li chiamano biomarcatori, ma probabilmente per farci dell’ironia macabra fin dal nome: sono 14 sostanze del sangue che in realtà predicono piuttosto la probabilità statistica di morire entro i prossimi 5 o 10 anni.
sono già pronti in alcuni laboratori, ed ora si tratta di decidere se immetterli liberamente sul mercato.
la loro utilità sarà grande, per il mercato stesso: quello della salute umana.
pensate, ad esempio, alla gioia delle assicurazioni sulla vita, che potranno adeguare più scientificamente le loro polizze alle speranze di vita del cliente, oppure non fargliele del tutto se il rischio è troppo grande.
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esperienza del resto che io ho già fatto tre anni fa, al momento della stipula del mutuo decennale per la ristrutturazione della casa dove vivo:
la banca non era certo interessata a farla un’assicurazione sulla mia vita, dandomi per possibile morituro entro il termine, e ha voluto piuttosto la fideiussione dei figli, che subentreranno negli oneri al momento giusto; ma ho voluto farne una io per loro, per garantirli almeno un po’.
l’assicurazione volle un check up sanitario completo e fu in quella occasione che emerse il mio leggero diabete, buono per aumentarmi la polizza di 500 euro l’anno.
scelta profetica: oggi uno dei 14 marcatori, tra i negativi che aumentano il rischio di morte nel quinquennio, è appunto la misura dello zucchero nel sangue.
è positiva per la sopravvivenza, invece, una maggiore concentrazione degli aminoacidi istidina e leucina o dell’albumina nel sangue (ma dei miei valori a riguardo non so nulla).
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naturalmente in Germania si è aperto un dibattito se l’uso di questi test debba essere consentito oppure no; in Italia ci divertiamo invece col rosario di Salvini…
temo che però ogni discussione sia superflua e ridicola pure lì: oramai i mercati sono la formulina magica che ritroviamo praticamente dappertutto e in particolare proprio nella stampa che una volta si sarebbe definita democratica; quanto ai nemici dichiarati dei mercati sono in realtà i loro più fedeli, e anche astuti, sostenitori.
a noi, sudditi elettori, rimane la scelta – che dovremmo fare in teoria ogni cinque anni, e non ogni volta che gira al politico miracolato di turno dai sondaggi – di scegliere tra i difensori malmostosi dei mercati, e i loro falsi nemici, e in elezioni comunque truccate da regole elettorali fatte per mandare comunque al potere la minoranza che, sotto qualunque programma civetta, sarà comunque a difesa reale dei mercati.
si chiama democrazia, no?
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qui il coltello dalla parte del manico ce l’avranno loro, e anche la ragione è dalla loro parte o no?
prima di decidere se curare un anziano malandato o fargli qualche operazione impegnativa, non sarà meglio verificare quante possibilità ha di morire lo stesso a breve, anche se lo curiamo?
giusto per non sprecare risorse: anche la salute è una merce, nel mondo dei mercati, e risulta che nel Regno Unito funziona già chiaramente così, mentre da noi questo tipo di scelte rimane più sotto traccia, ma vengono comunque razionalmente applicate, solo con più discrezione e in modo meno traumatico.
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sinceramente non riesco a trovare nessuna valida ragione per impedirglielo, eppure sono una possibile vittima del sistema, sia per l’età sia per il diabete.
se poi si dovesse abbandonare finalmente l’artificio della sanità pubblica, finanziata dalle tasse di tutti, spetterebbe soltanto al singolo decidere, in base alle sue disponibilità economiche, e sarebbe lui a decidere se farsi il test, giusto per capire se l’investimento sulla sua salute gli conviene…
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l’unico argomento contrario per vietare l’uso di massa di questi bioindicatori che in realtà piuttosto dovremmo chiamare tanatoindicatori, è quello della paura individuale di morire.
ma non sarebbe meglio, allora, introdurre piuttosto nelle scuole anche l’educazione alla morte?
accanto all’educazione stradale, che è pur sempre un’educazione al non morire…, e a quella civica (che intanto, pur se approvata, viene rinviata di un anno per la crisi di governo, metti che si vada alle elezioni plebiscito per Salvini, sarebbe un insulto all’intelligenza fare studiare ai nostri ragazzi una materia in cui lui è palesemente analfabeta).
educazione all’egoismo, educazione al sentirsi immortale, educazione al diritto di vivere a oltranza non c’è bisogno di introdurli affatto: ce li abbiamo già tutti dentro…
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ma dai, che razza di post è mai questo?
eppure c’è stato anche chi ha avuto il coraggio di scrivere di peggio:
E se ora un vecchio cadente si lagnasse e lamentasse
l’incombere della morte rattristandosi più del giusto,
non avrebbe essa – la natura – ragione d’alzare la voce e rimbrottarlo con voce aspra?
“Via di qui con le tue lacrime, o uomo da baratro, e trattieni i lamenti.
Tutti i doni della vita hai già goduti e sei marcio.
Ma, perché sempre aneli a ciò che è lontano e disprezzi quanto è presente,
incompiuta ti è scivolata via, e senza profitto, la vita,
e inaspettatamente la morte sta dritta accosto al tuo capo
prima che tu possa andartene sazio e contento d’ogni cosa.
Ora, comunque, lascia tutte queste cose che non si confanno più alla tua età
e di buon animo, suvvia, cedi il posto: è necessario”.
Lucrezio, De rerum natura, Libro III
lettura da rendere obbligatoria nelle scuole?
Qualche tempo fa ho letto addirittura di una banca dati del Dna… il timore era addirittura che le aziende, prima di assumere, la potessero consultare per controllare se magari c’è una predisposizione a qualche malattia.
Nel pieno grande fratello, e si parla ancora di privacy!
E’ vero, le assicurazioni da tempo richiedono la scheda sanitaria per certe prestazioni (nel mio caso, sempre assicurazione vita, mi dissero che se facevo le analisi mi avrebbero coperto tutto, altrimenti certi decessi sarebbero stati coperti solo dopo sei mesi-un anno dalla stipula. Così ho visto bene di non morire).
Tutti motivi per sostenere sempre più sanità pubblica e mantenere i diritti al posto di lavoro…
Sono contrario all’accanimento, però: quando e’ ora di lasciare spazio, e’ ora…
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indubbiamente la privacy appartiene al passato e siamo noi stessi a regalare i nostri dati alle aziende di internet senza neppure rendercene conto.
ma la morte della privacy è anche la morte dell’individuo come soggetto libero, e dunque anche della democrazia.
totalmente d’accordo con le tue conclusioni, ovviamente.
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