La ballata dell’eroe, Il testamento, La guerra di Piero, La canzone di Marinella, Per i tuoi larghi occhi, Amore che vieni, amore che vai, La ballata dell’amore cieco, Amico fragile, Giugno ’73 e l’inedito postumo Dai monti della Savoia.
tutte canzoni bellissime: anche l’ultima, che possiamo ascoltare dal figlio; le altre le abbiamo tutte nel cuore.
avesse scritto soltanto queste dieci, Fabrizio De Andre`, morto a 58 anni vent’anni fa esatti, sarebbe grandissimo lo stesso.
il fatto e` che, se vogliamo stare all’idea tradizionale di che cosa e` un cantautore, cioe` un poeta che canta su musica sua o un musicista che canta versi suoi, Fabrizio De Andre`, faber, ha scritto effettivamente soltanto queste dieci canzoni.
e le altre? tutte frutto di uno straordinario lavoro di gruppo, anche se sono state tutte attribuite a lui:
altre 303 canzoni scritte con altri,
e in 87 ha collaborato sia al testo sia alla musica,
per altre 216 ha collaborato con altri o al testo o alla musica:
il che significa che, per queste canzoni, la musica oppure il testo glieli ha scritti integralmente qualcun altro;
e dunque parlare di un cantautore, per queste canzoni, e` totalmente arbitrario.
. . .
dunque De Andre` e` stato un cantautore? evidentemente no, lo e` stato solo occasionalmente, dieci canzoni, anche se bellissime, puo` averle composte quasi chiunque, anche se ben pochi riuscirebbero a farne di cosi` belle.
Fabrizio e` stato piu` uno straordinario poeta che uno straordinario musicista, le canzoni di cui ha scritto il testo sono state di piu` di quelle di cui ha scritto la musica.
e tutto questo non lo ha mai nascosto, del resto:
«Quella che era partita come un’attività spontanea è diventata nel frattempo un mestiere, con tutti i coinvolgimenti che comporta un mestiere. […]
Oggi non cerco neanche d’arrampicarmi sugli specchi, semplicemente quando noto delle carenze di creatività, delle carenze soprattutto per quanto riguarda proprio il mestiere in maniera specifica, delle carenze nella capacità di sintesi, mi faccio aiutare.
Ti dico “oggi”, per dire “ieri” o “l’altro ieri”.
Mi faccio aiutare da persone più giovani di me che hanno questa capacità di sintesi superiore alla mia.
Non credo di essere l’unico, anche Dylan s’è fatto aiutare, […] e gliene sono grato perché mi dà una giustificazione.
Io credo di essere sempre riuscito a fare meglio i testi che non le musiche.
Do più importanza sicuramente al testo.»
Intervista al figlio Fabrizio De André, pubblicata nel 2011
. . .
scrivo queste cose non per fare dello scandalismo ne` per dissacrare De Andre`, le scrivo semplicemente perche` e` ora di abbandonare il mito romantico dell’arte espressione soltanto del genio individuale dell’artista.
ben adatta a giustificare gli straordinari privilegi economici che a volte – ma soltanto a volte – vengono assicurati agli artisti
(ma preferibilmente se agiscono nel campo del calcio, dello spettacolo, ma soprattutto in quello della finanza:
ah quegli artisti straordinari che sono i direttori generali, che guadagnano migliaia di volte quel che pigliano i loro dipendenti e alle tre di mattina di Capodanno si sono gia` sciroppati uno dei loro stipendi!)
. . .
solo in questo senso va intesa la provocazione della parole bluff buttata nel titolo: Faber come cantautore e` stato la straordinaria invenzione di un gruppo di musicisti e poeti, mutevole e vario nel tempo, coordinato da un artista geniale di nome Fabrizio De Andre`; ma hanno contribuito a crearlo in tanti, non soltanto lui.
succede, a volte succede che l’artista crei da solo, raccogliendosi nella sua intimita` solitaria, ma anche piu` spesso l’artista e` un grande organizzatore, l’animatore di un atelier, di un laboratorio, di un gruppo, di un’impresa collettiva.
lo erano gli scultori dell’antica Grecia, i pittori del Rinascimento, gli artisti che composero sotto la firma del prestanome Shakespeare le sue opere teatrali e forse anche Mozart si faceva aiutare (di questo non siamo totalmente sicuri, pero`);
ma sicuramente lo sono oggi i grandi protagonisti della scena musicale come lo e` stato Freddie Mercury quarant’anni fa oppure registi che firmano un film o una serie di film di successo o perfino, nel loro campo, anche i politici che si fanno scrivere i discorsi.
. . .
Fabrizio De Andre` e` stato un grande artista, cioe` ha saputo organizzare una grande impresa di gruppo attorno a un personaggio che occasionalmente, ma solo parzialmente, coincideva col suo io biografico,
e che oggi ha cominciato anche a distaccarsi da lui, col nome d’arte di faber,
lasciando a Fabrizio De Andre`, il rampollo discolo di una ricchissima famiglia genovese, la spoglia terrena di un’esistenza da privilegiato, inquieto, infelice e geniale, che poco si adattava in fondo al bel personaggio creato.
Fabrizio De Andre` e` morto vent’anni fa, faber vive ancora:
cosi` funziona l’arte quando e` riuscita: l’arte che e` la prima menzogna, come scrisse Oscar Wilde: la prima delle fake news, diremmo oggi – se le fake news non pretendessero, anche, di essere vere.
Da una parte si dice che fosse anche per le dieci canzoni che De André avrebbe scritto da solo, sarebbe un grande cantautore. Dall’altra sembra che quasi chiunque, se ci si mette, potrebbe scrivere nell’arco di un tempo più o meno una decina di canzoni interessanti. Poi si sostiene che proprio perché De André ne avrebbe scritte cosi “poche” allora non si può definire cantautore in senso pieno. Ma soprattutto non lo si può perché si sarebbe fatto “aiutare”. Insomma, in queste varie e contraddittorie “affermazioni”, si vuol far passare il messaggio che è la quantità non la qualità definire a definire se un artista, nello specifico un cantautore, possa definirsi tale.
1) Sarebbe interessante vedere quanti – tra i professionisti, non parliamo di altri – anche nell’arco di una lunga vita produttiva – riuscirebbero, e sono riusciti, a scrivere, fossero anche “solo” dieci, capolavori;
2) Oscar Wilde ha scritto un solo romanzo, però è un capolavoro: è un grande romanziere “per caso”? Conta più lui nella storia del romanzo o altri che ne hanno scritti molti di più ma non sono arrivati a scrivere un capolavoro? Un esempio che vale per ogni ambito artistico;
3) Scrivere in gruppo non vuol dire “non essere” quello che si è o “non fare” quello che si fa: grandi sceneggiatori scrivono film in coppia e a volta anche in quattro: nessuno si sognerebbe di dire che i co-sceneggiatori di un film non sono sceneggiatori e quando sono premiati nessuno si permetterebbe di non citarli (nonché di dare loro i diritti d’autore: autore, appunto);
4) Il cantautore è considerato, per meglio capire questo basta riferirsi ai modi in cui è declinato in lingua inglese, l’autore del testo (non importa se insieme ad altri autori) e della musica (non importa se insieme ad altri compositori) o autore del solo testo o della sola musica. Importante, ovviamente, è che canti il brano di cui ha creato, o co-creato, musica e testo o solo musica o solo testo. Questo anche dal punto di vista legale. Soprattutto per la parte musicale, pressoché tutti in senso stretto non sono i soli autori, laddove si voglia considerare che il contributo degli esecutori è decisivo anche per l’aspetto creativo e laddove l’arrangiatore non coincide con il compositore o nel caso di un gruppo tutti i componenti contribuiscano all’arrangiamento, in modo dichiarato o non dichiarato.
Pertanto, le varie contraddittorie, imprecise e parziali “considerazioni” per voler far passare De André come una sorta di bluff invece che come uno dei più grandi cantautori, non italiani ma del mondo (come disse la Pivano, che lo considerava giustamente un poeta di poesia per musica, come è da intendersi la vera canzone d’autore) decadono e dimostrano solo che prima di voler dire qualcosa “controcorrente” bisogna, per evitare di essere tacciati di ignoranza e mera e vana esposizione del proprio ego, studiare e saper sostenere con fatti e argomenti quanto si afferma.
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mi spiace se la piattaforma di wordpress ha bloccato il commento (anzi: i commenti, visti i tentativi ripetuti di postarli), seguendo le sue regole particolari che vogliono che il primo commento di qualcuno venga autorizzato dal blogger, e io passo di rado oramai su questo blog, che è finito per mancanza di spazio, e lo aggiorno veramente di rado.
ho letto questo commento molto critico e sono corso a rileggermi il post, chiedendomi se davvero potevo avere scritto un tale mare di puttanate, meritandomi una stroncatura così feroce, con la quale peraltro sono d’accordo per gli argomenti che usa. ma con sollievo vedo di no, sei tu, scusa se mi permetto, che hai letto male.
tu hai commentato un post intitolato quel bluff di De André chiamato faber e non quella specie di bluff di De André chiamato faber.
però meriti una risposta più precisa, visto che sei stato tanto accurato nella critica, quando poco nella lettura:
quelle che tu vedi come contraddizioni sono le sfaccettature di una situazione complessa, che ho cercato di evidenziare.
secondo te ho scritto che, fosse anche per le dieci canzoni che De André avrebbe scritto da solo, sarebbe un grande cantautore. veramente le mie parole sono diverse: sarebbe grandissimo lo stesso. altrimenti avresti ragione a dire che mi contraddico.
secondo te, avrei scritto che proprio perché De André ne avrebbe scritte cosi “poche” allora non si può definire cantautore in senso pieno. anche qui mi riporti in modo inesatto: ho scritto che per 216 ha collaborato con altri o al testo o alla musica:
il che significa che, per 216 canzoni che gli sono attribuite, la musica oppure il testo glieli ha scritti anche qualcun altro; dunque parlare di un cantautore, per queste canzoni, e` totalmente arbitrario.
non ho scritto che De André non è un cantautore; ho scritto che 216 canzoni col suo nome sono in realtà il frutto di un lavoro di gruppo, non di una singola persona, autrice sia del testo sia della musica, che è l’unico caso in cui, secondo me, si può parlare propriamente di cantautore; ma qui la tua definizione è diversa e non abbiamo la stessa opinione .
non ho mai scritto che sia la quantità e non la qualità a definire un artista: perché mettermi in bocca una stupidaggine simile? avevo scritto all’inizio, proprio perché non ci fosse dubbio, parlando delle dieci canzoni in tutto di cui D André ha effettivamente scritto da solo sia il testo sia la musica: avesse scritto soltanto queste dieci, Fabrizio De André sarebbe grandissimo lo stesso.
in realtà l’oggetto polemico del mio post non è affatto De André, ma l’idea popolare artificiale dell’artista genio creativo isolato; De André non lo era affatto, come non lo sono i registi o i grandi pittori rinascimentali che avevano una bottega. su questo siamo talmente d’accordo che è sconcertante per me che mi vengano rinfacciate come critica proprio le cose in cui credo.
ma forse la colpa è tutta del titolo, dove ho calcato la mano per cercare di farmi leggere: comunque preciso ora che De André non è un bluff, salvo che per chi crede che abbia scritto da solo tutte le centinaia di canzoni bellissime che ha firmato, per la maggior parte assieme ad altri.
di gente che lo vede così ce n’è troppa, e volevo correggere la loro opinione.
dopodiché De André rimane un grandissimo autore di testi e un grandissimo musicista e soprattutto un grandissimo poeta globale, che è andato oltre l’idea popolare tradizionale e romantica della poesia e della figura del cantautore, e forse è grande anche per questo.
grazie comunque del tuo intervento, e spero che la notifica della mia risposta purtroppo tardiva ti arrivi lo stesso.
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Condivido, ovviamente, il pensiero di fondo. Mi permetto solo di far notare che, in Italia, il cantautorato definisce un “genere musicale”, più che possedere un “significato etimologico”.
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vedi che significa avere settant’anni, gaber? che ti cambiano il significato delle parole sotto il naso, senza neppure avvisarti, e tu (io) non riesci piu` a spiegarti bene, ahi ahi.
quando nacquero i cantautori, verso la fine degli anni Cinquanta (e io c’ero), e il primo credo sia stato Domenico Modugno, quello di Volare, si`, c’erano i cantanti melodici tradizionali e arrivarono loro, i cantautori, poeti in musica, rigorosamente autori di musica e testo, portatori di un modo nuovo di vivere e di dire la vita: Tenco, Lauzi, Paoli, Endrigo, il tuo omonimo, Gaber, ecc. ecc.
tutti altrettanto rigorosamente maschi, fra l’altro, ma non diciamolo alle femministe di oggi: non esistevano poprio le cantautrici, allora, e anche Mina o la Vanoni, grandissime interpreti, ma sempre di musica altrui.
poco dopo si aggiunse il rock, e un cantautore un po’ particolare, perche` rock: Celentano: anche lui pero` autore di testo e musica assieme.
io credo o credevo che tutti abbiamo sempre pensato che anche De Andre`, che tra l’altro era anche amico di alcuni di quelli li` e veniva dallo stesso ambiente e dalla stessa generazione, fosse cantautore alla stessa maniera.
non lo era, e non ne faccio scandalo: la generazione successiva dei Guccini, Battiato, Bennato, Battisti, Vecchioni (per poco non siamo stati colleghi come insegnanti nella stessa scuola a Brescia), e delle cantautrici che a questo punto si sono aggiunte finalmente pure loro, era meno precisa nei ruoli? qualcuno cominciava a scrivere per loro le musiche e/o i testi?
si`, mi pare di si`, almeno in alcuni casi: mi viene in mente Dalla, a cui scriveva molti testi Roversi; ma, non so tu, io non ho mai considerato Dalla un vero cantautore; la definizione stessa direi che ha perso di valore, nel frattempo.
per me i cantautori sono stato uno specifico fenomeno degli anni Cinquanta-Settanta di rinnovamento della musica che prima si chiamava leggera, come le ragazze che te la danno di cui cantava Gaber, ma che dopo non ha piu` potuto essere chiamata cosi`e dovremo invece dirla di massa.
ho sempre visto De Andre` come uno di loro; invece e` gia` stato ponte verso la nuova musica di massa, in cui il fenomeno dei cantautori si e` come disciolto, fino a confondersi, tutto qui.
la nuova musica di massa e` frutto di un lavoro di gruppo, ok; e Faber e` stato gia` interno al fenomeno: non gli si toglie niente a dirlo, credo; i momenti storici sono diversi.
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Probabilmente questa differenza di percezione dipende dal fatto che per me i cantautori sono un fenomeno assodato e già fissato, mentre tu hai vissuto la loro storia “in divenire”: la maggior parte dei significati che diamo alle parole, credo, si cristallizza durante la prima età adulta (è un mio pensiero, non ho dati per corroborare questa ipotesi) e quindi in quel periodo i cantautori erano una certa cosa (ma Modugno non si scriveva i testi, e Gaber le musiche. Non da soli, almeno): quindi per me, ad esempio, Dalla è un cantautore (uno dei miei preferiti, per altro) e per te no.
Ciò detto, è pur vero che probabilmente hai ragione tu, e che un cantautore assomiglia ad un regista cinematografico, che fissa un certo tipo di “immaginario” e costruisce una bottega che la sviluppi: che De Andrè lavorasse così, per altro, è dimostrato dai ricordi di Mauro Pagani su come fu scritto Creuza de ma, a mio modesto parere il disco migliore della sua produzione (ed uno dei migliori di sempre della musica italiana). Forse è proprio questa, la definizione migliore di cantautore. Che poi, ovviamente , si è trasformata in un genere musicale perché l’industria musicale ha bisogno di disporre di categorie merceologiche per meglio vendere i suoi prodotti.
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be’, mi hai fatto approfondire un poco la questione con letture online qua e la`: mi pare che per qualunque cantautore (escluso forse Tenco, ma soltanto perche` morto giovane e rimasto abbastanza estraneo all’industria discografica), anche quelli delle origini, escluse appunto le primissime produzioni di ciascuno, forse, le tecniche di produzione delle canzoni fossero simili a quelle di De Andre` (senza stare adesso a dettagliare troppo quali testi o quali musiche l’uno o l’altro scrivevano in modo del tutto autonomo, e a volte si` e a volte no; e quali con altre collaborazioni e quando: ma Modugno scrisse persino una canzone con Pasolini, parole di Pasolini, ovviamente, anche se Modugno stesso era poi autore di testi poetici); era soltanto la mia visione ingenua da ragazzo che mi sono tirato dietro fino ad oggi.
dunque il mio post, assieme al mio commento di risposta a te, e` per qualche verso completamente sbagliato, nell’isolare il fenomeno nel tempo e nello spazio, e in particolare attorno a Faber, dall’altro lato comunque forse utile, per avere sollevato il velo sulle reali modalita` in generale di costruzione dei personaggi musicali ai nostri giorni.
e per avere proposto una riflessione critica per staccare il gruppo eterogeneo e mobile degli autori dal personaggio che poi si stampa nella mente del pubblico come autore unico ed eccezionale dell’insieme, mentre e` soltanto una maschera, personaggio, appunto.
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Sono d’accordo con la seconda parte :-).
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be’, meno male che un poco di consenso lo porta a casa, comunque… 😉
ma chissa` poi da dove comincia la seconda parte…; forse da “il mio post e` completamente sbagliato”… , ahha
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beh, effettivamente ciò che definisce un cantautore, e che lo distingue da un interprete (perché, d’altronde, sarebbe altrettanto scorretto definire de andrè un interprete) è un significato che nel corso del tempo si è svincolato dalla pura etimologia (tanto che i cantautori in senso etimologico e puro, ad esclusione dei pochi notissimi, non li conosce quasi nessuno… pensa a quanti conoscono lolli, per dire).
più semanticamente parlando, racchiude l’idea d’essere “personaggio cantautore”, laddove l’autoraggio in termini di scrittura e musica di proprio pugno è secondario al fatto che il personaggio, appunto, sia al centro del cantautoraggio.
in questo senso, per me, non è assolutamente fuori luogo considerare tali personaggi come de andré, bertoli, etc…
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ecco, ci siamo.
e` come dire che il cantautore non e` l’autore, e` un personaggio.
detto questo, allora anche De Andre` e` effettivamente un cantautore.
ma allora l’autore chi e`? 😉
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@ sherazade
rileggendoti per la quarta o quinta volta: se il tuo primo commento intendeva dire che il falso non era certo nel lavoro di squadra dichiarato dallo stesso De Andrè, non e` la stessa cosa che avevo detto io nel post?
e` difficile capire, se qualcuno ti risponde polemicamente, ma per ribadire quello che avevi gia` detto tu: ovvio che allora cerco di trovare la differenza altrove.
uno puo` anche scrivere 5 righe invece di 20, ma se poi si fa rileggere 5 volte per farsi capire, diventa piu` prolisso lui di chi ha scritto 20 righe, se almeno in quelle 20 righe e` stato chiaro.
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Buongiorno.
Non condivido la tua chiusa sul pensiero (forse ) provocatorio Oscar Wilde. Ha fatto incetta di premi al Golden Globe il film Wife con Glenn Close. Soltanto alla fine del film scopriamo in occasione del premio Nobel per la letteratura che chi aveva sempre scritto era appunto la moglie. Ecco dov’era il falso, non certo nel lavoro di squadra dichiarato dallo stesso De Andrè.
Pensavo a Francesco Guccini.
shera
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commento densissimo di spunti, certamente scritto con lo smartphone e forse un po’ troppo concentrato per i miei tempi lenti.
non ho visto Wife, la presenza di Glenn Rose come protagonista e` per me un ostacolo insuperabile; purtroppo non riesco a sopportarla proprio e basta che compaia in un film per farmelo fuggire come la peste: da anni e` l’emblema del femminismo snob e politically correct, che mi indigna, coe – purtroppo – sai.
avevo capito da come lo citi che il film fosse una audace reinterpretazione della vita e dell’opera di Oscar Wilde, e la tesi che leggevo tra le righe mi aveva molto meravigliato, dato che non ne avevo mai sentito parlare, ma vedo da internet che non e` cosi`, il film e` di pura fantasia: il premio Nobel assegnato allo scrittore che si impadronisce delle opere della moglie spacciandole per sue, del resto, quando mori` Wilde, nel 1900, non era stato ancora istituito: inizio` nel 1901, se non sbaglio, e anche se Wilde fosse vissuto un anno di piu` non lo avrebbero certo dato a lui: il primo italiano che lo vinse per la letteratura fu Carducci!
vero e` che la moglie di Oscar Wilde puo` avere dato qualche spunto al film e che e` una figura di straordinaria suggestione, dedita al marito cosi` totalmente infedele con una dedizione disperata e dolcissima: Wilde certamente non se la meritava una donna cosi`, e se e` vero che dietro ogni grand’uomo c’e` una grande donna, allora veramente Constance Lloyd andrebbe considerata almeno coautrice della fortuna di Wilde (un lavoro di gruppo, qui anzi di coppia, come appunto dicevo nel post).
aspetto semmai che si faccia un film su quel losco figuro che era Einstein umanamente, e che davvero si approprio`, all’inizio della sua carriera, delle idee della moglie, poi tradita, Mileva Maric, grandissima fisica; forse non e` un caso che dopo la separazione da lei, il livello dei contributi scientifici di Einstein decadde miseramente.
e vale la pena di ricopiare qui le incredibili umilianti condizioni che Einstein pose alla moglie, per toirnare a vivere con lei nel 1912, mentre la tradiva gia` con una stabile relazione con un’altra:
1. i suoi vestiti e la biancheria dovevano essere mantenuti in ordine e in buono stato;
2. lui doveva ricevere i suoi tre pasti regolarmente nella sua stanza;
3. la sua camera da letto e lo studio dovevano essere sempre puliti e, in particolare, sulla sua scrivania poteva mettere le mani solo lui. (su questo secondo passaggio Einstein ha pero` tutta la mia solidarieta` personale, per esserci passato anche io…)
Mileva avrebbe anche dovuto rinunciare a ogni rapporto personale, astenersi dal criticarlo sia a parole sia con azioni davanti ai figli.
4. Non doveva aspettarsi intimità.
5. Doveva smettere immediatamente di rivolgersi a lui se lui lo richiedeva.
6. Doveva uscire all’istante dalla stanza e senza protestare se egli lo richiedeva. (altri due punti ai quali mi associo, per consimili esperienze: fondamentale per evitare le liti).
Mileva accettò ed egli tornò a casa.
– fine delle divagazioni su femminismo, letteratura e scienza.
non capisco il riferiento a Guccini.
non capisco perche` parli di falso: non ho mai accusato De Andre` di falso: considero anzi molto positivo il lavoro di gruppo da lui organizzato, come del resto da molti altri artisti (cito anche Freddie Mercury nel post): critico soltanto i mitografi che si inventano la storia del genio solitario: De Andre`, per fortuna sua e nostra, non lo era.
ecco il senso della battuta finale, se sia provocatoria oppure no, dipende da chi la legge: la scienza si fonda sulla ragione e sulla verita`, cioe` sulla mente che cerca di adattarsi al mondo; l’arte si fonda sulla mente che si dissocia dal mondo e diventa fantasia, cioe` anche menzogna.
ciao: lo so che sono stato lungo nella risposta, secondo i tuoi gusti: mi spiace se non posso essere diverso da me stesso quasi mai. 🙂
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In effetti una risposta prolissa che tu da esimio professore avresti definito fuori tema.
Cito la tua chiusa su l’Oscar Wilde boutade perche non sono d’accordo che L’arte è una fake un fake. Cito il film e tu ribatti con Einstein perché il falso (fake) sta nell’attribuzione impropria dell’opera d’arte.
Richiamo Guccini perché mi sembra che lui sia cantautore a tutti gli effett.
Buffo come sia difficile la comunicazione tra noi 🤔i
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buffo si`.
io trovo il tuo primo commento oscuro e sconclusionato (per me), e ho provato a rispondere come potevo.
da professore ti rispondo anche che prolisso e` soltanto cio` che e` detto in modo inutilmente lungo e che poteva essere detto in modo piu` efficace e con meno parole. non e` prolisso cio` che e` articolato e complesso.
poi da profe so benissimo che ci sono alunni e alunne che se gli proponi qualcosa di complesso sbadigliano; una volta questa mancanza di concentrazione era considerata un difetto; oggi i social ci stanno abituando a considerarla un pregio. altra divagazione prolissa: pare che il tempo medio di ascolto, una volta di 20-25 minuti, si stia riducendo a un minuto o due: capacita` di attenzione di un’ameba, dicono… 🙂 – scusa, non intendo adeguarmi, chi non mi regge non mi merita, ahhaha.
ultima nota: per finire fuori tema, occorre che il tema sia dato con chiarezza – qui rispondo da alunno giudicato negativo alla professorina.
nel merito:
1. non sei d’accordo che l’arte sia un fake; mmm, io avevo citato Wilde per dire che e` fondata sulla menzogna: l’arte e` uno splendido modo di mentire. sei d’accordo oppure no? non l’ho ancora capito.
2. hai citato un film ce non c’entra, mi pareva, per sostenere che… che cosa? non l’ho capito ancora. se citando il film intendevi parlare di donne oppresse da uomini che si impadronivano delle loro idee, ti ho dato un esempio migliore di Oscar Wilde che non ha mai rubato le sue idee letterarie alla moglie: ti ho citato Einstein che ha rubato alla oglie alcune idee scientifiche per cui ha preso il Nobel lui. ero fuori tema? si`? ma quale era il tema, allora?
3. adesso ho capito perche` avevi citato Guccini, grazie di avermelo detto chiaramente la seconda volta. non sono piu` molto intuitivo e ho perso le mie capacita` telepatiche, ultimamente…
🙂 🙂 🙂
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alzo le armi… mi prendo una vacanza..
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sento e scommetto che hai letto soltanto le prime righe…
la comunicazione e` un’operazione sempre difficile, in effetti…
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Scommetti male e dunque in qualche modo mi sento offesa.
Sono, credo, tra le pochissime blogger che non utilizzano solo I like e che se leggono leggono tutto, poi forse non capisco, ma questa è un’altra storia.
… E comunque menzogna può essere intesa anche come falso e falso come fake.
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chiedo scusa, non volevo offenderti; si sa che abbiamo due bei caratterini (e soprattutto io non sono facile).
ho integrato la mia frase finale nel post, adesso, se poteva risultare ambigua: quindi le tue critiche i sono state utili.
intendevo collegare menzogna a fantasia creatrice che si distacca dalla realta`, non usarla nel senso di affermazione falsa fatta per ingannare qualcuno; non ho mai inteso accusare De Andre` di questo, ma mi pare che nel post sia ripetuto varie volte: il titolo e` un poco ambiguo, per suscitare curiosita`, ma il post spero che sia chiaro.
ciao, e non vorrei toglierti il buonumore, spero che tu stia facendo qualche bella passeggiata.
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uffa, la seconda risposta a questo commento e` finita in cima…
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Interessante “L’arte è la prima menzogna” …
Può essere utile a questo dibattito sul blog di Chiara: https://squarcidisilenzio.wordpress.com/2019/01/10/arte-e-artigianato-quali-diversita/comment-page-1/#comment-21511
(Scusa…anche se andiamo al di là di questo post: forse)
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il titolo esatto del saggio di Wilde e` The Decay of Lying, La decadenza della menzogna.
dovrei rileggerlo, l’ho sempre considerato un testo fondamentale…
grazie di avermi mandato il link al blog di Chiara, una amica (ci siamo anche conosciuti personalmente a Torino) che ho un poco perso di vista sul blog (ma a volte le notifiche di wordpress smettono da sole, come abbiao gia` visto anche in altri casi); da punti di vista diversi ci occupiamo spesso di problemi simili e ho avuto occasione di citarla molto di recente anche qui.
credo che dovrei intervenire da Chiara, grazie dello spunto; tra un po` ci provo.
e grazie dei commenti!
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