una volta restaurato, spero attendibilmente, l’inno iniziale delL’annuncio del nuovo regno, la versione originaria di un testo delle origini del cristianesimo su cui venne poi costruito il Vangelo secondo Giovanni, ci dice parecchio sull’ambiente nel quale è stato scritto (come abbiamo accennato nel post precedente, presumibilmente in aramaico) e anche sui suoi scopi.
ma per non sbagliare nel capirli, occorre in questo momento fare totalmente tabula rasa di tutto quello che crediamo di sapere del Vangelo secondo Giovanni che lo ha successivamente inglobato.
veramente dobbiamo guardare questo testo come se lo vedessimo per la prima volta e dimenticarci tutto quello che ci è stato detto sulla figura di Gesù; dobbiamo seguire il testo passo passo senza nessuna proiezione artificiosa e postuma.
qui, nell’inno iniziale, non è neppure particolarmente difficile: Jeshu infatti non è neppure nominato!
si parla, genericamente di qualcuno che è “la luce vera”.
affermazione importantissima.
l’immagine della storia umana come una guerra tra i figli della luce e le tenebre, che qui ritroviamo, è infatti tipica della cultura degli esseni, la corrente di ebraismo integralistico e moralmente rigorista che si formò tra la metà del secondo secolo a.C. e il successivo, e che si spense con la sconfitta degli ebrei nella guerra contro Roma del 66-73 e la conseguente distruzione di Gerusalemme e del tempio.
ecco due citazioni dai Rotoli del Mar Morto, che raccolgono i testi fondamentali della comunità:
Regola della comunità Capitolo 1
1 Per tutta la comunità e per tutti gli uomini affinché vivano secondo la regola della comunità cercando 2 Dio nei suoi statuti e giudizi e facendo ciò che è bene e retto dinanzi a lui, come 3 ha ordinato per mezzo di Mosè e per mezzo di tutti i suoi servi i profeti; affinché amino 4 quanto egli ha scelto e odino quanto egli ha respinto; affinché si tengano lungi da ogni male 5 e si applichino a tutte le opere buone; affinché pratichino 6 sulla terra la verità, la giustizia e il diritto; affinché non vivano più nella ostinazione del loro cuore colpevole e degli occhi adulteri, 7 commettendo ogni male; affinché introducano nel patto di grazia tutti coloro che sono volenterosi nell’adempimento degli statuti divini; 8 affinché si uniscano nel consiglio di Dio e camminino davanti a lui nella perfezione di tutte 9 le cose rivelate nei tempi stabiliti delle testimonianze per loro; affinché amino tutti i figli della luce, ognuno 10 secondo il posto che ha nel consiglio di Dio, e odino tutti i figli delle tenebre, secondo la colpevolezza che ha 11 di fronte alla vendetta di Dio. […]
Capitolo 2
[…] 11 […] Sia maledetto colui che passa con gli idoli del suo cuore, 12 colui che entra in questo patto ma pone innanzi a sé l’inciampo della sua iniquità, venendo poi meno a causa di essa. Se 13 udendo le parole di questo patto si consolerà in cuor suo pensando: Avrò pace 14 anche se cammino nella ostinazione del mio cuore. Il suo spirito, sia esso assetato o abbeverato, perisca 15 senza remissione. La collera di Dio e la vendetta dei suoi giudizi lo consumino in eterna rovina. Aderiscano a lui tutte 16 le maledizioni di questo patto! Dio lo separi per il suo danno, sia reciso di mezzo a tutti i figli della luce essendo venuto meno 17 alla sequela di Dio a causa della sua iniquità. Egli gli dia la sua sorte tra gli eterni maledetti!
Capitolo 3
[…] 3 […] Non sarà giustificato fino a quando dissimula l’ostinazione del suo cuore e, tenebra, considera le vie della luce; tra i perfetti 4 non sarà annoverato; non sarà mondato con la espiazione; non sarà purificato con le acque lustrali: non sarà santificato con l’acqua del mare 5 e dei fiumi; non sarà purificato con alcuna acqua di abluzione. Immondo, immondo sarà per tutti i giorni del suo disprezzo verso i giudizi 6 di Dio rifiutando di correggersi nella comunità del suo consiglio. Giacché dallo spirito dei vero consiglio di Dio sono espiate le vie dell’uomo, tutte 7 le sue iniquità, affinché possa contemplare la luce della vita. […]
13 Per il saggio affinché istruisca e ammaestri tutti i figli della luce sulla storia di tutti i figli dell’uomo 14 su tutti i generi dei loro spiriti con i loro caratteri, secondo le loro opere, e sulle loro genealogie, sulla visita nella quale saranno colpiti e sul 15 tempo della loro retribuzione. Dal Dio sapientissimo procede tutto ciò che è e sarà: prima che essi siano egli stabilisce tutto il loro piano, 16 ed allorché esistono compiono le loro azioni in base a quanto è stato per essi determinato conformemente al piano della sua gloria, senza alcun mutamento. 17 Nella Sua mano vi sono le norme per tutti ed è Lui che li sostiene in tutti i loro bisogni, è Lui che ha creato l’uomo per il dominio 18 sul mondo; e ha disposto per lui due spiriti affinché cammini con essi fino al tempo stabilito della Sua visita. Questi sono gli spiriti 19 della verità e della ingiustizia. In una sorgente di luce sono le origini della verità e da una fonte di tenebra le origini dell’ingiustizia. 20 In mano al principe delle luci è l’impero su tutti i figli della giustizia: essi camminano sulle vie della luce. Ed in mano all’angelo 21 della tenebra è tutto l’impero sui figli dell’ingiustizia: essi camminano sulle vie della tenebra. Dall’angelo della tenebra le aberrazioni 22 di tutti i figli della giustizia, tutti i loro peccati, le loro iniquità, la loro colpa, e le loro azioni perverse sono l’effetto del suo impero 23 in conformità dei misteri di Dio fino al tempo da lui stabilito; tutti i loro flagelli e i periodi delle loro avversità sono sotto l’impero della sua ostilità; 24 e tutti gli spiriti della sua sorte sono intenti a fare incespicare i figli della luce. Ma il Dio di Israele e l’angelo della sua verità soccorrono tutti 25 i figli della luce. E‘, lui che ha creato gli spiriti della luce e della tenebra e su di essi ha fondato ogni azione, 26 e sulle loro vie ogni servizio.
https://mikeplato.myblog.it/2009/09/21/regola-della-comunita-rotolo-qs/
ritroviamo qui l’idea che Dio crea il mondo seguendo un preciso progetto e che parte di questo progetto è la creazione degli spiriti della verità e della ingiustizia; ma lo spirito della verità discende a sua volta da una sorgente di luce, che – analogamente a quel che si dice dell’angelo delle tenebre – possiamo immaginare come un angelo della luce.
nell’inno iniziale di questo testo si dice che Dio ha creato il mondo sulla base della parola della Torah e che in queste parole c’era la vita che è la luce degli uomini; ma questa luce vera scende tra gli uomini per dare loro la possibilità di diventare figli di Dio.
sono evidenti le analogie delle forme del pensiero, ma anche sostanziali differenze: nell’inno la luce nasce dalla vita; nella Regola degli esseni è invece un prodotto diretto dell’azione creatrice di Dio, a partire dalla parola della Torah.
non si sfugge neppure all’impressione che la descrizione di chi si è accostato alla regola essenica per poi abbandonarla, accompagnata come è da coerenti tremende maledizioni, sia ben visibile la polemica contro seguaci che, dopo avervi aderito, si sono staccati dalla setta; ma purtroppo è impossibile spingersi oltre, dato che non sappiamo in quale epoca precisa sia stato composto questo testo.
. . .
ma vi è un documento ancora più duro e impressionante della contrapposizione netta fra Luce e tenebre, fra giusti e corrotti e dell’attesa degli esseni, carica d’odio, della guerra che avrebbe visto lo sterminio dei nemici.
Regola della guerra Capitolo 1
1 E questo è il libro della regola della guerra.
L’inizio si avrà allorché i figli della luce porranno mano all’attacco contro il partito dei figli delle tenebre, contro l’esercito di Belial, contro la milizia di Edom, 2 di Moab, dei figli di Ammon, contro gli Amaleciti e il popolo della Filistea, contro le milizie dei Kittim di Assur, ai quali andranno in aiuto coloro che agiscono empiamente verso il patto. I figli di Levi, i figli di Giuda e i figli di Beniamin, gli esuli del deserto, combatteranno contro di essi; … 3 contro tutte le loro milizie, allorché gli esuli dei figli della luce ritorneranno dal deserto dei popoli per accamparsi nel deserto di Gerusalemme. […]
5 […] Vi sarà una costernazione 6 grande tra i figli di Jafet, Assur cadrà e nessuno l’aiuterà, scomparirà la dominazione dei Kittim facendo soccombere l’empietà senza lasciare traccia, e non rimarrà alcun rifugio 7 per tutti i figli delle tenebre.
8 Verità e giustizia risplenderanno per tutti i confini del mondo, illuminando senza posa fino a quando saranno finiti tutti i tempi stabiliti per le tenebre. E al tempo stabilito per Dio, la sua eminente maestà risplenderà per tutti i tempi determinati 9 in eterno per la pace e la benedizione, la gloria, la gioia e lunghi giorni per tutti i figli della luce.
Nel giorno in cui i Kittim cadranno vi sarà un combattimento e una strage grande al cospetto del Dio di Israele; 10 giacché questo è il giorno, da lui determinato da molto tempo per la guerra di sterminio dei figli delle tenebre nel quale saranno impegnati in una grande strage, 11 l’assemblea degli dèi e l’assembramento degli uomini, 12 i figli della luce e il partito delle tenebre; combatteranno insieme dando prova di potenza divina tra lo strepito di una grande moltitudine e la teruah degli dèi e degli uomini, nel giorno della calamità.
Sarà questo il tempo 13 dell’angustia per tutto il popolo della redenzione di Dio: tra tutte le loro angustie non ce ne fu mai simile, dal momento nel quale si scatena fino al suo compimento nella redenzione eterna. E nel giorno della guerra contro i Kittim 14 usciranno in guerra per la strage. Per tre volte le sorti dei figli della luce avranno il sopravvento per scacciare l’empietà, e per tre volte l’esercito di Belial si cingerà per respingere la sorte 15 della luce; i reparti dei combattenti si sforzeranno di scoraggiare il cuore dei nemici, ma la potenza di Dio fortificherà il cuore dei figli della luce. Alla settima sorte, la grande mano di Dio 16 umilierà Belial e tutti gli dèi del suo dominio, e per tutti gli uomini del suo partito vi sarà uno sterminio eterno. 17 La gloria di Dio con il consiglio dei santi risplenderà nell’aiuto ai figli della luce, gli uomini della verità per la distruzione dei figli delle tenebre, della sorte 18 di Belial […]
https://mikeplato.myblog.it/2009/09/21/regola-della-guerra-testo-integrale/
il testo evidenzia come l’apparente pacifismo della comunità degli Esseni nascondeva in realtà un odio mostruoso e incontenibile e l’attesa fremente di una vendetta di sangue.
ritroviamo comunque anche qui, ma appena accennati, gli stessi motivi che abbiamo visto nel testo precedente: la predestinazione rigorosa e totale della storia da parte di Dio, che la imposta come una lotta fra il bene e il male, destinata a concludersi con l’annientamento del secondo e di tutti i traditori che vi hanno ceduto: tutto questo porta a pensare che questi siano motivi tipici della cultura ebraica del primo secolo, che l’hanno caratterizzata profondamente e hanno indubbiamente influito anche sul pensiero di chi non condivideva queste impostazioni fanatiche.
. . .
ma ritroviamo il tema della contrapposizione fra il principe delle luci e l’angelo del male anche nel cosiddetto Documento di Damasco (Damasco è il nome in codice per indicare la comunità), che era stato scoperto alla fine del XIX secolo nei depositi di una sinagoga del Cairo, ma che in frammenti è stato ritrovato anche nelle grotte di Qumran, fra gli altri testi dei rotoli del Mar Morto – anche se qui il tema è soltanto accennato, come sfondo ideologico già noto.
Capitolo 1
Poiché anticamente sorsero 18 Mosè e Aronne per mezzo del principe delle luci, ma Belial suscitò Jahaneh e 19 suo fratello, nella sua astuzia, quando Israele fu salvato per la prima volta.
e tuttavia anche questo testo è caratterizzato dalla assoluta contrapposizione tra bene e male, tra i membri della comunità, che prestano voce al maestro di giustizia, che ha stabilito le regole di vita della comunità, e tutto il resto del mondo, corrotto, che attende la tremenda punizione divina.
. . .
se collochiamo l’Inno introduttivo delL’annuncio del nuovo regno in questo contesto, possiamo cogliere subito, oltre a quelli che abbiamo appena visto, un aspetto veramente innovativo: esso, nel riferirsi alla figura di Yehohanan, per sottolineare, con la maggiore forza possibile, che non era lui il portatore della luce, ma soltanto un precursore, dichiara però che il vero messia che lui annuncia è non un angelo della Luce, ma la Luce stessa, quella che illumina ogni uomo.
l’affermazione che il messia annunciato sia la Luce stessa potremmo considerarla soltanto una metafora particolarmente forte, eppure pare la premessa di un lungo processo di sviluppo di questa metafora.
ma non sta tanto qui la novità sconvolgente rispetto al quadro tracciato sopra, quanto nell’affermazione che la Luce illumina ogni uomo e che basta accoglierLa per poter diventare figli di Dio.
di colpo ci troviamo agli antipodi del manicheismo settario e feroce degli esseni, del loro dividere tra bene e male, fra Luce e tenebre, fra verità e ingiustizia, con un Dio sullo sfondo che ha tutto predestinato, e dunque anche deciso chi appartiene al regno del male e chi no: la frase spalanca potenzialmente le braccia a tutti, e supera d’un balzo la chiusura ebraica al popolo eletto.
questo nuovo messia non potrà mai essere considerato un esseno, per quanto vicino possa essere la sua storia a quella misteriosa e cronologicamente incerta (forse addirittura futura) del Maestro di Giustizia dei testi esseni.
valeva la pena di proporre al lettore quegli stralci della letteratura essena perché l’evidenza della incompatibilità con l’apertura universalistica ed ottimista dell’Inno emergesse con forza.
. . .
ma la preoccupazione principale di questo inno non è certo la differenziazione dagli esseni, che avviene quasi sottovoce e in un modo che, nella sua semplicità, potrebbe addirittura sfuggire, ma nel rivendicare con forza che Yehohanan è soltanto un precursore.
se in questa figura riconosciamo l’anticipazione di quella che nel cristianesimo sarebbe diventata quella di Giovanni Battista, o meglio il Battezzatore (ma forse alla figura storica di Teuda – parola che sembra abbia un significato analogo a quel soprannome, del quale ci parla Giuseppe Flavio in un passo sicuramente autentico, riferito all’anno 46 d.C.), allora il riconoscimento che gli viene esplicitamente messo in bocca ha il suono di un appello all’unità d’azione formulato dagli autori delL’Annuncio del nuovo regno.
Libro XX: 97 – V, I. – Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito.
Libro XX: 98 Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme.
il taglio della testa, il fiume Giordano, il probabile significato del nome sono gli unici punti di contatto con le storie evangeliche più tarde su Giovanni Battista, che peraltro nelle opere di Giuseppe Flavio non risulta nominato come tale, salvo che in una probabile interpolazione prodotta da Eusebio di Cesarea nel IV secolo.
. . .
ma questo Yehohanan o Giovanni, che secondo l’Inno che stiamo commentando, aveva riconosciuto esplicitamente la figura messianica di Jeshu, risulta a noi, invece, il fondatore di una religione, ben distinta dal cristianesimo, e incredibilmente ancora viva, pur se molto minoritaria, con 60-70.000 seguaci concentrati soprattutto nell’Iraq meridionale, nel delta dell’Eufrate: i mandei, che vengono considerati anche gli ultimi gnostici.

i mandei, sfuggiti al crollo dell’ebraismo alla caduta di Gerusalemme nel 70 d.C., venerano in Giovanni il Battezzatore, Iuhana Masbana, il profeta della loro religione, l’ultimo dei profeti ebraici, e considerano il Gesù terreno, il Manda d-Haiyê, un mistificatore, smascherato dall’angelo Anosh Uthrà; solo il Gesù spirituale fu battezzato nel Giordano.
L’Hawan Gawaita, altro testo sacro mandeo, denuncia Gesù con queste parole: Egli travisò le parole della luce e le cambiò in tenebre, convertì coloro che erano miei e alterò tutti i culti; il Ginza, il “vangelo” dei Mandei, dice: «Non credere [a Gesù], perché pratica la stregoneria e l’inganno».
I Mandei, inoltre, nella loro confusa cronologia, attendono con ansia l’avvento di una figura chiamata Anosh-Uthra (Enoch) che «accuserà Cristo il romano, il mentitore, figlio di una donna che non è dalla luce» e «smaschererà Cristo il romano come mentitore; egli sarà legato dalle mani dei giudei, i suoi devoti lo legheranno e il suo corpo sarà trucidato».
. . .
i testi sacri dei mandei, composti in una lingua molto simile all’aramaico, sono il Ginza Rabba, Grande Tesoro o Libro di Adamo, il Drashia d-Yahia, Libro di Giovanni Battista, interamente dedicato a lui e ai suoi rapporti con Gesù (Ishu, oppure Yeshu Messiah, oppure Messiah Paulis – probabilmente da una parola persiana che significa imbroglione – e qualche volta come Cristo il romano), e il Ginza Iamina, Libro canonico delle preghiere.
Per loro vi è un dio supremo del Mondo del Bene e della Luce (Malka d-nhura), circondato da angeli (Uthrê), dei quali il più importante è Manda d-Haiyê (Gnosi di Vita), e il mondo del Male e delle tenebre, abitato da demoni, il cui capo è Ruha, lo spirito malvagio – ma il nome, stranamente è lo stesso che indica lo Spirito Santo: è lei che appare in forma di colomba e traccia una croce di luce sul Giordano, quando Ishu (Jeshu) viene battezzato sul Giordano.
L’uomo vive nel mondo delle tenebre, ma dopo la morte, ogni anima passa attraverso degli stadi intermedi fino ad arrivare al regno della luce: un messaggero traghetterà le anime dal mondo dell’oscurità al regno della luce e questo sarà il segnale per la fine del mondo delle tenebre; al termine esisterà solo il regno della luce e il tempo della sofferenza si sarà esaurito.
. . .
come i cristiani, i mandei celebrano la domenica, ma soprattutto considerano centrale il battesimo (Masbütä); non hanno monumenti di culto, il loro unico tempio naturale sono le acque del fiume Tigri; i modi di celebrare Dio sono la preghiera, il digiuno e il prendersi cura degli altri; credono in un paradiso, che chiamano il Mondo della Luce; credono in uno spirito maligno, che è femminile e si chiama Ruha; e credono nel battesimo, impartito con acqua corrente, sempre chiamata Yardna (Giordano), come condizione necessaria per entrare nel Regno della Luce.
sembra dunque che le idee di quel Yehohanan, che, secondo questo testo, annunciava il vero messia, fossero più vicine a quelle degli esseni del suo messia; qualcuno si chiede se non fosse lui stesso un esseno; ma in questo caso dovremmo pensare che il messia che aveva annunciato gli apparisse piuttosto un traditore.
non che ai seguaci di questo importasse molto: in questo testo essi gli mettono in bocca il riconoscimento che il messia è quell’altro, e, ai fini propagandistici del momento, questo bastava.
. . .
la polemica tra i seguaci di quel Yehohanan che battezzava nel Giordano, che tra loro si chiamano nozrai, nazareni, e quelli del successivo messia deve essersi sviluppata bene già al tempo in cui loro erano in vita; l’Inno che introduce L’annuncio del nuovo regno ce ne dà una precisa testimonianza, anche se indiretta testimonianza: nessuna polemica contro questa figura, ma il chiaro riconoscimento, a lui attribuito, di essere una figura secondaria rispetto al fondatore di quel regno, al momento solamente mentale.
tutto questo induce a pensare che i seguaci delle due religioni fossero, al momento, ben contrapposti e polemici davvero e che l’appello all’unità d’azione, contenuto già nell’Inno, non avesse avuto esito alcuno.
lo vedremo meglio nel prossimo post.