un matrimonio cambogiano, e poi di nuovo a zonzo nella parte orientale di Siem Reap – 281 – Cambogia 2009 19

ed eccomi al momento più personale della mia giornata blog: quello in cui parlo dei miei viaggi passati, non potendo al momento farne di reali, e li ripeto col sussidio delle foto di allora, che per l’occasione monto in piccoli video monotematici.

è un momento molto privato, visto che non lo condivido quasi con nessuno, ma se dovessi dire che questo mi crea una qualunque sofferenza, mentirei.

e questa sera concludo la giornata di break archeologico, il 21 maggio di dieci anni fa, trascorsa a Siem Reap a girellare a zonzo.

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la prima sorpresa è che mi imbatto in un matrimonio e mi ci intrufolo dentro, fotografando a più non posso, ma per nulla sgradito, mi pare, anzi ricambiato con diversi sorrisi.

vero che i cambogiani sorridono quasi sempre: deve essere una tale felicità per loro di ritrovarsi vivi e fuori pericolo dopo gli anni del genocidio, da meritare che si ricambi la vita con un sorriso, anzi con molti sorrisi.

ma c’è qualcosa di più profondo ancora, che – alla fine del mio viaggio – avevo sintetizzato nella formula del popolo bambino; qui infatti la memoria del passato, troppo orribile, è stata rimossa, e quindi si vive in mezzo a gente che non ha ricordi, proprio come un bambino.

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per qualche strano motivo in altri viaggi sono incappato in un matrimonio: che ora ricordi, in Myanmar e a Giava, per esempio; e degli sposi li ho già visti ad Angkor Wat tre giorni fa; ma qui ho la possibilità di seguire l’intero rito (e nessuno mi fa sentire escluso).

in questi  casi, il matrimonio non me lo lascio certo scappare; sono le particolarità del rito che mi incuriosiscono, anche se pur sempre ci sono aspetti che unificano le culture: il fatto che il matrimonio sia appunto un rito, dove si esibisce bellezza, eleganza, ricchezza, ci si veste in un modo speciale, si assumono atteggiamenti di inconsueta raffinatezza, e qui – quasi inconsapevolmente – si cerca di assomigliare al re Sihanuk e alla sua vita di corte; insomma, è comune il giorno di festa con la promessa di una vita di felicità.

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qui mi mancano molto le riprese,evidentementeandate perdute; però sottolineo una cosa che mi pare molto importante e che potrebbe sfuggire: non noto celebranti, il rito sembra totalmente affidato agli sposi che lo eseguono da soli nei loro abiti cerimoniali verdi…

qualcuno, guardando il video, potrebbe trovarvi uno spirito un poco ironico e dissacratore: è vero, mi sono divertito a cogliere le smagliature del rito, le crepe in cui la verità irrompe a cancellare il sogno obbligatorio della giornata: sarà lo sposo non giovanissimo che non pare troppo convinto, la sposa che a volte sembra provata, i paggi che divagano o a volte sghignazzano.

e il finale, che rimette la realtà con i piedi per terra.

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del secondo video non dirò molto, perché è l’illustrazione visiva di un passo del diario postumo del viaggio, che si può leggere integralmente qui:

monaci di Siem Reap. bortolindie 13 [XII. 7] – 9 giugno 2009 – 636

ma quando provai a ritornare, al quarto giorno, non riuscii più a ritrovare il convento esatto fra i tanti in cui collocare lui, e non pensai, no, alla sequenza memorizzata delle fotografie che avrebbe potuto farmi come da bricioline per pollicino e riportarmi al posto giusto.

P1050339a

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dunque foto scattate senza troppa concentrazione, cercando appunto invano di ritrovare il convento delle belle conversazioni di qualche giorno prima con i giovani monaci.

e, talvolta, talmente simili, da sembrare quelle appunto già utilizzate per qualche video precedente…

 

 

 


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