la terza tromba (d’aria) dell’Apocalisse – 366

terza tromba d’aria nel Bresciano in una settimana.

image afoto Giornale di Brescia

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foto di mio figlio Rocco da casa sua

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foto di mia figlia Marta dalla casa dei suoceri sul Lago di Garda

ci sono decine di sfollati per case inagibili, perfino aziende distrutte o pesantemente danneggiate.

diciamo grazie ai politicanti di tutto il mondo, e di tutti i colori (e dunque a noi stessi); diciamo grazie ai ridicoli accordi di Parigi; diciamo grazie ai negazionisti climatici che hanno lavorato sodo in questi anni, hanno anche vinto le elezioni da qualche parte (USA, Brasile) e stanno facendo di tutto ancora per andare avanti così.

. . .

gli scenari del riscaldamento globale avanzano: distruzioni ambientali, boschi rasi al suolo, incendi, bombe d’acqua, alluvioni, grandinate violente che distruggono la produzione agricola, e una massa crescente di risorse per provare a riparare i danni.

è una nuova povertà che avanza, ma non è la parola giusta: sarà povertà all’inizio e poi sarà pura e semplice miseria; datele tempo, continuando a non fare nulla di incisivo e doloroso, e diventerà carestia, epidemie, fughe di massa.

quanti hanno capito che i prossimi profughi ambientali saremo noi?

ma la domanda è: come si potrà essere profughi ambientali, se non ci sarà più un angolino del pianeta adatto ad accoglierci?


37 risposte a "la terza tromba (d’aria) dell’Apocalisse – 366"

  1. @ fla 18 agosto 2019 alle 17:02
    sbaglio o ci siamo scambiati di posizione? all’inizio ero io che segnalavo la mancanza delle possibilità… mentre ora sei tu che vuoi affossare ogni speranza.

    no, non mi pare.
    io sostenevo che occorre fare una battaglia contro la plastica ben più radicale di quel che si vede in giro, ed ero d’accordo con te in questo; tuttavia non ho mai pensato che questa possa essere risolutiva del problema ecologico; anzi, usavo questo concetto per sottolineare con più forza l’inadeguatezza delle azioni attuali.
    poi è arrivata la tua metafora ottimistica sull’orlo di un abisso rotondo nel quale si cadrebbe soltanto con una possibilità, tra infinite, di centrare il punto di tangenza nella direttrice che porta al centro del cerchio; e io ho provato a contestarli sul piano geometrico, ma sempre per ribadire che non ci sono proprio vie d’uscita…
    ne è uscita una metafora carina sulla nostra società, costruita come un’isola artificiale di bellezza al centro di un abisso che tende ad inghiottirla.

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    1. in effetti la metafora è quanto mai appropriata. Bisogna solo trovarsi un colle più elevato dal quale ammirare lo spettacolo senza essere inghiottiti per primi.

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        1. non so se ti conviene… quel colle è parecchio incasinato ora. Sei già in montagna, ma anche lì non quanto si è al sicuro di questi giorni. Penso a una collina da dove è possibile mettersi in salvo facilmente, quantomeno per non perdersi i fuochi d’artificio finali.

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          1. sul Quirinale starei sicuramente da osservatore esterno al palazzo, non intendevo altro con la mia battuta; certo da qui dove sono realmente, invece, l’osservazione è più vasta: basta che il tempo sia limpido per arrivare con la vista fino agli Appennini, attraverso uno spiraglio nella valle, e basta spostarsi di un chilometro salendo fino a un piccolo passo qui dietro per affacciarsi verso il lago d’Idro e l’Adamello o salire un paio di km un poco più in là, per vedere un poco da lontano il lago di Garda.

            ma tutto questo serve soltanto a confermare che non c’è colle o mezza montagna che possa garantire un luogo dal quale osservare il disastro tranquilli; forse servirebbe una navicella spaziale in volo permanente, ma che fine farebbe quando la base di riferimento a terra smetterà di funzionare?

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  2. Schiena dritta e camminata veloce. A parte le lamentele per l’impossibilità di mangiare gelati non c’era altro punto debole.
    Sarà uno spiedo vegetariano. Bisogna mangiare meno carne sia per l’ambiente che per le casse del comune 😀 .
    Quanto per la plastica pensavo che la Cina ne producesse molta di più. Mi chiedo se per produzione non intendano i prodotti finiti. Chiaro che gran parte degli imballaggi vengano prodotti localmente (creazione buste)… ma la plastica in se potrebbe arrivare da altrove.
    Chiaramente per produrre gli imballaggi viene usata energia. Ma in fondo va usata anche per produrre imballaggi bio. L’impatto è dovuto alla necessità dell’imballaggio non tanto alla sua natura.
    Per quel che riguarda l’utilizzo come combustibile, sicuro che nessuno ci pensi? In fondo così facendo avrebbero un guadagno mentre l’alternativa sarebbe un costo. Quale sarà preferibile tra le due dal punto di vista di un uomo d’affari?

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    1. direi che la schiena diritta non doveva essere una sorpresa… 😉 ; quanto ai gelati, ho cominciato a trasgredire, sia pure saltuariamente e misuratamente.

      quanto al resto, credo di capire che siamo d’accordo che la plastica bio non è affatto la soluzione: bisogna invece cominciare a ridurre la plastica in assoluto, individuando i tipi di prodotti per i quali è assolutamente superflua; e contemporaneamente iniziare una politica del riciclo, ad esempio delle bottiglie, come in Germania, dove esiste da un decennio almeno; infine prevedere, dove possibile, alternative meno inquinanti e con materiali riutilizzabili.

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      1. Ognuno ha il suo tallone d’Achille…

        Per quel che riguarda la plastica direi che concordiamo che ridurne l’utilizzo è auspicabile (fino a che punto resta da vedere). Ma sai com’è… per fare quello serve che tutti siano d’accordo, mentre per fare il contrario c’è bisogno di un solo individuo. Se l’entropia non è uno scherzo, quale cosa è più probabile?

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        1. so che l’entropia ha una versione popolare nota sotto il nome di Legge di Murphy, che inizia con «Se qualcosa può andar male, lo farà», seguita da una serie quasi infinita di corollari analoghi.

          a sentire Rovelli, pare che l’essenza di questa legge sia in fondo semplicemente probabilistico: infatti il modo di andar bene è uno solo, mentre i modi possibili dell’andar male sono molto più numerosi; il disordine prevale gradualmente sul disordine per il semplice motivo che è molto più probabile.

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            1. dipende dalla forma del baratro: se lo pensi come un buco rotondo e immagini te sul punto per il quale passa una tangente a quel buco, hai ragione tu; ma se lo pensi come un buco rotondo e immagini te su un’isoletta puntiforme che si trova all’interno della superficie del baratro, scoprirai che non hai nessuna possibilità, muovendoti, di non finirci dentro.

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                  1. e dove hai messo la terra scavata? Potresti usarla benissimo per crearti una via di fuga tappando la voragine. In questo caso hai persino la certezza della salvezza.

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                    1. sbaglio o ci siamo scambiati di posizione? All’inizio ero io che segnalavo la mancanza delle possibilità… mentre ora sei tu che vuoi affossare ogni speranza.

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  3. @ fla
    Ci siamo visti anche poco più di 2 anni fa a Milano. Eri molto più in forma di me! Dopo Torino e Milano spero proprio che la terza volta sia più a nord e in circostanze migliori. Certo però che dovresti fare causa al comune per l’inutile stress procurato dall’invito!

    I Canadair fanno rifornimento di solito dai laghi ma se non c’è acqua come fanno? Posso inventare un Canadair che venga riempito di bottigliette d’acqua (in plastica). Lancerà le bottigliette per spegnere gli incendi. Cosa che non spegnerà gli incendi ma darà una mano agli alberi (che si bevono la bottiglietta d’acqua) quando farà molto caldo (incendio).
    Parodia di quello che fanno gli esseri umani ora. Azioni inutili a lungo andare, ma utili a tamponare il problema nell’immediato.

    Il 99% delle cose in plastica attorno a me sono fatte in Cina. Se qualcosa non lo è magari la plastica viene comunque prodotta lì e poi lavorata per fare l’oggetto altrove.
    Ma la produzione della plastica non credo contribuisca al cambiamento climatico (semmai fa malissimo alla salute umana e agli animali). Sarebbe più dannoso per il clima tentare di usare la materia prima delle plastiche come combustibile.

    . . .

    sì mi ricordo quest’altro incontro, non ricordo niente che giustificasse la tua impressione, salvo una tua situazione personale che certamente non era esaltante.
    quanto al Comune, se col suo invito mi garantisce uno dei fenomenali spiedi che da queste parti sono in uso dalla preistoria almeno (hanno appena ritrovato uno spiedo di 4.000 anni fa, con iscrizione in alfabeto camuno), lamentarsi sarebbe masochismo puro…
    per i laghi che perdono acqua, faremo come fanno qui; la prendono dalle rive un lago, la sollevano di più di 100 metri e la buttano nel fiume esausto che esce dal lago più piccolo di fianco; ah, dimenticavo il dettaglio: è acqua di fogna, ma depurata, però!
    per quel che riguarda la plastica, sono andato alla fine a verificare, https://www.polimerica.it/articolo.asp?id=21066 ,
    e ho constatato un quadro allucinante: la produzione mondiale di materie plastiche ha raggiunto, nel 2017, 348 milioni di tonnellate, contro i 335 milioni di un anno prima; la Cina produce quasi il 30% della plastica mondiale, ma l’Italia produce il 14% della plastica europea, che è a sua volta il 18,5% della plastica mondiale.
    io credo che la produzione di una massa simile debba avere qualche effetto anche sul clima; naturalmente se l’alternativa è produrre meno plastica, non se è quella di bruciare per altri scopi il materiale che serve a produrla, naturalmente con impiego di energia e dunque effetti anche sul clima.

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  4. Credo, anzi ho la conferma che questo nuovo mondo ricco di troppo ci stia portando al disastro dove nn sarà una risata a seppellirci ma la nostra stessa avida stupidita di consumatori compulsivi.
    mi spiace molto per tutti voi lassù 😖

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  5. basta dichiarare guerra alla natura e bombardarla. I russi si sono persino fatti esplodere una miniatomica tra le mani.
    Tipico degli umani, nascondere un problema creandone uno più urgente.

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    1. qui siamo oramai semplicemente di fronte al nascondere il problema: e perché lo facciano non è più nemmeno chiaro.
      pare che per la nostra stampa democratica online il fatto principale di oggi sia la morte di cancro di una povera giovane donna, un personaggio televisivo che io neppure so chi sia.

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      1. nessuno vuole guardare negli occhi i propri fallimenti. Quindi bisogna continuare a fare i duri fintantoché le catastrofi non diventino immense. A quel punto se ne occuperà qualcun altro e nessuno avrà fallito.

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        1. il fatto è, caro Flavius, che io non so come stiano le cose dalle tue parti, ma qui viviamo già in un clima di catastrofe in atto: abbiamo avuto la bomba d’acqua, la mezza alluvione e il quasi tornado di ottobre, che ha raso al suolo i boschi della parte più alta della valle, al confine col Trentino; poi è seguito un inverno caldissimo con mesi di siccità, che pareva il Marocco; a maggio è arrivato il freddo e le grandinate, cinque, con tutte le variazioni possibili, come se fosse stato un catalogo; adesso la cella di un vero e proprio uragano tropicale; e ogni volta si sono contati i danni.

          sono purtroppo sicuro che le cose peggioreranno ancora, ma che cosa aspettiamo per proclamare l’emergenza climatica e fare scelte conseguenti?

          quindi, non lasciamo scappare dalle loro responsabilità coloro che hanno governato sinora e anche coloro che li hanno votati si facciano un bell’esame di coscienza per capire quanto valgono come elettori…

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          1. qui alterna giorni in cui fa molto caldo a giorni tipicamente autunnali. Dopo ogni tempesta ci sono alberi abbattuti.
            Non si può dichiarare l’emergenza perché questo significherebbe la chiusura di moltissime aziende.
            E poi chi lo dice ai possessori di auto che usare l’auto è vietato da domani?
            Si sta sacrificando il futuro di qualche decennio più in là per quello più immediato. Perché cambiare la società di oggi non è sostenibile e tornare indietro è impossibile.

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            1. più aspettiamo, più le scelte diventeranno drastiche, e se non le facciamo noi, con criteri umani, le farà la natura a modo suo.
              non dico di vietare tutto il traffico automobilistico subito, però ad esempio limitazioni dentro le città sì, con incentivi economici ai comuni che adottano limitazioni del traffico, sul modello di Milano.
              non dico di vietare i voli aerei, ma un aumento delle tasse aeroportuali, sì.
              non dico di vietare la carne, ma un aumento dell’IVA sulla carne sì, come stanno pensando di fare in Germania.

              tu dici che diverse aziende dovranno chiudere? certo, alcune aziende sì, ma se ne apriranno altre che dovranno dedicarsi a mantenere il territorio abitabile: se lo facciamo adesso potrà ancora essere una normale riconversione di settori produttivi, con costi sociali contenuti…

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              1. Diciamo che tu vuoi colpire auto e aerei per vedermi tagliare l’erba nel parco. Io pensavo piuttosto di vietare il riscaldamento d’inverno 😀 .
                Tutte le limitazioni non possono che ridurre gli introiti per tante aziende e se il passaggio verso le altre aziende che si occupino del territorio è troppo lento allora ci sarà solo il fallimento delle prime.
                Mi viene solo un dubbio. In genere quello che inquina e non è riciclabile ha un costo minore rispetto alle alternative ecologiche perché non vi è incluso il costo a fine vita. Tu lo vuoi tassare, ma questo non farà che alzare i prezzi per portarli a quelli delle alternative ecologiche. Se già ora molti settori sono al limite in che modo potranno andare meglio proponendo prezzi magiori? Per esempio i biglietti aerei. Chi ci deve perdere?
                Sono d’accordo che va fatto qualcosa, per ora però mi sembra che siamo in un cul de sac.

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                1. sono d’accordo con te che siamo in una situazione che fondamentalmente è senza uscita, e non è da oggi che lo dico.
                  ma detto questo e andando a guardare fino in fondo la situazione catastrofica, questo non cancella l’ottimismo della volontà per cercare almeno di ridurre il danno fino a che si può…
                  vietare il riscaldamento d’inverno è dura, però portare a 18 gradi la temperatura massima invernale in casa si può; meno gasolio e più maglioni di lana, come al tempo dei miei nonni.
                  se invece la tua era una battuta contro i montanari di risulta come me, la cosa non mi tocca, dato che ho messo i pannelli solari e mi riscaldo prevalentemente da solo.
                  però incentivare di più queste scelte si può, e forse persino renderle obbligatorie.

                  quanto a te, non preoccuparti: hai una carriera assicurata come progettatore di canadair aggiornati per spegnere gli incendi da siccità e vento.

                  è chiaro che vietare la plastica non biodegradabile, ad esempio, come involucro dei prodotti metterà in ginocchio i suoi produttori; ma si ricicleranno loro, visto che non riciclano quel che producono.

                  ci sarà un generale aumento dei prezzi? direi di sì: indubbiamente la crisi climatica ci renderà tutti più poveri e ci costringerà a stili di vita meno consumisti: non credo sarà una tragedia, questo.

                  la vera tragedia sarà, invece, quanto queste scelte miglioreranno davvero la situazione: potrebbe esserci diversa gente che penserà che, perso per perso, vale piuttosto spassarsela fino a che si può, dicendo che il riscaldamento globale è una perfida invenzione dei comunisti…

                  chiaramente quelli che ci devono perdere saranno ferocemente contrari, a cominciare dalle industrie petrolifere, e con le giubbe gialle francesi abbiamo già visto di che cosa sono capaci gli oppositori enti-ecologici, che hanno dalla loro il governo più potente del mondo.

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                  1. in realtà era una battuta contro le vecchiette che al primo accenno d’inverno sparano il riscaldamento al 100%. Quindi non è contro di te che neppure sei vecchio.
                    Quanto ai Canadair siccome i laghi saranno sempre più secchi, posso proporne uno che tenti di lanciare bottigliette d’acqua sugli incendi. Non spegnere l’incendio ma almeno disetterá gli alberi.
                    Il 99% della plastica è Made in China. Magari Trump sarà riconosciuto come il più grande ecologista di sempre e tu un suo sostenitore. Però qui sorge un altro dubbio. È vero che la plastica è un danno enorme per la fauna e la salute, ma non produrla non potrebbe far pensare a qualcuno che possa usare la materia prima come combustibile? Effetti devastanti in quanto enormemente più inquinanti dei prodotti raffinati. Per le biidegradabile ho invece un altro dubbio. Non è che tra qualche anno si scoprirà che qualche bio era solo un modo per creare più rapidamente microplastiche? Bio certo, ma che sia fatto pensando non solo a far sparire la plastica ma a reintegrare i componenti nell’ambiente.

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                    1. ti ringrazio (pare che si debba farlo) per dire di me che non sono vecchio; ti smentisce di brutto il mio Comune che mi invita al pranzo gratuito per gli anziani, addirittura (anziano mi pare peggio che vecchio), a cui andrò accompagnando un vicino di 84 anni…, e guarda che sono passati 4 anni, mi pare, da quando ci siamo visti a Torino; non sono pochi alla mia età.

                      sui canadair mi pare che un refuso renda difficile capire quel che vuoi dire…

                      sulla plastica, non credo che sia prodotta in Cina in tali proporzioni; ma quel che dici della plastica biodegradabile mi trova concorde; OGNI soluzione ha delle controindicazioni e pensare di avere trovato quella perfetta che risolve tutto o è pubblicità ingannevole, oppure è ancor peggio: è puerile.

                      su Trump; il suo protezionismo sta provocando, o meglio accelerando, una crisi economica globale; in questo senso i suoi effetti (non voluti) sul riscaldamento globale (che lui nega) sono innegabilmente molto più positivi di quelli di qualche capo del governo ecologista parolaio; non è da oggi che lo dico…

                      sono, di nuovo, le contraddizioni dell’esistenza.

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                    2. Ci siamo visti anche poco più di 2 anni fa a Milano. Eri molto più in forma di me! Dopo Torino e Milano spero proprio che la terza volta sia più a nord e in circostanze migliori. Certo però che dovresti fare causa al comune per l’inutile stress procurato dall’invito!

                      I Canadair fanno rifornimento di solito dai laghi ma se non c’è acqua come fanno? Posso inventare un Canadair che venga riempito di bottigliette d’acqua (in plastica). Lancerà le bottigliette per spegnere gli incendi. Cosa che non spegnerà gli incendi ma darà una mano agli alberi (che si bevono la bottiglietta d’acqua) quando farà molto caldo (incendio).
                      Parodia di quello che fanno gli esseri umani ora. Azioni inutili a lungo andare, ma utili a tamponare il problema nell’immediato.

                      Il 99% delle cose in plastica attorno a me sono fatte in Cina. Se qualcosa non lo è magari la plastica viene comunque prodotta lì e poi lavorata per fare l’oggetto altrove.
                      Ma la produzione della plastica non credo contribuisca al cambiamento climatico (semmai fa malissimo alla salute umana e agli animali). Sarebbe più dannoso per il clima tentare di usare la materia prima delle plastiche come combustibile.

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  6. L’ulteriore preoccupazione è che iniziamo ad essere assuefatti… in tv danno qualche secondo, se va bene. Tutti sono contenti che non sia capitato a loro, quando e’ evidente che sta capitando a tutti..
    confidiamo nella scienza o nella fortuna, anche se giorno dopo giorno la natura ci fa capire che le abbiamo rotto proprio le scatole…
    dobbiamo cominciare ad attrezzarci con le cantine anti-uragano, come in America?
    Tra l’altro, passate le elezioni europee, sembra che non ci sia più bisogno nemmeno di Greta, l’hanno rimandata a scuola?

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    1. Greta mi pare che stia traversando l’Atlantico su una barchetta per andare a portare non so che messaggio e non so dove.
      siamo alla farsa, la poverina non si rende neppure conto che la stanno usando semplicemente per distrarci.
      loro pensano di mettersi al sicuro nei loro bunker e di lasciare alla natura di fare il lavoro sporco di liberare il pianeta di qualche miliardo di esseri umani, del resto diventati ampiamente inutili, per non dire dannosi.
      non sono sicuro che il calcolo gli riesca.
      ma al massimo in qualche decina taglieranno la corda per chissà dove, su una navicella di Musk, immagino.

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