mi libero di una vecchia bozza lasciata in disparte, senza nessuna pretesa di riaprire il dibattito, anzi con l’auspicio che questa rimanga una semplice annotazione personale sul mio scartafaccio-blog.
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Il cantiere TAV produrrebbe 12 milioni di tonnellate di CO2.
lo dice il climatologo Luca Mercalli, giustificando il suo no alla TAV.
(l’Italia nel 2017 ha prodotto 426 milioni di tonnellate di CO2 con l’insieme delle sue attività); la cifra enunciata da Mercalli sarebbe pressoché equivalente a quella prodotta dal riscaldamento a gasolio di tutte le abitazioni in un anno in tutta Italia.
non so bene da dove Mercalli abbia preso questo preventivo del consumo energetico del cantiere, ma prendo la cifra per attendibile, anche se non nascondo le mie perplessità, dato che mi pare che vi sia una sproporzione evidente e mi pare impossibile che un solo cantiere produca tanta CO2.
comunque, un litro di gasolio bruciando produce 2,65 kg di CO2, come si vede da questa tabella:
1.610 g per litro di Gpl consumato
2.380 g per litro di benzina consumato
2.650 g per litro di gasolio consumato
2.750 g per kg di metano consumato
quindi 12 milioni di tonnellate di CO2 sono prodotti da circa 5 miliardi di litri di gasolio, bruciati.
i TIR più avanzati fanno 5 km con un litro di gasolio, e con 5 miliardi di litri si compiono circa 25 miliardi di km.
la distanza Torino Lione è di circa 300 km, e questo significa che ogni TIR di tipo avanzato che la percorre consuma circa 60 kg di gasolio e produce circa 160 kg di CO2, altrimenti detto: un quintale; 10 TIR producono 1,6 tonnellate di CO2; i modelli meno moderni, di più: possiamo arrotondare, indicativamente ad un totale medio di due tonnellate di CO2 ogni 10 TIR.
del resto quei 25 miliardi di km sono l’equivalente di circa 80 milioni di viaggi tra Torino e Lione fatti in Tir.
attualmente sono circa 2.000 i Tir che passano ogni giorno per la Val di Susa; dopo il raddoppio già avvenuto della galleria autostradale si calcola che possano salire a 4.000, uno ogni 20 secondi.
25 miliardi di km corrispondono dunque a 80 milioni di viaggi: 4.000 TIR al giorno impiegano 20.000 giorni e farli e producono 800 tonnellate di CO2 al dì, quasi 300.000 tonnellate l’anno.
per arrivare ai 12 milioni di tonnellate calcolate da Mercalli per il cantiere, sono circa 40 anni di traffico dei TIR, se questi fossero integralmente sostituiti dalla ferrovia; poi, naturalmente, anche la ferrovia, per funzionare consumerà energia, si spera tutta pulita…
quindi diventerebbe realistico pensare ad un recupero della CO2 consumata dal cantiere nell’arco di mezzo secolo: il discorso sull’utilità della TAV per ridurre le emissioni di CO2 sarebbe effettivamente chiuso.
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ma Mercalli stesso dice subito dopo che l’equivalente della CO2 prodotta per costruire il tunnel sarebbe recuperato in 10 anni di riduzione del traffico di merci su TIR:
Metteremo almeno altri dieci anni per compensare l’inquinamento emesso nei dieci anni di costruzione.
i conti non tornano (o sono sbagliati i miei o quelli di Mercalli; forse l’impatto del cantiere è sopravvalutato?).
ma se fosse così, invece, a mio parere il gioco varrebbe la candela.
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e soprattutto se nel frattempo si mettessero in atto precise strategie per riassorbire la CO2 prodotta in questo modo: stoccaggio nella montagna stessa?
ecco, a parere mio, una richiesta che andrebbe fatta anziché dividersi su una contrapposizione talebana tra NO-TAV e SI-TAV a tutti i costi e a prescindere dalla realtà.
La rivista le Scienze è sempre stata politicamente schierata in una posizione scientista (come potrebbe essere diversamente) e interventista. Le piu grandi apologie del nucleare e del carbone le ho lette su le scienze.L’ho capito da grande dopo averla letta per quasi 30 anni. Però rimane sempre una rivista scientifica e come tale non nega i dati.
Sul CSS avrei da dire molto ma ho anche un po di confusione in testa. Cerco di essere sintetico. Per estrarre 8 barili di petrolio oggi se ne spende uno. I restanti 7 li bruci ma nessuno ha mai detto quanti di questi 7 servano a mettere la co2 sottoterra. Nei documenti che girano in rete questo dato è glissato e non mi stupirei se ce ne volesse uno. La co2 non è esplosiva, è velenosa. La co2 come il carbone sono bombe ecologiche, non letterali. Immagina una fuga di co2 da un deposito sotterraneo che arriva in superficie.
Morale bruci 2 per ottenere 5 e la co2 la metti sotto al tappeto. Risultato, aumento dei consumi di combustibili fossili e e tanto veleno sotto ai nostri piedi. Non si puo giocare con gli equilibri naturali e pensare di passarla liscia.
Mi leggerò presto l’articolo che dici per farmi un’idea piu precisa.
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analisi delle Scienze tutto sommato corretta, ma questo non toglie forza agli argomenti direttamente scientifica.
la rivista in questo articolo critica le proposte dell’accordo di Pargi, che si sono limitate a prospettare una improbabile – e volontaria! – riduzione delle emissioni e su questo non posso che essere d’accordo! visto che ho sempre criticato questo accordo per gli stessi motivi.
Le Scienza analizza, come alternativa, le ipotesi in campo per l’assorbimento della CO2: credo anche io che sia giunto il momento di spostare l’accento in questa direzione; mi pare che la rivista non nasconda però, molto onestamente, le varie difficoltà delle diverse soluzioni, tanto che a me è sembrato che l’unica vera soluzione praticabile sia un piano di riforestazione intensiva.
questo aldilà di tutte le critiche che si possono fare all’ideologia scientista degli scienziati! del resto viviamo in tempi in cui dobbiamo prendere ogni proposta utile da qualunque parte provenga…
resta da precisare che lo stoccaggio dell’anidride carbonica non riguarda certamente questo gas in quanto tale e neppure nella sua improbabile forma liquefatta: si tratta di stoccare materiali in cui l’anidride carbonica originaria viene trasformata: e questo implica ovviamente dei costi, non piccoli.
meglio di tutto se questi materiali hanno anche una utilità come fertilizzante, in parte dunque utilizzabili come tali; e tuttavia questo non risolve il problema dei costi.
va anche da sè che il costo energetico in Co2 della trasformazione deve essere significativamente inferiore alla quantità di CO2 che si riuscirebbe a stoccare, altrimenti l’operazione sarebbe semplicemente suicida.
e tuttavia occorre fare anche attenzione a tutte le conseguenze impreviste dell’uso massiccio di tecniche simili (mentre potrebbero non esserci obiezioni all’uso circoscritto e locale di queste tecniche per interventi particolari come la TAV).
insomma discussione aperta, ma senza pregiudizi, e del resto con urgenza assoluta di decidere: stiamo perdendo tempo.
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Mi sono procurato la rivista e ho letto attentamente l’articolo in oggetto. Del resto sono a casa influenzato e il tempo non mi manca. L’articolo è fatto bene e conferma la serietà delle Scienze. Poi ho visto con piacere che la copertina è tornata alla tradizionale sobrietà ed ha abbandonato i colori sgargianti a a tutta pagina degli ultimi anni. Se poi la ristamperanno su carta decente con una impaginazione piu seria potrei pensare di tornare ad aquistarla con regolarità. Per ora la vado a leggere nel mio “circolo”.
La cosa positiva è che nell’articolo si pone il problema e non lo si nega. Le soluzioni proposte sono bene illustrate con i pro ed i contro e sopratutto sono riportate le qta stimate. Da notare che i range dell qta e dei costi sono ampissimi e parlando di soluzioni quasi fantascientifiche nessuno sa in realtà quanto questi numeri siano fondati.
Il difetto di fondo è che, come è tradizione delleScienze, tutte le soluzioni ai problemi umani possano avere solo soluzioni tecnologiche. Soluzioni piu efficaci come il cambio della dieta o riduzione della pressione antropica attraverso la riduzione della natalità vengono definite impraticabili.
Altro difetto tipico di questi articoli è che i costi siano sempre stimati in denaro, dollari nella fattispecie. Esprimere i costi in energia e risorse materiali darebbe una prospettiva decisamente diversa.
Ti cito un articolo che ho incontrato ieri nel quale si stima che il 50% delle emissioni di co2 viene dal solo settore estrattivo e di processo di minerali e combustibili fossili. https://www.theguardian.com/environment/2019/mar/12/resource-extraction-carbon-emissions-biodiversity-loss
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condivido del tutto le tue osservazioni sull’articolo delle Scienze e ti ringrazio per il link all’articolo del Guardian: esempio di collaborazione da blog che sviluppa le conoscenze e giustifica da sola l’impegno di scriverlo.
anche io avevo smesso di comperare Le Scienze tempo fa, irritato dal suo atteggiamento nuclearista, poi mi ci sono abbonato di nuovo, anche perché non ho luoghi nei dintorni dove leggerlo a sbafo e mi serve averlo sottomano per i diversi post che spesso mi suggerisce: l’importante è mantenersi vigili criticamente; poi i dati di fatto è sempre meglio conoscerli, per non parlare a vanvera.
ciao.
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Ciao,
la nostra discussione e il mio stato influenzale (risolto) mi hanno stimolato ad analizzare piu a fondo la questione della co2. Alla fine ne ho scitto un post sul mio blog.
http://ravennapensa.blogspot.com/2019/04/la-misura-del-danno.html
Buona vacanza
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grazie di avermi indicato il tuo sito, avevo cercato se ne avevi uno, ma senza risultato dato che sei su blogspot; quindi non posso neppure metterti tra i blog di wordpress che seguo, ma cercherò di seguirti, per interesse vero, dato che vedo che tratti temi centrali e ti documenti e ci documenti bene.
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Neppure io entro nel merito dei calcoli o della valenza della Tav a cui sono contrario per una lunghissima serie di motivi. Quello che mi fa scuotere la testa è che l’ipotesi dello stoccaggio della co2 nel suolo (CCS in inglese) abbia un seguito anche esiguo. Non capisco come il CSS non sia considerata una pazzia quanto il costruire un pontre fra la terra e la luna o prosciugare il mediterraneo per farci terra coltivabile (un progetto dei Nazisti prima della guerra). Chi porta avanti queste cose, o ha interssi specifici, o ha le farfalle nel cervello, o piu semplicemente non si rende conto di cosa implichi la css a medio e lungo termine. Mettere la polvere sotto al tappeto non è mai una buona idea, ma farlo con grande fatica e con polvere potenzialmente esplosiva è ancora peggio.
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eppure la proposta dello stoccaggio è presentata, fra altre, come ipotesi seria per combattere i gas serra anche nell’ultimo numero di aprile delle Scienze.
non ho competenze specifiche e sto a quel che leggo in riviste che pure hanno un alto standard scientifico e non sono divulgative.
senza sposare questa scelta, non capisco però come le sostanze da stoccare potrebbero essere potenzialmente esplosive: è potenzialmente esplosivo il carbone, che è già una delle forme naturali in cui è stata stoccata sotto terra l’anidride carbonica, che noi rimettiamo in circolo bruciandolo?
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