no-TAV? pro-triv!! – 106

come giocare a fare gli ecologisti agitando il drappo rosso della TAV e intanto far passare sottobanco, senza che gli ecologisti veri quasi se ne accorgano, delle autentiche porcate.

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la PO Valley Energy Limited, società energetica australiana, è molto attiva nelle prospezioni di idrocarburi e gas in Val Padana, e controlla al 63% il giacimento di Selva, a nord-est di Bologna, da cui l’ENI ha ricavato negli anni passati, grazie a 15 pozzi, 2,3 miliardi di metri cubi di gas.

questo significa che lo ha tolto da sottoterra, creando un buco nascosto di più di 2 km quadrati di ampiezza e un km di profondità; poi l’estrazione è stata chiusa, perché il giacimento è stato considerato esaurito.

ora, grazie a nuovi studi, la Po Valley ritiene che vi siano ancora 380 milioni di metri cubi di gas lì sotto (secondo altre informazione 480 milioni) e ha chiesto l’autorizzazione ad estrarli, cioè ad allargare il buco sotterraneo per una larghezza di un km quadrato e uno spessore di circa 400 o 500 metri.

le autorizzazioni dal governo le ha ottenute in questi giorni: o meglio, ha ottenuto la promessa di averle al più presto, e l’estrazione inizierà già l’anno prossimo.

la PO Valley dunque scaverà un nuovo pozzo profondo 1.300 metri, che si chiamerà Podere Maiar 1 e si troverà nell’area Podere Gallina.

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“Siamo concentrati sugli sviluppi del progetto per arrivare al first gas del Selva nel 2020. L’Italia continua a dover importare più del 90% del gas che viene consumato, quindi una nuova fonte domestico come il Selva costruirà valore per gli azionisti e aiuterà il Paese a sostenere l’utilizzo di gas naturale come strumento per la transazione energetica verso un’economia low-carbon”.

l’ipocrisia non manca, come si vede: pare che bruciare gas non produca comunque CO2, e che il problema riguardi soltanto il carbone.

e poi perché ostinarsi a comperare il gas dalla Russia o dall’Algeria, quando possiamo comperare il nostro gas dagli australiani e farlo tirare fuori dal nostro sottosuolo a loro?

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solo che il problema non è soltanto il gas serra.

nel maggio 2012 la zona è stata scossa da una sequenza di potenti terremoti, fino alla magnitudo 6,1, avvertiti in tutta Italia e fino alla Germania meridionale, che provocarono 27 vittime.

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una Commissione internazionale per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel territorio della regione Emilia-Romagna colpita dal sisma del mese di maggio 2012 (ICHESE) concluse, tra pareri contrastanti dei geologi che la componevano, che “non può essere escluso un effetto da parte dell’attività del campo petrolifero di Cavone, distante circa 20 km dall’epicentro del terremoto del 20 maggio; per quanto le variazioni di pressione nel sottosuolo, causate dall’attività nel campo, da sole non sarebbero state sufficienti a generare un terremoto, potrebbero aver innescato il terremoto nel caso in cui la faglia causante il sisma, fosse già prossima al suo punto di rottura”.

notare bene, perché la scienza non propala false certezze, che si trattava soltanto di un dubbio.

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quindi nell’aprile 2014 fu avviato quindi un ulteriore progetto, il “Laboratorio di monitoraggio Cavone”, promosso dal Ministero dello sviluppo economico, dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Società Padana Energia (concessionaria del Cavone) e dall’Associazione italiana delle industrie petrolifere e minerarie (Assomineraria) e questo concluse che il legame tra questo terremoto e le attività di estrazione di idrocarburi è stato definitivamente confutato.

certo, il primo e principale terremoto del 2012 appartiene chiaramente alla serie storica dei terremoti che colpiscono la regione nei secoli, dovuti al lento scivolamento delle placche sotterranee, che ne innalza progressivamente la parte sud, spingendo verso nord via via il Po, che al tempo dell’impero romano sfociava a Ravenna; ma colpisce che l’epicentro di due scosse successive al terremoto principale, della potenza di circa 5 gradi, considerate da molti un terremoto differente dal primo, sia venuto a coincidere molto da vicino con l’area della concessione dell’estrazione di idrocarburi di Mirandola.

400px-Concessione_di_coltivazione_idrocarburi_MIRANDOLA

insomma, il principio della prudenza non guasterebbe, se non ci fosse poi anche l’effetto serra a sconsigliare la corsa all’estrazione degli idrocarburi.

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i 5Stelle sono la forza principale del governo, ma sembrano essersene dimenticati, fagocitati dalla destra classica, ed evidentemente non avvertono più la necessità di una moratoria, per la quale si batteva con toni durissimi nel 2014, quando era il governo Renzi a negarla, per bocca della sottosegretaria Vicari.

che Renzi fosse un pro-triv lo sapevamo, ma i 5Stelle?

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alcune informazioni per questo post vengono dal blog http://dorsogna.blogspot.com/


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