6 risposte a "i sinonimi. 30 dicembre 2008 – borforismi 73"

    1. su questo punto invece non ti seguo proprio: mi conosco troppo bene per mentire a me stesso e raccontarmi che colgo in me un’idea di perfezione…

      ma forse ho capito male, anzi di sicuro.

      se devo interpretare in altro modo, temo che attribuire all’idea di Dio la perfezione sia peraltro il primo passo per antropomorfizzarlo, dato che la perfezione sara` sempre vista in un’ottica umana, e cioe` parziale.

      – ops, scusa: ne approfitto per dirti che ho dovuto continuare la discussione sull’ordoliberismo iniziata da te, qui al mio post 4, perche` da te la coda dei commenti si era esaurita. ciao.

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  1. Solo un appunto sulla fede.
    Diceva Sant’Agostino che il motore della fede è il dubbio.
    Ciò significa che nel cosiddetto credente il spinge a credere altro non è che quell’ida grandiosa di Dio insita in ogni uomo che ne dimostrerebbe l’esistenza (mi riferisco qui al cosiddetto argomenta ontologico di Sant’Anselmo a cui ho dedicato un post https://opinioniweb.blog/2017/01/16/santanselmo-dio-e-id-quo-maius-cogitari-nequit/ .
    Quindi ti chiedo: sei proprio certo di non essere un uomo di fede?

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    1. sono con Agostino e non con Anselmo, rispetto al quale ha ragione Tommaso: l’argomento ontologico dimostra che dio esiste solamente se ammettiamo l’evidenza, e cioe` che dio e` un fatto linguistico, una caratteristica della mente umana; il passaggio dalla mente al materiale concreto e` arbitrario e assurdo; diciamo che poi oggi lo sappiamo sempre meglio: la mente umana e` inadatta a comprendere pienamente la struttura del reale, come dimostra la fisica quantistica.

      ma io andrei anche un passettino oltre Agostino e direi addirittura che il dubbio in se stesse E` la fede, quella almeno correttamente intesa.

      nella mia frasetta di qui sopra io parlo di fede secondo il significato tradizionale della parola; ma se parto dalla mia personale concezione della fede, COME DUBBIO, allora certamente sono uomo di fede; e proprio perche` non dico io credo, ma io dubito.

      dubito, ergo sum; ma il dubbio non mi dimostra solanto che esisto come mente dubitante, ma mostra anche che esiste un oggetto dubitabile della mente: sono due aspetti indivisibili; e per questo soggetto pensante e oggetto pensabile del dubbio esistono alla stessa maniera, ma soltanto nella sfera del pensato.

      non so se ti ho dato una personale prova ontologica, secondo bortocal – scusa la battuta, per alleggerire, in argomenti seri.

      ma poi, certamente, l’oggetto del mio dubbio va rigorosamente purificato da ogni scoria antropocentrica: in questo modo si puo` arrivare a comprendere che l’unico Dio del quale si puo` ragionevolmente dubitare e che dunque esiste nella mente di chi dubita e` il Niente creativo delle infinite probabilita` nel quale tutte le cose di autodeterminano per entrare in quello spazio delimitato che e` la probabilita` conoscibile, quella che noi chiamiamo realta`.

      se tu vuoi chiamare questo processo creazione nella mente di Dio, io lo chiamo auto-determinazione dell’esistente nel Niente: ma siamo nella sostanza a semplici varianti linguistiche, dato che l’esistenza stessa e` un fatto solamente linguistico e l’essere e` soltanto una categoria del pensiero.

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      1. Sicuramente se dovessi inquadrarti in una corrente di pensiero filosofica ti posizionerei nell’esistenzialismo, in particolare quello di Heidegger!
        Ma riguardo l’argomento ontologico io penso invece che esso non abbia nulla di antropomorfo. Anselmo si riferisce a Dio come quell’idea luminosa che sta alla base di ogni atto di intelligenza, come quell’orizzonte di verità da cui ogni manifestazione emerge!
        Io per esempio sono contrario ad ogni forma di copyright proprio perché penso che ogni scoperta o manifestazione umana (arte, musica, poesia,…) niente ci appartiene davvero ma tutto ci viene dato!
        Attingiamo a questo orizzonte di verità, ciò che creiamo è intimamente legato a noi e allo stesso tempi è altro da noi, universale appunto, bello perché vero e vero perché bello!!
        Questa è la perfezione dell’argomento ontologico, questo orizzonte è il Dio che precede e genera l’esistenza, in cui l’essenza e l’esistenza coincidono.
        Non so andare oltre ma aggiunto che la realtà nel suo insieme, ogni essere vivente è aperto a questo orizzonte di verità nel suo modo di essere.
        Ci sono tante e tali forme di intelligenza a noi sconosciute dicevo su questo post https://opinioniweb.blog/2018/07/18/congrue-incongruenze/
        La dimostrazione a posteriori di Tommaso a me sembra invece assai antropocentrica, essa non si basa su qualcosa che precede addirittura ogni atto di intelligenza (quindi di pensiero dubitante), ma è una semplice ricostruzione razionale tipicamente umana e per me insoddisfacente.
        L’argomento ontologico lascia aperto il dubbio, l’esistenza di un principio primo mai definito o definibile è il motore della vita in ogni sua manifestazione.

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        1. tu mi vuoi male, Roberto! sia perche` desideri inquadrarmi (e come filosofo della domenica, poi!), sia perche` per farlo vai proprio a scegliere il filosofo del Novecento che massimamente aborro: Heidegger, il vuoto parolaio: giura che non l’hai fatto apposta! 😉

          di irrimediabilmente, ma perfino un poco puerilmente antropomorfo, nell’argomento ontologico di Anselamo c’e` l’idea che, siccome Dio esiste nella mente dell’uomo (o almeno di alcuni – e questo e` indubitabile, qualunque cosa voglia dire), allora debba esistere anche nella realta` esterna che la stessa mente concepisce.

          questo significa attribuire alla mente umana l’onnipotenza! e potrebbe perfino portare a una facile demolizione critica della prova stessa o almeno al drastico ridimensionamento che proponevo anche nel mio commento precedente; ci provo subito:

          siccome la mente umana concepisce l’idea di un Essere perfettissimo e gli attribuisce l’onnipotenza e con questo pretende che esista (come se l’esistenza non fosse una limitazione dell’onnipotenza), con cio` stesso implicitamente considera onnipotente anche se stessa che lo concepisce.
          ma siccome la mente umana palesemente non e` onnipotente (qualunque cosa questo voglia dire) e non ha la capacita` di rendere reali le cose che pensa, questo dimostra definitivamente che Dio e` solamente un concetto (autocontraddittorio!) di alcune menti umane.
          per inciso queste menti che cosi` concepiscono appartengono soltanto ad un gruppo particolare di esseri umani concentrati nel mondo e nella cultura occidentale, visto che questo stesso concetto di un dio personale e` sconosciuto in altre culture umane.

          della posizione di Tommaso ovviamente condivido soltanto la critica ad Anselmo, ma sono d’accordo con te che la pars construens e` perfino ancora piu` debole, dato che non considera affatto che la caratteristica principale della vita e dell’essere e` di autoproprorsi dal nulla, e che non ha dunque affatto alcun bisogno di un creatore.
          l’idea di creazione e` intrinsecamente legata all’idea del tempo, nel quale soltanto si determina il rapporto di causa-effetto.
          ma se il tempo e` soltanto una mera apparenza, una categoria della mente umana, coe ha sospettato per primo Kant e come conferma la fisica moderna, dato che il fattore tempo scompare dalle equazioni che descrivono la realta` ultima della materia (vedi Rovelli), allora l’idea stessa di creazione e` una approssimazione puerile all’idea dell’origine della vita e dell’essere (senza maiuscole, sottolineo).

          sulle intelligenze sconosciute ne siamo effettivaente circondati: dai formicai ai delfini, dalle api agli elefanti alle radici delle piante (vedi Stefano Mancuso):
          ma proprio perche` sono diverse dalla nostra, facciamo fatica a riconoscere loro dignita` , e perfino a riconoscerle…

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