sull’orlo della catastrofe economica mondiale: siamo pronti? – 278

preparatevi ad un post molto paradossale: del resto chi l’ha detto che la vita è logica?

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e se ci fosse una logica nella follia di Trump che sta mettendo in crisi il commercio mondiale con i dazi americani?

se Trump fosse l’espressione di chi ha capito che la globalizzazione attuale guidata dalla finanza è insostenibile e avesse cominciato a mettere le basi di un nuovo mondo del futuro, di fatto neo-feudale e basato sull’autosufficienza elementare locale?

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Trump è notoriamente un negazionista climatico, ma se la sua politica porterà davvero, come sta portando, alla crisi di questo modello di economia globale, allora dovremo riconoscere che – senza assolutamente volerlo – avrà fatto molto di più per il clima lui, che non vuole fare niente, che tutti gli Obama del mondo messi assieme, che continuavano a predicare per gli insulsi accordi di Parigi e intanto si davano da fare per sviluppare la produzione, a prezzo – di fatto – dell’ambiente.

insomma, chi scommette sul crollo dell’economia globalizzata, può anche permettersi di evitare iniziative ecologiste, mentre è chi lavora per l’aumento del PIL che poi deve sforzarsi di mascherarne gli effetti.

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proviamo a ragionare su questi dati.

il debito mondiale globale, calcolato sommando quello pubblico a quello privato, era di 239mila miliardi di dollari a fine 2017, e a marzo 2018 era cresciuto a 247.000, cioè di più del 3% in tre mesi; mantenendo lo stesso ritmo sarebbe arrivato a più di 260mila miliardi di dollari a fine anno; a che punto sia arrivato oggi non sono riuscito a saperlo, questi sono i dati più aggiornati che ho trovato.

per dare dei termini di confronto il PIL 2017 della Cina è stato di circa 23mila miliardi di dollari, e quello degli USA di poco più di 19mila.

insomma i debiti mondiali a inizio 2018 erano pari a 10 volte il PIL della Cina e a circa 13 volte il PIL degli USA; e nell’insieme a più di tre volte di tutto il PIL mondiale, che era di meno di 77mila miliardi di dollari:

PIL che è inferiore al valore di tutte le azioni tratte nelle borse mondiali, che era di un migliaio di miliardi di dollari in più.

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quanto potrà reggere una situazione simile?

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Trump sta colpendo le esportazioni negli USA con i dazi, che penalizzano soprattutto Cina ed Europa (leggasi Germania, ma anche Italia, che è il secondo paese esportatore dell’Unione Europea), ma di riflesso penalizzano anche gli USA, perché chi è colpito da dazi non sta a guardare, ma risponde alzando dazi a sua volta.

dalla costruzione di barriere doganali al confronto armato il passo è abbastanza breve, ci dice la storia; e certamente una guerra globale, se provocasse qualche miliardo di morti, risolverebbe alla radice l’effetto serra.

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intanto che pensa Trump a ridurre le emissioni di gas serra, spingendo il mondo verso una crisi economica globale, a noi resterebbe qualche domanda da fare.

siamo disposti a rinunciare, anche solo simbolicamente, a qualche prodotto che certamente aumenta le emissioni, come i pomodori d’inverno o gli ananas in ogni stagione?

qualcuno ha pensato a lanciare qualche azione simbolica di boicottaggio, almeno un giorno l’anno, di merci che ci arrivano a prezzo di sprechi energetici delinquenziali?

qualcuno ha pensato a provare il brivido impossibile di 24 ore senza plastica?

siamo davvero pronti a nutrirci a chilometro zero?

certo che no: come faranno gli abitanti delle città, che al massimo potranno mettere due piantine di pomodoro sul balcone di casa?

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intanto che ci prepariamo alla catastrofe globale, teniamo conto che questo modo di vita ci sta scavando la fossa e che tutti, me compreso, ci siamo indebitati, individualmente o anche soltanto collettivamente, per una quota importante dei nostri redditi negli anni futuri.

siamo in grado di fare fronte ai debiti che hanno alimentato la crescita distorta di questo modo di vita?

se non è più possibile, allora prepariamoci al taglio del debito, ma attenzione che tutti siamo debitori, ma quindi tutti siamo anche creditori, e questo porterà ad una perdita abbastanza consistente di tutto quello di cui siamo creditori, al più diverso titolo.

pronti anche a questo, almeno?

pronti a diventare davvero tutti più poveri, ma molto più poveri?

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ma se non siete pronti a questo, come fate a definirvi di sinistra?


14 risposte a "sull’orlo della catastrofe economica mondiale: siamo pronti? – 278"

  1. per sostenere il declino economico come utile nel combattere i cambiamenti climatici, e senza auspicare il peggio per le fasce più povere della popolazione, bisognerebbe sostenere anche l’abolizione della proprietà privata.

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    1. non pare che l’abolizione della proprietà privata abbia dato buone prove; meglio seguire il modello cinese, che piuttosto le tiene le briglia al collo, e però lascia sfogare gli ambiziosi, sfruttandone i talenti a fini sociali, direi…

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        1. be’, certo, anche se stanno migliorando, e forse al confronto con l’America di Trump, oggi escono meglio loro: quanto meno non negano l’evidenza.

          ma io qui parlavo soltanto del loro sistema economico, che neppure è ottimale, ma certamente migliore di quello occidentale; lo potremmo definire un capitalismo di stato, anziché un capitalismo privato.

          (poi, la prossima volta, se vuoi, parliamo del loro sistema politico, certamente migliore, a parer mio).

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          1. stai cercando l’esempio da dare tra i due più grandi inquinanti della Terra.
            Anche il loro sistema economico non è un grande esempio. Se cominciassimo tutti a produrre come i cinesi saremmo finiti nell’arco di 2 anni. Stessa cosa se cominciassimo a consumare come gli americani.
            Fanno finta di farsi la guerra ma in realtà vanno a braccetto.

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            1. ma non stavamo parlando di abolizione della proprietà privata? 😉

              e, dopo, non stavamo parlando di sistemi socio-politici?

              quello cinese è migliore perché lo stato può decidere di far inquinare di meno, e in effetti un poco lo sta anche facendo ultimamente; nel sistema occidentale, invece, lo stato non può mettere in discussione la libertà privata di cercare il profitto, che è considerato un valore fondamentale.

              guarda la nostra Costituzione, che pure è considerata pericolosamente “comunista” dai fanatici del liberismo sfrenato:

              Articolo 41
              L’iniziativa economica privata è libera.
              Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
              La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

              questo articolo farebbe orrore nel sistema cinese; qui il principio dovrebbe essere riformulato più o meno così:
              L’attività economica è pubblica e deve essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
              Lo stato ammette l’iniziativa economica privata, purché si svolga in maniera coerente con i fini sociali da esso promossi e in maniera coordinata con quella pubblica.
              La legge determina i programmi e i controlli opportuni sulla iniziativa economica privata per verificare che si svolga in armonia con l’utilità sociale e non rechi danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

              se invece vogliamo parlare di effetto serra e di inquinamento…, vieni a Brescia, forse la città più inquinata d’Italia, grazie al nostro libero sistema privato di ricerca del profitto a qualunque costo. 😦

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              1. se lo stato può decicere di inquinare di meno allora perché non lo sta facendo? Siamo già oltre tempo massimo per fermarci e non pare facciano molto. Più o meno come tutti gli altri che non fanno un granché.
                Non credo sia il sistema politico il problema. In fondo il modello americano non andrebbe bene in Cina come quello cinese non andrebbe bene in America. Il problema è che l’essere umano non si muove finché non è costretto a fatlo. Per non c’è nulla di più pericoloso che un nemico ad effetto ritardato, come il cambiamento climatico.

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                1. alla prima domanda si può rispondere in due modi:

                  1) uno stato di tipo occidentale non può DECIDERE di inquinare di meno, può solo provare ad agire perché si inquini di meno: siamo in un sistema liberale, dove lo stato non controlla direttamente l’economia (a differenza che in un sistema che si definisce ancora comunista, come quello cinese)

                  2) ed è quasi implicito nella 1: uno stato di tipo liberale è solo apparentemente il frutto dell’interesse collettivo, ma in realtà disconosce questo concetto, ed è soltanto una sommatoria di interessi particolari, di gruppo o perfino individuali: le stesse modalità elettorali lo dichiarano; quindi il governo è l’espressione di gruppi di potere economico che non hanno alcuna intenzione di ridurre l’inquinamento, visto che questo significherebbe anche ridurre i profitti.

                  comunque anche uno stato socialista autoritario ha serie difficoltà a decidere di ridurre l’inquinamento se questo significa ridurre anche il tenore di vita della popolazione, anche se in teoria gli è più facile farlo.

                  sono completamente d’accordo con te che ogni sistema politico va calibrato sulla tradizione particolare di ogni popolo: è per questo che in Italia funziona bene il clientelismo che fu inventato dagli antichi romani e ha mafia, camorra e ndrangheta come ragionevoli sviluppi.

                  però, detto questo d’accordo con te, poi anche il sistema politico ha la sua importanza, e quello autoritario cinese o russo, accettati volentieri da quei popoli, funzionano meglio per molti aspetti.

                  sul cambiamento climatico ricordo l’apologo della rana che sta nella pentola messa a bollire sul fuoco…

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                  1. Nell’occidente è chi rischia di perdere il profitto che non può frenare. In oriente è la politica che rischia di far implodere il sistema aumentando il malcontento nella popolazione. Una sola cosa persiste in tutto questo quadro generale… non ci possiamo fermare.
                    La rana infatti tenterà di scappare solo quanto comincerà a percepire il calore. Il problema è la percezione del pericolo che in questo momento manca o comunque è ancora minima in gran parte.

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                    1. quando la rana comincia a rendersi conto che il calore è insopportabile, è troppo tardi: ora vorrebbe fuggire, ma non può.

                      il fenomeno è comune per tutti i guai a progressione esponenziale: se un pericolo raddoppia di intensità ad ogni minuto, fino all’ultimo minuto è ancora grande la metà ed è davvero sorprendente che l’ultimo minuto riesca a fare tutto lo stesso cammino di centinaia di minuti, da quando il problema è iniziato in una forma ancora neppure percepibile.

                      oggi forse la percezione generica del pericolo c’è, ma quello che manca è la comprensione esatta della vera dimensione del pericolo; nessuno è arrivato a rendersi conto che come rana siamo oramai quasi bolliti, o meglio: è una reazione psicologica molto umana negare l’evidenza e pensare di cavarsela comunque.

                      sarebbe perfino positiva, se non impedisse di provvedere per tempo.

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  2. Pochi idealisti sono pronti ad affrontare senza lamentela lo sconvolgimento sociale che seguirà la grande crisi economica prossima ventura.
    Nessuno è però pronto ad affrontare una guerra nucleare o batteriologica voluta dall uomo, nessuno è pronto ad affrontare un evento naturale che sconvolga la vita del pianeta, nessuno è pronto ad affrontare l arrivo di eventuali extraterrestri.
    Insomma, sarà durissima per l umanità ma la vita dell uomo, non finirà!

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    1. non sono sicuro che saranno gli idealisti i più pronti ad affrontare la crisi che ci sta venendo addosso, anzi, temo fortemente il contrario.

      però vorrei almeno escludere che dobbiamo temere l’arrivo degli extraterrestri, e per due motivi almeno: i luoghi più favorevoli alla vita nel cosmo sono gli oceani tiepidi protetti nel cuore di pianeti ghiacciati, da cui eventuali ma molto improbabili esseri intelligenti nel senso umano del termine si guarderebbero bene dall’uscire; e poi è molto probabile, alla luce dell’esperienza umana sulla Terra che eventuali ma improbabilissime civiltà tecnologiche sulla superficie di altri pianeti rocciosi condividano il destino umano di una rapidissima autodistruzione, motivo che impedisce certamente che possano essercene altre in questo momento nella galassia (e qualunque cosa voglia dire esattamente “in questo momento” nelle dimensioni cosmiche…):

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  3. Nella mia ignoranza dei processi economici e produttivi capitalisti, letto questo post, faccio questa riflessione:

    se il debiti mondiali sono tre volte il pil mondiale ne consegue che sono stati forniti ai debitori danari inesistenti pari a due volte il pil mondiale, quindi danaro fasullo che non può avere alla spalle alcun valore reale ma che lucra interessi, puro numero contabile che sta su qualche computer della finanza ma che tiene in piedi il commercio e la speculazione mondiale e che logicamente non potrà mai essere restituito…
    Chi ha avuto il potere di crearlo dal nulla?
    Se poi si somma anche il valore delle borse mondiali il valore finanziario farlocco circolante arriva a tre volte il PIL mondiale.
    Non dovrebbe essere possibile ma lo è stato …e quando verrà il prossimo crollo ciclico chi ne pagherà il prezzo ? ( la Grecia di Tsipras dà qualche indizio )

    Potenza del simbolo astratto danaro messo in mano al liberismo economico.
    Mi pare che con tutto ciò si dimostri che la regola economica è, momento per momento, la regola del più forte..

    Non so quanto sia corretta questa visione, in ogni caso considero abissale la mia ignoranza.

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    1. da una base condivisa di ignoranza delle teorie economiche che vanno più di moda adesso e che in parte è anche una scelta da parte mia, ti rispondo.

      da quando il valore delle monete è stato disancorato dall’oro (al tempo di Nixon, dal 15 agosto 1971) è stato ufficializzato quel che di fatto era già avvenuto, e cioè che il dollaro non era convertibile in qualunque momento, a domanda, in oro nel rapporto di 35 dollari per un’oncia.

      la moneta smetteva di essere ancorata ad una valore reale, l’oro, per diventare un puro simbolo astratto, il cui valore reale era determinato piuttosto dalla concreta possibilità di convertirla in beni reali di qualunque natura.

      da quel momento debito e moneta hanno cominciato ad essere due aspetti della stessa realtà; infatti una moneta non convertibile in oro è una moneta che si regge unicamente sulla fiducia che lo stato sarà in grado di farle corrispondere beni reali in una proporzione data.

      in sostanza, la moneta emessa dallo stato è un debito dello stato verso il cittadino.

      quanto al debito, non è un problema in assoluto per se stesso, ma soltanto per due aspetti:

      il primo è la restituibilità del debito, considerando che nell’economia capitalistica un debito costa, in interessi.

      così, nel momento attuale, il problema non è un debito mondiale pari a 3 volte e più il PIL; anche io posso ricevere un prestito da una banca pari a 3 volte il mio reddito annuo; il problema vero è se riesco a restituirlo.

      perché se a un certo punto il peso degli interessi del debito diventano tali che devo fare altri debiti soltanto per far fronte agli interessi di quello già contratto, nessun dubbio che il debitore, sia privato sia pubblico, si avvia verso la bancarotta.

      questa è la vera gravità della situazione attuale: il fatto che il debito cresce impetuosamente nel mondo, anziché diminuire: chiaro segno che si va verso la bancarotta.

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