siamo di fronte al black-out che in queste ore sta sconvolgendo il Venezuela e ha provocato anche la morte di 80 bambini per carenza di corrente elettrica in un ospedale: lo annuncia soddisfatto il senatore repubblicano Rubio, figlio di esuli cubani, l’integraliste religioso cristiano, che poteva essere presidente al posto di Trump, ed è uno dei probabili corresponsabili con lui della strage, oltre che un sosia di Guaidò, per non dire che Guaidò è un sosia suo.
(poi, per fortuna, dal terribile regime dittatoriale di Maduro fanno sapere che non è vero; era soltanto una pia speranza di Rubio).
so di esprimere un giudizio un poco avventato, ma domando a chi leggerà questo post: l’idea di un black out dell’elettricità coordinato in tutto il Venezuela può davvero sensatamente essere attribuita alla incapacità tecnica del governo Maduro di gestire la rete, come affermano gli americani?
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io non me la bevo, e credo che se la bevono in pochissimi; l’idea di un’azione di sabotaggio a distanza è non solo più credibile, ma io credo che tutti ne siamo in realtà consapevoli.
soltanto, preferiamo girare la testa dall’altra parte, come del resto stiamo già facendo, ben guidati dai media, per il genocidio che americani e sauditi stanno compiendo in Yemen.
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scrisse Michelangelo, spiegando il senso della Notte, la scultura che pose nelle tombe medicee:
non veder, non sentir m’è gran ventura;
però non mi destar, deh, parla basso.
recitiamo dunque anche noi, compunti:
Caro m’è ’l sonno, e più l’esser di sasso,
mentre che ’l danno e la vergogna dura.
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preferiamo non sapere, non capire, pensare ad altro.
perché questa prova esplicita del fatto di voler sottomettere un paese col terrore ricorda gli anni peggiori del nazismo, a cui del resto i nostri assomigliano pericolosamente sempre di più.
Timore e tremore, disse Kierkegaard, occupandosi di Abramo che obbedisce all’ordine di Dio di uccidere un bambino, Isacco, che è anche suo figlio.
e viviamo in tempi nei quali dovrebbe tornare etico uccidere un bambino, se Dio lo vuole.
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ma soprattutto non possiamo guardare questo spettacolo perché ci dice come è diventato facile ucciderci tutti, senza neppure macchiarsi le mani di sangue e attribuendone la colpa alle vittime.
siamo nei tempi del fascismo tecnologico dissimulato.
suonano campane a morto inquietanti per l’essere umano comune, sempre più superfluo e del resto facilmente manovrabile.
però rileggo Schopenauer, che non era propriamente un rivoluzionario, ma neppure un progressista:
La paura ci impedisce di vedere e di cogliere le occasioni di salvezza che ancora ci restano e che sono spesso a portata di mano.
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la guerra clandestina ma dichiarata al Venezuela è la mossa disperata del nuovo nazismo americano, per il quale diventa vitale metterne sotto controllo il petrolio, visto che si profila già la fine della breve stagione del fracking che ha reso gli USA per pochi anni i primi produttori mondiali di petrolio.
ma le sorti del nazismo di ottant’anni fa si decisero a Stalingrado, quando fu bloccata la disperata marcia hitleriana verso il petrolio del Caucaso.
Per modalità io accosterei queste azioni ai bombardamenti terroristici della seconda guerra mondiale che gli “alleati” fecero sulle città italiane, con lo scopo di fiaccare il morale della popolazione e di minare il consenso. Se avranno esito lo vedremo molto in breve… non penso che Maduro possa continuare per molto a tollerare questa guerra strisciante in casa, quindi o passerà ad una repressione dura o dovrà passare la mano.
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ci ritroviamo nel giudizio.
sulle previsioni rimango abbastanza ottimista, anche se questa mossa non sapevo immaginarla e mi ha sconcertato, lo ammetto, ma a questo punto credo anche che i suoi effetti siano ingigantiti dalla propaganda avversa.
resto più ottimista perché Maduro, per quanto figura in se stessa debole, ha dietro di sé la Cina e la Russia, e questo fa la differenza fra lui e Saddam Hussein e Gheddafi, che non avevano sostegno internazionale, ma neppure un solido appoggio popolare in patria (Hussein divenne un simbolo per una parte degli iracheni proprio in quanto attaccato dagli americani); tralasciando Gheddafi che si ostinò in una resistenza suicida contro una grossa parte della sua popolazione avversa a lui, perfino Hussein riuscì a resistere da solo alla prima guerra del Golfo, che aveva sventatamente provocato.
ma sul Venezuela in realtà si gioca la declinante egemonia sul prossimo secolo e la potenza americana a me pare sull’orlo di un collasso planetario.
è vero che lo dico da dieci anni almeno e che vi è stata con Obama una sosta nel declino, e con Trump nei suoi due anni una ripresa soltanto apparente: ma siamo arrivati al punto che perfino la Corea del Nord può farsi beffa degli USA e sull’economia americana la ricetta economica trumpiana sta provocando un ampio dissesto profondo che verrà al pettine nelle prossime settimane.
Trump è dunque l’artefice del crollo americano: credo che la frana degli USA sia cominciata proprio con la sua elezione, segno da sola dell’enorme decadenza del potere americano: a me questi mesi ricordano vagamente quelli che precedettero il crollo del muro di Berlino e la fine dell’URSS.
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