Easy rider: libertà è paura? – 373

muore Peter Fonda.

“In onore di Peter, per favore brindate alla libertà”, dice la famiglia.

e sono cinquant’anni da Easy rider, il film manifesto del Sessantotto degli hippie, ma anche di uno spirito libertario ambiguamente motociclistico, per dire…

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. . .

come tradurre quel titolo? Motociclista libero, forse.

certo, non Libertà e paura, il titolo che gli diede in Italia qualcuno che anche allora aveva paura della libertà.

ma certo la libertà di cui parlarono Peter Fonda e Jack Nicholson nel film di Hopper era piuttosto quella confusa di uno scontro con l’autorità.

autoritarismo, si diceva allora, e si era anti-autoritari; nell’Italietta berlusconiana invece è stato imposto un altro termine che stravolge quel significato: oggi i cattivi sono gli illiberali, e la parolina per niente innocente è ripetuta anche da una sinistra immemore:

come se il liberalismo fosse una virtù e non il trionfo programmato e teorizzato dell’egoismo.

. . .

mezzo secolo dopo, non dite che adesso, con la scomparsa di Peter Fonda, il Sessantotto è simbolicamente morto del tutto; perché già in quel film al motociclista libero sparano quelli che avevano allora, come oggi, paura.

è morto quello che chiamano il Sessantotto dei figli dei fiori, che in realtà precedette il Sessantotto vero.

il Sessantotto è morto nel Sessantotto, quando vennero uccisi Luther King e Robert Kennedy, come i protagonisti del film?

no, il Sessantotto politico è nato da quegli assassinii, piuttosto, dato che dimostravano l’impossibilità di un cambiamento sociale affidato alle forze politiche semplicemente progressiste.

. . .

ma morì altrettanto rapidamente, come movimento, dimostrando anche l’impossibilità di una rivoluzione pacifica.

alcuni passarono al terrorismo, allora, e ci volle un decennio per dimostrare a chi ci credeva l’impossibilità anche di una rivoluzione violenta.

qualcun altro scommise, piuttosto, su una rivoluzione culturale lenta che cambiasse i modi di pensare.

questa c’è stata, effettivamente, ma in senso contrario.

cinquant’anni dopo possiamo soltanto dire che anche questa illusione è finita.

. . .

Easy rider non fu in realtà un film sul Sessantotto e le sue speranze, ma semplicemente sulla giovinezza e le sue pulsioni.

è un film sull’amicizia e sull’esplorazione del mondo, è una metafora della vita come viaggio di scoperta e di avventura.

se per alcuni il Sessantotto è stato questo, allora il Sessantotto non è morto affatto, dato che altri vivono le stesse voglie della giovinezza in altri modi.

. . .

forse oggi alcuni vivono la giovinezza in modi perfino ributtanti, a volte: forse la fantasia si è trasformata in arroganza e prepotenza, come se la fata avesse deciso di trasformare il giovane principe in un rospo, rovesciando la morale.

anche il fascismo cantava Giovinezza giovinezza: ed era una gioventù avvinazzata e violenta.

oggi, invece, la liberta E’ paura.

a Peter Fonda il privilegio di rappresentare la stagione effimera, ma non innocente del tutto, di una giovinezza migliore.

 


6 risposte a "Easy rider: libertà è paura? – 373"

  1. Non ho mai visto Easy rider (mea culpa), ma temo che mi faccia lo stesso effetto de Il laureato: cioè, capire perché è stato un film dirompente, ma trovarlo, coi miei occhi, ormai piuttosto “sgonfio” ed insignificante. Oggi la ribellione giovanile la diamo per scontata, e pensiamo (a ragione, ahinoi) che non sia altro che una “fase”, che presto quel giovane incendiario rientrerà nella caserma dei pompieri per fare il suo dovere…

    Bella la tua analisi, comunque.

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    1. non mi pare di averlo rivisto dopo di allora e ho costruito la mia analisi su quel che me ne dice ancora quel ricordo lontano.

      forse non è un assoluto capolavoro della storia del cinema, ma certamente fu un film che segnò la storia; cosa che non mi sentirei di dire affatto del Laureato, che neppure vidi quando uscì: lo guardavamo con sospetto; lo vidi anni dopo e non mi disse nulla, come nulla ha detto a te: mero prodotto hollywoodiano.

      – che la ribellione giovanile fosse una fase che sarebbe passata ce lo dicevano in tutte le salse anche cinquant’anni fa – io sai che ti dico? che è così per molti, ma non per tutti.

      invecchiare cambia molto il modo di guardare alla vita, ma “da grande” abbandona la lotta contro ogni forma di oppressione solo chi ci credeva poco anche prima e si è confuso nei movimenti di protesta soltanto per la voglia di stare in gruppo, seguendo le mode…

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      1. Quindi la fama del Laureato come film “scomodo” è mera mistificazione giornalistica? Ne sono quasi rassicurato :-). Adoro Dustin Hoffmann, è probabilmente il mio attore preferito, eppure questo film non mi è piaciuto affatto.

        Posso tatuarmi l’ultima frase? 🙂

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        1. soltanto se hai un braccio da ciclope, abbastanza grande per lasciare leggibile questa frase troppo lunga, come spesso mi capita (ma di sicuro sto parlando di corda in casa dell’impiccato; resta la consolazione che tra autori arcaicizzanti di riflessioni complesse ci si capisce un po’ tra noi.

          sul Laureato concordiamo; ma temo che se rivedessi Easy Rider oggi, però, una parte di delusione e di distanziamento non mancherebbe neppure qui, per me.

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  2. Purtroppo, la mancanza di equità ed eticità associata ad un potere economico repressivo verso ogni cambiamento che non sia da esso gradiro e pilotato è realtà dolorosa per tutti coloro che speravano e sperano ancora in una società equa e solidale, fondata sul diritto dell umanità a vivere in dignità, libertà e serenità. Ma, … siamo certi non poter rovesciare il sistema?

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    1. a settant’anni si tende a diventare dei vecchi barbogi, vero…, però ti rispondo lo stesso, come mi viene naturale di farlo adesso.

      tu scrivi: siamo certi non poter rovesciare il sistema?

      io domando:
      chi è il noi?
      che cosa intendi per sistema?
      che cosa significa per te, esattamente, rovesciare?

      e te lo dice uno che in cinquant’anni di vita adulta ha provato a cambiare certi fondamenti della vita sociale in quasi tutti i modi possibili, terrorismo escluso.

      e che ora ha capito che questa sconfitta dipende dal fatto di non avere avuto chiaro come rispondere a quelle tre domande.

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