Finalmente c’e` una maggioranza, ha esultato la May alla fine della giornata di ieri: la Camera inglese ha preso le decisioni chiave sulla brexit, in assoluta liberta` di coscienza dei suoi parlamentari che li`, evidentemente, e` un valore sacro; e lei e` contenta.
vediamola, allora, questa maggioranza inglese, prima di tutto secondo l’ordine delle votazioni dei NO:
c’e` una maggioranza 327 a 296 per dire di NO a Corbyn, che ha proposto una brexit con un legame piu` stretto con l’Unione Europea, sul modello norvegese, cioe` restando per sempre nel mercato comune europeo e senza barriere doganali, ma fuori dalle istituzioni europee, e un secondo referendum per confermare la scelta.
c’e` una maggioranza schiacciante, 327 a 39 (evidentemente i laburisti si sono astenuti), contro la permanenza della Scozia nell’Unione Europea nonostante la brexit, proposta dai nazionalisti scozzesi, e un rinvio della brexit.
c’e` una maggioranza 321 a 301 anche contro la proposta di una deputata del partito conservatore di rendere il parlamento e non il governo responsabile delle decisioni ultime sulla brexit: meglio lasciare la patata bollente alla May.
c’e` una maggioranza 321 a 298 contro la proposta di una deputata laburista di spostare la brexit anche solo di tre mesi.
c’e` una maggioranza 322 a 290 anche contro la proposta di un’altra deputata laburista che considerava lo slittamento della brexit soltanto possibile.
dove c’e` stata invece una maggioranza di SI`?
su due proposte:
la prima e` una semplice invocazione: si raccomanda (forse a Dio) che non ci sia una hard brexit e la mozione ha avuto 318 voti a favore e 310 contro: pochini, direi.
la seconda ha avuto 317 voti a favore e 301 contro e chiede di riaprire le trattative con l’Unione Europea sul confine con l’Irlanda del Nord: ma come e su quale proposta concreta non si sa; l’Unione Europea ha gia` rifiutato sia prima sia dopo la votazione, e non puo` fare diversamente, perche` per accettare una nuova proposta occorre l’unanimita` e l’Irlanda non potra` mai accettare una proposta diversa.
E` una cosa fastidiosa, cosi` l’ha definita la ministra degli esteri irlandese; e una riapertura delle trattive rimetterebbe in gioco la questione di Gibilterra e quella dei diritti di pesca nella Manica, chiuse a stento.
in sostanza l’unica decisione veramente presa e` quella impossibile di riaprire le trattative con chi rifiuta di farlo.
alquanto provocatorio, no?
oppure inventeranno qualche gabola linguistica per dire che l’accordo e` cambiato e alla fine farlo digerire anche agli hardbrexiter?
pero`, attenti, manca ancora il voto finale sull’insieme: finora si sono votati gli emendamenti…, e bisogna aspettare il 13 febbraio per vedere come andra` a finire.
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gia` tre anni fa dicevo, controcorrente, che la brexit era tutto sommato un bene, o meglio un male necessario per evitarne di peggiori: questi inglesi e` meglio perderli che trovarli.
non a caso e` un inglese, Beckett, che ha creato la figura mitica di Godot, il personaggio misterioso continuamente atteso e che non arriva mai: anche il Parlamento inglese aspetta il suo Godot che gli tolga le castagne dal fuoco.
altrimenti, hard brexit, oppure capitolazione all’ultimo momento sulla proposta May, ma chi dovrebbe capitolare sono i laburisti oppure gli hard brexiter, e la vedo dura in entrambi i casi.
quindi prepariamoci alla hard brexit anche noi: sara` dura anche per noi, per gli inglesi sara` peggio, molto peggio (si stanno preparando a introdurre lo stato di emergenza), ma non e` poi una consolazione.
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c’e` qualcosa di malato nella cultura inglese, e da` da pensare che l’arroganza e la miopia di cui danno prova in questi giorni convulsi sia quella su cui hanno costruito un impero che per un paio di secoli e` riuscito a saccheggiare il mondo in nome del denaro e che ha segnato con la sua avidita` la cultura moderna dell’intero mondo.
come ha detto il ministro delle finanze danese: in Europa ci sono piccole nazioni e nazioni che non hanno ancora capito di esserlo.
la brexit, se riuscissimo a guardarla dall’alto dei secoli, ha questa enorme valenza simbolica: e` il suicidio di un popolo che non riesce a collaborare con gli altri su un piede di parita`, ma e` capace soltanto di una relazione di dominio.
ma questa e` la cultura non soltanto dell’Inghilterra, ma e` diventata la cultura dell’intero Occidente.
per cui il suicidio a questo punto annunciato e irreversibile dell’hard brexit e` il suicidio latente nell’intera civilta` occidentale: non a caso nell’impero mondiale all’Inghilterra sono subentrati gli Stati Uniti, ma in nome della stessa voglia arrogante di dominare e sfruttare il mondo.
il nuovo millennio ha gia` spalancato la porta al post-Occidente e Godot si guarda bene dall’uscire dal suo nebuloso nascondiglio sconosciuto per venire ad impicciarsi con queste cose.
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nessuna speranza con gli inglesi; e vorrei che fosse chiaro che sto parlando e giudicando una cultura e una storia, e che non e` razzista farlo perche` anche le culture e i popoli hanno una loro identita` e abbiamo tutto il diritto di dire se ci risulta simpatica e cordiale oppure no; razzista non e` giudicare negativamente gli aspetti caratterizzanti di una cultura, ma farlo con odio e per istigare alla violenza contro i suoi membri.
razzisti non sono questi giudizi, ma trasferire meccanicamente i giudizi globali sui singoli e trasformare i giudizi in azioni ostili.
ma se un’azione ostile, in questo caso la brexit, ci attacca, non e` sbagliato difendersi.
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ma chiudo con un’ulteriore considerazione: qualcuno ha mai osservato il modo profondamente ingiusto e discriminatorio col quale e` avvenuto il referendum sulla brexit?
l’art. 24 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che deriva dall’art 19 del Trattato dell’Unione Europea, prevede che Ogni cittadino dell’Unione residente in uno Stato membro di cui non è cittadino ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato.
non e` previsto lo stesso diritto alle elezioni politiche.
tuttavia il diritto di voto dei cittadini comunitari residenti in altro paese alle elezioni europee non doveva naturalmente estendersi anche ad un voto su una questione europea cosi` importante come la continuita` dell’appartenenza all’Unione?
qualcuno ha riflettuto sul quale insulto ai diritti umani degli altri cittadini europei che vivevano nel Regno Unito sia stato il non averli lasciati partecipare ad una decisione che coinvolgeva cosi` profondamente le loro vite e i loro diritti futuri?
non era gia` in questa scelta il vero significato della brexit e la premessa delle scelte future che ne verranno?
che e` il diritto che gli abitanti originari intendono riprendersi di espellere dal LORO paese chi ci vive e lavora, ma vi e` arrivato dopo di loro?
prima gli inglesi: la brexit significava questo, e bisognava dire di no alla legittimita` sostanziale di questo referendum da subito…
ma questa e` anche un’autocritica per non avere capito subito la portata del problema.
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chiudo quindi con considerazioni piu` generali: questa norma europea sui diritti di voto dei suoi cittadini e` una deroga malata al principio originario della democrazia che collega diritto di voto e pagamento delle imposte e riconosce il diritto di votare per determinare la politica di uno stato ad ogni residente in quello stato che vi paga le imposte.
questo diritto non viene riconosciuto dall’Unione Europea ai suoi cittadini e sostituisce al diritto all’eguaglianza diciamo fiscale nel voto, un diritto di voto di cittadinanza.
peggio ancora fa l’Italia che in aggiunta riconosce diritto di voto su base etnica, cioe` razziale, ai discendenti dei propri cittadini oramai stabilmente abitanti in stati diversi e non piu` collegati alla madrepatria di origine da un vincolo fiscale.
cosi` noi non abbiamo un voto per corrispondenza dei cittadini fiscalmente attivi che momentaneamente risiedono all’estero, ma abbiamo un diritto di voto dei discedenti degli italiani che non hanno nessun legame di partecipazione attiva con la vita del nostro stato.
credo invece che in qualunque stato, in Italia e nell’Unione Europea, il diritto di partecipare alle elezioni politiche di un paese vada riconosciuto a chiunque, abitandovi, vi paga delle imposte
– e parallelamente vada negato a chi non ne paga in nessuna forma: l’evasione fiscale dovrebbe comportare, come conseguenza, la perdita dei diritti politici di voto.