l’ISIS, un film western in Siria: in che mani siamo – 476

in attesa – avevano detto, ma poi si sono corretti: nel corso dell’incursione contro il capo dell’ISIS, al Baghdadi, Trump si fa una foto assieme ai suoi principali collaboratori: gli serve per la propaganda elettorale.

Trump verkündet Tod von IS-Anführer Al-Bagdadi

ogni foto è un messaggio: comunica istintivamente qualcosa, ma può essere analizzata, perché ha un lessico e una sintassi.

questa è inquietante.

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sei maschi, due a destra in divisa militare, ma anche gli altri, direi, in divisa: quella civile di giacca e cravatta: di mezza età, tesi, visibilmente infelici, imbronciati più che tesi.

il capo è solo, staccato dagli altri, neppure al centro simmetrico, ma segnalato dallo stemma degli United States che gli forma come un’aureola attorno alla testa: è lui il prescelto da Dio.

indirizza lo sguardo dell’osservatore verso di lui un groviglio confuso di cavi, eléttrici ed informatici, ammucchiati caoticamente sul tavolo, che sono una bella metafora della situazione mentale del capo: non tutti quei fili hanno uno scopo, anzi sono visibilmente sconnessi, quelli almeno di cui si può verificare la condizione.

ci sono dei computer, ma gli schermi restano invisibili per noi, un paio ancora con l’etichetta, che sembrano appena portati lì da un magazzino, e l’unico, sulla sinistra, del quale si intravvede la schermata, produce soltanto un effetto specchio, come se fosse vuoto.

le mani sono pesanti e si ricavano qualche spazio stentato sul tavolo sovraccarico di carte: queste sono in bell’ordine e composte, non pare che siano state consultate di recente.

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quelle mani, quei visi, quel senso di soffocamento.

ecco gli uomini, anzi, diciamolo pure, i maschi che governano il mondo.

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un confronto con la foto fatta in occasione del blitz che uccise Bin Laden?

questa fu scattata, con Obama presidente, durante l’azione stessa.

tutt’altro messaggio visivo: un grande fotografo ci ha consegnato un vero e proprio quadro, disegnato da un obiettivo e non dal pennello, ma degno di David per la potenza dell’inquadratura e la storia che ci racconta, ricca come un intero romanzo.

From the Files Package 'Hillary Clinton Announces Presidential Bid'

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Trump ha avvisato Putin dell’imminenza del blitz, che serve a far pensare di avere liquidato l’ISIS o Daesh che chiamar si voglia, come per far dimenticare che ha appena liquidato i suoi principali alleati sul campo fino ad ieri, i guerriglieri curdi.

non ha avvisato riservatamente i leader democratici, perché li ritiene nemici, e Putin invece, palesemente, no.

la Russia ha risposto dileggiandolo e mettendo in dubbio che l’azione sia davvero avvenuta, o comunque il suo successo:
Il ministero della Difesa russo “non è in possesso di prove affidabili” sulla morte del leader dell’Isis, al Baghdadi, in seguito all’operazione delle forze americane nell’area controllata dalla Turchia in Siria: coloro che riferiscono della loro partecipazione all’operazione hanno riportato dettagli contrastanti, alimentando dubbi sul raid.

in questa notizia rischia di sfuggire il dettaglio più importante: il leader dell’ISIS era rifugiato nell’area controllata dalla Turchia in Siria.

quindi la sua presunta uccisione è stata in realtà un colpo alla Turchia, che ha sempre appoggiato sottobanco l’ISIS.

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ecco perché è puerile pensare, o voler far credere, che l’ISIS è definitivamente sconfitta.

soltanto perché se ne è ucciso il capo? o così si dice.

e se ne racconta l’ammazzamento come se fosse la scena di un film di Tarantino, con tanto di particolari pulp, degni del cattivo da western di C’era una volta a Hollywood.

ecco, per gli elettori puerili di Trump, il Califfo che urla e piange nel tunnel dove poi si è fatto esplodere; peccato che nella situation room passavano immagini senza audio, che fosse notte e che gli ultimi minuti di vita del leader del califfato islamico siano state riprese da telecamere installate sugli elmetti dei soldati americani che stavano facendo il blitz, ma Trump le ha viste soltanto dopo la sua fantasiosa conferenza stampa, e infine che all’inizio dell’azione Trump stesse tranquillamente giocando a golf

il capo del Pentagono ha risposto alle domande dei giornalisti dicendo di essere all’oscuro di certi dettagli e che il presidente forse ha parlato con i militari sul campo per farsi dare tutte le informazioni.

ecco in che mani siamo, ecco.

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ah, anche i resti di al Baghdadi sono stati dispersi in mare, come aveva fatto Obama con quelli di Bin Laden: la cosa era sospetta la prima volta, e la seconda lo è ancora di più.


8 risposte a "l’ISIS, un film western in Siria: in che mani siamo – 476"

  1. Bin Laden e Al Baghdadi, usati e fatti fuori quando non servivano più. Sempre che siano stati fatti fuori…
    La dispersione dei resti nel mare e’ un atto barbaro, a mio parere. Sarebbe stato un cadavere ingombrante, ma una tomba avrebbe dovuto averla anche lui. E non si tratta di pietà verso un assassino (per noi, ovviamente: un combattente per altri, certamente spietato e sanguinario) ma di non mettersi sullo stesso piano dei tagliagole.
    L’Isis così e’ morta? Finché non farà ancora comodo… del resto la Turchia li ha usati in chiave anti siriana e anti curda, e continueranno a farlo in funzione anti-iraniana; Al Qaeda era morta ma ooppss magia!
    In Siria erano “nostri” _ consentimi le virgolette _ alleati contro il tiranno Assad…
    Quelli che hanno perso davvero in questa faccenda sono i curdi; ma pare non gliene freghi niente a nessuno…

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    1. mi ritrovo nelle tue considerazioni: i cadaveri dei capi dell’ISIS dispersi in mare in pasto ai pesci? e per quale motivo? per lanciare un ultimo insulto all’islam, e non dico volutamente agli islamisti soltanto? insulto, profanazione.
      ma neppure è mai stato dato uno straccio di prova, un referto certificato di laboratorio del DNA.
      aggiungi che queste morti sono sempre arrivate nel momento più opportuno politicamente per il presidente di turno.
      complottismo? lo aborro; ma siccome le prove non ce le danno, solo leggende metropolitane, vuol dire che gli va bene che una parte della popolazione resti complottista: tanto che fastidio gli dà?

      sui curdi, invece: quanto meno sono tornati all’attenzione del pensiero civile: lo erano anche negli anni Ottanta e Novanta, fino al tradimento di D’Alema che consegnò il capo della resistenza curda ai turchi (non c’era ancora Erdogan): da allora la cattiva coscienza della sinistra produsse un oblio, e qualcuno cominciò persino ad accusarli di essere al soldo degli americani, contro quell’eroe della lotta anti-imperialista che sarebbe Erdogan.
      ora, per fortuna, almeno si è ristabilita la corretta ottica storica, e si torna a fare attenzione ad un popolo che lotta per la sua patria da un secolo esatto, cioè da vent’anni più dei palestinesi…
      non credo proprio che la lotta dei curdi sia finita qui…, e la rigidità nazionalista dei turchi impedisce ogni altra soluzione civile e razionale del problema che non sia l’indipendenza.
      esattamente come per i palestinesi che negli anni Sessanta proponevano nelle loro avanguardie politiche più avanzate uno stato bi-nazionale in Palestina, ma sono stati ridotti a lottare per l’indipendenza nazionale sotto le bandiere di Hamas.
      la logica del potere è sempre quella: tanto è peggiore il mio avversario e lo riduco alla caricatura di se stesso, tanto meglio sarà per me.

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        1. la civiltà nostra nasce da lì, dal pianto comune di Priamo e Achille sul cadavere di Ettore, ucciso dal secondo.

          però due canti prima quello stesso cadavere era stato trascinato da Achille nella polvere.

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            1. un atto estremo di furore e disperazione, istinti che anche i greci antichi avevano dentro, ma che Omero insegna come superare.
              (niente di simile nell’ottica meschina e integralistica della cultura ebraica; lì l’occhio per occhio, dente per dente è ben radicato, e si racconta con soddisfazione approvata dal loro dio perfino del massacro dei bambini dei vinti; e il cristianesimo distrusse l’umanità pagana per mettere al suo posto le radici ebraiche).

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