forse ieri il vostro povero blog aveva una giornata di umor nero?
ho scritto due post, entrambi piu` o meno sbagliati, ma in qualche modo collegati fra loro:
il primo era molto critico sui giubbetti gialli, movimento internazionale di protesta (anche anti-ecologica), che qualcuno paragona al Sessantotto, ma per me – che l’ho vissuto quel momento – assomiglia piuttosto alla Vandea;
ma la mia sintetica assimilazione all’ascesa del fascismo e` stata forse in parte smentita dai giubbetti gialli indossati a Roma dagli imigrati in una anifestazione contro la criminalizzazione leghista;
e va be`, li` adesso ho soltanto integrato con un paio di righe il mio post, che rimane comunque a documentare una diffidenza che forse il tempo confermera` con piu` evidenza.
ma piu` grave e` stato il mio errore, pare, nel prevedere un fallimento drammatico della conferenza di Katowice sul clima, la cosiddetta Cop24:
c’e` stato un colpo di scena finale, ieri sera, e alla fine i 200 paesi partecipanti hanno sottoscritto all’unanimita` un insieme di regole per il progetto di contenimento del riscaldamento ad 1,5 gradi, come previsto dal Trattato di Parigi.
vi erano 1.908 punti iniziali di disaccordo nella bozza di documento finale, ma sono stati superati tutti; e l’ultimo, tenuto vivo dal Brasile, che ha imposto un prolungamento dei lavori di un giorno, e` stato superato, appunto, solo sabato sera.
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come gia` a Parigi nel 2015, queste regole non hanno carattere vincolante: questa pare sia l’unica base per un compromesso possibile: ci si affida alla buona volonta` e alla pressione morale.
e soprattutto nessuno e` in grado di dire se queste regole, anche se fossero davvero rispettate da tutti, siano in grado di conseguire il risultato.
come vedete, il mio pessimismo (che vorrebbe essere critico e costruttivo) e` duro a morire e il mio sospetto rimane: che si voglia sostanzialente provare a tranquillizzare gli inquieti come me (senza riuscirci del tutto, ma e` bene che la coscienza critica resti vigile, credo).
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ma vediamo meglio nel dettaglio.
vi e` ora una Dichiarazione di Katowice, condivisa a livello mondiale: secondo le scoperte della ricerca sul clima, la comunità mondiale dovrebbe ridurre le sue emissioni di CO2 per frenare efficacemente la tendenza al riscaldamento.
non ci sono pero` obiettivi concreti di riduzione delle emissioni di CO2, che restano di competenza dei singoli stati.
dal 2020, gli stati dovranno riferire ogni due anni in incontri internazionali simii a quello appena concluso (il prossimo sara` in Cile) su come si sviluppano le loro emissioni e quali misure stanno adottando per ridurle, secondo metodi di misurazione riconosciuti.
a partire dal 2023 un comitato delle Nazioni Unite documentera` in che modo i singoli stati soddisfano i loro obiettivi di emissione autoimposti e ogni cinque anni verra` valutato se questi risultati possono effettivamente limitare il riscaldamento.
dal 2025, i paesi sviluppati e, se lo desiderano, le economie emergenti si impegnano ad aumentare il loro sostegno finanziario per l’adattamento ai cambiamenti climatici finanziando misure protettive contro gli eventi meteorologici estremi e progetti di energia alternativa: gli investimenti e i loro effetti dovranno essere documentati.
verranno descritti i danni e le perdite che insorgeranno a seguito dei cambiamenti climatici, ma senza che possano essere avanzate richieste di risarcimento dai paesi che subiscono danni ad altri, in base al diritto internazionale.
alcuni Paesi europei hanno promesso di portare gli aiuti climatici a 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020, la Germania ha annunciato nuovi contributi, in particolare al Fondo verde, e la Banca Mondiale ha impegnato 200 miliardi di dollari per il periodo 2021-2025.
solo i paesi che seguono obiettivi coerenti per limitare le emissioni di CO2 ptranno partecipare al commercio internazionale di prodotti certificati relativamente alla CO2.
gli Stati responsabili di violazioni di questi impegni saranno nominati pubblicamente.
i paesi che usciranno dal Trattato di Parigi del 2015 perderanno il diritto di partecipare alle decisioni internazionali future sulla politica sul clima.
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a quanto si e` capito, l’annuncio di Trump di un ritiro da tale trattato nel 2020 e` stato funzionale ad ottenere regole piu` blande, per le quali si e`battuto anche il Brasile, ma la prospettiva non sembra piu` cosi` attuale.
nel 2020 poi bisognera` vedere se Trump sara` eletto e se l’ondata populista sara` ancora cosi` forte nel mondo.
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non sono diventato ottimista, no, sono soltanto un po’ meno pessimista rispetto al nichilismo assoluto delle mie previsioni di ieri.
soltanto non so come la pensano a Kiribati, la repubblica di 120.000 abitanti sugli atolli dell’Oceania che ha ancora 60 anni di vita prima di finire completamente sommersa dall’innalzamento del livello dell’Oceano provocato dal riscaldamento globale.
parlo di Kiribati perche` loro ci pensano; di Venezia, Trieste, Genova, Pisa, Ancona, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Taranto e di tutte le citta` costiere della Puglia, Palermo, Cagliari, Messina o Catania parleremo un’altra volta.
Comprendo il suo “fiducioso” sentimento. Certo ad un risultato potentemente negativo, meglio così… Si continua a curare il malato, con acqua zuccherata e dolci sussurri… prepariamo i respiratori. …. saluti
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sono proprio completamente d’accordo con questo commento; ho anche ritoccato il post in un paio di punti, per essere piu` chiaro.
e comunque un po’ meno peggio delle previsioni di ieri: non ho voluto dire altro; del resto le mie considerazioni finali sul paradosso di Fermi non cambiano certo per qualche fumosa promessa rinviata persino negli anni, quando ci sarebbe bisogno di misure estreme e subito.
ma il punto cruciale e` proprio che una consistente maggioranza dell’umanita` non le vuole: come mi e` diventato chiaro ultimamente, la vera chiave interpretativa del successo del populismo e` il rifiuto della scienza e delle sue previsioni, anche e soprattutto di quelle climatiche che ci inchiodano: a nessuno piace sentirsi dire che ha pochi anni di vita.
(salvo noi settantenni, che dobbiamo crederci per forza, e incrociamo le dita, chi altro lo accetta?)
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Non è che siamo diventati “saggi “… solo perché non possiamo più peccare. Gli umani siamo un “piccolo” errore della evoluzione.
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che gli umani siano un erorre evolutivo direi che non lascia dubbi: basta guardare alla instabilita` chiaramente patologica dei vari “esperimenti” genetici naturali con i quali una variante di specie umana sostituisce in maniera quasi parossistica l’altra via via che le precedenti si estinguono: niente di simile per altre specie, che continuano la loro lenta evoluzione nei milioni di anni; ed anche la tecnologia sembra un improvvisato tentativo di sottrarsi alle leggi della selezione naturale, ma il suo esito e` sempre piu` incerto, perche` quanto piu` e` complessa la tecnologia che ci sostiene in vita, tanto e` piu` fragile.
sul gusto di “peccare”, direi di non averlo ancora perso: del resto, ci sono tanti modi per farlo… 😉
certamente e` questo gusto che poi, a parer mio, ci sostiene nel percorso per diventare saggi; a chi non pecca mancano le basi stesse dell’esame interiore, e ho molti dalla mia parte, da Lutero (persino: pecca fortiter…), al Manzoni.
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