quando mi sveglio, sabato mattina, il tempo è decisamente cambiato, ma per lapsus stato digitando sbagliato: un’acquetta malsana che scende dal cielo, il grigio di un maltempo che sulle montagne da cui sono partito, e da cui arrivano continui aggiornamenti via whatsapp, ricorda un freddo novembre e più su ancora si è perfino trasformato in una abbondante nevicata.
è la prima volta che la città mi si presenta con questo volto dimesso e una luce che spegne i suoi colori, che sono indiscutibilmente la metà della sua bellezza.
quanti giorni ci sono voluti per arrivare a questa Lisbona un poco sbiadita? rifaccio i miei conti mentalmente e ora verifico attraverso quella specie di memoria esternalizzata via web che è il mio blog:
il 16 aprile 2018, con l’arrivo in serata, https://corpus15.wordpress.com/2018/04/17/una-giornata-inutile-a-fatima-fra-tomar-e-lisboa-152/
il 17 aprile 2018, col primo assaggio un poco critico: https://corpus15.wordpress.com/2018/04/17/lisboa-qualche-voce-contro-154/
e poi il ritorno, nei post di quest’anno, l’11 aprile, in serata, e i numerosi post dedicati all’arrivo e alla prima giornata 2019.
ed ora che scrivo è di nuovo il sedici aprile, e Lisbona compie un anno, per me.
. . .
è come una donna, indubbiamente bellissima, che ho conosciuto un anno fa ad una festa, che era un mio viaggio, e che ora ritrovo: decisamente ha una fisicità prorompente, seduce per come è fatta, ha un corpo splendido e sensuale (qualcuno direbbe mozzafiato, a proposito di qualche discussioncella in corso, che è poi il sale del blog): e questo basta per desiderarla.
ma basta per innamorarsene? direi di no, per quanto ben poco si possa dire dei meccanismi dell’innamoramento, che non hanno regole precise; forse per innamorarsi occorre anche che vi sia un intreccio di amorosi senso che nascono dal confronto delle menti; forse occorre unire all’attrazione fisica una consonanza psicologica, almeno immaginata, dato che è ben più rara e difficile.
e allora, appunto, che carattere ha Lisbona? sfuggente, risulta a me sinora, ambiguo, reticente e diviso fra clericalismo e trasgressione, poco lineare e mette insicurezza: ecco tanti motivi per restare sulle mie.
. . .
ma forse, mi dico, questa è la giornata giusta per capire questa città enigmatica per chi non si ferma all’apparenza, forse la vedrò finalmente in una dimensione più quotidiana e non sarò accecato dalla violenza dei suoi colori e dalla vivacità apparente delle sue musiche di strada; non penso neppure un momento di restare a casa ad aspettare che questa specie di pioggia finisca.
del resto la meta di oggi è il Museo degli azulejos, all’estremità orientale della città e, se il tempo peggiorerà ancora, ci sarà modo di starsene al coperto.
eccomi dunque a sgambare sul lungotago, e faccio sempre fatica a chiamarlo il lungofiume, dato che qui il Tago è ben più che un fiume; è una parte che conosco bene, anche dall’anno scorso, e porta alla grande solenne Praca do Commercio, il punto dove Lisbona se la tira al massimo, con la sua retorica architettonica dell’Ottocento,quel suo lato che me la rende antipatica.
non la fotografo, allora, salvo che in dettaglio che ben dice la sua monumentalità vuota:
ma la foto è del giorno prima, come ben dice la luce del sole, oggi invece la piazza era così:
ma oggi passo vicino all’acqua, in fondo, e scopro un altro lato, quasi un contraltare: un vecchio artista che definirei di strada se non lavorasse sul greto del fiume, con poveri sassi, che poi dipinge e colora, e mi sembra come un blogger che scrive per se stesso e i pochi che lo apprezzano e non cerca altro che il piacere della creazione o della sua creatura.
quei sassi mi mettono di buonumore, nonostante il grigio, e mi rallegra la scritta augurale di una Lisbona trasgressiva, che sarà da questo momento in poi una delle cifre della giornata.
è il mio sguardo che estrae dal magma della capitale questa Lisbona un poco segreta che nessuno guarda, oppure davvero vi è una vena nascosta di felicità irridente che la attraversa?
l’una ipotesi non esclude l’altra e a me non rimane che dare ancora qualche esempio, mentre chilometro dopo chilometro mi avvicino alla meta ufficiale della mia giornata.
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ma è quasi ora di colazione e devo organizzarmi per il trasferimento a Setubal: inutile promettere di portarmi in pari, ed è chiaro che cosa non funziona in questo modo di fare i resoconti: è l’inserimento delle fotografie che rallenta terribilmente la stesura.
da stasera si cambia musica: scriverò senza inserire più foto, quelle le aggiungerò da casa quando avrò più tempo, e spero allora di riuscire a fare un solo resoconto per giornata, anche se poi con le foto diventerà lunghissimo.
Caratterico il terrazzino, mi piace sembra, al primo sguardo, una torretta (ho dovuto ingrandire l’immagine)
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un terrazzino costruito in modo tale che fa sembrare l’angolo della casa una torretta!!!
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🙂
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