un tempo per me era davvero cosi`, con riferimento proprio a quel tanto di vita che possiamo augurarci che continui di noi dopo la fine ufficiale.

    mi pare che Pasolini dicesse peraltro che la morte vera consiste nel non potere essere capiti piu`, e in questo senso comincia anche prima della bara (per essere brutali).

    quindi puo` essere che adesso, con la saggezza della vecchiaia e il disincanto su una immortalita` che stiamo perdendo addirittura come umanita` nel suo insieme, io senta la scrittura semplicente come un modo di richiamare l’attenzione nel omento attuale e senza lanciare sguardi verso un futuro sempre piu` incerto per tutti.

    la particolarita` della mia scrittura e` semmai che non ho mai fatto nulla per valorizzarla, ma l’ho sempre accurataente dispersa in forme inutili e chiuse su se stesse.

    e qui salto alle tue considerazioni sulla vecchiaia, dove dici, per interposta esperta, una cosa fondamentale: che non esiste “la” vecchiaia, ma tante vecchiaie diverse per ciascuno – e questa e` anche una sua particolarita`, direi: l’infanzia e l’adolescenza hanno caratteristiche generali piu` condivise e comuni fra tutti, insomma le infanzie e le adolescenze si assomigliano fra loro molto di piu` che le vecchiaie.

    mi fermo con una domanda aperta: ma noi due perche` litighiamo ogni tanto? semplicemente perche` io tendo a farlo quasi con tutti?

    e c’e` qualche relazione fra la ia litigiosita` e la mia scrittura?

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  2. Sei un bravo scrittore, niente da dire. Descrivi in modo anche poetico, talvolta. Ora capisco tutta l’ importanza che attribuisci al blog: sono un modo di sopravvivere, di guadagnarsi la vita eterna.
    Quanto alla vecchiaia, mi viene in mente quello che la mia prof di Psicologia dell’ invecchiamento diceva spesso: che il pregiudizio dei pregiudizi, il più grosso nella nostra società, è quello sulla vecchiaia. Pensare che i vecchi siano tutti uguali, mentre invece invecchiando si diventa sempre più sé stessi, sempre più diversi uno dall’ altro, è appunto uno stereotipo diffuso. Ma questo in aggiunta a quello che dici, tieni presente.
    Ciao non vecchio.

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  3. Avrei una gran voglia di stare seduta su una delle sedie di casa tua (che ho immaginato e vorrei tanto saper disegnare per mostrarti come) ad approfondire questo discorso con te mentre apri una bottiglia di buon vino. Scusa per l’impertinenza, ma da queste parti l’adolescenza Si fa sentire. 🙂 un grosso abbraccio.
    Lucia

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    1. ciao, Lucia: nome che adoro e che e` anche della mia ultima nipotina…

      mi spiace che la mia fotocamera e` in riparazione da quasi due mesi, altrimenti la cosa piu` semplice sarebbe stata mandarti le foto di queste sedie, invece che una descrizione.

      le foto di casa mia sono molto eterogenee come puoi ben immaginare…

      prima di tutto quelle che preferisco, che ho trovato in questa casa di montagna quando ci sono entrato (mi e` stata venduta con i suoi vecchi mobili modesti di una volta e mi sono guardato bene dal buttarli): una lunga serie di sedie di legno impagliate a mano, come si facevano una volta: stanno nel terrazzo coperto e un po’ dappertutto nelle varie camere, assieme a delle sedie banali anni sessanta, fatte a macchina.

      in cantina ci stanno anche quelle mezze disfatte e da restaurare art deco degli anni Trenta della vecchia casa dei miei genitori; non me ne sono mai voljuto disfare, ma ti sconsiglio di provarle: sono molto instabili.

      di veramente mie ci sono delle banali sedie di metallo, dal mio monolocale tedesco, ora trasformate in sedie da giardino, e alcune sedie etniche:

      due solenni, senegalesi, di vimini intrecciato, che si aprono nello schienale come enormi conchiglie, e sono quasi dei troni per qualche marabu` itinerante che visitasse la casa.

      veramente l’ultima non e` propriamente una sedie, ma uno sgabello tailandese minimo (se ti va… ;)), a forma di elefante stilizzato, bianco e colorato con altre tinte tenui: ti ci siedi sopra, sulla schiena dell’animale e puoi farti trasportare nella giungla dei pensieri.

      pero`, se preferisci, c’e` anche un elefante indiano, di quelli di ceramica che si usano nei ristoranti tipici di bassa categoria: ha dei colori molto piu` squillanti e direi pacchiani, ma e` il tipico kitsch indiano modello Bollywood, che alla fine diventa bellissimo.

      scegli tu, e poi vieni a provarle dal vivo, ma dovrai aspettare che la casa sia finita; ora e` un mezzo cantiere, adatta solo a maschiacci avventurosi e indifferenti alla polvere… 🙂

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        1. Ahi ahi, a vino stiamo malissimo, io sono l’assedio della famiglia, dice il correttore, spiritoso, ma io dico astemio.

          Il vero esperto di casa è mio figlio, e due anni fa un po’ di vinello ce lo siamo anche fatti da soli; quest’anno si potrebbe riprovare, ma lui è orientato stavolta al succo d’uva.

          Guarda che ilmiokiver viene a trovarmi venerdì, ottima occasione per conoscere anche lui.

          Superpoteri da maestra? Ahha, oltre che insegnante sono stato preside e nei sette anni di Germania anche di una settantina di maestre e maestri che insegnavano l’italiano qui. Quindi se tu hai i super-poteri, io ho i super-super-poteri, ahaaa.

          Grazie dell’abbraccio, posso ricambiarlo? Non vorrei stritolarti senza volere… 😉

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