una serata, ieri, nel Sikkim e a Varanasi – 509

finalmente ieri sera Alessandro ed io abbiamo fatto, qui a Provaglio Val Sabbia, la presentazione dei nostri percorsi nel Sikkim e a Varanasi (Benares) lui nel 2017 e io a Varanasi e Benares nel 2009.

locandina_provaglio

serata riuscita, nonostante il tempo avverso, per l’appoggio della amministrazione comunale e per la straordinaria preparazione del Gruppo Cultura, che ha cucinato dolci indiani, distribuito i the aromatici delle piantagioni di Darjeling di cui si sarebbe parlato, una esposizione di opuscoli su alcune delle 25 lingue dell’India, e perfino sparso incensi indiani nella sala.

riuscita anche per la partecipazione di un discreto pubblico locale, di cui alcuni a loro volta avevano già visitato l’India, ma non erano stati purtroppo coinvolti nella preparazione della serata.

e i relatori, ex-studente ed ex-insegnante del Liceo di Ghedi quarant’anni fa, hanno potuto contare sulla partecipazione a sorpresa di un fitto gruppo di ex-alunni e compagni di scuola, che hanno dato all’incontro uno splendido carattere amicale e per niente ufficiale.

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quanto a me, dal momento in cui ho preso il microfono in mano, ho potuto liberarmi dall’ansia che mi aveva preso da giorni, mentre preparavo brevi montaggi video e ipotesi di racconto, di cui poi nella serata ho dato voce effettivamente forse alla decima parte:

mi ero reso conto, infatti, di tutti i limiti di quella mia esperienza e della povertà del materiale che ne era rimasto, oltre che delle notevoli difficoltà tecniche di riversarlo in nuovi formati compatibili con la realizzazione di montaggi;

ma mi ha salvato il montaggio bellissimo e professionale di Alessandro, rispetto al quale i miei hanno assunto, giustamente, il semplice carattere di modesta introduzione.

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del resto, il Sikkim io – senza vederlo quasi davvero – lo avevo raggiunto da Varanasi prima con una notte in treno fino a Siliguri e poi da lì con una giornata in jeep fino a Darjeling, un’assurda città nata per motivi climatici, sotto la dominazione degli inglesi e per loro, a oltre 2.000 metri di altitudine, e dopo una mattinata passata per ottenere il permesso di ingresso in questa regione, con un ulteriore viaggio fino a sera e fino a Pelling.

ma lì la violenza del monsone e i disturbi intestinali mi avevano vinto e la mattina dopo avevo deciso una immediata fuga verso Kolkata (Calcutta), con un’altra giornata di jeep tra strade totalmente dissestate, frane fangose e fiumi in piena.

quindi, che cosa avevo da mostrare? praticamente niente, salvo qualche nebbiosa e sfuocata immagine della città di Darjeling, mentre correvo per il permesso da un ufficio all’altro della burocrazia indiana, così simile a quella italiana.

Alessandro invece, beneficato da un clima appena un poco meno inclemente, aveva resistito risalendo con un trekking di alcuni giorni, e dormendo in rifugi spartani fino a 5.000 metri, sotto l’Himalaya, che alla fine l’ha premiato con una miracolosa schiarita di alcune ore all’alba e gli ha permesso di regalarci foto straordinarie, accompagnate dalle musiche e dai canti mistici dei monasteri della regione.

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nella seconda parte ci siamo confrontati sul nostro modo, risultato in parte diverso, di vivere Varanasi: lui attento alla città mistica e sacra degli indiani, io piuttosto dalla irresistibile vitalità della sua gente, dalle botteghe artigiane, dalle donne dedite ai lavori della vita quotidiana, dal traffico caotico, dall’incantatore di cobra sulle rive del sacro Ganga, dalle danze tradizionali in una sala teatro, dai ragazzi che si tuffano nel fiume orgogliosi di essere fotografati.

io arrivando a Varanasi in treno da Dehli e lui invece, sullo stesso treno, ma in direzione contraria, da Darjeling.

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molti hanno scritto di Varanasi o Benares, come la chiamava una volta: io ho letto Gozzano di cent’anni fa, nel suo viaggio letterario Verso la cuna del mondo – forse mai realizzato davvero fino a qui – di tubercoloso che cercava di sfuggire alla malattia in un clima diverso che avrebbe dovuto salvarlo, e profondamente attratto dalla visione indiana della morte che qui trionfa, in questa città che ha il privilegio di sottrarre comunque al ciclo della reincarnazione e di far raggiungere l’annientamento totale sospirato in quella cultura; e Pasolini, L’odore dell’India, per una volta frettoloso e distratto, che confonde la visione indiana della morte con l’indifferenza.

chi va a Varanasi attratto dal fascino morboso dei morti che bruciano sulle cataste di legna dopo esserci stati portati scoperti a ritmo quasi di danza, ci va con tutta l’ostinazione della visione europea della morte, così attraversata da un rifiuto pieno di orrore, che si traduce nell’idea consolatoria che essa sia la porta della immortalità, prima dell’anima e poi dell’essere umano tutto intero, anche nella sua componente fisica e corporea.

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il corpo indiano che brucia sotto gli occhi sereni degli astanti rimane incomprensibile se non si arriva a comprendere la filosofia di questo mondo e la positività del nulla, antitesi perfetta all’imperfezione necessaria e dolorosa dell’esistenza.

è evidente che la scienza non poteva nascere che in Occidente, dalla volontà ostinata di vincere la povertà e la sofferenza, e non poteva nascere nell’india, che, buddista o induista, le considera un male inevitabile.

ma è per questo che gli abitanti di Varanasi, profondamente indiani, vivono il presente quando eccezionalmente si presenta gioioso con una intensità per noi straordinaria e quasi senza riserve.

e per me l’immagine più straordinaria di questa vitalità rimane l’urlo di gioia al riapparire del sole alla fine dell’eclisse totale del 22 luglio, quando cento o forse duecentomila persone si riversarono cantando inni sacri nel fiume ritornato alla luce.

per questo la mia Varanasi è anti-convenzionale e gioiosa, spezza la tradizione di uno sguardo rattristato sui cadaveri che si inceneriscono, e dimentica la morte per la gioia di vivere, quando la incontra.

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i piccoli montaggi video preparati per la serata sarebbero da dimenticare, per i loro troppi limiti (fra tutti persino una macchina fotografica difettosa); ma più per me stesso che per altri, li aggiungerò qui sotto nei prossimi giorni, via via che li pubblicherò sul mio canale You Tube, per la comodità del reperimento.

in ordine cronologico e inserendo fra loro anche quelli, pochi, realizzati dieci anni fa.

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e ieri sera, 19 novembre, con le altre foto di Varanasi del 21 luglio 2009, sopravvissute, ho montato e pubblicato un secondo video:

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ecco invece un mio video assurdo, realizzato nel 2009 rimontando fotogrammi staccati sopravvissuti ad un incidente informatico che aveva cancellato le riprese straordinarie fatte.

ed ecco invece il video di un altro youtuber, che ha la capacità di riportare a questi momenti indimenticabili. (non posso vederlo senza emozionarmi di nuovo). 

qui invece lascio una testimonianza dei momenti successivi all’eclisse, da me vissuti da una barca noleggiata da un barcaiolo locale, sempre ricucendo insieme fotogrammi sparsi.

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to be continued


9 risposte a "una serata, ieri, nel Sikkim e a Varanasi – 509"

    1. ma no, perché scusarti? era una bella occasione di conoscersi, ma ce ne saranno altre, e magari vengo io a Verona, piuttosto; del resto i lavori della casa che mi tengono attualmente impagnato proprio nei weekend stanno volgendo al termine e si prospetta una primavera libera ( a parte il progettato nuovo viaggio in India…).

      alla prossima, dai: Alessandro ed io abbiamo scoperto di essere stati entrambi in Iran; ma ci siamo dati appuntamento tra un anno per parlarne qui. 🙂

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        1. è quello che diceva anche Alessandro: che ha più richieste di presentazione del viaggio in India che in Iran: forse perché l’Iran si sa di conoscerlo poco e invece l’India si crede già di conoscerla (anche se in entrambi i casi il poco che si sa a me è apparso un insieme di stereotipi).

          potrei proporre ad Alessandro di fare la prossima presentazione a due fuori casa per me e nel veronese…

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            1. anche di quel passaggio in Iran nel 2008 (come presidente degli esami di stato da fare all’unica alunna in un Liceo italiano di Tehran) sono sopravvissute (per ora) le note scritte nel blog di allora; e sono queste che mi permetterebbero di reggere di nuovo il ruolo di spalla di Alessandro in una eventuale serata, assieme a qualche montaggio video che potrei imbastire per l’occasione…

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