sei annegato nel mare che seppellisce i profughi
con la pagella ed i bei voti cuciti nel giubbetto,
che non era di salvataggio. e tu speravi,
venendo da quell’altro continente insanguinato,
o innocenza adolescente dei quattordicianni,
che il mondo fosse per i volenterosi come te.
. . .
tu invece ti sei buttato dal ponte sul Mella,
con un cappio da colpevole attorno al collo:
sei caduto negli spruzzi alti del fiume
col corpo inerte. ma con l’ultimo grido
la testa e` volata piu` in alto, strappata;
con gli occhi sbarrati, immagino; del resto
eri bipolare, dicono, e lo conferma
questo tuo modo lacerato di morire.
. . .
tu, Faitha, invece. hai raccolto le scarabattole,
in una valigia provvisoria per il treno,
buttata fuori da un rifugio dichiarato immondo,
col tuo pancione da 280 giorni e passa:
sei partita con vent’anni addosso e il ricordo dello stupro
nella mente e nell’utero che stava per partorire.
Aliya e` nata e non sa nulla al momento
di questo mondo infame; lascia a noi soltanto
dire se e` una fortuna
nascere su questo pianeta.
Questo non è un pianeta
È una grande bocca aperta, affamata di potere.
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ci sono commenti più forti di un post…
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E tutte le volte che sento di morti nel Mediterraneo, mi viene in mente “La morte per acqua” di T.S. Eliot:
Gentile o giudeo, tu che passi e volgi il timone contro vento
ricorda Fleba, che un tempo fu bello e ben fatto al pari di te.
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bellissima citazione: pensoso…
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