l’ultimo cugino maschio, Mario – 25

Mario, l’ultimo cugino maschio per parte di padre che avevo, e` morto qualche giorno fa e io l’ho saputo ieri.

una caduta in casa, ma da tempo era devastato dall’Alzheimer (come la nonna Maria, del resto, a suo tempo, cinquant’anni fa).

viveva in Inghilterra da decenni, aveva iniziato facendo il cameriere, poi aveva aperto un ristorante, e alla fine i ristoranti erano diventati tre.

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ma ci siamo visti ben poche volte nella nostra vita.

l’ultima volta eravamo andati, suo fratello Andrea ed io, a prenderlo all’aeroporto a Nizza con la moglie, e poi avevamo passato un paio di giorni assieme, anche in una gita a Montecarlo.

e` l’unico ricordo preciso che ho di lui; quando stava ancora bene, veniva a passare le vacanze in Italia, a Dolceacqua, Liguria di Ponente, dove si era ritirato dopo la guerra suo padre Francesco, il piu` vecchio dei tre fratelli del mio, alla fine di una vita tormentata:

un tentativo non riuscito di immigrare negli Stati Uniti attorno al 1924 col fratello Guido (quindi dopo che l’America aveva fatto leggi molto piu` restrittive sull’immigrazione):

qui Guido e` col fratello Mario in una foto del 1933 a Montecarlo, dove era andato certamente a trovare Francesco, in occasione della nascita del figlio Andrea, immagino, visto che mio cugino Andrea era del 1933:

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c’era stato, infatti, l’incontro e il matrimonio con Claire, una effervescente donna francese piu` vecchia di lui di 5 anni, e il successo a Montecarlo come croupier, agevolato dall’indubbia bellezza. quasi da attore: una specie di Clark Gable dell’epoca;

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fino all’entrata in guerra contro la Francia dell’Italia di Mussolini, e quindi l’internamento in un campo;

poi lo sbando in Italia a guerra finita, fino a ridursi a fare il barbiere in quel piccolo, ma spettacolare paese dell’entroterra di Ventimiglia dal nome vagamente petrarchesco di Dolceacqua, nella casa affacciata sul fiume, dalla quale si vedeva esattamente questa veduta qui, e che fu il nido dell’infanzia sua e di Andrea, finita la guerra:

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e infine la morte precoce per la tubercolosi, che aveva gia` stroncato precocemente il fratello piu` giovane, Mario.

Mario, lo zio morto appunto poco prima che lui nascesse, e da cui lui aveva ripreso il nome.

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Mario ad un anno, in braccio alla mia nonna paterna Maria, e il fratello Andrea, sulla bicicletta; dietro, da sinistra, mia madre, sua nipote Anna Maria, la mamma di Mario, Claire, e mia zia Linda; la foto e` presa davanti a casa della zia, a Camino di Oderzo nell’estate del 1940, penso: infatti mio zio Francesco, suo padre, manca nella foto perche` gia` internato, evidentemente, e la zia coi figli si era rifugiata in Italia dalla suocera

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foto penso del 1943, visto il lutto per la morte di mio nonno, presa davanti alla casa di famiglia di mio padre; Mario e` ​sempre in braccio alla nonna Maria e col fratello piu` grande Andrea; dietro, mia madre; mancava allora ogni notizia su mio padre, rinchiuso in un campo di prigionia inglese in Kenia da due anni.

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figlio di una francese, questo mio cugino Mario aveva sposato una donna belga e da adulto era vissuto all’estero, in una cittadina inglese, cosi` come suo padre aveva vissuto prima vari anni a Montecarlo, e il mio in Africa, a fare il militare.

e i suoi due figli, a loro volta, hanno avuto amori stranieri, anche dal punto di vista inglese.

famiglia piuttosto portata all’interculturalita` quella di mio padre, vero?

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Mario e` morto a ottant’anni; e` vissuto quindi quattro anni di piu` di suo fratello Andrea, finito da un tumore quando ancora si sentiva giovane ed era brillante.

adesso non ho piu` cugini dalla parte di mio padre.

o meglio, l’ultimo cugino rimasto sono io, che nel 2018 faro` settant’anni, e dunque entro gia` quasi nella categoria degli antenati.

sono l’ultimo cugino per le mie due cugine di parte di padre, che restano e sento regolarmente, anche se loro non si parlano piu` tra sorelle;

con i parenti di mia madre, invece, i contatti sono quasi completamente esauriti da tempo: solo a volte mi arriva in qualche modo qualche frammento di notizia residua.

ma la loro casualita` stessa e` come la conferma di una vita che si va via via logorando senza trovare piu` motivi di comunicazione.

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insomma, se la vita e` un mare in tempesta che a turno tira a fondo tutti, per me c’e` da cominciare a sentirmi quasi solo nella mia propria generazione.

ma come e` interessante (se tale non pare soltanto a me) questa possibilita` inedita che ha questa mia generazione di fare da ponte, per i miei discendenti, con un passato che fino a poco tempo fa era destinato a scomparire senza lasciare proprio nessuna traccia, se non qualche provvisoria lapide tombale.

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la tomba della famiglia di mio padre, a Camino di Oderzo, che pero` ​contiene soltanto i resti di chi resto` a vivere li`.


6 risposte a "l’ultimo cugino maschio, Mario – 25"

    1. ahahh, ma questa e` ESATTAMENTE la foto che ho inserito nel post dopo il tuo primo commento e prima di questo.

      la foto perdipiu` sembra presa dalla terrazza che sta in cima alla casa di mio zio e poi dei miei cugini.

      ancora piu` incredibile e` il paesino di Dolceacqua all’interno: vicoli medievali che sembrano una casbah marocchina.

      http://rete.comuni-italiani.it/foto/contest/70734

      https://www.google.it/search?q=Dolceacqua+vicoli&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=C_S_TitSuEQmrM%253A%252CvsPMaKO4cduhyM%252C_&usg=__eCA0DEGagh6IVB6m_r8A0MRzPaM%3D&sa=X&ved=0ahUKEwjfvtaIj-LYAhXGuxQKHYhcCocQ9QEIMzAA#imgrc=zYl0i6CjL_E3UM:

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    1. grazie del commento, marta.

      e` dopo un commento di lode che mi viene voglia di rileggere il mio post, correggere gli svarioni, magari integrare qualcosa.

      qui in particolare ho aggiunto anche una foto di Dolceacqua, il paese ligure dove vissero da bambini i miei cugini Mario e Andrea: e` cosi` bello (e poco conosciuto) che vale la pena di dare un’occhiata alla foto, penso.

      sembra ieri, dici; eppure sono cose cosi` lontane, e ci si rende conto che il tempo, come diceva la Yourcenar, e` un grande scultore: ma ama i bassorilievi e lo stiacciato piu` che i tuttotondo; poi noi ci camminiamo sopra, come sulle pietre tombali nei pavimenti delle chiese, e alla fine il passato diventa comunque un mormorio indistinto.

      un caro saluto e un abbraccio anche mio.

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