“la ditta”, anzi le ditte, e il disastro globale – 365

una cara amica di blog mi stuzzica: 
Brexit, la Regina Elisabetta rompe il protocollo e esprime “delusione per l’attuale classe politica incapace di governare”.
Parla di noooi?

– aspetta, devo informarmi meglio 🙂

Un piccolo post (ino)?

. . .

che bello ricevere un invito a nozze, anzi a post.

in realtà è il titolo di un articolo del Fattoquotidiano, e leggendo si scopre che la regina si è guardata bene, ovviamente, da fare dichiarazioni pubbliche di questo tipo; e però ha lasciato filtrare sulla stampa questo suo privato sfogo di 93enne: che qualcuno capisca in tempo, prima di costringerla ad intervenire…

pare dunque che il male sia diffuso anche fuori d’Italia.

forse l’idea che abbiamo di essere indiscutibilmente la capitale mondiale della politica senza senso, delle risse da cortile, della miopia dei leader politici è soltanto una esagerazione egocentrica?

ma come si fa a non pensarlo? non faccio neppure esempi, la confusione universale di politici miopi, attenti soltanto al loro interesse particolare ce l’abbiamo sotto gli occhi da troppo tempo.

e nello stesso tempo è il pubblico politico stesso che chiede ai politici di essere così: narcisisti come sono anche loro, gli elettori…

. . .

ma ci dev’essere pure una spiegazione…

da qualche giorno pensavo ad un post sui partiti politici concepiti come ditte, che guardano il loro fatturato, che consiste nel numero degli elettori, ma ancor di più nel numero dei seggi: sono questi che si trasformano in potere, in condizionamento delle scelte politiche, in adesione ai gruppi di pressione e di finanziamento, e dunque anche in tangenti, a volte destinate al partito, ma a volte confluenti in canali privati e in forme di arricchimento personale.

in Italia le degenerazioni peggiori si vedono a livello regionale, anche se incomprensibilmente l’istituzione Regione rimane fuori dalle polemiche, anche se avrebbe urgentissimo bisogno di un radicale restyling.

credo che tutti ricordiamo quando Bersani per primo parlò del Partito Democratico come della “ditta” di cui lui curava gli interessi: pareva una metafora, ironica, ma non troppo spiritosa come altre sue (la mucca nel corridoio, e il pettinare le bambole).

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col tempo mi sono reso conto però che con questo modo di dire Bersani rivelava, forse involontariamente, che cosa tendono a diventare i partiti politici della democrazia rappresentativa nel sistema economico iper-capitalistico, che è la nuova forma dell’organizzazione sociale nella quale viviamo oggi.

. . .

come le ditte vere si preoccupano soltanto, ciecamente, dei loro profitti, e questo atteggiamento egoisticamente demenziale viene celebrato da secoli di propaganda filo-capitalistica, come il vertice della sapienza umana, così i partiti politici, in regime di elezioni solo apparentemente libere, si devono occupare, e in effetti diligentemente si occupano, soltanto del loro particolare mercato elettorale e di farne cresce il fatturato (la percentuale di voti) e il profitto ( il numero dei seggi e i conseguenti affari).

e quindi se qualcuno di loro volesse occuparsi dell’effettivo benessere umano collettivo, uscirebbe dal mercato politico: in poche parole fallirebbe come una qualunque altra ditta che facesse la stessa cosa.

se qualche moderno partito dei parlamenti dell’iper-capitalismo dichiara di occuparsi del benessere politico collettivo, questa è soltanto una finzione per catturare quella fetta minoritaria di clientela politica votante che ci crede. 

. . .

l’amica mi chiedeva un post(ino) ed ama la brevità; questo è già diventato un post con qualche pretesa.

fuori diluvia e i miei figli mi mandano foto e messaggi allarmati annunciandomi l’apocalisse in corso a Brescia e sul lago di Garda: venti a 150 km orari, ha calcolato il genero ingegnere.

devo dire che il cuore mi trema e mi interessa un po’ poco la politica in questo momento.

ne parlo solo per ricordare che QUESTA politica ci sta portando qui, alla catastrofe climatica, agli uragani, alle cinque grandinate che hanno distrutto l’agricoltura su questi monti, e non solo, quest’estate…

ops: possiamo chiamarla ancora estate?


16 risposte a "“la ditta”, anzi le ditte, e il disastro globale – 365"

  1. Secondo me hai centrato un punto: il fatto che il sistema capitalistico è giunto a fagocitare tutto, a distorcere tutto a sua immagine e somiglianza.
    Leggevo l’altro giorno che molti giovani non sanno neppure più immaginare un sistema alternativo al capitalismo; e questo tuo post mi porta a concludere che, in un parlamento organizzato così, non si può sperare in un cambiamento.

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    1. indubbiamente non potranno essere certo i parlamenti delle democrazie fondate su elezioni competitive tra partiti diversi, ma in fondo uguali, a creare nessun tipo di cambiamento: del resto i parlamenti esistono per mantenere l’attuale assetto sociale ed economico; chiedergli di cambiarlo nella sostanza sarebbe violentare la loro natura.
      nel dire questo mi mantengo fedele alle mie origini sessantottine: eravamo chiamati prima contestatori, e poi qualche tempo dopo extraparlamentari: per qualche anno (molto pochi), volendo cambiare il sistema, avevamo avuto la coerenza di non presentarci alle elezioni, ma già nel 1972 rompemmo il tabù, col gruppo del Manifesto, di cui facevo parte, cercando di far eleggere l’anarchico Valpreda, ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana, per dargli l’immunità parlamentare e farlo uscire dal carcere.
      nobile scopo, ma inizio di una slavina ideologica i cui esiti ultimi sono arrivati ad Ingroia e oltre.
      volere cambiare il sistema e contemporaneamente entrare nel parlamento (per usarlo come un tribuna, si diceva allora) è una contraddizione ridicola.

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  2. C’era un bel saggio di Rusconi, “Scambio minaccia decisione”. Lì, in parte, veniva preannunciata la possibile deriva dell’inserimento della cosidetta società civile (gruppi di interesse privato) nell’azione politica/partitica. Il risultato più eclatante è FI. Ma anche tutti gli altri non sono da meno.
    Ci fanno credere che non esistano le classi sociali (chissà come se la ride Carletto in paradiso).

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    1. grazie della segnalazione: non ho letto quel saggio.

      quanto alle classi sociali di Carletto Marx, occorre ammettere che le sue non esistono più; non perché sia finito lo sfruttamento capitalistico della forza lavoro, ovviamente, ma perché in Marx le classi sociali sono, sì, un fatto economico-sociale strutturale, ma esistono solamente in quanto hanno coscienza di se stesse.

      si dice (quasi) sempre che Marx è materialista, ma si sottovaluta (quasi) sempre la forte componente idealistica del suo pensiero (che del resto, non a caso, è una forma di hegelismo di estrema sinistra).

      e del resto ritroviamo questa forma di idealismo filosofico anche in Gramsci, che provò ad attualizzarlo.

      nello stato sociale moderno il proletariato come classe sociale tende a cambiare fortemente natura, e difficilmente appare ancora come la classe rivoluzionaria a cui Marx affidava la trasformazione del mondo; del resto un proletariato che non ha più coscienza di esistere in quanto tale, ma si sente semplicemente parte di un pubblico, non è più una classe sociale nel senso marxista del termine.

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  3. In effetti non è proprio un post (Ino ) ma è interessante la citazione dei partiti come ditta, anche se in tal caso bisognerebbe unirsi in una class action o alla Federconsumatori per la malafede e i prodotti millantati.

    Il tempo è quello che più mi preoccupa: oggi Roma – e nn x sentito dire – in giardino avevo 45°. Da voi diluvio e disastri…

    Ora cena… mi spiace molto per il tuo orto

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    1. l’orto consideriamolo oramai morto e sepolto, si salvano carote, patate e cipolle, che stiamo oramai raccogliendo e non basteranno certo a fare da scorta per l’inverno, come in passato.
      il caldo del sud, che leggo, mi pare più spaventoso della seconda cella ciclonica con venti a 150 all’ora che abbiamo avuto qui in pochi giorni.

      quanto alla class action è una bella idea, ma è per questo che esistono le elezioni: ci risponderebbero che ce li siamo votati noi…

      forse qualche speranza maggiore per chi non ha votato, come me? risponderebbero che è colpa nostra lo stesso…

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        1. mi sono espresso sommariamente, dicendo che non voto.

          in realtà tecnicamente lo faccio annullando la scheda con la scritta NON VOTO IN ELEZIONI ANTICOSTITUZIONALI.

          e mi è venuto da ridere, quando- dopo avere lasciato fare due elezioni farlocche – la Corte Costituzionale mi ha dato ragione sulla prima legge elettorale, annullandola – e NAPOLITANO SI BEN GUARDATO DALLO SCIOGLIERE IL PARLAMENTO INCOSTITUZIONALE; con la seconda, di Renzi, non abbiamo mai votato, perché la Corte l’ha annullata prima ancora che fosse applicata; con la terza, cioè con la seconda di Renzi, sto aspettando che entro la fine del decennio dalla sua approvazione e qualche altro Parlamento eletto illegalmente, la Corte ci dica che era illegittima anche questa attuale.

          io alle altre elezioni regolari (comunali, regionali, europee) voto regolarmente; non sono un astensionista per principio.

          votate voi a queste elezioni politiche truccate che sono come i referendum fascisti! state esprimendo il vostro consenso a questo sistema politico anti-democratico, chissà se lo capite.

          se ci sarà mai una mia biografia (cosa che escludo), voglio proprio che ci sia scritto che io non mi sono piegato a queste farse indegne.

          e che non riconosco nessuna legittimità alle istituzioni elette con un trucco di base che falsa tutte le carte.

          e fino a che non avremo una legge elettorale coerente con la Costituzione continuerò a fare così; chi vota come le pecore continui pure a farlo.

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          1. Il tuo ragionamento non fa una piega soprattutto alle 9 del mattino per me-
            Dunque sono d’accordo che la legge sia anticostituzionale e che bisognerebbe fare una legge elettorale a modo.
            Tuttavia ti chiedo se sei obbligato a passare da una montagna all’altra e ci fosse un ponticello di fune dal quale probabilmente potresti cadere che fai?
            E se le regole sono regole sbagliate o non condivisibili che tuttavia hanno ricadute anche su di me io sono quelle regole che devo contrastare comunque non chiamarmi fuori.
            Buona giornata con abbraccio per ora si può fare non è ancora così caldo😁

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            1. qui ha fatto decisamente freschino fino ad ora, del resto ho dormito con copertina e maglietta pesante; la tromba d’aria, la terza in una settimana, si è scaricata a ovest e sud di Brescia, fino alla periferia, e poi è arrivata in bassa valle Sabbia, e ha fatto danni grandi: ci sono decine di sfollati per le case danneggiate perfino aziende rase al suolo; dunque ha risparmiato sia me, che sono rimasto a nord, sia mio figlio, a Brescia città, sia le due figlie in punti diversi del lago di Garda, ma una di pochissimo; i figli l’han tutti vista passare veloce e paurosa.

              sul resto: siamo d’accordo che le regole sbagliate si devono contestare, il problema è come: ai referendum fascisti era meglio andare e chiedere la scheda del NO depositandola nell’urna o non andarci proprio? il primo modo riconosce la validità della consultazione, quindi opto per il secondo.
              ma potresti votare un partito che si oppone a questa legge elettorale, mi dirai tu: in teoria, potrebbe essere un’alternativa, ma dimmi quale: il Partito Democratico, con la sua vocazione maggioritaria, è tra i protagonisti di questi obbrobri: la legge elettorale del 2005 nacque da un accordo sottobanco fra Veltroni e Berlusconi; le altre due le ha fatte proprio lui in prima persona; la sinistra estrema è indifferente a questi temi; la destra condivide le due leggi che la aiutano ad andare al potere, i CinqueStelle di costituzione non capiscono una mazza; resterebbero i radicali, ma ti pare che io possa approvare la loro politica sociale?
              quindi resto tranquillo e annulla-scheda: o meglio, mi perfeziono, perché anche annullando la scheda voto e dunque riconosco le elezioni: alle ultime elezioni ho fatto di meglio; sono andato al seggio e ho rifiutato la scheda facendolo mettere a verbale.

              di fronte al ponticello che è PROBABILE, per non dire CERTO, che crollerà mentre passo, io mi guardo bene dal metterci piede; cerco un percorso alternativo, e se non lo trovo, pazienza, resto al di qua del burrone..

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