certo, non hai bisogno di parole, tu
(che del resto non sei nemmeno un tu),
per mandare il tuo preavviso di sfratto;
agisci, e il tuo è solo un primo passo:
ecco un dettaglio della macchina
che si guasta; e le parole per dirlo
sono soltanto problema nostro.
mi contemplo allo specchio e mi ripugna
quel colore di sangue nell’iride dell’occhio,
basterebbe guardare il gallo che si è chiuso,
a morire, in un angolo buio del pollaio,
stanco finalmente di beccate ostili,
che gli dicono: l’ora è arrivata, sgombra,
tocca ad altri adesso l’arcobaleno della vita.
Bè, ma non c’è fretta, no? Basta non pretendere di saltare addosso a tutte le galline del pollaio…
a parte scherzi molto bella e profonda la tua poesia, trovo anche giusto ad un certo punto il farsi da parte, magari un attimo prima di esserne costretti…
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c’è sempre il buon esempio del mio gallo Spennacchietto che si è messo da parte con molta dignità, dopo che i suoi concorrenti gli avevano fatto capire, con le brutte, che le pollastre non erano più carne per lui.
grazie del giudizio, e condivido la prospettiva finale.
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