l’articolo dello Spiegel che mi ha suggerito questo post se la piglia con le mail, che inquinano l’ambiente; ma il discorso deve essere allargato, perché l’autore ovviamente non le ama, e dunque anche la sua presa di posizione rientra nella categoria generale che l’inquinamento peggiore è sempre quello degli altri.
comperai una tazza una volta da un rigattiere tedesco, e me la tengo ancora in buona vista, sperando che non si rompa: non c’è errore peggiore di quello degli altri, diceva la scritta che aveva addosso, e io cerco di ricordarmi la lezione ogni giorno (mettendomi dal punto di vista degli altri, naturalmente).
la modesta proposta di Jörg Breithut, l’autore (il suo cognome assomiglia, grosso modo, a Cappello Largo…) è di diventare un po’ maleducati e di smetterla di mandare e-mail per dire soltanto grazie.
si è calcolato, pensate, che soltanto questo nel Regno Unito farebbe risparmiare 16.000 tonnellate di CO2 l’anno: la cifra è strepitosa e il calcolo un pochino maniacale, però lo ha fatto il fornitore di energia britannico Ovo Energy.
e ha lanciato lo slogan provocatorio “Pensa prima di dire grazie”; basterebbe questo, dice lo studio, per produrre lo stesso effetto della cancellazione di 80.000 voli da Londra a Madrid o alla eliminazione di 3.300 auto diesel dal parco macchine nazionale.
Rete Clima avverte, ma quanti di noi lo sanno? io per primo…: 500 e-mail all’anno “pesano” da sole 114 kg di emissioni nocive e 100 video su YouTube ammontano a 43,2 kg.
se un viaggio in treno da Milano a Parigi produce 16 kg di CO2, e un viaggio in aereo 90, 500 mail costano gas serra più di un volo tra Milano e Parigi e come 7 viaggi in auto tra le due città.
. . .
ma perché limitare la limitazione (!) alle mail? proviamo ad estendere il calcolo anche ad altri usi della rete, e non soltanto alle mail…
qual è il costo energetico dei social, ad esempio?
ogni mese google produce 560 tonnellate di CO2 soltanto per far funzionare i suoi super-pc che fanno le ricerche per noi: è tanta anidride carbonica come quella di un frigorifero che funziona per 5.400 anni; e non è calcolato il costo energetico che costa a noi collegarci a google.
e se le Sardine sono un movimento che si è costruito sopratutto attraverso i social, come mi ricorda un amico che condivide la mia avversione per Facebook e concordiamo entrambi che Facebook è semplicemente il nuovo fascismo digitale, qual è il costo in gas serra dei social?
e – a proposito degli errori degli altri – noi che predichiamo contro l’effetto serra e siamo convinti di combatterlo scrivendo post contro, quanto invece lo stiamo alimentando?
e siamo disposti a limitare i social, così come l’uso dell’automobile, per salvare il pianeta e il clima?
. . .
quindi smettiamola pure di dire grazie, per mail; smettiamola soprattutto con l’uso compulsivo dei social e di mandare foto insulse e messaggini a ogni piè sospinto.
basta con gli auguri di Natale, direi io, anche…
basta basta basta…
ma basterà?
e soprattutto siamo in grado, noi esseri umani, di vivere auto-limitandoci in questo modo?
no, evidentemente: solo una nuova miseria di massa potrà costringerci a farlo.
. . .
Nello stesso sito linkato da ijk_ijk ho trovato questo scritto molto interessante. (reperibile anche in tedesco, francese e spagnolo)
https://www.lowtechmagazine.com/2013/12/high-speed-trains-are-killing-the-european-railway-network.html
Nulla di nuovo, conclusioni a cui puó giungere chiunque abbia un minimo di spirito di osservazione, ma di cui non si parla sui media.
Hai voglia a promuovere (come fa Greta) il treno come alternativa ecologica all’automobile e soprattutto all’aereo (un’automobile a pieno carico, con almeno 3-4 passeggeri a bordo, non è molto più inquinante del treno), se poi i treni veloci costano più dei voli low cost, mentre i treni regionali hanno tempi di percorrenza assurdi (il triplo dell’automobile)!
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Mi fa piacere che tu abbia scavato nel sito di lowtech e spero anche in quello di notech. Per me è una miniera di info e buonsenso. I siti sono mandati avanti da una sola persona, un ragazzo olandese che vive a Barcellona.
L’articolo che hai citato porta secondo me l’argomento piu pesante contra la TAV e contro il mito della velocità come sinonimo di progresso.
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io sono d’accordo con te sul contestare il mito futurista della velocità come sinonimo del progresso, o almeno dell’ipervelocità: per dirla concretamente, se si viaggia di notte, andare da Milano a Parigi in sei ore piuttosto che in nove può essere addirittura una operazione senza senso.
pur condividendo pienamente questa critica, osservo che il senso delle linee ad alta velocità sta nel rappresentare una alternativa al trasporto di merci su strada e di persone in aereo; e in questo modo rappresentano una scelta che può ridurre l’inquinamento in un tempo di ammortamento, per così dire, ragionevole rispetto ai costi inquinanti della costruzione.
però è vero che manca a parte dei governi una politica coerente che imposti tali scelte con misure adeguate, per paura di scontentare qualcuno, e dunque l’operazione rimane a metà e mal motivata.
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purtroppo il mio inglese è troppo debole per permettermi una lettura continuata di quel lunghissimo articolo e me ne è sinceramente sfuggito anche il senso complessivo ad uno sguardo di insieme.
la tua affermazione che una automobile (a pieno carico) non è molto più inquinante di un treno (a pieno carico?) è totalmente discordante dai dati che ho raccolto di recente per un articolo sul tema, fino al punto da farmi dire che è una fake news, ma soprattutto si scontra con l’osservazione fondamentale che un treno, veloce o lento non importa, può utilizzare energia che non proviene da combustibili fossili e dunque non produrre CO2; l’automobile, al momento, no, almeno fino a che le auto elettriche non sostituiranno completamente quelle a benzina o a gasolio.
e in ogni caso, anche utilizzando combustibili tradizionali per la forza motrice ferroviaria la produzione di CO2 mi risulta incomparabilmente minore. per il trasporto di una persona, fra treno e automobile a benzina.
del tutto d’accordo con te, invece, sull’assurdità di consentire che i voli low cost siano più economici di trasporti meno inquinanti: uno stato serio che intende contrastare le emissioni li tasserebbe fortemente, in modo da scoraggiarne l’uso: ma certo le compagnie devono avere argomenti molto solidi, direi addirittura sonanti, per impedire provvedimenti tanto semplici e ovvi e che danneggerebbero pochissime persone oltre a loro.
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http://www.fsnews.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=97acd5291d80b110VgnVCM1000003f16f90aRCRD
Trenitalia dichiara una media di 44g/km di co2 per passeggero. La media di 118 grammi di co2 per km delle automobili credo che sia calcolata tenendo conto del fatto che la maggioranza delle auto viaggiano con meno di 2 passeggeri (in media, guidatore compreso). Se prendiamo un’utilitaria di piccola cilindrata e riempiamo tutti i posti disponibili (4 persone) probabilmente le emissioni di CO2 a testa sono leggermente inferiori rispetto al treno! (mettiamo 150 g/km di co2, diviso per 4, circa 38 grammi a testa)
Insomma, un passaggio con blablacar puó essere anche piú ecologico del treno.
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sono contento per i tuoi dati su blablacar, anche se è un po’ che ho smesso di dare passaggi, cioè da quando non sono più tornato in Germania. 😉
dei dati sulla produzione di CO2 dei mezzi di trasporto avevo parlato qui:
https://corpus15.wordpress.com/2019/10/16/una-manovra-economica-di-facciata-tutta-salviniana-e-leffetto-serra-458/
avevo usato un grafico della Sueddetsche Zeitung, che dava questi numeri:
producendo una tonnellata di CO2 un aereo indicativamente percorre 3.500 km.
producendo una tonnellata di CO2 un’auto indicativamente ne percorre 4.350.
un treno però percorre più di 220.000 km prima di produrre la stessa quantità di CO2.
quindi, se su aereo stanno 100 persone, sempre indicativamente, in un volo in Oriente di 10.000 km ciascuna di loro fa produrre 30 kg di CO2.
e se su un’auto stanno 4 persone ciascuna di loro produce circa 100 kg di anidride carbonica per un viaggio di 500 km; se soltanto due, il doppio.
la fitta discussione su questi numeri che trovi tra i commenti di quel post ha poi portato a precisare meglio alcuni aspetti: ad esempio che i voli aerei inquinano non tanto in termini di CO2 pura, quella calcolata dall’articolo che citavo, ma ben più con emissioni CO2-equivalenti.
quanto al consumo di auto, in base ai dati della SDZ si calcolano circa 200 grammi al km di CO2 per auto, che poi vanno naturalmente divisi per il numero dei passeggeri; il calcolo coincide, grosso modo, col tuo di 118 gr per passeggero su una media di 2 passeggeri per auto; e questo è un punto fermo, direi.
altrettanto fermo, mi pare, è che neppure riferendosi ai dati sulla CO2 passeggero dati da Ferrovie Italiane, l’auto potrà mai essere competitiva rispetto al treno: il dato fornito da Ferrovie Italiane nell’articolo che citi, quando fa riferimento alle medie europee: “Se si confrontano inoltre i dati del consumo di energia, forniti dall’Unione Europea, il treno risulta vincente con un rapporto di 35 a 11 rispetto all’auto”: in altre parole in Europa la convenienza del treno rispetto all’auto è di più di 3:1, mentre in Italia si aggira, secono l’articolo su un rappporto di 118:44.
anche seguendo i tuoi calcoli, si a arriva a un consumo minimo di 60 gr al massimo x passeggero e x km, per l’auto (se ci sono 4 passeggeri), contro i 44 gr. del treno a persona; il che non toglie che ci sono molti casi in cui il treno non è competitivo con l’auto semplicemente perché su quel percorso non c’è.
qui si dovrebbe aprire un’altra discussione: da che cosa dipende, invece, l’abisso tra la resa delle ferrovie tedesche in termini di CO2 e quella delle ferrovie italiane? da una particolare arretratezza “ecologica” delle nostre ferrovie? dal fatto che la Germania ha ancora una quota importante di energia prodotta col nucleare? ma anche in Italia molta energia è di fonte idroelettrica e dunque non dovrebbe produrre direttamente CO2.
insomma, davvero è difficile orientarsi sulla produzione di CO2 dei treni…
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Se non riusciamo a certificare la CO2 dei treni come possimo farlo con le email delle cui dinamiche non sappiamo praticamente nulla?
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ci vuole pazienza, molta, per orientarsi, e sempre senza perdere di vista il dubbio.
comunque confrontando le fonti si arriva a valutazioni probabili.
per i treni abbiamo visto una spiegazione possibile…
ma è così laborioso quel tanto di conoscenza che ci è dato di poter raggiungere fra tante incertezze, ed è per questo che la maggior parte della gente ci rinuncia a priori.
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A questi calcoli credo poco. Quello che produce co2 è l’infrastruttura, tenere i server accesi. Usarli incrementa i consumi ma non di tanto. E’ come andare in treno da Milano a Parigi; se non salgo sul treno il treno consuma meno? Forse si ma è poco rilevante. Quello che consuma è il treno vuoto che va a Parigi, il personale delle ferrovie, le stazioni, la costruzione della ferrovia.
Però un’opera moralizzatrice sull’uso del web è assolutamente necessaria. Ogni giorno vedo sprechi immani di dati che vengono creati e scambiati inutilmente anche perchè c’è una profonda ignoranza su quelli che sono i dati e quanto costa trattarli. A malapena le persone comuni sanno che le foto pesano tanto e neppure sanno cosa sia la risoluzione.
Ti linko un interessante articolo sul consumo di dati/co2 delle pagine web: https://www.lowtechmagazine.com/2018/09/how-to-build-a-lowtech-website.html
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quattro commenti per negare i dati e dire che non ci si crede – anche se poi nessuno di noi è avvero in grado né di contestarli né di confermarli: un motivo ci sarà…
molto interessante e pertinente, invece, secondo me, l’osservazione che è l’infrastruttura che costa, principalmente (ma non esclusivamente): un treno consuma, anche se viaggia vuoto, ma se viaggia pieno, pesa di più e consuma di più.
se penso a come whatsapp ha fatto dilagare l’abitudine di scambiarsi foto assolutamente inutili e a volte persino fastidiose, condivido le tue osservazioni finali.
il mondo non era peggiore quando le foto erano analogiche, costavano una cifra, o meglio una cifretta, e se ne faceva la centesima parte, cercando di farle perfette a ogni clic, per non buttare via i soldi.
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A questi dati non credo semplicemente perchè è impossibile calcolarli. Ci sono studi contrastanti che differiscono da loro di diversi ordini di grandezza. Quello che è possibile stimare grossolanamente è il consumo totale dell’infrastruttura informatica (internet + altre reti aziendali e civili). Poi se si vuole si può dividere per il n.ro di email o di webpages o di spazio disco ma il risultato non ci fornisce nessuna info aggiuntiva.
Per fare un parallelo , nella rete dei trasporti ferroviari questa operazione viene fatta a livello economico, non energetico, e ci si calcola il prezzo dei biglietti e poi ci si sbaglia ugualmente.
Qui devo dare ragione a Giomag59. Questo è uno dei pochi casi in cui il grande ha in proporzione piu responsabilità del piccolo. C’è una bulimia di dati da parte degli OTT e non solo che noi come cittadini possiamo fare veramente poco per contrastare. Io vivo senza smartphone per scelta ma non lo faccio per salvare il mondo. Lo faccio per me e per seminare in rete meno dati possibili. Però è meno di nulla.
Se navighi nel link che ti ho passato trovi un articolo interessante sui consumi energetici di internet e delle prospettive di evoluzione della rete.
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purtroppo ho un’enorme lacuna culturale che è un inglese soltanto autodidatta, per cui mi stanco prestissimo nella lettura i testi in questa lingua e mi rimane sempre il dubbio di averli capiti male.
giomag ha mille ragioni, che gli ho anche riconosciuto, e hai ragione anche tu a dire che le responsabilità delle grandi corporation informatiche è semplicemente incommensurabile rispetto alla nostra individuale; aggiungo il dispendio pauroso di energia e quindi di CO2, con le tecniche di produzione attuali, per la vigilanza capillare di massa con i big data e per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale allo scopo di espellere dall’attività produttiva quanta più forza lavoro umana possibile e sostituirla con schiavi automatizzati che si suppone possano restare per sempre succubi.
quello che non accetto della sua impostazione – se l’ho capita bene – è il dire: siccome loro non fanno nulla, allora non faccio nulla neppure io.
poi nel denunciare le vere responsabilità anche della produzione via internet di CO2 avete entrambi ragione da vendere…
ma con questo rimane il fatto che non sono soltanto “loro” a inquinare e che non lo potrebbero fare se noi non collaborassimo con loro allo scopo (me compreso, naturalmente).
quanto ai calcoli, mi appello alla teoria dell’errore della misurazione che si affronta all’inizio dei corsi liceali di fisica: non esistono, per definizione, misure esatte, neppure di cose molto più semplici; ma, nonostante incertezze e correzioni da fare, possiamo almeno arrivare a range di oscillazione dei valori abbastanza attendibili, e parlare di quelli.
se non lo facciamo, allora è perché quei dati ci danno istintivamente fastidio…
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molto interessante e utile il tuo link – meriterebbe di essere tradotto per i poco-parlanti inglese come me…
dimenticavo di dire che, naturalmente, io sono uno che razzola male, comunque.
e che però ci si dimentica sempre di fare un confronto con la situazione pre-internet dal punto di vista energetico: d’accordo, una mail consuma, e ce lo dimentichiamo; internet brucia il 10% del consumo di energia elettrica; ma quanto costava energeticamente spedire una lettera di carta? consultare i quotidiani online costa CO2, ma quanta CO2 costa andare a comperarli all’edicola?
forse con questa prospettiva il bilancio diventerebbe meno negativo.
anche se questo non diminuisce per niente l’urgenza di mettere sotto controllo il traffico inutile di bit.
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Prova
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Mah, ridurre la quantità di stupidaggini che circolano su Internet sarebbe un provvedimento di salute pubblica; è vero che le mail aziendali sono una calamità; ma quel signore ha del bel tempo da perdere, beato lui.
Sono d’accordo che torneremo indietro solo quando ci saremo costretti; se nel frattempo produrremo (produrranno, perché io e te non ci saremo) senza rilasciare CO2, la catastrofe potrebbe non essere necessaria.
Auguri!
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caro gio, un commento prima del tuo, che puoi trovare qui sotto, ha contestato alcune cifre e ne ha portate delle altre; così sono stato costretto ad approfondire ancora il problema; e il risultato – sconcertante anche per me – è che davvero le mail, messe tutte assieme, inquinano terribilmente in termini di CO2; e lo dice anche quel sito che l’altro commentatore mi ha citato per criticare alcune cifre date qui sopra.
le mail che riceve un impiegato in un anno “pesano” 600 kg di CO2; un indiano povero in un anno ne produce 1.500 kg.
quindi il problema esiste, eccome!
è sconcertante, ma è così; non vorrei ammetterlo io per primo, ma mi devo arrendere alle cifre di chi ne sa.
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Ok, mettiamo pure che le mail etc.etc.
Che si propone, di non mandare auguri di Natale?
Quando le agenzie di informazione di tutto il mondo immagazzinano miliardi di Terabyte?
È la solita storiella, come quella di sostituire la bottiglietta di plastica.. è facile andare a puntare il dito sui comportamenti individuali, quando non si vuole intaccare le grandi cause…
rifiuto un approccio del genere, pura ipocrisia a mio parere.
Perché il ricercatore () non chiede al suo governo, per dire, quanti server ha la sua intelligence e quanti cittadini spia?
O quanta CO2 producono gli aerei di linea o militari?
C’è problema e problema, ma si deve iniziare dal grande, non dal piccolo, o è sempre la solita storia del condannare l’idraulico che lavora in nero ma si tace sulla Fiat che sposta la sede per pagare meno tasse o Amazon che non ne paga affatto…
non sopporto più questi discorsi, questo si populismo puro…
discorsi da Striscia la Notizia,
del resto siamo diventati un popolo striscianotiziato, dai, mandiamo una mail in meno e vedrai che cambiamento…
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esatto, quell’articolo proponeva giusto di non mandare mail inutili; e sinceramente credo anche che si possa fare.
con quel che dici sono profondamente d’accordo, ma anche profondamente in disaccordo.
tutto giusto, tutto vero; ma la tecnica di dire: cominci prima lui è semplicemente quella del disastro e del suicidio.
è vero che il potere ha delle responsabilità maggiori, ma è anche vero che questo non elimina le nostre, anche se più piccole.
è vero che i tecno-feudatari che comandano il mondo non pagano tasse, ma questo giustifica forse che evadiamo anche noi nel nostro piccolo?
no, caro gio, così non funziona proprio…
e solo chi fa il suo dovere in piccolo ha il diritto di criticare chi non lo fa in grande.
– se poi vogliamo dire che, comunque, la situazione è irrisolvibile… – be’ questo è proprio quello che penso e che sostengo nei miei post.
in Germania un governo realmente ecologista sta preparando una tassazione delle emissioni di CO2; la stampa naturalmente è piena di dichiarazioni di tutto il mondo produttivo: attenti che così ci mettete in crisi l’economia…
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“500 e-mail all’anno “pesano” da sole 114 kg di emissioni nocive”
Oltre 200 grammi di CO2 ad ogni email? mah, a occhio mi sembra una stima assolutamente inverosimile, calcoli sicuramente gonfiati, 200 grammi di CO2 sono all’incirca 2 km in automobile!
Qui si danno numeri diversi: https://carbonliteracy.com/the-carbon-cost-of-an-email/
Comunque il problema esiste, e sicuramente social network (in cui vengono salvati miliardi di foto e video) e video sharing (come youtube, netflix, pornhub ecc..) hanno un peso ben maggiore delle email o degli sms.
D’altra parte però non penso che ad esempio andare al cinema inquini meno che guardarsi un film da casa su Netflix e simili!
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cifre inverosimili? è quello che ho pensato anche io, ma poi ho pensato di riferirle lo stesso: chi sono io per metterle in dubbio? ho poche competenze specifiche; quindi meglio se lo fa qualcun altro, ho pensato, e per fortuna lo stai facendo tu.
indubbiamente poi una lettera per posta tradizionale non avrebbe inquinato ancora di più?
e Amazon che ti consegna gli acquisti a domicilio con postini pagati pochi euro l’ora? (fino a che non saranno sostituiti da droni).
rimane però il fatto che, anche secondo i dati che porti tu, il peso in emissioni di CO2 delle e-mail aziendali ricevute da un impiegato in un anno è pari a 600 kg di CO2, una cifra che non pare incompatibile con i calcoli riportati dall’articolo tedesco: come la mettiamo? – gonfiati sono, semmai, soltanto i calcoli di quel sito italiano che ho citato dopo.
alla fine leggo altrove che il peso globale di internet sulle emissioni globali è soltanto del 2%: una percentuale accettabile, pare a me, soprattutto perché può andare a ridurre altre forme di inquinamento: prendi il telelavoro, a esempio, e la riduzione del traffico che ne viene!
il dubbio che articoli come questi facciano parte di campagne occulte che preparano la promozione di qualche altro prodotto ce l’ho anche io.
ma poi alla fine rimane comunque in piedi il tema vero di questo post, mi pare, e cioè che l’effetto serra è il prodotto di un modo di vita al quale è molto difficile rinunciare anche per coloro che più sono sensibili al problema.
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Fa riflettere
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obiettivo raggiunto, allora!
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