le diverse correnti degli zeloti ebraici attorno al 50 d.C. – il profeta egiziano 18 – 389

circa un mese e` passato da un mio precedente post dedicato ai problemi della identificazione storica di Jeshu;

ero arrivato ad una sconcertante ipotesi: quando, nella parte del testo Q inserita in un secondo momento, si scrive che Jeshu rinfaccia ai padri di questa generazione la morte del profeta Zaccaria, ucciso tra il tabernacolo e l’altare, forse ci si riferiva in realta` – in mancanza di altre candidature possibili – al sommo sacerdote Anania, nominato in codice, visto che era finito ucciso in quella maniera nel 56 d.C. da una spregiudicata utilizzazione dell’estremismo zelota fatta dal procuratore romano Fado per liberarsi di lui, che considerava un personaggio scomodo.

(gli zeloti, allora, come le Brigate Rosse con Moro?

esattamente: non diro` che la storia si ripete, diro` semplicemente che funziona secondo delle costanti che sono date da quella parte della psicologia umana che e` universale)

avevo promesso che in seguito avrei cercato di spiegare come fosse possibile che nella tradizione evangelica si esprima una critica cosi` aspra verso il movimento degli zeloti, che palesemente era ben rappresentato tra i seguaci di Jeshu e al quale lui stesso in alcune affermazioni risulta piuttosto vicino, anche se agli antipodi per altre.

non sono sicuro purtroppo di potere mantenere pienamente la promessa di documentare meglio la plausibilita` di una ipotesi simile in questo post, ma esso sara`, spero, la premessa necessaria per provare a mantenerla: infatti non sono ben sicuro di riuscire a farlo in un post solo.

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ma per rispettarla almeno un po’, dico che tutto il dibattito attuale sul rapporto fra Jeshu e il movimento insurrezionale degli zeloti, che agito` per decenni la vita della Palestina ebraica ed era molto forte anche ai suoi tempi, e` fortemente limitato da una visione storicamente molto povera di quel movimento e dalla mancanza di approfondimenti sulla sua storia.

e` assurdo pensare agli zeloti come a una realta` immutabile per gli ottant’anni almeno che duro` (una durata simile a quella avuta il secolo scorso dal movimento comunista, anche se questo sviluppato su scala mondiale): come ogni altro fenomeno storico cosi` duraturo, anche il zelotismo deve avere avuto i suoi conflitti interni, essere passato attraverso fasi diverse, avere avuto delle origini e avere lasciato delle conseguenze.

storicizzare lo zelotismo e` indispensabile se vogliamo provare a comprendere storicamente le diverse leggende su Jeshu, che sono confluite nei vangeli frammiste a spezzoni o frammenti di fatti storici, ma trovano poco riscontro nella storia vera o ufficiale del periodo, tanto da apparire spesso come pure invenzioni pie, cioe`fanatiche e propagandistiche.

oggi la storicizzazione della figura di Jeshu lo inserisce in un quadro storico grossolano e sfumato: ci sono gli occupanti romani, i collaborazionisti ebrei, i ribelli zeloti, ma questa immagine da cartolina non ha spessore storico, non e` attenta alla evoluzione concreta della situazione locale.

i vangeli stessi raccontano alcune storie, siano esse piu` o meno vere, nelle quali si riscontrano bene conflitti interni e contrapposizioni tra i seguaci di Jeshu, ma ben poca attenzione si e` posta al fatto che esse possano essere in relazione con la storia zelota.

comprendere storicamente quel che viene narrato su Jeshu e sui suoi seguaci significa anche costruire una storia piu` definita del movimento al quale lui era cosi` vicino da apparirne quasi il leader in un certo momento storico, quanto meno come messia, cioe` unto del signore, re autentico e/o sacerdote atteso.

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tracciare una storia degli zeloti e` reso difficile dal fatto che quasi tutto quel poco, per non dire pochissimo, che sappiamo di loro ci viene dall’unico storico ebreo del periodo giunto fino a noi, Giuseppe Flavio, che e` ostilissimo a loro e li considera la causa della rovina del popolo ebraico.

si aggiungono solo vaghe e confuse notizie piu` tarde dal Talmud ebraico.

fin dalle prime righe della sua prima opera, La guerra giudaica, Giuseppe Flavio evidenzia che questa e` la sua principale linea interpretativa di quel conflitto:

Libro I:10 Che a provocare tale rovina fu la discordia civile, che ad attirare la potenza dei romani, loro malgrado, e le fiamme sul sacro tempio furono i capipopolo dei giudei, è lo stesso imperatore Tito ad attestarlo, lui che finì per distruggere la città, ma che durante tutta la guerra aveva nutrito compassione per il popolo in balia dei rivoluzionari, e spesso rinviò di proposito l’espugnazione della città prolungando l’assedio affinché i colpevoli si ravvedessero.

Libro I:11 E se qualcuno non approvasse i miei sfoghi di condanna contro i capipopolo e le loro imprese brigantesche, o di compianto sulle sciagure della patria, voglia perdonare il mio stato passionale pur se è contrario alla regola della storia.

la situazione e` complicata dal fatto che Giuseppe, prima di finire alla corte di Vespasiano e di diventare uno storico, era stato alleato degli zeloti, come esponente della classe dirigente ebraica che alla fine si era fatta coinvolgere, o forse anche soltanto costringere, al loro sogno di indipendenza, e aveva partecipato alla ribellione anti-romana da loro promossa e alla guerra giudaica che ne era seguita – dove si era salvato solo grazie al suo tradimento dei suoi e alla successiva cortigiana identificazione con l’imperatore Vespasiano del messia attesta dagli ebrei e annunciato dai loro profeti.

Giuseppe Flavio dunque svaluta continuamente e presenta in una luce costantemente negativa il movimento zelota; deve farlo anche per sottolineare la sua attuale fedelta` all’imperatore a cui deve la vita, e per distinguere bene la posizione sua e del suo ceto da quella dei rivoluzionari anti-romani, che nelle sue opere definisce costantemente briganti.

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nella prima delle sue opere, La guerra giudaica, Giuseppe Flavio descrive brevemente l’evoluzione che aveva avuto lo zelotismo e le sue articolazioni ideologico-politico interne durante il governo della Palestina ad opera di Felice come procuratore.

parlando dei suoi presuppositi di quella guerra catastrofica per gli ebrei, scrive, a proposito di Felice, che era – fatto straordinario per la sua importante carriera politica – un liberto, cioe` un ex-schiavo di Antonia minore, madre dell’imperatore Claudio

Libro II:252 (…) il resto della Giudea [Nerone] l’affidò a Felice come procuratore.

in realta` Felice fu nominato procuratore dall’imperatore Claudio, nel 52, due anni prima dell’ascesa al trono di Nerone; e governo` la Giudea fino ad una data non meglio definita fra il 58 e il 60, quando venne sostituito da Porcio Festo.

Libro II:253 Questi – Felice – catturò il capobrigante Eleazar, che da vent’anni taglieggiava il paese, insieme con molti della sua banda, e li mandò a Roma; furono poi un’infinità i briganti che lui stesso fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici.
Libro II:254 – 13, 3. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città.
Libro II:255 Era specialmente in occasione delle feste che essi si mescolavano alla folla, nascondendo sotto le vesti dei piccoli pugnali, e con questi colpivano i loro avversari; poi, quando questi cadevano, gli assassini si univano a coloro che esprimevano il loro orrore e lo facevano così bene da essere creduti e perciò non era possibile scoprirli.
Libro II:256 Il primo ad essere assassinato da loro fu il sommo sacerdote Gionata e, dopo di lui, ogni giorno numerose furono le vittime, ma il terrore era più grande delle uccisioni perché ciascuno, come in guerra, si sentiva ogni momento in pericolo di vita.
Libro II:257 Si studiavano da lontano le mosse degli avversari e non ci si fidava nemmeno degli amici che si avvicinavano, ma pur fra tanti sospetti e cautele la gente continuava a morire, tanta era la sveltezza degli assassini e la loro abilità nel non farsi scoprire.

seguono gli accenni a diverse correnti dello zelotismo in quegli anni:

Libro II:258 – 13, 4. Oltre a questi, si formò un’altra banda di delinquenti: le loro mani erano meno lorde di sangue ma le loro intenzioni non erano meno empie, sì che il danno da essi inferto al benessere della città non restò inferiore a quello arrecato dai sicari.
Libro II:259 Individui falsi e bugiardi, fingendo di essere ispirati da Dio e macchinando disordini e rivoluzioni, spingevano il popolo al fanatismo religioso e lo conducevano nel deserto promettendo che ivi Dio avrebbe mostrato loro segni premonitori della liberazione.
Libro II:260 Contro costoro Felice, considerandoli come istigatori alla ribellione, mandò truppe a cavallo e a piedi e ne fece gran strage.
Libro II:261 – 13, 5. Ma guai ancor maggiori attirò sui giudei il falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui,
Libro II:262 li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi.
Libro II:263 Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese.
Libro II:264 – 13, 6. Ma dopo che anche questi furono domati, si verificò di nuovo un’infiammazione da un’altra parte, come in un corpo malato. Infatti i ciarlatani e i briganti, riunitisi insieme, istigavano molti a ribellarsi e li incitavano alla libertà, minacciando di morte chi si sottometteva al dominio dei romani e promettendo che avrebbero fatto fuori con la violenza chi volontariamente si piegava alla schiavitù.
Libro II:265 Distribuitisi in squadre per il paese, saccheggiavano le case dei signori, che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi, sì che tutta la Giudea fu piena delle loro gesta efferate. La gravità di questa guerra andava crescendo di giorno in giorno.

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come si vede bene, qui Giuseppe Flavio distingue almeno quattro tendenze nel mondo zelota:

i briganti, capeggiati da Eleazar, che viene catturato da Felice, e inviato a Roma (ma non e` detto esplicitamente che venga qui condannato a morte ed ucciso)

i sicari, che sorgono per la sconfitta di questi e sostituiscono a tecniche di guerrigliea nel territorio altri metodi di lotta cruenta che potremmo definire di microterrorismo diffuso: evoluzione del tutto naturale di un movimento rivoluzionario che viene sconfitto militarmente, ma non cancellato del tutto: non mancano certo gli esempi attuali.

i fanatici religiosi che svolgono invece azioni puramente pacifiche, conducendo il popolo nel deserto e promettendo la liberazione

i seguaci del profeta egiziano, che pure persegue una tattica non violenta e promette l’intervento divino diretto per la conquista di Gerusalemme.

infine Giuseppe Flavio documenta come, dopo la sconfitta dell’egiziano e dei suoi seguaci, dispersisi nei borghi d’origine, tutte queste tendenze sono quasi costrette a confluire in un movimento comune, quello che Giuseppe Flavio dice formato dai briganti e dai ciarlatani.

riunificazione che fu poi la premessa diretta della grande insurrezione della fine del decennio successivo.

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a me pare che questo sfondo storico dei conflitti interni allo zelotismo permetta meglio di capire come avvenne la formazione della tradizione contraddittoria del cristianesimo.

credo infatti che i cristiani siano da identificare con i seguaci del profeta egiziano,

mentre gli altri visionari che lo precedono sono certamente i seguaci del personaggio che i cristiani chiamarono Giovanni il Battezzatore e che invece Giuseppe Flavio chiama semplicemente Teuda, cioe` con un nome che significa probabilmente appunto Battezzatore.

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questa distinzione rende credibile che, in particolare in una fase che precedette la disfatta del profeta egiziano ad opera di Felice, l’ala che Giuseppe Flavio definisce dei ciarlatani potesse anche polemizzare contro quella dei briganti.

pero` in realta` l’uccisione del sommo sacerdote Anania e` successiva, secondo Giuseppe Flavio, al fallimento dell’impresa del profeta egiziano e al momento della generale riunificazione dello zelotismo al tempo del procuratore Felice.

insomma, o si fanno altre ipotesi sempre piu` avventurose di una sopravvivenza delle tensioni tra le diverse anime dello zelotismo, nonostante la riunificazione pratica, e si pensa a parole messe in bocca a Jeshu dai suoi seguaci, in seguito, senza nessun rispetto per la cronologia storica;

oppure occorre rassegnarsi del tutto e ammettere che i documenti del cristianesimo nascente sono totalmente incompatibili col quadro storico reale del mondo che vorrebbero rappresentare.

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ma questa breve analisi e` insufficiente: le origini stesse dello zelotismo erano ben piu` lontane nel tempo e questo movimento si intreccia talmente con la storia del regno di Israele dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia, che a questa storia complessiva occorre guardare piu` in profondita`.

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