tre poesie sul tasso, anzi quattro – 390 bis

nb. ripeto il post di ieri, per dare una nuova notifica ai lettori, dato che senza questa l’ultima poesia di Silvano qui in fondo, se semplicemente aggiunta in coda al post precedente, passerebbe inosservata.

. . .

l’amico Silvano è un poeta e un fotografo, e stamattina mi manda – vi spiegherò dopo perché – due poesie che ha scritto sui tassi, quelle simpatiche bestiole paffute che ricordano vagamente un panda di formato molto ridotto e fanno molto simpatia.

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. . .

la prima poesia di Silvano sui tassi, mi racconta, è ispirata ad un incontro, qualche anno fa, con due tassi che giocavano.

717    DUE TASSI

Esistenze ignorate,
Mai viste,
Che vivono nascoste,
Spuntano sorprendenti.

Due tassi piccoli e grassi
Fuggono e non fuggono,
Ballonzolano affiancati
A lato della strada.

Abitudini notturne,
Pelo ispido,
Carne agra,
Denti forti.

Natura li ha colmati di fortuna.

. . .

la seconda poesia invece nasce da un incontro ben diverso:

524    BESTEMMIE

Il piccolo di tasso ho visto morto.

Nell’incontro con la morte
Ogni mia corazza è acqua.

Ribellione e pena si fanno pensiero,
Fa paura tanta inconsistenza.

Bestemmie grosse al fato cielo.

. . .

Silvano non scriverà una terza poesia sui tassi, dopo quello che è successo, ma proverò a scrivergliela io.

da primavera Silvano ha un pezzo di orto da me; ci sale di rado, ma, tra le altre cose colpite dalle troppe grandinate di quest’anno, c’era anche una piccola piantagione di mais, diciamo circa 30 metri quadrati, che dovevano garantire qualche polentina sfiziosa e biologica.

nessun trattamento; un fungo comparso alla base di una pianta non ha danneggiato che un paio di pannocchie; e tutte le piante crescono rigogliose, stranamente indenni dai danni di siccità precoce e poi grandinate furiose, che in tutto il resto del mio podere hanno drasticamente ridotto la produzione annuale di verdura e frutta e perfino indotto le galline a rifiutarsi di covare.

solo che qualche giorno fa, quando mi chiede notizie e gli mando le foto via whatsapp, ecco che alcune piante sul bordo orientale, risultano abbattute e le pannocchie mangiate.

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lui sale ieri, un paio di giorni dopo, ma troviamo che la devastazione è andata avanti e oramai quasi un terzo delle piante è massacrato.

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io intanto avevo chiesto ai vicini una spiegazione e mi hanno suggerito l’azione di un tasso, che del resto era comparso a saccheggiare gli orti anche tre anni fa.

Silvano non accoglie la notizia volentieri, preferirebbe altri scenari: ma google  conferma: il tasso si nutre anche di mais.

decidiamo di salvare il salvabile, di raccogliere le pannocchie ancora immature, che si possono mangiare anche così, crude o bollite, con i chicchi ancora teneri e dolci; è il modo più naturale di mangiarle, del resto, fa Silvano, in vena di consolazioni.

. . .

invisibile amico notturno
è una gioia incontrarti,
se nel giorno disperdi
la tua gioia di vivere.

ma le tue gesta nascoste,
se devasti il mio mais,
lasciando nell’erba
i tutoli rosicchiati…

non si separa il dolce dall’amaro:
solo nei chicchi ancora non maturi
del granoturco, che tolgo alla rapina
dei tuoi denti innocenti, tasso.

così appare la vita: un contraddetto,
sempre, e il nostro cuore oscilla,
tra l’entusiasmo per la gioia della luce
e l’amarezza del dolore notturno.

. . .

e invece a sorpresa Silvano mi manda ancora una sua poesia, la terza dedicata al tasso, e dopo la verifica condivisa dei danni portati al suo mais.

Il tasso vive la sua fame
Mangiando il mio pregiato mais spinato.
Sicuramente colpevole
Nella sua innegabile innocenza.

Come posso condannarlo?
Come posso assolverlo?

Come posso non prendere atto
Del bene iniquo e del male lecito
Che uniti
A caso danzano le vite?


6 risposte a "tre poesie sul tasso, anzi quattro – 390 bis"

    1. ben tornata a te; sai che mi stavo chiedendo come mai stavi facendo vacanze così lunghe? 😉
      mancavano i tuoi commenti attenti e sensibili; spero tutto bene.

      quanto al dubbio che il mais non sia stato custodito bene, scarico la responsabilità tutta su Silvano; è vero che non lo avevo avvisato che c’era una tana di tasso nei dintorni (le tane del tasso sono poco meno complesse e articolate di questo mio cascinale, e durano per generazioni, trasmesse di padre in figlio=, ma è anche vero che erano tre anni che non faceva razzia.

      in passato neppure una fitta recinzione a rete era riuscito a fermarlo, perché lui ci aveva scavato un piccolo tunnel sotto; ora stiamo ragionando con Silvano della possibile utilità di una fitta rete elettrificata attorno all’orto per l’anno prossimo, ma temo che ci scaverebbe sotto anche lì.

      si dice che gli animali sono meno intelligenti dell’uomo, ma bisogna averci a che fare per capire che non è vero: è che la loro intelligenza è molto più concentrata sulle cose che contano davvero.

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