le strane coincidenze chiamate Terra, chiamate uomo – 328

alcune informazioni date separatamente in articoli diversi sull’ultimo numero delle Scienze gettano nuova luce sull’origine del sistema solare, sullo sviluppo del pianeta terra e sulla nascita stessa dell’uomo come specie, che appaiono sempre di più come il prodotto di una storia talmente eccezionale da risultare quasi inverosimile.

ma andiamo con ordine.

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la prima stranezza riguarda la formazione del nostro sistema solare in una galassia che già risulta abbastanza anomala per le grandi dimensioni.

il nostro sistema solare, secondo questo studio (“Siamo figli di una kilonova”), si sarebbe formato, guarda caso, circa 80 milioni di anni dopo che a meno di 10.000 anni luce di distanza, quindi all’interno della nostra galassia, si era verificata una esplosione, del tipo di quella che è stata scoperta circa due anni fa, in seguito alla fusione di due stelle di neutroni, e che ha reso visibile la prima onda gravitazionale osservata: una kilonova, cioè un’esplosione 1.000 volte più potente di quella di una stella nova, ma da 10 a 100 volte meno potente di una supernova.

sarebbe stata questa esplosione a generare nello spazio tutti gli elementi più pesanti del ferro che entrano anche nella composizione del nostro pianeta, che senza questa coincidenza avrebbe una formazione chimica molto diversa, e quindi anche una storia geologica e biologica molto differente.

in altre parole, senza quella provvidenziale e molto tempestiva kilonova, non ci sarebbe vita del tipo terrestre che noi consideriamo modello universale della vita.

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la seconda coincidenza ha invece a che fare con la nascita del genere Homo, o meglio – preferisco dire io con Diamond – con la ulteriore differenziazione all’interno del genere Pan, che ha portato alla formazione di nuove specie anticipatrici dell’uomo moderno.

2 milioni 600mila anni fa circa, giusto quando questa differenziazione divenne più marcata e mentre avvenivano massicce estinzioni di massa, si registra una serie di enormi incendi su scala globale, che devastarono il pianeta, come risulta dalle tracce lasciate nei sedimenti, 

qualcuno ora trova la giustificazione di quegli incendi: ad una distanza di circa 160 anni luce dal nostro pianeta esplose una supernova, addirittura, e questo provocò un aumento di scariche elettriche nell’atmosfera, i fulmini provocarono gli incendi, che costrinsero gli ominidi di allora ad abbandonare le foreste, così devastate, e a trasferirsi nelle savane, dove era più funzionale la stazione eretta.

insomma, sarebbe stato questo straordinario evento astronomico a provocare il fatto che alcuni primati del genere Pan avrebbero cominciano a camminare su due gambe anziché su quattro zampe.

convincente o meno che sia questa interpretazione nello specifico, rimane il fatto che vi è una coincidenza tra una svolta nell’evoluzione che ha portato all’uomo moderno e quella straordinaria catastrofe cosmica.

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ma la terza straordinaria coincidenza, che spiega la straordinaria diffusione recente dell’uomo moderno su tutto il pianeta per la scomparsa del suo principale antagonista, vede una improvvisa  variazione del campo magnetico terrestre, tuttora inspiegabile per noi nelle sue cause, come causa dell’estinzione dei Neandertal, circa 41mila anni fa, durante l’ultima era glaciale.

si tratta del cosiddetto evento di Laschamp, che interessò l’intero globo terrestre ed è documentato geologicamente dalla caratteristiche delle rocce di quel periodo: si tratta di una inversione del campo magnetico terrestre che durò soltanto circa 440 anni, mentre ne impiegò circa 250 a prodursi e altrettanti per il ritorno al campo magnetico normale.

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durante la fase di transizione il magnetismo del nostro pianeta, che lo protegge dalle radiazioni cosmiche, si ridusse addirittura al 5% dei valori normali, mentre il campo magnetico invertito era pari soltanto al 25% del suo valore attuale.

l’ipotesi attuale è che l’uomo di Neandertal, che sino a quel momento aveva già cominciato a mescolarsi geneticamente con i nostri progenitorisia scomparso giusto in quel periodo, assieme ad altre 14 specie di mammiferi in Australia e 35 in Europa e America settentrionale, perché per il suo patrimonio genetico possedeva una proteina che contrastava l’effetto tossico della diossina, ma era inattivata dai raggi ultravioletti non più adeguatamente schermati dall’ombrello magnetico protettivo.

diossina che veniva prodotta in abbondanza nelle combustioni per riscaldamento negli ambienti chiusi dello stile di vita paleolitico.

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questo sarebbe stato sufficiente ad innescare una diminuzione, in apparenza modesta, del tasso di fecondità delle sue donne: tuttavia si è calcolato che anche una riduzione soltanto del 4% della fecondità femminile rispetto alla misura ottimale per mantenere l’equilibrio demografico porta alla sparizione della specie nell’arco di 10.000 anni.

la variante dell’homo sapiens moderno produce una proteina diversa per il controllo della diossina e questa si mantenne efficiente, dato che non era sensibile ai raggi ultravioletti.

ma la comparsa stessa dell’homo o pan sapiens sapiens, circa 190.000 anni fa, datazione del fossile più antico, l’Homo Kibish, trovato in Etiopia, coincide con un altro momento di assenza del campo magnetico terrestre noto come Iceland Basin Excursion, mentre l’evento di Blake (125-100 mila anni fa), un altro minimo del campo magnetico terrestre, vede una fase cruciale dell’evoluzione umana, che appare dunque quasi guidata da una serie, apparentemente “provvidenziale”, di eventi che riducono l’ozono atmosferico ed espongono il pianeta agli effetti delle radiazioni cosmiche.

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sono altre conferme dunque, oltre ad altri fatti già noti (cito per tutti l’asteroide gigante caduto nel golfo del Messico 66 milioni di anni fa, che portò all’estinzione dei dinosauri) di come il percorso che ha portato fino a noi è determinato da una successione quasi incredibile di circostanze del tutto casuali e apparentemente predeterminate per noi.

ne abbiamo visto qui soltanto alcuni passaggi, ma possiamo farli risalire addirittura fino alle costanti universali dell’universo nel quale viviamo, che sono giusto quelle che consentono la formazione delle galassie e dei mondi, mentre variazioni anche soltanto leggere di uno solo di questi valori l’avrebbero radicalmente impedita e dunque avrebbero prodotto universi dove non è possibile alcuna forma di vita.

tutto questo ci pone di fronte all’enigma di quale sia il percorso che ha portato sino a noi e di come si sia potuto formare.

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ma ancora più sconcertante trovo lo studio di Telmo Pievani, Imperfezione, Una storia naturale, che dimostra come l’evoluzione si svolge completamente sotto il segno della casualità più totale e della mancanza di una logica finalistica: non soltanto sembra frutto della fortuna la nascita di una terra abitabile, ma l’evoluzione stessa che si è svolta sul nostro pianeta non è affatto un processo lineare che vede emergere, dalla selezione naturale, ogni volta le soluzioni migliori, come credeva Darwin, ma si fonda sulla permanenza a caso di diversi errori, di soluzioni bizzarre, ma efficaci.

e il paradosso finale, secondo l’autore, è che se l’evoluzione fosse perfetta produrrebbe un mondo cristallizzato ed immobile; aggiungo io che il mondo stesso è variabile e dunque la perfezione stessa è incompatibile con la vita che è un processo di adattamento continuo al cambiamento.

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un altro studio infine dimostra che i pianeti di tipo roccioso che si formano attorno alle stelle rosse, che sono la maggioranza che osserviamo attorno a noi, sono sottoposti ad un movimento di avvicinamento progressivo alla loro stella di riferimento, e quindi difficilmente sulla loro superficie possono esistere forme di vita complessa, almeno sulle basi che noi riusciamo ad immaginare, per il cambiamento troppo rapido delle condizioni ambientali.

cosa che avviene molto più lentamente nel sistema solare, per quanto noi siamo in termini geologici verso la fine del periodo di abitabilità del nostro pianeta: ma non se ne preoccupa You Tube, dove qualcuno ci informa che sappiamo già come modificare l’orbita della Terra per allontanarla un poco dal Sole e continuare a viverci al fresco, perfino cancellando l’effetto serra: entro un secolo al massimo.

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ma, lasciando da parte questi vaneggiamenti altrui e restando ai miei, abbiamo ancora una volta la conferma che la comparsa dell’uomo sulla nostra Terra appare, alla luce della nostra ordinaria visione del mondo, come un processo che non si può esitare a definire inverosimile:

troppe coincidenze assurde, di fronte alle quali diventa quasi normale per noi interpretarci come l’esito di un disegno che definiamo intelligente, forse perché lo vediamo come la naturale proiezione del nostro modo di pensare.

ma capita all’umanità come insieme la stessa cosa che al singolo quando pensa a se stesso; e come il bambino ritiene sé come il modello di riferimento mentale su cui si è organizzato il mondo in cui vive e il suo io personale la chiave di interpretazione unica della realtà, ma poi deve abbandonare questa visione infantile del mondo entrando nell’età adulta, così l’umanità tutta intera sta uscendo, grazie al pensiero scientifico, dalla fase dell’antropocentrismo puerile che vedeva l’universo come creato da un dio proiezione dell’uomo e in funzione di noi, per renderci conto che invece noi ne siamo una particolarità, del tutto casuale.

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ma qui è il concetto stesso di casualità che dobbiamo pure mettere in discussione, assieme al concetto di disegno intelligente.

né l’uno né l’altro sono veramente adeguati a dare conto di come mai esistiamo in termini di origine.

la risposta può venire soltanto da uno sforzo di immaginazione straordinario che ci porti all’abbandono dell’idea che le cose abbiano un’origine nel tempo.

comprendiamo davvero che il tempo è soltanto una caratteristica della nostra mente e un suo modo di interpretare la realtà che è invece immobile anche nella sua quarta dimensione che noi definiamo tempo?

allora il problema stesso dell’origine non si pone, se la cosiddetta origine è soltanto una forma particolare di un oggetto atemporale a quattro dimensioni.

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ma il superamento della visione ingenua del tempo, ci porta necessariamente anche a modificare il nostro concetto di essere.

non viviamo in una realtà caratterizzata dall’opposizione parmenidea fra essere e non essere, ma in un mondo dove l’esistenza non è altro che una probabilità che si realizza in un mondo senza tempo e l’essere e il non essere sono due facce della stessa medaglia; tutto ciò che è, allo stesso tempo non è, e viceversa.

chiedersi come abbia potuto il tempo produrci è dunque una di quelle domande senza senso di cui non si può né si deve parlare secondo Kant e secondo Wittgenstein.

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non è il tempo che ha prodotto noi, siamo noi che produciamo – e dunque anche abbiamo prodotto – il tempo.

non è l’universo che ha assunto tutte le conformazioni incredibili necessarie per vederci apparire dopo 14 miliardi di anni di tentativi inverosimilmente riusciti ogni volta per caso, ma siamo noi che per proporci nell’universo ne abbiamo creato uno a nostra immagine e somiglianza.

nel mondo parmenideo dell’essere pieno e contrapposto al non essere occorre un creatore per dare esistenza alle cose.

nel mondo post-parmenideo l’essere è sempre mescolato e fuso col non essere, in quanto esistere è soltanto un modo di avere relazioni e l’esistenza stessa è soltanto una rete di relazioni, è semplice comunicazione.

e dunque esistere è una specie di gesto con cui le relazioni emergono, ma senza appropriarsi di un’esistenza piena, ma giocando soltanto sulla rete delle probabilità tutte possibili e tutte egualmente privi di esistenza assoluta.

e dunque possono porsi da sé, visto che il tempo è soltanto nell’osservatore e nessuna esistenza cala in un tempo che non sia dell’osservatore, cioè delle relazioni stesse.

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e se ci chiediamo come possa essere possibile che un qualche essere crei se stesso, è il concetto stesso di essere che dobbiamo abbandonare, come l’ultima delle categorie che sono soltanto del pensiero umano.

essere non significa esistere, significa soltanto poter essere sognati, e noi non siamo altro che sogni sognati da noi stessi.


4 risposte a "le strane coincidenze chiamate Terra, chiamate uomo – 328"

  1. Colpa/merito tuo ho ripreso a comperare e leggere l”le scienze” come fossi tornato adolescente. C’è sempre da imparare. Ed è appunto a quell’età che mi riportano post come questo, quando “si lasciava la bicicletta su un muro” per parlare con un amico dell’essenza dello spazio e del tempo e di tutto quello che ci si illudeva di potere capire. Ma era pocop piu che sognare.

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    1. credo che tu abbia colto l’essenziale, decisamente con acutezza, quando paragoni lo scrivere post come questi alla voglia adolescente e prepotente di capire il mondo.

      quando smetterò di esserlo, non soltanto anagraficamente, ma anche mentalmente, adolescente, mi dovrò necessariamente rassegnare a una cosa che scrivo spesso, ma alla quale in realtà non so rassegnarmi mai, e cioè che il mondo ci rimane sostanzialmente incomprensibile, sia a noi uomini comuni che ce ne rendiamo conto, sia agli scienziati che spesso si illudono di riuscirci solo perché lo ricoprono di formule.

      eppure Carlo Rovelli, nel suo libro Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, dice benissimo la bellezza dello sforzo di capire.

      se non lo conosci già, ecco un testo che decisamente ti consiglio

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    1. apprezzo questo commento e un poco mi lusinga il fatto che questo post lungo e difficile indubbiamente (e perfino per me che l’ho scritto) abbia avuto almeno un lettore che è arrivato fino in fondo.

      grazie.

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