in tempo di bilanci esistenziali rifletto su una costante della mia vita, una caratteristica personale, che gli anni stanno contribuendo a rendere sempre più forte, quella che qui chiamo l’arte della fuga.
nella mia vita pubblica, cioè soprattutto nel mio lavoro, mi sono fatto l’immagine e la fama di un uomo intransigente, duro, portato allo scontro; non nego che questa idea di me fosse giustificata, ma come conciliarla però col fatto che so benissimo, invece, di essere per carattere, portato ad evitare ogni forma di confronto diretto?
a volte, addirittura questa mancanza di gusto per la vittoria nello scontro personale mi è stata perfino rinfacciata, quasi con sorpresa, da chi combatteva con me: non ho il gusto della coltellata finale al nemico, non conosco il piacere del sangue; e qui si notava perfino qualcosa di poco virile.
direi che combattevo quando mi sentivo inchiodato alla posizione, come un soldato che…
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