il fiume Chiese ha un futuro? e noi? – 85

sono stati resi noti i primi dati della ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità sui casi di polmonite nel bresciano dei mesi scorsi.

forse l’espressione “resi noti” non è però la più adatta: un interesse per la vicenda, pur sempre relativo, si trova soltanto in una parte della stampa locale (Bresciaoggi; il Giornale di Brescia al momento tace), e quella nazionale ignora l’argomento, visto che non pare rientri nell’agenda o negli interessi di nessuna forza politica.

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eppure quel che sta succedendo a Brescia potrebbe essere soltanto l’anticipazione di fenomeni destinati ad estendersi, grazie all’effetto serra e all’inquinamento crescente.

un’epidemia di più di 1.000 casi di polmonite dall’estate a dicembre, con 7 morti accertati, dovrebbe pure scuotere le coscienze; ma sappiamo oramai che l’informazione è al servizio delle lobby e fino a che qualche grossa azienda farmaceutica non deciderà qualche vaccinazione di massa a spese dello stato contro la legionella, il silenzio della stampa continuerà.

il batterio della legionella, infatti, è stato ufficialmente riconosciuto come causa dell’epidemia.

legionella

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lo si sospettava già, ma di solito questo batterio colpisce in ambienti chiusi e si diffonde attraverso gli impianti di condizionamento dell’aria, qui invece si è moltiplicato nelle acque del fiume Chiese.

La legionella pneumophila sierogruppo 2 è stata isolata nel fiume a Montichiari, Remedello e Carpenedolo, nell’area cioè dove si sono manifestati più casi, tra la Bassa Orientale bresciana e la provincia di Mantova.

L’acqua del fiume, ridotta a una poltiglia densa dalla siccità e dalle alte temperature di fine settembre, ha trasformato il Chiese in un una sorta di brodo di coltura batterica; le aziende della zona hanno continuato ad alimentare le torri di raffreddamento con le acque del fiume e hanno sparso nell’atmosfera una nube batteriologica.

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l’Istituto Superiore della Sanità non vede responsabilità: è un fenomeno imprevisto, dice; vero, ma imprevisto da chi doveva prevederlo… (non certo le aziende).

infatti, nei giorni successivi all’esplosione dell’epidemia, il Consorzio di Bonifica Garda Chiese, ente pubblico della Regione Lombardia, aveva inviato una lettera alle autorità sanitarie segnalando il rischio che il fiume si trasformasse in una bomba batteriologica.

ma questo non era bastato a prendere provvedimenti, del resto è pur sempre aperta una indagine della Procura di Brescia per epidemia colposa.

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intanto a Montichiari si è costituito un Comitato Salute Pubblica “La corsa per la Vita”, al quale peraltro è stato sinora rifiutato l’accesso agli atti dall’ATS Val Padana, l’azienda sanitaria unificata di Cremona e Mantova.

il link a Amministrazione trasparente ex ASL Mantova lo trovate qui: http://www.ats-valpadana.it/Templ_Trasp_intro.asp?IDLivello1=151&IDlivello2=1641

e ci potete leggere in apertura: La presente sezione è stata recentemente ristrutturata, i documenti sono in fase di ordinamento. Ci scusiamo per eventuali disagi.

il Comitato di Montichiari ha intanto consegnato al Prefetto una lettera che chiede di controllare il fiume e lo spandimento di fanghi per evitare una nuova epidemia quest’anno.

basterà tutto questo per rendere prevista una nuova epidemia e dunque per contrastarla per tempo?

ho la sensazione di no.

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proprio in questi giorni si sta facendo acceso il dibattito sul depuratore degli scarichi fognari del Garda, sponda bresciana.

https://corpus15.wordpress.com/2019/02/05/che-cosa-sta-succedendo-allacqua-val-sabbia-e-altrove-75/

il collettore fognario attuale attraversa il lago sott’acqua e porta il liquame dall’altra parte sulla sponda veronese, a Peschiera, ma è inadeguato agli standard nuovi, logorato, e dovrebbe essere sostituito da una nuova struttura da costruire nei prossimi dieci anni.

il progetto prescelto è quella di collocare due nuovi depuratori nelle vicinanze del fiume Chiese, appunto, (a Gavardo e a Lonato), per potervi riversare l’acqua ottenuta (come ora avviene per il Mincio a Peschiera)!

una proposta alternativa prevede di spostare più a monte il primo depuratore che scaricherà nel Chiese: a Vobarno, costruendo un tunnel di 7 km per collegarlo all’alto Garda, con l’occasione anche stradale, per offrire una alternativa all’insostenibile intasamento della Gardesana tra Salò e Toscolano.

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quindi nel Chiese arriverebbe dell’acqua in più, depurata.

ma come? a conclusione del processo di depurazione, le acque devono essere disinfestate da batteri, funghi, virus; lo si può fare con diversi processi: col cloro e suoi composti, in forma liquida o gassosa; con acido peracetico; ozono, prodotto con scariche elettriche ad alta tensione; oppure con raggi ultravioletti, ma solo teoricamente, perché i costi sono molto elevati.

il problema dell’acqua del Chiese è annoso: il lago d’Idro, formato dal fiume, funziona oramai da anni semplicemente come serbatoio per la produzione di energia elettrica e per l’irrigazione della Bassa: irrigazione a rischio, considerando il calo drammatico delle precipitazioni, diminuite del 75% negli ultimi dieci anni.

e infatti a breve stanno per partire i lavori di costruzione di un nuovo tunnel da 48 milioni di euro, lungo 1,5 km, che servirà, secondo le motivazioni ufficiali, a prevenire le piene del lago (mai viste negli ultimi anni), ma in realtà per facilitare il prelievo delle sue acque.

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acque tolte dal lago e acque immesse nel fiume.

grandi progetti di manipolazione della natura. 

intanto la siccità avanza impressionante, ma noi continuiamo a progettare di controllare dell’acqua che non sappiamo se ci sarà ancora

e di trasformare come vogliamo un fiume che muore.

 


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