1. Far durare il cellulare almeno 4 anni.
– ci provo: per ora sono a tre, ma la batteria sta dando segni di esaurimento: è colpa mia?
2. Muoversi a piedi, in bicicletta o con i trasporti pubblici per spostarsi entro un raggio di 5 km, soprattutto in città.
– ci provo, ma qui il bus passa quattro volte al giorno per portare a fondovalle e non lo uso mai, perché poi bisognerebbe aspettare almeno un paio d’ore per tornare su, ammettendo che ci sia; per fortuna devo fare solo due km e 100 metri di dislivello per andare in posta, in comune, dal medico (ambulatorio una volta la settimana) o al bar, che serve anche da edicola; ma per la spesa al negozio più vicino, dopo che ha chiuso quello della frazione di Sotto, sarebbero 3 km, di cui parte in forte salita, alla frazione di Sopra, e non credo che mi si consigli di fare il percorso a piedi con le cassette in mano…; per tutto il resto, a cominciare dal supermercato e/o dai negozi, servono almeno 7-8 km; e fare 5 km a piedi sia verso est sia verso ovest significa 500 metri almeno di dislivello: quindi uso l’auto per fare la spesa; vero che passano diversi ambulanti quasi tutti i giorni, ma sono cari, e comunque girano col camioncino anche loro.
3. Usare l’auto solo quando il treno o il trasporto pubblico non esistono o il loro uso è molto problematico
– dal fondovalle, raggiungibile come detto, dovrei aspettare le coincidenza degli altri bus che lo percorrono verso nord e verso sud: posso considerare il loro uso molto problematico?
4. Un paio di scarpe per lo sport, due per camminare e due per la pioggia o il freddo.
– devo fare un repulisti di tutte le scarpe vecchie che ho da parte, ma forse è il momento di comperarne delle nuove, per adeguarmi a questi standard in modo efficiente.
5. Guardaroba ridotto a 3 capi per ogni necessità specifica (magliette, camicie, pantaloni, gonne, ecc.) e a 2 per la difesa dal freddo.
– sono oltre, lo ammetto, ma anche qui è giunto il momento di un radicale repulisti della roba vecchia.
6. Cambiare qualunque capo di abbigliamento solo quando non è più decente indossarlo
– direi che a volte vado anche oltre e continuo a indossare capi consumati e indecenti, ma mi fanno comodo per lavorare nei campi.
7. Individuare gli oggetti “superflui” e rinunciare ad acquistarli (salvo eccezioni)
– oddio, prima dovete dirmi quali sono gli oggetti superflui, non basta mettere la parola tra virgolette: il computer o la fotocamera sono superflui? i libri sono superflui?
8. Fare una doccia in 5 minuti
– sì, ma ogni quanto?
9. Non riscaldare le stanze sopra i 18 gradi e non raffreddarle sotto i 28
– oh, io non le riscaldo sopra i 16; quanto al superare i 28 non se ne parla proprio, in 5 anni che sono qui non è mai successo: se peggiorerà, ne terrò conto, ma faccio più fatica a sopportare il caldo che il freddo.
10. Non acquistare prodotti con imballaggi ridondanti, di sola apparenza, o non riciclabili
– questo, per piacere, non ditelo a me, ma dire ai produttori di non farne…
11. Ridurre drasticamente nella propria dieta il consumo di carne, in particolare quella proveniente da allevamenti intensivi
– fatto da tempo.
12. Acquistare frutta e verdura di stagione, provenienti dai propri territori o, perlomeno, di origine nazionale. Preferibilmente coltivata in campo.
– fino a che posso, mangio dal mio orto; ma, dopo questa estate arida, sarà molto difficile riuscirci anche nell’inverno.
13. Far durare quanto più a lungo possibile strumenti, attrezzature, macchine, infrastrutture mantenendole in efficienza con manutenzione e riparazioni.
– mi regolo così da sempre.
14. Considerare tutte le “mode” alfieri del consumismo
– ci sono da sempre, anche qui.
15. Dedicare, singolarmente o in piccolo gruppo, un’ora alla settimana per approfondire i concetti di “energia grigia”, “ERoEI”, “picco delle risorse”, “limiti alla crescita”, “sovrappopolazione”.
– be’, stiamo riscoprendo la messa settimanale? comunque, se consideriamo valido anche il blog, direi che lo faccio, anche se mi dà fastidio rientrare nella categoria.
. . .
i nove comportamenti da cambiare per salvare il pianeta del post di bortoblog della settimana scorsa sono diventati questi 15 in un blog un pochino più serio; e io mi sono fatto l’esame di coscienza, come avete visto.
ma qui devo aggiungere di nuovo qualcosa, ancora contro questo moralismo ecologistico in un post che critica i giovani ecologisti alla Greta proprio perché pongono istanze politiche e in quanto non riescono a definire concetti più precisi, proporre anche obiettivi raggiungibili: non vanno oltre il potere politico/economico, che non è il solo e unico attore della situazione.
credo di essere abbastanza in linea e non da oggi, con questi comportamenti, ma credo anche che non bastino.
anche se la scelta di venire a vivere in montagna forse alla prova dei fatti si rivela meno ecologista di quanto non sarebbe stato restare in città, dato che ora devo usare l’auto molto di più.
ma che cosa succede se tutti facciamo così? che la produzione cala e le fabbriche chiudono, e chi ci lavora resta a spasso.
non sarebbe un dramma se a questi lavoratori lo stato offrisse altre attività retribuite da svolgere, lavori sociali, tutela del territorio, promozione culturale, messa in sicurezza antisismica.
ma se lo stato non lo fa? e se per farlo ha bisogno di altri fondi?
per questo l’ecologismo deve essere anche politico.
. . .
la Germania è il paradiso dell’ecologismo, i Verdi stanno per diventare il primo partito e governano perfino il Land più ricco, il Baden-Wuerttemberg; ma perfino lì ci sono i segni preparatori di un movimento anti-ecologista; la stampa progressista si interroga se avranno anche loro qualcosa come le Giubbe Gialle (o gilet gialli, come li chiama da noi) che da un anno provocano tumulti in Francia, anche se con declinante successo – e che hanno suscitato l’entusiasmo idiota di chi si spaccia per ecologista in Italia, e molto meno idiota, anzi azzeccatissimo, da parte di tutti gli altri.
quindi anche con questo si dovrà fare i conti nei decenni futuri: che, almeno all’inizio, via via che peggioreranno le condizioni climatiche e aumenteranno le catastrofi naturali indotte, più acuta si farà la propaganda di chi nega che sia in atto qualcosa di straordinario e che si oppone a qualunque tentativo di intervento, anche violentemente.
già, perché le strade aperte davanti a noi sono due: affidare la drastica revisione dei modi di vita alla presa di coscienza individuale, oppure pretendere che sia lo stato a provocarla, attraverso il suo intervento con norme: e a loro volta queste possono essere soltanto facilitatrici di comportamento corretti ecologicamente oppure anche correttive, penalizzatrici e persino repressive dei consumi anti-ecologici: e qui, dunque, c’è da aspettarsi il peggio: tumulti, aggressioni, incendi.
. . .
non ci sarebbe neppure da discuterne: chi non preferirebbe una correzione e una scelta del bene spontanea e libera ai sacrifici imposti dalla crudezza della legge? sopratutto in Italia, dove questa è vista come nemica dell’individuo e non come strumento della collettività per auto-governarsi…
ma purtroppo sono molte le obiezioni alla buona scelta di convincere con la soavità degli argomenti e non con l’aumento dei prezzi, per via di tassazioni integrative, e con le multe.
la prima è che abbiamo pochissimo tempo davanti, per non dire che lo abbiamo già alle spalle, e che ogni secondo che passa senza fare nulla è un passo verso la catastrofe; tanto che a breve il principale argomento di chi si oppone a qualunque lotta contro il cambiamento climatico sarà che, se dobbiamo crepare tutti, meglio farlo cantando e che non vale la pena di distruggere il nostro modo di vita per consentire ai posteri di sopravvivere due o tre decenni in più, comunque in condizioni catastrofali….
. . .
ma la seconda osservazione è ancora più stringente: se bastasse l’autocoscienza per produrre il cambiamento dei comportamenti, come mai non ci siamo già arrivati?
anzi, mi ricordo bene le prime reazioni al primo post che scrissi sul tema, di aperta presa in giro, e non da parte di fascisti negazionisti climatici, ma di blogger aperti e progressisti (o almeno presunti tali):
https://corpus0blog.wordpress.com/2016/01/17/12-e-finita-17-gennaio-2006/
https://corpus0blog.wordpress.com/2016/01/18/16-06-il-paradiso-artico/
e lì si esprimeva soltanto la resistenza torpida della mente umana a cambiare i propri scenari di riferimento; che cosa succederà quando si tratterà di cambiare non soltanto il proprio modo di pensare, ma il nostro modo stesso di vivere, contro la propria volontà e i propri desideri?
. . .
l’ho fatta anche troppo lunga; e pensare che voglio soltanto introdurre i dialoghi che avrò da oggi e per la prossima settimana fuori dal blog, ricopiandoli qui sotto.
tempi duri per i dialoghi e per i blog, del resto…
. . .
un mio vecchio video indiano del 2010 riceve un commento in lingua tamil:
Skanda Sashti Festival of Lord Subramanya, Murugan temple, Tiruchendur – My India 6 53
Krish Natraj
Muruganukku arohara
il traduttore automatico mi dice che significa: L’aurora di Murugan; cioè, intendo, Sorge il dio Murugan: questo è il soprannome di Karttikeya, il Deva, o dio, della guerra, detto anche Subramanya (che è il nome col quale gli viene dedicato il meraviglioso tempio di Tiruchendur), secondogenito di Śiva e Parvati e fratello di Gaṇeśa, concepito per uccidere il Daitya (cioè demone) Tarakasura e, come dice il suo nome, è in relazione con le Kṛittikā (le 6 Pleiadi indiane).
per questo viene raffigurato con sei teste e, talvolta, dodici braccia; inoltre è armato di lancia e il suo veicolo è o il pavone Paravani o un gallo.
Karttikeya rappresenta quell’aspetto di Dio che protegge la crescita spirituale degli aspiranti, ma il suo culto era vietato alle donne ed era anche protettore dei ladri.
tante cose che proprio non sapevo, mentre visitavo quel tempio.
rispondo al mio commentatore, sempre grazie al traduttore automatico, முருகனுக்கு எப்போதும் மரியாதை, Murukaṉukku eppōtum mariyātai, onore sempre per Murugan – e incrocio le dita, sperando che la traduzione funzioni.
ma intanto mi riguardo il mio video dimenticato:
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miei commenti su altri blog di questa settimana:
https://suprasaturalanx.wordpress.com/2019/10/09/non-credo-che-cristo-si-scandalizzasse-mai/
bortocal15 2 m fa
ci dev’essere un punto di equilibrio tra il rifiutarsi di seguire le puttanate del mainstream, cioè parlare anche noi di quel che si deve parlare giorno per giorno e che è assolutamente irrilevante, e il rinchiudersi in un mondo proprio dove nessuno ti ascolta perché quel che dici è troppo fuori dal coro.
non credo che questo punto sia, però, il criticare il mainstream, anche se in modo molto acuto e intelligente, come fai tu, soprattutto nella conclusione di questo post.
comunque una risposta non ce l’ho.
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http://veronicaiovino.com/kjeragbolten-escusione-mozzafiato-in-norvegia/
corpus15 Ottobre 9, 2019 at 6:35 am Your comment is awaiting moderation
un mese esatto di silenzio…
non eravamo abituati a questo!
spero tutto bene, veronica.
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https://lunanuvola.wordpress.com/2019/10/08/apriti-cielo/
E’ successo che il sig. Petrachi, direttore sportivo della Roma, protestando per un gol annullato alla sua squadra – nell’occasione il difensore del Cagliari Pisacane è stato portato fuori dal campo in barella con collare e maschera d’ossigeno – abbia spiegato furibondo che “Il calcio è un gioco maschio, non è per ballerine. Altrimenti ci mettiamo tutti le scarpine e andiamo a fare danza classica no? Questo è un gioco di maschi”.

occorre una faziosità femministoide senza confronti, davvero, per considerare offensiva verso le donne e non verso gli uomini, ma anche contro il gioco del calcio, questa frase molto stupida – come fa, di seguito, il post.
ed uso femministoide come assonante con fascistoide non a caso.
pubblico questo commento qui da me, dato che in quel blog i commenti non sono ammessi; mi pare anche questo significativo.
forse, pubblicando in loco, avrei cercato di essere un poco più garbato, ma la sostanza del mio pensiero non cambia: è in atto un tentativo violento, arrogante, intimidatorio, e ovviamente condito di moralismo reazionario, di instaurare un matriarcato nelle civiltà occidentali.
l’unico modo di contrastarlo può venire da parte di maschi sorridenti, ironici, liberi anche sessualmente, ben decisi a difendere la loro creatività sessuale con chiunque ci sta: e in questa visione scanzonata e aperta del mondo e del sesso sono accolte a braccia aperte le donne che la condividono, ovviamente.
uomini e donne senza tabù contro l’ossessione talebana delle femministe incattivite.
e per non dovere diventare tutti musulmani per difenderci.
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post che mi sono piaciuti:
https://alemarcotti.wordpress.com/2019/10/13/il-sorriso/
https://aldoanghessa.org/2019/10/13/trump-opoli/
https://sherazade2011.wordpress.com/2019/10/11/nonviolenza/
https://ragionandoci.wordpress.com/2019/10/11/ridere-dopo-lincontro-di-san-cristobal/
https://solamentesm.it/la-vista/
https://squarcidisilenzio.wordpress.com/2019/10/11/sabi/
https://tramedipensieri.wordpress.com/2019/10/11/trecento-parole/
https://aldoanghessa.org/2019/10/09/per-i-lettori-2
https://diegod56.wordpress.com/2019/10/09/illusi/
https://giomag59.wordpress.com/2019/10/09/nella-mia-grande-e-ineguagliabile-saggezza/
https://nonsonoipocondriaco.wordpress.com/2019/10/09/libri-inutili-what-bird-did-that-the-comprehensive-field-guide-to-the-ornithological-dejecta-of-great-britain-and-europe/
https://alemarcotti.wordpress.com/2019/10/07/salita/
https://nonsonoipocondriaco.wordpress.com/2019/10/07/la-latrina-di-erfurt/
https://cristinabove.net/2019/10/07/loop/
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to be continued
Io non guido da circa 10 anni (la patente mi è anche scaduta da oltre 6 anni, se volessi riprenderla mi sa che dovrei rifare gli esami), in città mi sposto prevalentemente a piedi o quando ho fretta in bicicletta (in città i tempi di percorrenza in bici sono mediamente uguali all’automobile, nelle ore di punta addirittura inferiori), per tragitti più lunghi fuori città quando posso rubo passaggi ad amici e familiari, altrimenti mezzi pubblici.
A differenza tua sono facilitato dal vivere in una cittadina costiera prevalentemente pianeggiante, con una parte alta collinare con dislivelli modestissimi (max 100 mt di dislivello tra città bassa e città alta).
Ma non lo faccio per l’ambiente, sono consapevole che il mio comportamento, anche se fosse imitato dalla maggioranza delle persone, sarebbe comunque irrilevante dal punto di vista del riscaldamento globale.
Lo faccio perché mi piace, perché preferisco farmi 20-30 minuti di camminata (o 10 minuti in bicicletta) piuttosto che passare 10 minuti imbottigliato nel traffico e perdere altrettanti minuti per trovare parcheggio. Perché mi sembra un’assurdità spostare 1 tonnellata di ferraglia, per muovere 55 kg (nel mio caso) o poco più di carne umana per 2-3 km, e perché credo che se tutti quelli che possono (perlomeno quelli che sono in buona salute, senza disabilità fisica e senza grossi problemi ortopedici, che non avrebbero alcuna difficoltà a camminare) facessero come me, la città sarebbe molto più vivibile.
Le automobili rubano un sacco di suolo pubblico, che potrebbe essere usato per scopi migliori!
Se chi può rinunciasse all’auto, sarebbe meglio anche per quelle persone che davvero non possono farne a meno, troverebbero strade molto meno intasate.
Per non parlare dei benefici fisici, e ancor più psichici (meno stress, meno ansia, umore e pensieri migliori), del camminare/pedalare tutti i giorni.
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hai detto tutto troppo bene.
l’unica domanda che rimane aperta è: perché le amministrazioni pubbliche, dallo stato ai comuni, non fanno niente – salvo qualche pedonalizzazione limitata ai centri storici – per sostenere questo modo di muoversi, che oltretutto è importantissimo per mantenersi in buona salute?
lo dico anche da diabetico per il quale parte della cura è farsi 10.000 passi al giorno.
e complimenti per l’ottima forma fisica che deduco da quel che racconti di te!
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Le amministrazioni qualcosa fanno, ma non sempre le cose più efficaci. Per esempio dalle mie parti tutte le piste ciclo-pedonali sono concepite più come luoghi per passare del tempo libero (passeggiare, portare a spasso i cani, fare sport ecc…), che per essere usate per gli spostamenti quotidiani. Spesso non connettono tra loro in maniera organica le zone più importanti della città, ma iniziano e finiscono in zone di interesse turistico/balneare.
Poi secondo me per invogliare la gente ad andare di più a piedi o in bicicletta non bisognerebbe fare tantissimo, basterebbe costruire (e fare manutenzione) marciapiedi fatti per bene (senza barriere architettoniche, e senza troppe irregolarità che possono mettere in difficoltà persone con problemi ortopedici) che colleghino senza troppe interruzioni tutte le vie urbane, con attraversamenti pedonali sicuri.
E per i ciclisti non servono piste ciclabili a tutti i costi, si possono anche condividere le strade con le automobili, purché siano sicure. Cioè far rispettare il codice della strada (mettere la polizia stradale a far multe nelle zone più pericolose, iniziare a multare sul serio le persone che usano lo smartphone alla guida, che attualmente rappresentano la peggiore minaccia per l’incolumità di tutti, specialmente pedoni e ciclisti), progettare le strade tenendo conto anche dei ciclisti, allargando un po’ la carreggiata, e poco altro.
Tante persone non vanno in bicicletta su strada semplicemente perché hanno paura, paura spesso più che motivata, prima di pensare a chissà quali incentivi andrebbero rimosse le cause di questa paura!
Per quanto riguarda la forma fisica in realtà niente di che, sono secco e senza muscoli, purtroppo camminare 5-6 km al giorno non fa un fisico da atleta!
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ecco, di nuovo, uno dei tuoi commenti che fanno pensare al blog come isola rara di approfondimenti civili e leggibili, in cui i commenti sono la linfa vitale che scorre in un post, nel quale la scrittura iniziale rappresenta soltanto le radici.
per continuare la discussione, vorrei soltanto osservare, partendo dal fondo, che un fisico da atleta non necessariamente corrisponde all’immagine dell’uomo muscolare iper-palestrato, ma proprio ad un fisico, invece, tonico ed asciutto, ma capace di buone prestazioni: buone e non necessariamente straordinarie; abbiamo bisogno anche di un’immagine non consumistico e commerciale di ciò che è lo sport.
condivido tutto il resto, detto bene: con chiarezza e semplicità.
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All’inizio la lista mi sembrava un Blog Awards al quale fossi stato invitato; personalmente ci sono abbastanza tranne qualche punto decisamente troppo pauperistico per i miei gusti.
L’ecologismo deve essere per forza politico ed avere una visione globale, specialmente sulle cause della situazione e su un’idea del dopo: che se si chiudono le fabbriche e la gente rimane senza lavoro hai voglia a decantargli la decrescita felice… e dunque che sviluppo? Che si fa?
Perché spesso ci si riempie la bocca, green new deal, sì, ma in concreto che lavori deve fare la gente?
Chi paga la riconversione?
E come, con la tassa sulle merendine o magari con una bella patrimoniale?
E come la mettiamo poi con quelli che non vogliono mettere “le mani nelle tasche” degli italiani (o dei cittadini di tutto il mondo..)?
Perché riforme così non si fanno certo a costo zero…
E come la mettiamo con le compatibilità di Maastricht?
C’è politica a non finire..
Per quello non credo che l’attuale classe politica che bene o male ha tutta accettato il vangelo del mercato e del liberismo, sarà in grado in intervenire… Serve un ecologismo politico, eccome se serve…
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hai detto tutto benissimo tu: questi sono proprio i problemi che abbiamo davanti e non possiamo pensare che siano gli adolescenti dell’età di Greta a darci le soluzioni.
e per questo mi pare che dare una risposta soltanto attraverso la modifica dei comportamenti individuali, certamente utile, ma non risolutiva, e informa oltretutto vagamente colpevolizzante, sia la manovra attuale della classe politica che non vuole prendersi le sue responsabilità, ma forse neppure sa esattamente come fare.
intanto divertiamoci con la rivalità Renzi, Conte, Salvini et similia, che di circenses senza troppo panem finiremo affogati.
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