da Dario Fo a Bob Dylan: l’aneddoto, si` – 491

morendo il giorno del Nobel per la letteratura assegnato a Bob Dylan, Dario Fo ha come lanciato il suo ultimo sberleffo contro i benpensanti.

rimasero sconvolti dal Nobel a lui nel 1997.

oggi avranno un motivo in piu` per dubitare di quella celebre Accademia che li da`.

pare non tenga molto in conto la presunzione alquanto medievale della cultura ufficiale.

ahime`, oggi la  vera letteratura, quella che parla ai cuori, si trova di piu` ai margini di quella che finisce nei libri.

e com’e` divertente per un seguace convinto delle idee di Fo sentire i vari Baricco protestare per una volta,

loro cosi` poco abituati a farlo.

. . .

e qui faccio conto di avere finito la parte seria del post.

e di potermi abbandonare ai ricordi personali di quel pochissimo di contatti diretti con Fo che ho avuto.

anzi, il primo e` stato veramente un non contatto.

. . .

era il 12 dicembre 1969 e come Movimento Studentesco avevamo organizzato una recita di Fo al Teatro Sociale di Brescia.

tutti oggi sanno (forse) come andarono le cose, invece:

nel pomeriggio ci fu l’attentato di Pazza Fontana a Milano, con i suoi 12 morti.

la polizia comincio` a perquisire le case dei militanti del Movimento

– con l’attentato, ovviamente, non c’entravamo niente;

ma lo scopo della provocazione era quello.

e del resto il giorno dopo si sarebbe saputo che il principale indiziato era un anarchico, Valpreda.

mentre un altro anarchico, Giuseppe Pinelli, moriva cadendo da una finestra della Questura di Milano durante in interrogatorio.

tecniche CIA contro i movimenti di contestazione…

Dario Fo ci avrebbe fatto, poco dopo, il suo Morte accidentale di un anarchico

mio padre, morto un anno prima, a Natale, era stato un ufficiale dell’esercito,

e in casa io avevo ancora la sua pistola.

ed ecco che quella sera mi ritrovai in Questura per consegnare la pistola, per evitare guai peggiori.

invece di stare a teatro a vedermi Mistero Buffo.

devo continuare?

. . .

ne avrei voglia, ma nel frattempo leggo una blogger che stimo, Galatea, e il suo post L’aneddoto su Dario Fo no.

lo riporto tutto, tanto e` molto spiritoso, come sempre:

Ora, io l’aneddoto su quella volta che ho conosciuto Dario Fo ce l’avrei. Uno di quegli episodi stupidi frutto del caso che non hanno nessun senso e che ti dimenticheresti dopo cinque secondi che sono accaduti, se non fosse che il tizio incrociato non è un tizio, ma appunto un premio Nobel. Uno di quegli episodi che sono equivoci senza niente di che, nemmeno particolarmente buffi, o simpatici, o divertenti, ma che tu tieni a memoria a forza pensando che te li puoi rigiocare così, nei giorni adatti, per dire al mondo :”Oh certo, io l’ho conosciuto, sentite qua che storiella!”

Solo che quegli aneddoti lì non ho mai capito a cosa servano. A far rodere dall’invidia chi, per un oscuro complotto del destino, non ha mai sfiorato un premio Nobel, manco per caso in tram? A darsi arie da intellettuale ben introdotto in qualche circolo di eletti, che riesce ad incrociare per sbaglio la gente famosa?

Dicono qualcosa in più sul personaggio, sul suo carattere, la sua arte? Cambia l’interpretazione delle opere di Fo far sapere che l’ho visto un giorno soffiarsi il naso, o starnutire, o incespicare su un marciapiede, o bere un sorso d’acqua nella calura infame, salutare il tassista, incazzarsi davanti ad un distributore di merendine perché non aveva spiccioli?

No. Per cui il mio aneddoto inutile sull’unica volta che per puro caso ho incrociato Dario Fo ve lo risparmio. Era un grande, la terra gli sia lieve.

Ah, se gli eredi trovano una borraccetta in plastica rosa rosa a fiorellini per l’acqua fra le sue cose, non si preoccupino. È mia.

. . .

bene, pero` ora che ho finito di leggerlo, questo post cosi` spiritoso, il mio secondo aneddoto su Dario Fo lo racconto lo stesso.

non serve a fini auto-celebrativi:

non staro` mica dire di quelle volte che sono stato come spettatore alla Comune di Milano…

come il precedente, anche questo fatto molto modesto serve invece a ricordare il clima concreto che si e` vissuto in decenni cosi` lontani:

pare appartengano decisamente a un altro mondo

(come noi che li abbiamo vissuti, del resto).

ma perche` dovremmo rinunciare alla nostra memoria e a provare a trasmetterla?

del resto, non e` neppure la prima volta che racconto questa storiella;

quindi in qualche modo la frittata e` gia` fatta…

e in questo caso, oltretutto, il contatto ci fu, anche se solo indirettamente, e che contatto!

. . .

qui si parla di uno spettacolo di Dario Fo di cinque anni dopo,

dopo il primo importante 11 settembre della storia:

quello del 1973,

che vide il colpo di stato delle destre cilene, con l’appoggio USA, contro il presidente socialista eletto Salvador Allende

e il suo suicidio durante l’attacco al palazzo presidenziale.

Dario Fo ci fece su uno spettacolo:

ma non era Guerra di popolo in Cile, mi pare.

questo e` l’unico titolo che trovo ricercando in wikipedia,

ma forse questo titolo gli fu dato dopo.

a me pare che fosse qualcosa come Oggi in Cile, domani in Italia.

ma forse mi sbaglio?

e noi del manifesto, mi pare, lo invitammo al teatro di Lumezzane

(dove allora insegnavo al liceo).

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. . .

nel corso dello spettacolo Dario Fo si collegava alle radio della polizia e ci faceva ascoltare i messaggi che si scambiavano in quel momento i poliziotti.

la cosa si faceva via via piu` inquietante, per noi che eravamo chiusi nel teatro:

dai messaggi si capiva che qualcosa di molto grave stava succedendo fuori.

e non c’erano i cellulari o gli android a quei tempi per informarsi meglio…

del resto pochi giorni prima Dario Fo era stato arrestato e incriminato per resistenza alla polizia,

e dunque nulla di strano che la polizia si occupasse di lui,

e di noi sovversivi che stavamo a vedere il suo spettacolo.

ad un certo punto, comunque la polizia fece irruzione in scena:

aveva una lista di persone da arrestare e fecero l’appello dal palco:

il teatro era circondato, ci consegnassimo senza fare resistenza.

. . .

il mio nome era uno dei primi,

forse per via dell’ordine alfabetico.

sentivo gli altri nomi susseguirsi, dei miei amici, molti seduti vicino a me,

e capii che si stava ripetendo l’esperienza cilena:

quella notte l’avrei passata in qualche luogo improvvisato di concentramento dei dissidenti politici.

a un certo punto ci alzammo tutti in piedi cantando eroicamente l’Internazionale,

mentre io mi ripetevo tra me come uno stupido:

chi me l’avrebbe mai detto che stasera non sarei tornato a casa?

. . .

non tutti ci cascarono, ma io si`.

ovviamente i poliziotti erano attori della Compagnia della Comune.

poco dopo Dario Fo venne avanti, fuori dal sipario, e ci chiese scusa,

ma disse anche che era stato bello per noi vivere dal di dentro l’esperienza cilena.

come non essere d’accordo?

grande era del resto l’entusiasmo nel sentirsi di nuovo liberi…

. . .

ma ecco in rete un altro aneddoto, molto simile al mio.

lo riassumo:

Un ricordo. Di molti anni fa. A Torino. Pochi giorni dopo il golpe in Cile, la caduta di Salvador Allende. 11 settembre 1973. Il movimento studentesco e quello operaio organizzarono, pochi giorni dopo l’incendio della Moneda, un incontro al palasport di parco Ruffini.

Fu una notte indimenticabile. Parlò, se non sbaglio, Adriano Sofri. Poi, arrivarono Dario e Franca.

Ricostruirono gli ultimi istanti di vita di una coppia di giovani cileni, di sinistra, che da una radio clandestina, informavano dei bombardamenti, del golpe, e di scappare: perché i militari stavano uccidendo e catturando. E mentre parlavano, i carabinieri salivano le scale. Per prenderli e farli tacere, tacere per sempre. Ma i ragazzi, un uomo e una donna, continuavano a parlare, anche se sentivano quei passi e con quei passi la loro morte.
“Compagni scap…” Silenzio.

Dario e Franca restarono in silenzio. Noi restammo in silenzio. Fo e Rame avevano reso quei minuti da farli sembrare veri. Noi eravamo là, a Santiago. Eravamo quei ragazzi. Che salutammo con le lacrime agli occhi e il pugno alzato.

. . .

per sapere e capire davvero chi era Dario Fo e il senso del suo teatro, credo che aneddoti come questi servano…


8 risposte a "da Dario Fo a Bob Dylan: l’aneddoto, si` – 491"

    1. mi fa piacere che ti sia piaciuto.

      pensa che ero molto incerto se raccontarlo ancora una volta: paura di cascare nella sindrome del vecchio barbogio, diciamo…

      poi ho capito che era l’occasione irripetibile per dirlo e probabilmente nessuno di chi mi legge ora me l’aveva gia` sentito raccontare prima.

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  1. Questo è stato l humus che ci ha cresciuti chi più chi meno a ritroso. Chi ricorderà dopo di noi e dei nostri momenti di Storia vissuta?
    Se nn avessi scritto il mio piccolo contributo ti avrei chiesto di traslocare da me, te nn altri!

    Pochi anni ci separano ma erano anni importanti?.

    Sheravonjninchinosisisi

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    1. certo, cara Shera.

      non molti avranno voglia di ricordarsi del nostro passato, oramai poco meno che alieno.

      mi rendo conto del resto di essere come uno che, nel bel mezzo della prima guerra mondiale, cinquant’anni dopo, parla della terza guerra di indipendenza e di Garibaldi (celebrazioni qui quest’anno dei 150 anni esatti del suo passaggio per questa valle e della battaglia di Bezzecca).

      chi vuoi che ci ascolti?

      anche se prima o poi qualche curiosita` potrebbe sfiorarci nel nostro vissuto non del tutto banale…

      per queste ipotetiche curiosita` del futuro noi lasciamo la nostra testimonianza. 🙂

      bella l’idea dell’invito, ma ci saranno anche altre occasioni, immagino.

      e occasioni in cui ti verra` voglia di postare da me, sarebbe bello… 😉

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      1. Leggendoti e guardando alla scuola di chi mi sono formata uomini e donne che via via vanno scomparendo mi sento molto orgogliosa ma anche come se la vita avesse un debito verso queste nuove generaxioni dai 140 caratteri per nn metterli in imbarazzo!
        Sheragoodnight

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        1. cara shera.

          la metto sul personale concreto.

          il debito verso le nuove generazioni (che tutti noi delle vecchie abbiamo sempre, per definizione, visto che li abbiamo messi al mondo noi) per me ha assunto cinque anni fa la forma di un nipote di 17 anni, per meta` africano, di cui mia sorella non ha voluto sapere piu` nulla e che e` vissuto per un anno con me.

          proprio questa esperienza mi ha dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, una cosa che dovremmo sapere tutti gia`, se solo ci ricordiamo della nostra adolescenza: che fa parte dell’adolescenza il rifiutare radicalmente l’apporto dell’esperienza delle generazioni passate.

          poi, in una decina d’anni, passa anche.

          ma per ora i ventenni credo che ci dobbiamo accontentare di vederli da lontano…

          e soprattutto le ventenni, direi, se mi passi la battuta maschilista.,.. 🙂

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          1. Ohoh battuta di prima mattina.
            Discorso da riprendere Xche nn era chiaro dalla tua risposta il senso del mio discorso.
            Buona giornata anche se piove e avrei voglia di mordere il primo cagnaccio che mi si avvicina. Cave canem

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            1. ma scusa, e la tua adorabile cagnetta che cosa ne dice?

              qui siamo alle porte dell’inverno tra pioggia e freddo degno di quello di una volta: e giornata di vendemmia molto tardiva, prima che l’uva marcisca sui tralci… 😦

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