che cosa è successo questa settimana (dieci anni fa)? – post parapsicologico – 306

soltanto oggi mi rendo conto davvero di che cosa e` successo dieci anni fa: e` una storia talmente bizzarra e inquietante che non so se faccio bene a parlarne; nello stesso tempo non posso proprio fare a meno di farlo.

c’entra la morte e un melanoma, e uno strano scivolamento nel tempo che si nutre di impressionanti coincidenze temporali.

ma se non avete tempo, lasciate perdere: per riconoscere quel che (forse) e` successo ho avuto bisogno di dieci anni; a voi si chiedera` molto meno tempo, ma non poco tempo; trascurate la lettura da qui in poi se pensate di non averne, perche` qualcuno ve lo ha rubato o perche` quello che sta cercando di rubarvene potrei essere io.

. . .

tutto comincia a Stoccarda il primo lunedi` di settembre di dieci anni fa, che fu allora il 3 settembre; ed io scrissi uno stranissimo post sul tempo che (forse) scorre a rovescio.

titolo: che cosa è successo questa settimana? dall’1 al 7 settembre.

e` la chiave di lettura di quello che accadde (forse) dopo, o in un certo senso prima, ma io non solo non lo sapevo, ma me ne sono accorto solo oggi.

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ma a che settimana ti riferisci, scusa? a quella che è appena passata?

sì.

ma allora guarda che è finita ieri.

sicuro?

direi di sì, è lunedì!

appunto, l’ultimo giorno della settimana…

scusa? di quale settimana?

quella che è appena passata, quella iniziata domenica.

ah, capisco, usi il calendario ebraico e non quello cristiano.

ti sbagli, uso il calendario aymara.

esibizionista! e sarebbe?

* * *

in che direzione scorre il tempo, secondo te?

che cosa intendi dire? il tempo mica scorre dal basso in alto o dal basso in alto, né da destra né da sinistra: va dove andare: dal passato al futuro.

su questo anche gli aymara sono d’accordo: ma qual è il futuro?

che domande! è il tempo abbiamo davanti a noi, no?

giusto, e quindi, se lo abbiamo davanti, è quello che vediamo, no?

no, che non lo vediamo, non vediamo il futuro.

e come mai se lo abbiamo davanti?

e che ne so? forse non ci vediamo bene, oppure abbiamo la testa girata all’indietro, eh eh.

ahha ahha, ad andar col lupo si impara a zoppicare, vedo.

spiritoso…

e a te pare logico che noi abbiamo la facoltà di vedere solo quello che è già successo e invece non vediamo proprio niente di quello verso cui stiamo andando?

no, che non è logico, ma è così.

tutto il contrario di quello che ci succede mentre camminiamo, no?

certo, perché quando camminiamo guardiamo dove andiamo.

e quando viviamo secondo te no? non guardiamo dove viviamo?

mi stai facendo impappinare la testa.

* * *

forse è giunto il momento che tu provi a considerare il tempo come fanno gli aymara, l’unico popolo al mondo che condivide una mia impressione.

e cioè?

che quello che chiamiamo futuro sia già successo, e che quello che chiamiamo passato debba ancora succedere, invece.

spiritoso!

eppure, come, camminando, noi non vediamo più quello che abbiamo percorso, perché non ci serve più vederlo, così sarebbe logico pensare che noi non vediamo più quello che abbiamo vissuto.

ma tu stai parlando del futuro!

è il futuro per te e per la maggior parte delle culture umane; ma per gli aymara quello è il passato.

quindi per loro il futuro è quello che noi chiamiamo passato?

certo: tu nascerai fra sessant’anni.

e quando sono morto allora?

a che ti serve saperlo?

. . .

per approfondire, leggere anche questo:
472- il futuro del passato: un abisso senza tempo. – 13 giugno 2006 cor-pus 255

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commento al post citato:

luckyblu 2008-09-01 @ 01:48
già bo.. torna più..
te lo immagini un mondo in cui la vita scorrerebbe all’incontrario e come sarebbe?
cominciare per (anteprima di)morire poi la senectù poi man mano che ci s’inoltra a ritroso finire il tutto in una nascità strepitosamente dolorosa?
sarà vero che è quello il nostro primo dolore? la nascità?
e forse il più grande?
ma anche la più grande delivery?
e non la morte.
io non ricordo..

Bortocal Montag, 01. Sep, 2008 @ 18:20:43
eh eh: devo questo post al tuo commento, lo ammetto.
ma forse, diciamo meglio, tu devi il tuo commento a questo post!
e io invece devo al tuo commento il mio post sugli aymara di due anni fa!

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spero che vi siate gia` ripresi dallo shock di pensare che, secondo la nostra visione occidentale del tempo, noi ci stiamo muovendo verso il futuro con la testa girata all’indietro, come per qualche mostruosa punizione dell’Inferno dantesco, potendo guardare solamente il passato che si allontana da noi diventando sempre piu` indistinto, e non potendo vedere niente del futuro verso cui andiamo, che possiamo soltanto cercare di indovinare per indizi.

e spero che abbiate apprezzato venire a sapere che vi e` una cultura umana, una popolazione del Sud-America, gli aymara, che rovescia la direzione del tempo: e secondo loro noi allora stiamo invece andando, nel tempo, verso quello che chiamiamo passato, che vediamo bene da vicino e in modo piu` indistinto quando e` ancora lontano, come se fossimo leggermente miopi, e ci lasciamo alle spalle il futuro, che non abbiamo bisogno di vedere piu`.

naturalmente quello che ci impedisce di adottare questa visione del tempo e` la legge razionale della causa e dell’effetto, e ancora di piu` il fatto di considerare memoria quel che vediamo di quello che consideriamo il passato.

in questo caso, invece, dovremmo considerare del tutto insignificante il “futuro” che ci aspetta, dato che e` gia` avvenuto, ed essere molto interessati invece a quel “passato” verso cui stiamo andando.

ma e` chiaro che, se pensassimo cosi`,  dovremmo abbandonare del tutto l’idea di essere  liberi, dato che il passato, visibile davanti a noi, non e` nostra facolta` modificarlo, mentre ci convinciamo di potere cambiare il “futuro” semplicemente perche` non lo vediamo piu`.

e neppure lo ricordiamo, a conferma che non abbiamo alcuna traccia di libero arbitrio: non ci serve a nulla, infatti, dato che non puo` determinare quel futuro che chiamiamo passato.

e in questa visione del tempo quel che succedera`, cioe` che e` gia` successo, non potrebbe aiutarci a spiegare quello che vediamo davanti a noi e che consideriamo gia` successo.

. . .

bene, adesso dimenticate tutto questo, e fate attenzione alla frase finale del mio post di li` sopra:

notate, vi prego, la domanda finale: e quando sono morto allora?, con la risposta del mio i nterlocutore imaginario: a che ti serve saperlo?

sappiate che e` questa frase che mi ha salvato la vita, se seguiamo la concezione occidentale del tempo, oppure che e` questa frase che descrive perfettamente il senso di quello che successe quel lunedi` di dieci anni fa, quando la morte mi sfioro` senza toccarmi, sentendosi rifiutata.

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la sera stessa, infatti, scrissi in un altro post quello che era successo quel pomeriggio:

a volte ritornano. 1 settembre 2008 – aranciablu 69 [s.n.] – 656

ritorno dalla nuova dottoressa, all’ambulatorio.

messo in guardia da disgrazie recenti, voglio farle vedere un neo sulla pancia, che sta diventando nero, scaglioso, e ha anche cominciato a sanguinare.

sto tranquillo: “mica è un cancro”, mi dice subito, infatti.

Krebs, però in tedesco suona meglio.

“però meglio toglierlo”.

ok, e quando?

“adesso”.

e tira su il telefono, ma il collega chirurgo che sta all’angolo è in ferie fino a lunedì.

“beh, posso aspettare fino a lunedì, credo”.

“da quanto ce l’ha questo neo?”

“da un mese”.

la dottoressa sbianca e quasi grida: da un mese?

“ma no, volevo dire che questo nero ce l’ho da un mese”.

“ok, ok, intanto lo togliamo e poi lo facciamo analizzare”.

“si fa in ambulatorio in anestesia locale, no?”

“certamente”.

mica è la prima volta che mi trovo a tu per tu con un melanoma che non riesce a concretizzarsi: trent’anni fa togliemmo il primo, sulla schiena, tre anni fa il dermatologo voleva trovarmene sotto l’occhio destro quatto o cinque addirittura, allo stato nascente come un innamoramento di Alberoni, ma poi non se ne fece niente: lui non era il mio tipo, eh eh.

l’anno scorso la seconda asportazione di ritorno dal Nepal con mezzoretta di lavoro serrato in ambulatorio, ma neppure nessuna analisi.

sono tranquillo, giuro: per quanto la lotta abbia tutta l’aria di diventare più serrata.

e ora che ci penso ce ne sono diversi altri qua, qua e là, che stanno cominciando ad annerire.

dai, intanto togliamo questo.

e toglietemi anche dalla testa la fotografia mentale – che un’ora fa non avevo voluto cogliere – della faccia della dottoressa così preoccupata.

. . .

commenti:

LuisaRuggio http://luisaruggio.blogs.it 2008-09-02 @ 11:06:51
mo m’incazzo sul serio

Bortocal 2008-09-02 @ 18:20:27
che coincidenze, vero luisa?
si moltiplicano e si addensano in modo così particolare attorno al rapporto con te da far dubitare di me stesso.

. . .

quali coincidenze?, mi domando oggi.

e` un caso che le coincidenze si siano verificate tutte dopo? cioe` si fossero verificate prima, nel futuro, se stiamo alla filosofia del post precedente…

. . .

io sarei (ero gia`) scampato al melanoma e di nuovo sarei scampato da lui negli anni passati, che vedevo davanti a me e che raccontavo nel post.

non mi ricordavo di questa salvezza mia futura dal melanoma, che mi venne tolto forse il giorno dopo, il 4 settembre.

ma poco tempo dopo (o prima) il melanoma, che doveva essere mio, sarebbe (o era) apparso invece sulla gamba dell’amico blogger gipictus, Joerg Schwipper.

4 settembre 2011: lo stesso giorno in cui il melanoma venne tolto a me nel 2008, Joerg muore per il melanoma.

Joerg che era allora l’amore di Luisa Ruggio.

io vivevo a Stoccarda, allora, e Joerg era di Stoccarda: aveva passato li` la sua infanzia, prima di venire a vivere in Italia.

. . .

Joerg, di cui quel giorno stesso, domenica, riprodussi un post, subito prima di pubblicarne un altro intitolato I segni della morte, e Luisa commento`, parlandomi di Joerg.

le tre porte del cuore di Jorg 2 settembre 2008 – bortologia II, 91

2008-09-02 – 18:50:17

ci sono blogger che in fondo è assurdo ricopiare qui, perchè ogni loro post è un capolavoro e bisognerebbe ricopiarli sempre.

però ci sono post loro che per qualche motivo strano vuoi proprio essere sicuro di non perdere, di non perdere mai per nessun motivo.

(pensiero veramente assurdo, dato che come facciamo a non perdere un post se siamo noi lettori i primi a perderci?)

* * *

EL CORAZON TIENE TRES PUERTAS   by gipictus @ 2008-09-02 – 12:58:06

Si viaggia sull’aria raso raso costeggiando l’estate il libeccio mi sfiora non afferrandomi colgo i semi di settembre quella brezza piu’ fresca e pungente la sera mi coglie di rosa antico e lapislazzuli per le tempie mi tocca come raso e velluto e rimango inebetito dimenticandomi di fare da mangiare una sigaretta il cui azzurastro fumo si avvolge attorno al polso come ectoplasma ma vero mi chiedo se parla se mi dice se mi da` risposte se sa cosa dirmi aspiro e poi cerco purezza e bevo succo di multivitaminici frutti e godo di questi frutti e poi finalmente riesco a farmi da mangiare.
Rosso di sugo e bianco di pasta.
Sorrido.
Stappo la birra e ti voglio e sfioro la tua pelle bruna e lontana e mi immagino una danza leggera ma che preme e sento le fibre e quel tuo odore imburrato e sento il respiro che caldo mi sta sulle braccia e cerca e prova e anch’io amo e voglio ancora di questo amore e non so come e dove mandarlo e mangiarlo e provarlo e dirlo e come dirlo e perche’ dirlo e poi ho voglia di un liquore denso e ripenso a Madrigale e cio’ che a volte certo denso vino rappresenta e dipinge e disegna fra due amanti e stupisce e allarga la mente e i nostri pensieri e poi rotea dentro la nostra testa fino a stravolgerla fino a renderla cosi’ verde scuro e nera ma di un nero bello e nobile.
Volo.
Volo molto alto.
Che sia davvero il cinema il motore delle nostre anime che immergendosi sotto e attraverso quelle storie roteano e si inceppano in un bellissimo gioco di rimandi e intrecci e favori emozionali sotto i piedi si insinuano per sollevarti sopra la tua vita danzano i pensieri e visioni sempre piu’ profonde sempre piu’ lontane nella storia dentro il passare degli anni per poi sciogliere un nodo e crearne altri che ci ancorano e scandagliano in un ritmo lento il nostro vivere.
Dolcezza pacata.
Rido della fragilita’ delle pelle umana e del cuoio che con un minimo si strugge si strappa e di tutti quegli accorgimenti lisergici nelle corsie dell’indifferenza come se fosse una fabbrica e noi pezzi da assemblare robot morbidi come spaventa il sangue a volte e com’e’ bello cosi’ liquido e denso e quel verde cosi’ sparato ovunque che dovrebbe tranquilizzare e invece… faccio le smorfie e la faccia da Mordecai le lacrime mi piacciono salate e penso a mia zia cosi’ bella una volta e gli altri parenti che non vedo mai niente riunioni di famiglia bisognerebbe invece e magari anche presto.
Scrivo.
E ancora scrivo.

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commenti:

LuisaRuggio    http://luisaruggio.blogs.it    2008-09-02 @ 20:23:15
sono giorni che continua a parlarmi del cinema come motore dell’anima, sono giorni che è attraversato da idee meravigliose, da mondi, da colori…
quante emozioni, quante..

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fu dunque Joerg, lo straordinario amico del blog, che venne dal futuro, danzando leggero sui pittogrammi-tatuaggi che circondavano il suo corpo di gigante teutonico buono, con la sua fede di credente e il sacerdozio cattolico prima scelto e poi abbandonato, a calare come un angelo a prendersi il mio melanoma potenziale su di se`?

la rete degli intrecci toglie il respiro.

. . .

ma il tempo resta solamente un’illusione: in qualunque direzione decidiamo di vederlo scorrere, tutto e` gia` avvenuto in universo senza tempo.

e io ieri, proprio ieri, ho letto che Cumrun Vafa, un fisico dell’Universita` di Harvard, e` arrivato alla dimostrazione matematica che il nostro universo non esiste, perche` e` matematicamente impossibile.

siamo, al massimo, in un ologramma prodotto da qualcos’altro che non capiamo bene.

l’ologramma che ci crea attorno l’illusione insanabile del tempo.

. . .

nell’universo impossibile del tempo il mio racconto e` il sintomo pericoloso di qualche squilibrio.

in un altro universo reale e senza tempo questo incredibile arabesco brilla come se fosse una verita`.

. . .

sto vivendo leggerezza del bambino che scopre che il mondo non e` reale e puo` abbandonarsi alle favole.


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