Christiaan Trunz, chi era costui?
il responsabile del settore metalli del JP Morgan, la grande finanziaria e banca americana, appena condannato da un tribunale USA per manipolazione del mercato, ma questa non è una notizia: normale banditismo bancario.
ma la notizia è soltanto la punta di un iceberg e rivela molte cose interessanti.
. . .
la prima è che questa manipolazione, detta spoofing – cioè banalmente imbroglio, ma vuoi dire dirlo in inglese? -, consisteva per lui nel far partire ordini di oro o argento per poi cancellarli all’ultimo minuto: data l’enorme consistenza degli ordini, questo determinava delle variazioni dei prezzi su cui poi la banca lucrava, potendo ben prevederle in anticipo rispetto agli altri.
ma la vera notizia è che in realtà operazioni di questo genere sono diffusissime anche allo scopo di tenere artificialmente più basso che si può il prezzo dell’oro, che ha mantenuto il suo valore di bene rifugio, in momenti nei quali la fiducia nelle monete è in crisi.
. . .
e come potrebbe non esserlo?
il rendimento a tassi fissi delle obbligazioni negli USA si è ridotto al 2%, ma nel resto del mondo è oramai pari a 0, come dimostra questo grafico, intitolato approaching zero:
ma il maggiore rendimento dei titoli USA non è certo un indice di buona salute: al contrario, dimostra che il governo è costretto ad offrire interessi più alti degli altri per compensare il rischio e attirare gli investitori: esattamente come avviene per l’Italia, e per lo stesso motivo: l’enorme consistenza del debito pubblico.
. . .
ciononostante una parte crescente degli investitori preferisce acquistare oro che titoli del debito pubblico americano: vero che l’oro non emette cedole di interessi annuali, ma se continua a rivalutarsi diventa competitivo egualmente, anzi rende certamente di più.
quindi, ecco una irresistibile tendenza dell’oro a rivalutarsi, che è poi come dire del dollaro a svalutarsi.
per questo tutto il sistema finanziario tende a tenere basso il prezzo dell’oro, con operazioni del tipo di quelle fatte da Trunz: per il bene di tutti.
il fatto è che oramai la situazione sta sfuggendo dal controllo e, nonostante tutte le manovre in senso contrario, l’oro ha superato in questi giorni il prezzo di 1.500 dollari l’oncia; un’oncia è poco più di 28 grammi, quindi un grammo d’oro costa più di 50 dollari.
la crescita del valore dell’oro, del resto, è perfettamente parallela alla crescita del debito:
. . .
l’oro è talmente richiesto che si è creato un mercato parallelo virtuale dell’oro, dove non ci scambia oro reale, ma il diritto di comperarlo, i cosiddetti future, che nel 2016 hanno raggiunto il rapoporto folle di 542:1, cioè per ogni oncia di oro reale esistevano 542 once di oro virtuale, di diritti ad acquistare quell’oncia d’oro.
. . .
ma se il valore del dollaro di discosta troppo dal valore dell’oro, gli Stati Uniti sono a rischio.
detta così sembra un battuta, ma gli Stati Uniti stanno al 2019 forse come l’URSS stava al 1987: alla vigilia di un crollo improvviso sul quale nessuno avrebbe scommesso, salvo qualche visionario che azzeccò la previsione giusta.
in ogni caso, questo secondo grafico dice come stanno le cose:
la caduta del valore reale del dollaro, misurato rispetto all’oro, è evidente, ma poiché la linea verde ci dice che non è calato il suo valore rispetto alle altre monete, questo deprezzamento reale delle monete è universale.
. . .
ogni volta che mi immergo nell’economia reale post-moderna provo un senso di straniamento che neppure la fisica quantistica o le dimensioni oltreumane dell’universo riescono a darmi.
come è possibile che il debito pubblico americano abbia raggiunto i 22mila miliardi di dollari e cresca di 1.500 miliardi l’anno?
fai l’America grande di nuovo, è lo slogan con cui Trump ha vinto la campagna elettorale: ma si può diventare grandi a forza di debiti, oppure lo slogan era da intendere come fai il debito dell’America grande di nuovo?
ed è per tagliare le tasse ai ricchi che Trump ha ulteriormente aumentato il debito americano; la politica economica della destra mondiale è la stessa ovunque.
. . .
siamo arrivati al punto nel quale a breve la massa degli interessi da pagare sul debito sarà tale da ingoiarsi da sola tutto il nuovo debito annuale.
in sostanza ci si indebiterà soltanto per pagare gli interessi e si taglieranno via via tutti i servizi pubblici che non potranno essere più finanziati.
in questo modo sarà certificato il passaggio del potere reale dagli stati ai famosi mercati che ne assorbiranno tutte le risorse.
. . .
dunque a breve non resterà agli USA, ma neppure agli altri stati indebitati (salvo che all’Italia, fortunatamente ancorata all’euro), che stampare moneta col ciclostile per pagare nominalmente i debiti alle banche, e contemporaneamente indebolire i redditi della popolazione; ma le banche riceveranno a loro volta carta straccia, e questa sarà di fatto la rinegoziazione del debito mascherata.
ma anche così il debito diventa tale che non potrà più essere pagato; il debito si trasferisce dalle monete all’oro; ma allora non sarà più possibile deprezzarlo stampando moneta.
ma se la moneta perde valore, l’economia di scambio stessa si paralizza; se la moneta diventa carta straccia, che si svaluta in percentuali a due zeri da un giorno all’altro, nessuno vorrà più vendere merci reali in cambio di carta straccia e si profila perfino la possibilità di un improvviso e catastrofico ritorno ad una drammatica economia di sussistenza.
. . .
fantasie di un catastrofista? può essere, oramai mi fido poco anche di me stesso.
ma ancor meno mi fido delle valute su cui stiamo seduti.