4 novembre, per me da sempre un anniversario doppio, non solo quello della fine della grande guerra, particolarmente dura proprio in quella parte del Veneto dove vivevano i miei genitori, rimasti entrambi per un anno sotto l’occupazione austriaca, di la` del Piave, ma perche` anche compleanno di mia madre, che era nata l’anno prima esatto, su un carro in fuga durante la rotta di Caporetto.
100 anni dalla prima guerra mondiale finita e 101 anni dalla nascita di mia madre.
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si festeggia ancora oggi, ci sara` la cerimonia degli alpini in questo piccolo paese di mezza montagna, ci sono spettacoli teatrali e comemorazioni qua e la` nella valle, mentre sui monumenti sbiadiscono i nomi dei caduti, una strage silenziosa di 600.000 ragazzi mai tornati a casa…
si festeggia la fine della guerra, non la guerra.
guerra stupida e fallita, imposta da un colpo di stato silenzioso del re: restando neutrale l’Italia avrebbe ottenuto quasi tutto quello che ebbe sacrificando quasi una mezza generazione; e la vittoria, deludente nei risultati, del tutto sproporzionati ai sacrifici di sangue costati, fu spropositatamente definita mutilata da D’Annunzio soltanto per la mancata attribuzione della Dalmazia settentrionale, invece prevista dagli accordi segreti di di Londra del 1915: sai la differenza!
ma sostanzialmente i populisti interventisti di allora dovevano nascondere l’assurdita` della loro esaltazione retorica della guerra, inventando forse per la prima volta la litania della perfida Europa (questa volta Francia e Inghilterra, pero`, perche` la Germania noi l’avevamo tradita).
Umberto Boccioni, 34 anni, pittore; Antonio Sant’Elia, 28 anni, architetto; Scipio Slataper, 27 anni, scrittore; Carlo Stuparich, 24 anni, scrittore; Cesare Battisti, 41 anni, politico socialista; ecco alcune delle intelligenze prematuramente rubate alla nostra cultura da quell’incredibile massacro;
ma poi tutti quelli che non sono neppure riusciti a farsi ricordare, che non ne hanno avuto il tempo…
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chi potrebbe pensare che il 4 novembre sia la festa di una vittoria?
lasciamo alle menti fragili dei fascisti festeggiare una vittoria cosi` dolorosa e una guerra che giustamente il papa dimenticato di allora defini` una inutile strage.
la funerea e irrigidita scalinata di Redipuglia contiene oltre 100.000 corpi di quelle trincee di sangue e ne ha fatto l’occasione di una retorica che oggi suscita soltanto imbarazzo e vergogna.
Saro` con essi vigile e sicura scolta
gia`, dei giovani soldati mandati all’assalto con la baionetta contro le mitragliatrici e i fili spinati, dopo averli ubriacati…
Quel Carso che vide epiche gesta
cioe` le decimazioni dei reparti che osavano protestare contro la morte sicura, ordinate dagli ufficiali…
Quel mare che accolse la salme dei marinai d’Italia
… fatte cadere in pasto ai pesci.
ma chi esalta ancora il 4 novembre dei militari, l’ha dimenticato.
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chi ha letto Un anno sull’altopiano di Emilio Lussu?
comincia cosi`:
Alla fine maggio 1916, la mia brigata – reggimenti 399° e 400° – stava ancora sul Carso. Sin dall’inizio della guerra, essa aveva combattuto solo su quel fronte. Per noi, era ormai diventato insopportabile. Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto. Non avevamo fatto altro che conquistare trincee, trincee e trincee. Dopo quella dei “gatti rossi”, era venuta quella dei “gatti neri”, poi quella dei “gatti verdi”. Ma la situazione era sempre la stessa. Presa una trincea, bisognava conquistarne un’altra. Trieste era sempre là, di fronte al golfo, alla stessa distanza, stanca.
altri frammenti di quella dolorosa esperienza che ha saputo raccontare senza ka retorica nazionalistica e nella sua umana realta`:
Il dramma della guerra è l’assalto. La morte è un avvenimento normale e si muore senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile, rende tragiche le ore che la precedono.
L’assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva. Dove? Le mitragliatrici, tutte, sdraiate sul ventre imbottito di cartucce, ci aspettavano. Chi non ha conosciuto quegli istanti, non ha conosciuto la guerra.
Sentivo delle ondate di follia avvicinarsi e sparire. A tratti, sentivo il cervello sciaguattare nella scatola cranica, come l’acqua agitata in una bottiglia.
Fare la guerra è una cosa, uccidere un uomo è un’altra cosa.
Il caporale si rovesciò indietro e cadde su di noi. La palla lo aveva colpito alla sommità del petto, sotto la clavicola, attraversandolo da parte a parte. E il sangue gli usciva dalla bocca. Gli occhi chiusi, il respiro affannoso, mormorava: «Non è niente, signor tenente».
Prima tanto forte e pieno di vita, ora era sfinito. Steso sul lettino da campo, le labbra bianche, immobile, sembrava un cadavere. Solo una contrazione della bocca, simile ad un sorriso amaro, mostrava ch’egli viveva e soffriva.
Non è vero che l’istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita. Vi sono dei momenti, in cui la vita pesa più dell’attesa della morte.
Tristezza e gioia sono emozioni della stessa natura.
Questa decimazione appariva un avvenimento così precipitato e straordinario da non essere neppure considerato possibile. Ma non è necessario che tutti credano al dramma perché questo si svolga.
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stasera andro` a vedere La grande illusione di Renoir, in un cinema della valle.
la grande illusione che quella guerra orribile potesse essere l’ultima.
che gli uomini volessero dimenticare l’esperienza della guerra.
ma per dimenticare di voler fare la guerra, bisogna ricordarla.
oggi non manca chi e` senza cultura e senza memoria e sogna di farla ancora, anche soltanto al vicino di casa che ha un colore di pelle, una religione o una cultura diversa, tanto per cominciare.
Se penso che l’Italia, dopo i massacri di due guerre mondiali, ha partecipato da servo sciocco ad altre guerre che oltre tutto non ci riguardavano non mi capacito…Questo sì è tradire la costituzione nel suo punto più alto.
Sogno ancora il ritiro delle truppe armate all’estero e l’uscita dalla Nato ma temo che, anzi sono certo , che le mie aspettative saranno deluse.
Ps. Casco anch’io nell’errore di parlare di Italia
Come se fosse un tutt’ uno…In realtà le guerre sono l’estrema ignominia delle sole elite politico-economiche che mandano al massacro i subordinati costretti dalla loro legalità . La prima guerra mondiale ne è l’esempio insuperabile.
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VILTA’
“E se non partissi anch’io
sarebbe una viltà”
Recita, menzognera,
La patriottica canzone.
La diserzione è
Vita,
Minimo buon senso,
Diritto universale,
Civiltà,
Ultima opposizione politica.
Vili e criminali
Sono gli inumani del potere
Che, obbligano i popoli al macello
Per luridi fini.
Di universale giubilo
Il giorno in cui il mito di Achille
Verrà per sempre dimenticato.
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mi ritrovo nell’ispirazione generale, ma non in due passaggi:
1. la partecipazione anche dell’Italia alle issioni militari deliberate dall’Onu e` in linea generale doverosa e coerente con l’art. 11 della Costituzione (che non viene mai letto integralmente dai pacifisti dogmatici): si potra` discutere semmai su singole missioni; e tuttavia il rifiuto per principio di ogni missione deliberata dall’Onu e` una forma di isolazionismo ed egoismo nazionale inaccettabile
2. sono stanco di sentirlo dire e mi pare troppo comodo e demagogico attribuire alle elite l’unica responsabilita` delle guerre: il popolo e` corresponsabile, almeno per quella parte che le approva, e perfino per quella parte che non vi si oppone attivamente; e basta guardarsi attorno per vedere quanto siano diffusi anche oggi gli istinti omicidi che assumono la forma del razzismo: purtroppo non si e` ancora trovata la formula per spedire in guerra solo i fanatici che vogliono farla e che invece la impongono anche a chi la rifiuta: se ci si riuscisse l’umanita` farebbe un bel passo avanti, visto che le teste calde si liquiderebbero da sole.
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Una neutralità dichiarata ed agita non penso sia isolazionismo egoista ma piuttosto un esemplare gesto politico di rispetto della vita umana (una sola ed irripetibile per militari e civili) ed un grande esempio di civiltà per i popoli del mondo.
Continuo a credere che i popoli non vogliano alcuna guerra perche i morti sono i loro figli, mogli e madri: oggi i civili sono la stragrande maggioranza dei morti per guerra, non sono mai i parlamentari che la decidono né i loro figli che muoiono.
La delega ai governi ed ai parlamenti delle dichiarazione dello stato di guerra credo sia il più nefasto aspetto negativo della cosidetta democrazia rappresentativa, tale decisione dovrebbe passare da un referendum popolare…. fine delle guerre.
Che poi una parte minoritaria di fanatici imboniti dalla programmata stampa regime, democratico (?) o meno, la sostenga fa parte della cronica stupidità umana.
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RABBIA E VIOLENZA
Rabbia e violenza
Sono naturali reazioni emotive umane
A fronte di irrisolvibile ingiustizia.
Guerra e violenza di stato
Non sono emozione,
Sono fredda decisione legale
Per potere e denaro,
Di elite criminale.
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come non essere d’accordo con te in linea di principio, caro silvano?
ma non condivido per nulla l’idea che assolve la specie umana, sostenendo che soltanto una elite criminale e una minoranza di fanatici sono favorevoli alla guerra, sempre e per definizione.
ma questi che cosa sono, allora? non sono specie umana anche loro?
io invece penso che ci sono olte occasioni in cui la agioranza di un popolo e` fermaente guerrafondaia, senza dimenticare nella storia l’esempio di popoli che hanno costruito la loro stessa identita` sulla guerra di conquista ( i romani!, ma non solo: gli assiri, gli unni, i vichinghi, gli spagnoli e via via le potenze coloniali euroepee, ecc. ecc.).
dare ad un referendum la possibilita` esclusiva di decidere uno stato di guerra non mi pare che sia affatto una soluzione:
primo, perche` molte volte il referendum lo vincerebbero i guerrafondai: pensi che non ci sarebbe stato un plebiscito per la nostra guerra all’Etiopia nel 1935? o che la Tatcher sarebbe stata fermata dagli inglesi nella guerra – peraltro giusta, secondo me – per riprendersi le isole Falkland quando le invasero i militari argentini?;
secondo perche` non sarebbe comunque praticabile, dato che in molti casi la decisione va presa al momento;
terzo, perche` questo sarebbe comunque per noi in contrasto con la Costituzione che prevede soltanto guerre difensive e quando qualcuno ti attacca non puoi rispondere: scusa, fermati, che devo fare il referendum per sapere se risponderti o no.
inoltre la nostra Costituzione esclude i trattati internazionali dai campi del referendum popolare e spesso, anzi quasi sempre, la guerra e` fatta nel quadro di trattati internazionali; ad esempio il nostro nella NATO prevede una guerra difensiva anche quando ad essere attaccato e` qualche nostro alleato.
ma la Costituzione, che prevede la guerra difensiva, prevede anche, nella seconda parte dell’art. 11, mai citato “limitazioni di sovranita` necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo”, e qui sta la giustificazione di carattere generale alla partecipazione italiana alle missioni di pace decise dall’Onu.
Costituzione che e` stata violata, nel silenzio di Ciampi, nel 1999, quando l’Italia ha partecipato ad azioni di guerra contro la Serbia decise non dall’Onu, ma dalla NATO, cioe` da una alleanza militare a cui partecipiao soltanto per scopi difensivi, almeno dichiaratamente.
e qui vengo all’ultimo punto: parlare di neutralita` dell’Italia e` la ripetizione secondo e datata e inattuale di un obiettivo che aveva senso soltanto fino al 1989, quando il mondo era diviso in due blocchi, e allora era importante rifiutare questa logica.
ma nel mondo multipolare di oggi che senso ha? noi siamo parte dell’Unione Europea, quindi siamo parte organica di un sistema di stati rispetto ai quali non possiamo essere neutrali neppure militarmente, e il mondo di oggi e` multipolare, con grandi potenze regionali come sono diventati gli USA, a maggior ragione con Trump, la Cina, l’India, la Russia, e potenze militari minori in area islamica, come l’Arabia Saudita, l’Iran, la Turchia, che riflettono la crisi e le spaccature interne di questo mondo, o come la Corea del Nord.
il vero problema attuale non e` la neutralita` dell’Italia, ma che posizione debba avere l’Unione Europea in questo mondo multipolare e in particolar modo rispetto agli USA, con i quali siamo tuttora formalmente alleati, anche se ci stanno facendo una guerra per ora solo economica.
va da se` che l’istanza pacifista del neutralismo della seconda meta` del Novecento oggi si esprime nel rifiuto di atteggiamenti militarmente aggressivi rispetto a qualunque dei diversi poli miltari che ho elencato sopra, ma dovrebbe essere anche rifiuto di alleanza acritica con qualcuno di loro (leggi USA) se la loro politica esprime istanze militarmente aggressive.
questo e` appunto il momento che stiamo vivendo ed e` delicatissimmo, dato che di fatto, dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa occidentale e` stata ed e` sotto occupazione militare americana, mascherata da alleanza NATO (noi abbiamo la base di Ghedi!), e la NATO si e` ulteriormente rafforzata ed estesa dopo la caduta dell’URSS, ed uscirne non e` certo facile, visto che ci lascerebbe in posizione di inferiorita` militare netta rispetto alla vicina Russia.
insomma, credo che si dovrebbe discutere in modo molto approfondito e in sede europea che cosa fare effettivamente, per superare la NATO, in una prospettiva di neutralita` armata dell’Unione Europea che non escluda neppure allenaze, ma tra pari, ed e` l’unica che abbia almeno vagamente una possibilita` di senso.
come ricordi, questa discussione e` gia` iniziata, ma noi ne siamo esclusi, in quanto inaffidabili.
ma so benissio che non sarai neppure vagamente d’accordo…
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