Banca Popolare di Bari: conti correnti, cioè in fuga, e sovranismo bancario – 561

questo post è certamente faticoso, parla di numeri e di grandezze economiche: non so chi me l’ha fatto fare di cominciare la giornata con questa penitenza e soprattutto sono sicuro che non ci saranno lettori che avranno voglia di condividerla con me.

a ogni buon conto, per i pigri, metto qui in apertura le conclusioni a cui si arriva per forza, attraverso questo percorso:

l’Italia è un sistema di ferreo capitalismo di stato, dove un’oligarchia del denaro accumula privatamente i profitti e distribuisce socialmente le perdite.

le banche sono lo strumento principale di questo furto della ricchezza del paese e ogni tanto qualcuna fallisce per eccesso di zelo nel fare favori agli amici.

la cricca si pone in agitazione sui media, a questo punto, al grido che bisogna salvare la banca, cioè i grossi azionisti che l’hanno mandata in rovina derubando i depositanti.

però, purtroppo per loro, per farlo bisogna uscire dall’Unione Europea, dato che le sue norme vietano, molto civilmente, che si possa salvare banche private a spese della collettività.

e, se una banca va proprio salvata con fondi pubblici, il minimo sindacale è che a questo punto diventi pubblica, no? dieci anni fa del resto, così fecero i conservatori nel Regno Unito, non l’estremista – dicono – socialista Corbin.

capito a che cosa e a chi serve il sovranismo?

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l’ultima banca italiana che fallisce, travolta da un uso clientelare, vale a dire criminale, dei suoi fondi distribuiti a capocchia ad amici ed amici degli amici per affari senza senso è la Banca Popolare di Bari.

un articolo di Repubblica prova a spiegarci come mai non si deve lasciarla fallire: gli argomenti sono della Banca d’Italia, che ci ha fatto su una relazione.

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i depositi dei 600mila clienti, tra cui 100mila imprese, sono 8 miliardi di euro, e si vede subito, anche facendo la media ad occhio, che una parte di questi depositi è superiore ai 100mila euro che devono essere garantiti per legge.

in dettaglio, sono 4 miliardi e mezzo i depositi entro la soglia, che verranno coperti da un apposito fondo interbancario costituito tra tutte le banche per affrontare emergenze di questo tipo.

purtroppo questo fondo, attualmente, è pari soltanto a 1,7 miliardi di euro; questo significa che il consorzio delle altre banche dovrà immetterci altri 2,8 miliardi, come del resto le banche si sono già impegnate a fare da tempo: ma saranno contribuzioni straordinarie che potrebbero metterne in difficoltà anche altre.

notate bene questo punto.

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gli impieghi della banca, i soldi che invece la banca ha distribuito nel territorio, sono 10 miliardi: ne mancano all’appello 2, e io sono troppo inesperto per capire dove sono andati a prendere i due miliardi che restano scoperti: probabilmente da azioni e obbligazioni: è vero che oggi queste valgono, tutte assieme solo 700 milioni, come vedremo, ma è probabile che questo sia dovuto ad un crollo del loro valore, che adesso lascia la banca appunto scoperta per un miliardo e 300 milioni.

e quindi pronta a fallire.

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ma questo significa che la parte dei depositi oltre la soglia sarà polverizzata: sono tre miliardi e mezzo di euro che spariscono nel nulla nella Puglia, in Abruzzo e in Basilicata.

una catastrofe per loro; ma la Banca d’Italia ci spiega che il vero problema sono gli azionisti: ma io faccio fatica a capire, lo ammetto.

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il valore delle azioni di banche private non è garantito per legge: non si tratta di risparmio che la Costituzione di settant’anni fa indica come valore da difendere, ma di normali investimenti finanziari a rischio.

mettere i soldi in banca non dovrebbe essere considerata altro che una normale gestione del proprio risparmio, ma investire in azioni, alla ricerca di rendimenti più alti è speculazione – o se preferite: attività – finanziaria, e mi domando in che tipo di economia finiamo se lo stato, cioè la collettività, si assume l’onere di garantire anche la speculazione.

sarebbe – ma forse dovrei dire, invece: è – capitalismo di stato.

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è vero che molte banche del territorio, come so anche per esperienza diretta, legano la concessione di mutui alla sottoscrizione di azioni della banca stessa, non si sa quanto solida: sono le cosiddette azioni baciate, nel gergo del settore; la cosa venne chiesta anche a me, qui in Val Sabbia, quattro anni fa, quando cominciai a ristrutturare la casa e mi serviva un finanziamento; ma basta rifiutare e cambiare banca – almeno se si è dei debitori abbastanza attendibili, naturalmente.

così. alla banca fragile, che ricorre a questi mezzucci per sostenersi, restano i clienti a loro volta più fragili, che non riceverebbero i finanziamenti dalle banche più solide, ed è spianata la strada verso il fallimento della banca, per mancata capacità di recuperare i crediti.

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ma, tornando alla Banca Popolare di Bari, gli azionisti sono 70mila, hanno in media 2.500 azioni a testa, per un valore medio di 5.900 euro a testa; ogni azione vale oggi infatti meno di 2 euro e mezzo, ma ne valeva quasi 10 al momento della sottoscrizione; quindi gli azionisti sono stati tosati già ampiamente.

e viene naturale pensare che non dovrebbe essere un problema proprio per nessuno, a questi livelli, rimetterci gli ultimi 5.900 euro in media: è una botta che qualunque impresa o qualunque famiglia dovrebbe poter reggere.

e anche il valore globale della banca, così calcolato, è di circa 400 milioni di euro; ben altra cosa che i 3 miliardi e mezzo di depositi in fumo, come abbiamo visto.

e allora perché tanto clamore sulla necessità di salvare anche gli azionisti?

la risposta è molto semplice, a parer mio: perché quella media di 5.900 euro a testa è come il pollo famoso delle statistiche di Enrico IV e lì dentro c’è qualcuno che aveva ben più che 6mila euro di azioni, e sono i veri proprietari della banca, cioè proprio quelli che l’hanno dissestata, fregando gli ingenui depositanti…

altra categoria non protetta sono gli obbligazionisti, che ci hanno investito altri 300 milioni; pudicamente la relazione della Banca d’Italia spiega che per i due terzi, cioè per 200 miliardi, si tratta sempre di privati e clientela al dettaglio; ma 100 milioni, evidentemente, sono nelle mani di qualcun altro: altre banche?

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e la Banca d’Italia, che deve vigilare?

già nel 2010 le ispezioni ebbero un esito “parzialmente sfavorevole” e venne bloccata l’espansione della banca, ma nel 2013 questi limiti vennero tolti, avendo verificato progressi.

in particolare anzi fu la Banca d’Italia a suggerire nel 2014 che la Banca Popolare di Bari intervenisse a salvare un’altra banca in dissesto, la Tercas, acquistandola: operazione poi bloccata dalle regole europee che vietano il salvataggio pubblico di banche private.

quanto alle polemiche sul salvataggio delle banche tedesche, invece consentito, la stampa prezzolata (è di proprietà delle banche!) tace che quelle tedesche sono banche pubbliche, di proprietà degli enti locali, e dunque non sono sottoposte a questa regola europea di civiltà.

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ed eccoci finalmente al punto iniziale, che ora spero di avere dimostrato attraverso l’analisi del caso concreto:

per salvare a spese dei cittadini le banche private occorre uscire all’Unione Europea.

capito perché tanto sovranismo in giro?

 

 

 


6 risposte a "Banca Popolare di Bari: conti correnti, cioè in fuga, e sovranismo bancario – 561"

  1. Non capisco bene la tua conclusione. Si parla di ricapitalizzazione, come per Carige, dunque saranno comunque soldi nostri anche se stiamo in Europa.
    Con il Mes poi non sarà ufficiale che si salveranno le banche? (con i soldi degli Stati, quindi nostri).
    Torniamo invece alla nostra Costituzione ed alle buone prassi (Ambrosoli che è morto a fare, mi domando…).
    Che fallisca, si Salvini solo i risparmi fino per la quota garantita, e per gli altri mi dispiace, hanno rischiato e hanno perso… se ritengono di essere stati imbrogliati facciano causa ai responsabili, ma non chiedano i miei soldi, cazzo!
    E basta con pensionati piangenti, potevano pensarci prima di farsi fregare!
    Per gli impiegati umanamente mi dispiace, ma quante fabbriche sono fallite in questi anni senza che nessuno alzasse un dito?
    Quelli che stanno per andare in pensione troveranno il modo di salvarli con qualche scivolo; per gli altri c’è la disoccupazione, e poi si cercheranno un altro lavoro.

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    1. sono crudelmente d’accordo con tutta la seconda parte del tuo ragionamento: è chiaro che impiegati e pensionati in lacrime sono agitati in tv per salvare i grossi azionisti, cazzo! non penseremo mica che gliene freghi qualcosa a qualcuno?
      piuttosto va fatta un’ulteriore osservazione: che il tetto di garanzia dei depositi è fissato dall’Uniuone Europea a un massimo di 100mila euro, ma poi è diverso da stato a stato e, a mio parere, è troppo alto: qui da noi – come visto sopra – in questo caso esce comunque una cifra enorme e ingestibile: in Germania è a 20mila euro, e mi pare molto più realistico.

      invece io non capisco bene la tua obiezione iniziale: certo che da noi si parla si parla di ricapitalizzazione bancaria a spese dello stato, cioè nostre, ogni volta che si può: ma l’idea che questa cosa sia accettata in Europa come una prassi ovvia la trovi soltanto sui nostri media: le regole europee vietano in linea generale e di principio gli aiuti di stato alle banche private. punto, e ammettono solo eccezioni in casi estremi (da noi, tutti?):
      lo so anche io che tutti i nostri media agitano la propaganda sovranista che sostiene il contrario. ma è una balla. punto.
      tanto ci vuole a capire che siamo nella mani di spudorati bugiardi? tanto ci vuole a capire che Salvini e compagni di merende sono dei bugiardi?
      alla fine può anche darsi che l’Europa ceda al nostro ricatto, ma lo farà con uno strappo alle regole.

      in realtà la Corte di Giustizia Europea a marzo ha stabilito, condannando la Commissione Europea, che, se gli aiuti a una banca in difficoltà vengono dai fondi interbancari, costituiti dalle banche stesse fra loro, questi non configurano un aiuto di stato: quindi ha imposto una linea interpretativa più aperta della normativa; e tuttavia l’Unione Europea ha fatto appello anche contro questa sentenza.

      scusa se mi dilungo, ma mi ai l’occasione di chiarire le idee anche a me stesso.
      entriamo nei dettagli.
      le regole europee in vigore sono due:

      1) il bail in, o cauzione interna: direttiva 2014/59/UE[5], in vigore dal 1º gennaio 2016, la bestia nera dei sovranisti, che fanno sempre i rigorosi col culo degli altri: la responsabilità per il risanamento della banca grava sui soli soggetti aventi rapporti diretti con l’ente, evitando il coinvolgimento dei contribuenti, i cui fondi NON devono essere impiegati per colmare i buchi degli istituti privati; lo stato interverrà solo in extremis (art. 56) se è messa in pericolo la stabilità finanziaria globale o l’interesse pubblico, e mai con finanziamenti a fondo perduto: gli strumenti di sostegno pubblico al capitale sono la partecipazione al capitale sociale (art. 57) e la proprietà pubblica temporanea (art. 58).

      2) il burden sharing: art. 139 della stessa Direttiva UE, cioè condivisione degli oneri. che riguarda le azioni e le obbligazioni subordinate: ciò di cui stiamo appunto parlando: qualsiasi aiuto pubblico a una banca deve essere approvato dalla Commissione Europea, ma soprattutto erogato solamente in seguito alla riduzione del valore nominale delle azioni e anche delle obbligazioni subordinate o in seguito alla conversione in capitale, cioè in azioni, di queste; insomma, gli azionisti e i creditori subordinati devono sopportare gli oneri per il risanamento della banca in crisi mediante la svalutazione del valore nominale dei loro crediti o la loro conversione in capitale, prima che siano coinvolti fondi pubblici nel salvataggio della banca; sono, tuttavia, previste deroghe per cui l’intervento pubblico può avvenire anche a seguito di una distribuzione parziale degli oneri nel caso di pericolo alla stabilità finanziaria globale.

      ciao, e grazie del commento, che mi ha costretto a queste precisazioni!

      gli aiuti di Stato sono quindi ammessi, ma 1) devono essere limitati al minimo necessario; 2) non possono creare distorsioni della concorrenza con gli altri istituti di credito e gli altri Paesi membri:

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    1. siamo in due: io però poi cerco di ritrovarlo.
      faccio come Diogene: accendo la lampada e guardo qua e là.
      però, io dico, un miliardo per salvare una banca si trova sempre all’istante…, ma da dove lo prendono, Cristo, che per qualunque altra necessità i soldi non si trovano mai…

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