come dare ragione a Salvini (soprattutto se si è anti-salvini) – 347

se Salvini non avesse ragione su qualche punto parziale non si spiegherebbe del tutto il suo successo attuale, anche dando per scontato che il popolo italiano (e non solo) è grossolano e generalmente incolto, inoltre abituato da decenni di televisione berlusconiana a una maleducazione plebea e ai giudizi spicci e stupidi pronunciati con aria di profonda e invalicabile saperlalunga.

vediamo i punti su Salvini ha ragione (secondo me) e i suoi avversari lo rafforzano con i loro torti e lo fanno crescere nei consensi.

. . .

1. l’immigrazione incontrollata

cercare di bloccare l’immigrazione clandestina e incontrollata è giusto.

quello che è sbagliato è non distinguere l’immigrazione economica dalla richiesta di aiuto dei profughi.

ma questa distinzione non è mai stata fatta dai media in Italia da decenni; forse è troppo sottile per le menti ottuse che sono la maggioranza, o forse non interessa a nessuno farla.

e sono totalmente sbagliati i metodi con cui Salvini cerca, grossolanamente, di raggiungere l’obiettivo: cercare di lasciar annegare la gente in mare per scoraggiare gli arrivi successivi o rispedirli nei lager libici è indegno di un paese civile.

ma siccome l’Italia non lo è, l’argomento fa poca presa.

è anche giusto sostenere che l’Europa dovrebbe attuare una redistribuzione dei migranti, su richiesta del paese di prima accoglienza: peccato che l’accordo contrario sia stato firmato da Berlusconi e dalla Lega, qualche anno fa, e che opporsi ad una maggiore integrazione politica ed economica europea non sia la strada migliore per ottenere l’obiettivo; questo, del resto, è rifiutato per primi dagli alleati politici di Salvini e dai paesi dell’Europa orientale e balcanica, tra cui oramai rientra a pieno titolo anche l’Italia.

in ogni caso, è chiaro a tutti che un accordo simile porterebbe in Italia un maggiore numero di migranti, dato che noi ne accogliamo, in proporzione, meno di diversi altri paesi?

ed è chiaro a tutti che, senza una immigrazione controllata, l’Italia è destinata al declino demografico ed economico? che è difficile far crescere il Pil – ammesso che abbiamo bisogno proprio di questo – se la popolazione cala?

dunque su questo punto i torti di Salvini superano di gran lunga le ragioni, ma è il modo di combatterlo dei suoi soggettivi avversari che porta acqua al suo mulino.

. . .

2. le grandi opere.

di giorno in giorno cresce il mio stupore per una battaglia contro la TAV di Val di Susa totalmente ideologica e dissennata.

questa TAV costa all’Italia 4,8 miliardi (il resto della spesa è a carico della Francia e dell’Unione Europea) e, siccome l’impegno a costruirla è stato sancito da trattati internazionali, come parte di una tratta europea inter-stati, la revoca avrebbe un costo per l’Italia che è stato calcolato in 4,2 miliardi.

ma il governo non riesce a prendere una decisione, nonostante le popolazioni della regione coinvolta siano favorevoli in maniera schiacciante. 

nello stesso tempo il governo ha deciso di proseguire con la costruzione della TAV Brescia-Padova – dopo che si è per fortuna sventato il folle progetto di non far passare la linea per la prima città, ma a 20 km di distanza.

il costo di questa TAV è di 8 miliardi, tutti a carico dell’Italia, le penali per un’eventuale disdetta sono pari a 1,2 miliardi; tuttavia in questo caso il governo ha deciso di proseguire l’opera, per non pagare le penali!

non vi sono proteste di massa, non vi sono scontri, che fanno lievitare i costi.

il rifiuto maniacale di quella singola TAV da costruire assieme alla Francia non riguarda nessuna delle altre, e tu vai a capire perché: una riunione dell’altroieri dei Verdi a Brescia contro la TAV per Padova è andata praticamente deserta.

però sulla TAV di Val di Susa, e solo su quella, ecco i profeti della disobbedienza armata.

che avrebbero torto e danno ragione a Salvini, perfino se i loro argomenti fossero fondati.

perché se sei democratico rispetti il volere della maggioranza anche se non lo condividi, a meno che non violi valori fondamentali irrinunciabili.

ma in questo caso il democratico è Salvini.

. . .

3. la regionalizzazione della gestione del personale della scuola.

questo è l’ultimo punto sul quale – forse a sorpresa per chi mi conosce – mi tocca dare ragione alla Lega e torto ai suoi oppositori, e molto male ha fatto Salvini a rinunciare al punto, fino a farsi sconfessare pesantemente dai suoi.

non entro nei dettagli dell’autonomia allargata nel suo insieme richiesta da Lombardia e Veneto, perché la dovrei studiare meglio, e rimango nel suo insieme convinto che non sia una buona cosa.

ma mi fermo soltanto alla proposta di far assumere gli insegnanti delle scuole statali dalle Regioni Lombardia e Veneto, e di conseguenza di consentire a queste di dare ai docenti anche stipendi più elevati.

non ci vedo nulla di male, in sé, e se mi sfugge qualcosa, ci sarà qualche commentatore benevolo che me lo farà notare?

sarà che ho studiato i primi anni della mia vita in una scuola elementare del Sued Tirol, che aveva addirittura un ordinamento parzialmente diverso da quello nazionale; sarà che per sette anni in Germania mi sono dovuto occupare di scuole italiane in quel paese.

e proprio l’esperienza tedesca dovrebbe indurci a guardare al problema senza filtri ideologici: in Germania, paese federale, non soltanto gli insegnanti dipendono dai Laender, ma vi sono addirittura sistemi scolastici differenti fra le varie regioni: scuola unica fino a 14 anni al nord e scuola unica di base di 4 anni al Sud (Baden-Wuerttemberg e Bayern, gli stati più ricchi).

non dico affatto che questa esperienza sia positiva e da imitare, anzi ha moltissimo di negativo; ma una gestione del personale, a programmi invariati, è una riforma molto modesta, in fondo.

si arriva a citare una sentenza della Corte Costituzionale, dicendo che dichiara impossibile una regionalizzazione della gestione del personale scolastico; ma io sono andato a leggermela e non è affatto vero.

naturalmente, capisco anche io da solo che, per farlo, le due regioni dovrebbero trattenere per sé la quota di tasse che oggi finisce a Roma per finanziare l’assunzione di personale statale; ma se questa quota rimane invariata – come dovrebbe -, dove sta il problema?

se poi le due regioni vorranno integrare il trattamento economico dei docenti, come sarebbe doveroso per evitare che questo diventi un lavoro di ripiego, dovranno arrangiarsi a trovare le risorse altrove.

mi fermo, e rinvio approfondimenti ulteriori ai commenti, sperando che ci siano, ma anche al punto successivo.

. . .

4. le gabbie salariali.

l’Italia è un paese troppo differenziato economicamente e uno stipendio che in certe zone del Nord non ti consente di vivere, in altre zone, soprattutto al Sud, fa di te un benestante…

l’idea di Salvini differenziare in modo documentato i trattamenti economici non è sbagliata in se stessa; è sbagliato il modo in cui si oppongono i suoi oppositori, rifiutandola in blocco e senza entrare nel merito; per un principio soltanto ideologico, e dunque stupido.

Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.
Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa

glielo facciamo rileggere, don Milani, agli anti-salvini incolti e impreparati nel merito come lui?

. . .

dunque, anti-salviniani di tutta Italia, giù i paraocchi e cercate di smetterla di dar ragione a Salvini.

l’opposizione si fa in un altro modo: controcorrente e molto faticoso.

non si fa con gli slogan e con le frasi ad effetto.

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si fa studiando davvero i problemi e cercando le soluzioni; non è facile e forse non porta neppure troppi consensi.

ma, di fronte alla povertà delle idee di Salvini, l’Italia ha bisogno di idee, di soluzioni e di progetti, non di slogan ancora più poveri dei suoi.


4 risposte a "come dare ragione a Salvini (soprattutto se si è anti-salvini) – 347"

  1. Il male è banale. Non serve darsi spiegazioni. Una persona che reputavo “sana di mente”, laureata, libera professionista, sostiene che la comandante Rackete, mentre era in attesa di far sbarcare i migranti raccolti in mare, è stata vista ogni giorno arrivare a riva con il gommone e pasteggiare con aragoste e champagne.
    Capisci che con persone così non puoi nemmeno iniziare ad intavolare un discorso.
    Ecco, il capitone parla a questi ed è come questi. e sono tantissimi. più di quanto immaginiamo.
    penso che i ragionamenti e le categorie che abbiamo usato fino a questo governo non siano più valide.

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    1. hai tragicamente ragione.
      il problema è capire come si sia potuto creare questa condizione che non può essere definito altro che come alienazione di massa.
      ritengo che ci siano state e ci siano tuttora responsabilità precise nella gestione dei media e della rete, per non parlare dell’ampia diffusione di sostanze psicotrope varie.
      è stato creato ad arte uno stato di alterazione psichica.
      è evidente che in un contesto simile non ha più neppure alcun senso parlare di democrazia: è un concetto totalmente superato.
      va ripensato radicalmente, introducendo criteri di verifica di consapevolezza minima.
      non si può pensare di far gestire il nostro futuro da gente che si è fumata il cervello.

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  2. Fermo restando l’aiuto ai profughi, il primo punto resta vago sui migranti economici.
    E’ ovvio che l’Italia ha ed avrà bisogno di immigrati.
    Ma i migranti economici li scegliamo in base ai nostri desideri (es. titolo di studio, esperienze lavorative, niente nigeriani perché sono spesso criminali ed altri criteri vari a nostra scelta) o in base alla gravità dei loro problemi economici (es. desertificazione nei rispettivi paesi di origine, picco di sovrappopolazione in quella zona che non consente il loro sostentamento, etc.).
    Secondo me questo è il problema reale: prendiamo quelli che più ci servono o diamo un aiuto ai più bisognosi tra i migranti economici? Se vuoi etichettare le due posizioni: Merkel o Papa Francesco?

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    1. più che vago, mi pare di essere rimasto implicito (anche per il rischio di ripetermi); comunque, grazie, Roberto, per la domanda.

      fermo resta in linea di principio il dovere dell’accoglienza dei profughi, fino a che è umanamente possibile. C’è un limite anche qui, ma lontanissimo dall’essere raggiunto: a fronte del milione e mezzo di siriani in Germania nel biennio Merkel, poche decine di migliaia in Italia nello stesso periodo.

      ma, tu chiedi: e gli altri? linea Merkel o linea Bergoglio? la domanda, rivolta a me, dovrebbe essere retorica; però prima chiarisco che la Merkel, figlia di un pastore, non ha affatto avuto una linea diversa da quella di Bergoglio: ha fatto di testa sua, si è giocata il partito, alla fine è stata messa nell’angolo, ma ha accolto i profighi indistintamente, fino all’accordo con la Turchia per fermarne altri 4 milioni lì: assurdo dirlo, forse ingenuo, ma ha agito davvero per una legge etica (Kant era tedesco, noi abbiamo Machiavelli).

      parliamo di profughi economici, e qui è ovvio per me – ma non per molti, a sinistra – che un paese ha il diritto e perfino il dovere di controllare numeri e competenze; l’ideale sarebbero dei punti di selezione presso le ambasciate e, dove ci sono, dei consolati, e un arrivo gestito dallo stato o da associazioni no profit convenzionate con lo stato.

      il vero problema è che questa distinzione, chiara attualmente nel diritto internazionale, è destinata a crollare nella catastrofe climatica che incombe: dove le condizioni pratiche di vita diventano intollerabili è naturale che scoppino conflitti e guerre civili; e quindi diciamo che i migranti economici estremi diventano profughi: e se non riconosciamo ancora il profugo climatico come tale, perché non ci siamo abituati all’idea, ci arriverà comunque come profugo di guerra.

      e i numeri che si prospettano, a tempi neppure troppo lontani, non sono affatto gestibili.

      non mi chiedere risposte perché sinceramente non ne ho; tengo soltanto a dire che non è lontano neppure il tempo in cui i profughi climatici saranno interni, cioè connazionali, e non so immaginare che cosa potrà succedere allora.

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