le donne del Muro del Pianto: l’8 marzo a Gerusalemme – 116

secondo la religione ebraica ortodossa soltanto gli uomini hanno accesso al cosiddetto Muro del Pianto, l’ultimo resto dell’antico tempio di Gerusalemme, distrutto dai romani nel 70 d.C., alla fine della grande rivolta contro l’impero sfociata nella prima guerra ebraica.

oggi, in occasione dell’8 marzo, un gruppo di donne che si batte da anni perché l’accesso alla spianata sia consentito anche alle donne, le Donne del Muro del Pianto, si è recata nel luogo a pregare, ma è stata attaccata da alcune migliaia di ebrei ortodossi scandalizzati e sconvolti all’idea.

ma tra loro c’erano anche donne altrettanto ortodosse, in particolare studentesse trasportate sul posto dalle scuole confessionali.

due donne sono state ferite e una ragazza di vent’anni è stata arrestata dalla polizia per aggressione e ingiurie, ai maschi naturalmente, e le organizzatrici della preghiera sono state accusate di provocazione.

. . .

comunque la polizia ha condotto le donne a pregare ad una sezione appartata e più distante del muro, riservata alla preghiera dei non ortodossi, dove sarà possibile pregare assieme a uomini e donne:

la zona è in allestimento da diversi anni, ma le proteste degli ortodossi, che esigono l’esclusiva maschile di tutto il Muro, ne hanno finora impedito l’inaugurazione ufficiale.

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. . .

la notizia la trovo sullo Spiegel: sono curioso di vedere se arriverà mai sulla stampa italiana, impegnatissima a far credere che soltanto l’islam limiti i diritti delle donne e che questo non sia invece un tratto comune di tutte o quasi le religioni organizzate e in particolare delle loro versioni più integraliste e fanatiche.

l’ANSA comunque dà la notizia ai giornali e ai blog che volessero diffonderla.

 

 


14 risposte a "le donne del Muro del Pianto: l’8 marzo a Gerusalemme – 116"

  1. in tutto questo io vedo sempre la ridotta capacità di critica di chi crede ciecamente ai dettami di un culto religioso.
    mi ha fatto pensare la tua considerazione sul marianesimo, devo ammettere che in qualche modo il cristianesimo ha riportato in auge l’antico culto della dea madre, seppure mortificandolo in una sorta di sudditanza al dio padre.
    temo che gli esseri umani non riusciranno mai a liberarsi dai condizionamenti religiosi che ottundono già dalla nascita ogni libertà di giudizio.
    secoli di condizionamento hanno de-formato lo spirito e con-formato il pensiero.

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    1. SCHIAVI

      Legati con le catene
      Di indistruttibili paure
      In gruppo alzano lodi
      Ad ogni cielo
      Che in cielo passa,
      Ad ogni malato potere
      Che in terra comanda.

      Mutano i cieli,
      Cambiano gli avidi di potenza,
      Mai si spezza la nera catena
      Che lega alla paura.

      Schiavi del credere
      Ubbidiscono,
      Domati fin dentro.

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      1. parlare di paura è forse perfino fare un complimento.

        conformismo, piuttosto; spirito di gregge cioè gregario: sono meccanismi biologici, contro cui sbattiamo la testa invano.

        tuttavia forse sono perfino funzionali: basta guardare che razza di casini e di conflitti è in grado di suscitare l’intelligenza critica, perfino ora che è distribuita in maniera tanto parsimoniosa tra gli uomini.

        temo che se l’umanità fosse fatta soltanto di intelligenze critiche, si sarebbe già estinta da un pezzo per gli insuperabili conflitti intestini.

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    2. osservazioni acute, cara Cristina, in particolare quella su come il cristianesimo abbia in qualche modo ripreso il culto pagano della Dea Madre, ma per subordinarlo meglio ad una religione maschilista.

      ci si ricorda l’effimero papato di papa Luciani e lo scandalo suscitato dalla sua affermazione che il Dio cattolico è padre e madre: quasi soltanto questa frase è rimasta di quel pontificato di 33 giorni, ma il concetto stesso è stato buttato rapidamente nel dimenticatoio e anche da questo papa gesuita.

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    1. per niente, ti risponderebbe qualunque esperto di storia delle religioni, ricordando non solo le divinità femminili pagane, ma i culti decisamente virati al femminile come quello della Grande Madre oppure di Iside e dell’antica divinità di Atargatis, la Dea Syria, diretta progenitrice della Madonna cristiana.

      a proposito, proprio l’importanza del culto mariano nel cristianesimo mostra in realtà una specie di recupero mediato dei culti pagani della femminilità, per quanto ora resa casta e virginale per neutralizzarla.

      e fa riflettere che il protestantesimo, così centrale nella nascita del capitalismo, coincida con l’espulsione di questa traccia di culti al femminile e col ripristino di una religione esclusivamente al maschile, cioè maschilista (anche se poi si apre al sacerdozio anche femminile):

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      1. Però secondo me non si deve troppo incensare la divinità femminile, che a mio modo di vedere avrebbe portato solo ad una diversa forma di supremazia di genere.

        Il sacerdozio femminile dimostra secondo me ancor di più il maschilismo del protestantesimo: la donna non ha un suo specifico, ed è degna di rispetto solo quando fa quello che fa l’uomo.

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        1. ecco mi hai risposto ad una domanda che mi rimaneva aperta e non avevo esplicitato: come mai il protestantesimo maschilista ammette però le donne al ruolo di pastore e consente loro di diventare persino vescovo.

          questo fa capire che la mascolinizzazione della donna propugnata in modo spesso inconsapevole dal femminismo militante ha questo non esplicitato retroterra luterano-calvinista.

          ho dei dubbi invece sulla tua prima affermazione, alla luce anche del fatto che uno degli aspetti più tipici del culto di Atargatis (al quale dedicai una tesina durante gli anni universitari) era la prostituzione sacra esercitata nel tempio dalle sacerdotesse della dea a vantaggio dei pellegrini come premio del viaggio.

          sempre che non vogliamo ridurre questa abitudine, sarcasticamente, ad una specie di anticipazione del turismo sessuale contemporaneo, ahha.

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          1. Infatti sono un fermo oppositore di quel femminismo masochista che sembra affermare che le donne devono prendersi il potere diventando “stronze come un uomo” (cit.). Il movimento femminista, così come il movimento LGBT, dovrebbe essere secondo me un movimento di liberazione, non uno che afferma che, se nel mondo c’è uno sfruttamento, allora anche alle donne dev’essere consentito di sfruttare.

            Non conosco abbastanza il secondo argomento, quindi mi taccio :-).

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            1. direi di incassare entrambi il pieno consenso reciproco sul primo punto, che non è poco di questi tempi.

              di mio ci aggiungo che una donna che ha la voglia di diventare “stronza come un uomo” ha qualche problema evidente con la propria identità sessuale e, nel caso intendesse suggerire che tutti gli uomini sono stronzi, è anche portatrice di una precisa visione sessista, variante puramente sessuale del razzismo.

              come essere umano di genere maschile sono ben consapevole di essere stronzo per molti aspetti, ma non pretendo certo di essere rappresentativo del mio intero genere! 😉

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              1. Diciamo però che nell’immaginario contemporaneo un uomo “di successo” è un uomo stronzo. Non si pensa di scardinare questo paradigma, ma solo di “diventare stronze”. Sia chiaro: non è un’attitudine di tutto il femminismo; anzi, le donne che la pensano così, per me, femministe non sono.

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                1. il femminismo contemporaneo l’ho visto nascere come uno dei frutti del Sessantotto e della sua lotta contro ingiustizie e diseguaglianze e l’ho sostenuto con entusiasmo: mi definivo allora, con molta ingenuità, un uomo femminista, ahah.

                  ho impiegato del tempo a rendermi conto che le cose non erano così semplici come parevano a me; e come c’è stata la degenerazione in alcuni gruppi degli ideali e delle analisi sessantottine verso il terrorismo, così dal terreno della lotta alle discriminazioni tra i sessi è nata la variante altrettanto fanatica e violenta del femminismo sessista, cioè il femminismo che lotta per sostituire al dominio sessista del maschio quello della donna.

                  il terrorismo politico è stato sconfitto con una netta presa di distanza, ma la consapevolezza del disastro del femminismo sessista non è ancora diffusa tra noi; tu dici che non è vero femminismo, giustamente, in un certo senso, così come il marxismo-leninismo armato nato contemporaneamente al femminismo sessista negli anni Settanta non era, forse, vero amore per la giustizia sociale, ma voglia di dominio mascherata di comunismo.

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                  1. Questa è una visione che non ho mai considerato. Interessante.

                    Ad ogni modo, un mio amico ha coniato un’ottima definizione, che gli ho ribato: sono femminista, non suprematista femminile.

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                    1. ottima la definizione, potrei adottarla anche io.

                      quanto alla prima parte del commento, alla prima lettura non avevo notato il punto, che sta in mezzo: 😉 un caso simile a quello famoso del monaco Martino che non diventò abate per avere spostato un punto tra due frasi.

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