ho ritrovato un ulteriore resoconto 2009 del mio viaggio in Cambogia di dieci anni fa: https://corpus0blog.wordpress.com/2019/06/06/a-proposito-di-piogge-bortolindie-12-xii-6-4-giugno-2009-621/
è il primo che racconta propriamente il viaggio, in sostanza fino al risveglio della prima tormentata notte a Siem Reap, e purtroppo è anche il penultimo, a quel che mi risulta.
quel viaggio rimase non raccontato, in fondo anche perché dopo pochi giorni, più o meno il giorno 20, partii per l’Eritrea, e cominciai a raccontare quell’esperienza da lì, e non c’era più né il tempo né la voglia di spostarsi mentalmente in Cambogia.
rileggere quel post è stato un colpo al cuore: chi si ricordava più di essermi ammalato in Cambogia il primo giorno, anzi la prima notte trascorsa a 41 gradi senza corrente elettrica, e di essere rimasto ammalato durante tutto il viaggio?
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quelle righe mi hanno dato improvvisamente il senso di quanto sia sfuocato il tentativo di riportare in vita le esperienze di quel viaggio attraverso i montaggi video, più o meno solitari, che sto facendo, e i loro commenti oramai così lontani dalla concretezza del vissuto, che è stato divorato dal tempo.
sensazione che si acutizza di fronte alle foto del mio terzo giorno da turista attorno alle innumerevoli rovine di Angkor: ho già detto, vero?, che questo nome significa, semplicemente, la città: nome generico, perché per gli abitanti dell’impero khmer esisteva soltanto quella; e certamente vi ho detto, invece, che, sette- ottocento anni fa, questa era una metropoli grande circa come Berlino oggi, ed è andata completamente distrutta, salvo che negli edifici monumentali sacri, dato che ogni altra struttura era costruita in legno, che qui il monsone divora irreparabilmente, mentre le muraglie vengono invece attaccate e sommerse da una vegetazione mostruosa e incontenibile.
sulla memoria agisce un altro monsone, che è quello del tempo, e perfino con la dilatazione estrema della memoria digitale esternalizzata su schede o hard disk interni o esterni, fino a che non si guastano, non si recupera pienamente il senso del vissuto.
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così oggi non so più neppure bene, dato che non me lo sono segnato allora, quali sono i luoghi della Città, che ho visitato il 20 maggio 2009, in una nuova sortita, che a volte sembra riportarmi, per la terza volta!, in luoghi già noti, altre volte invece è chiaramente la visita di altri siti, ma così vicini allo stile e al modo di pensare architettonico dei precedenti da creare una specie di piccola delirante sovrapposizione.
sull’orlo di una crisi postuma da sindrome di Stendhal, tuttavia intanto ho cercato di sfuggire all’indigestione turistica con due montaggi video dedicati a qualche altro aspetto.
eccovi dunque di nuovo un altro breve viaggio tra i visi e le situazioni del popolo cambogiano, come li colsi in quei giorni.
ed eccovi anche una semplice passeggiata tra alberi e fiori.
questi due video li ho già montati e sarebbe assurdo non pubblicarli su YouTube, come un’esca, sia pure inutile.
vedremo poi, se continuare in questa deprimente lotta vana per il recupero di un tempo vissuto, che poi in fondo non ha nulla di straordinario, salvo che, per me, di essere stato il mio.