reddito o voto di scambio di cittadinanza? – 41

concludo il mio trittico ideale sul decreto-legge su reddito e pensioni di cittadinanza e quota 100 con questo ultimo intervento specifico sul primo punto.

il testo del decreto – che dovra` essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento, ma entra in vigore comunque dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e` qui:
https://www.informazionefiscale.it/IMG/pdf/testo_dl_rdc_e_pensioni-8.pdf.

gli altri due miei post – che vanno considerati come premessa di questo – sono qui:
https://corpus15.wordpress.com/2019/01/18/un-governo-di-piazzisti-e-luovo-di-conte-36/, questo in particolare su quota 100;
e qui:

https://corpus15.wordpress.com/2019/01/19/come-saranno-le-pensioni-di-cittadinanza-37/

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ah, un’ultima avvertenza: questo post non e` destinato a coloro che rifiutano, per principio, l’idea che lo stato debba farsi delle persone in difficolta` e dei disoccupati: sono notoriamente fazioso, piu` di loro, e li considero fuori, in ordine, dalla nostra Costituzione, dalla civilta` europea, per quel tanto di solidale che esprime, e anche dalla tradizione della sinistra democratica.

dato che si condannano da soli all’irrilevanza politica, non considero neppure utile piu` di tanto discutere con loro: menti ostinate che non vogliono farsi convincere, perche` il loro cuore e` chiuso.

parlare con chi rifiuta il principio di un soccorso della societa` a chi non riesce a trovare lavoro mi sembrerebbe come discutere con chi pensa che i profughi vanno lasciati affogare in mare, perche` se la sono cercata: e` tempo perso.

quindi qui cerchero` di capire soltanto se QUESTO modo di realizzare l’aiuto statale a chi non trova lavoro e` fatto bene e raggiunge gli scopi, oppure no.

rimane anche fuori da questo post, perche` ne ho gia` parlato troppe volte, l’analisi se l’intervento e` compatibile con la nostra situazione finanziaria attuale oppure no: la mia risposta e` NO, per quel che vale, ma solo nel senso che andava finanziato diversamente.

ma questo non ci risparmia dal ricercare se comunque, in se stesso, potra` funzionare oppure no.

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le modalita` di attribuzione del reddito di cittadinanza, cioe` i requisiti per averlo, sono identici a quelli richiesti per l’attribuzione della pensione di cittadinanza, illustrati nel post precedente sul tema, quindi li do per scontati: fissata a 780 euro al mese la soglia al di sotto della quale si ritiene che una persona viva in condizioni di poverta`, se deve pagarsi l’affitto, e a 500 la somma necessaria per vivere decentemente se non ne deve pagare uno e ha meno di 65 o 67 anni, lo scopo di questo decreto e` di garantire tale reddito essenziale per 18 mesi a chi si cerca intanto un lavoro.

e anche qui, come per le pensioni di cittadinanza, non ci sono fortunatamente discriminazioni razziali.

do qui per scontato anche che questo valore sia congruo, ma qui si vede subito un grossissimo punto di debolezza del decreto, dato che non tiene minimamente conto del contesto concreto nel quale si vive: diverso e` vivere con 500 euro al mese, affitto escluso, in citta` oppure in campagna, a Milano o in un paesino di montagna, al Nord oppure al Sud: sarebbe stata opportuna una differenziazione dell’assegno in base alla residenza.

la mia obiezione diventa immediatamente chiara se facciamo riferimento al contributo per l’affitto, che arriva fino a 280 euro al mese: cifra ragionevole in certi contesti, ma voglio vedervi a trovare un monolocale a quel prezzo a Milano o Torino; mi si potra` obiettare che questo sarebbe stato molto macchinoso, ma non e` vero piu` di tanto.

obiezione piu` seria sarebbe che in questo modo si facilita comunque la permanenza in aree disagiate, dato che oggettivamente l’assegno che si riceve vale di piu` in tali contesti, ma mi pare che piuttosto questa sottovalutazione di questo aspetto della questione dipenda invece proprio dalla mancanza di una politica di lotta allo spopolamento delle zone rurali e di sostegno all’economia di base.

in altre parole, abbiamo a che fare con governi che, un po’ in tutto il mondo, in nome della difesa del mitico PIL, cercano di scoraggiare forme di auto-produzione e dunque la permanenza della popolazione in zone rurali marginali dove questa e` in parte possibile, e facilitano invece l’immigrazione verso le zone urbanizzate dove la vita delle persone dipende totalmente dal mercato, per svilupparlo sempre di piu`, come misura il PIL, appunto.

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evito di entrare nel merito anche del peso dato al reddito di cittadinanza dei nuclei familiari; vi si trovano alcune notevoli incongruenze: ad esempio, il reddito per un secondo componente maggiorenne del nucleo familiare e` incrementato dello 0,4% e dello 0,2% per ogni ulteriore componente minorenne (leggasi figlio, in genere), fino ad un massimo del 2,1%.

sono percentuali perfide, che favoriscono indebitamente i single e penalizzano le famiglie numerose: la traduzione in numeri rende il discorso piu` evidente:

per un single il reddito limite mensile sotto al quale si e` in poverta` e` di 500 euro al mese; per una coppia, purche` regolarmente sposata e/o dichiarata all’anagrafe, il reddito mensile e` di 700 euro; se la coppia non regolarizza la sua posizione dal punto di vista anagrafico, il reddito e` invece di 1.000 euro, cioe` e` la somma dei due redditi individuali.

a un genitore single con un figlio minore si riconosce invece l’aiuto statale sino a 600 euro al mese, affitto fino a 280 euro escluso, e se i figli sono due il reddito che lo stato garantisce e` di 700 euro.

se ad avere i due figli a carico e` invece una coppia di disoccupati con due figli, allora l’assegno arriva complessivamente a 900 euro al mese, sempre escluso l’affitto entro un massimo di 280 euro al mese (il contributo per l’affitto non varia in base al numero dei componenti del nucleo familiare: perche`?).

l’importo massimo teorico dell’assegno e` comunque di 1.100 euro mensili (indice del 2,1%): il che significa che, anche a stare in questo criterio assurdo, secondo il quale si considera che un figlio minorenne costi 100 euro al mese, dal quarto figlio in poi ogni ulteriore figlio non porta a contributi.

qualcuno rozzamente dira` che va bene cosi`, perche` e` irresponsabile fare figli se non si ha un lavoro, ma non considera che il lavoro si puo` anche perderlo dopo averli messi al mondo.

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conclusioni: dal punto di vista della filosofia della vita familiare che ci sta dietro, questo decreto e` assolutamente demenziale.

forse, invece che dedicarsi allo sport tutto ideologico delle dispute astratte sul significato del reddito di cittadinanza si dovrebbe approfondire piuttosto come funziona in concreto.

mi accorgo un po’ con dispiacere, un poco con un irriducibile stupore, di essere forse l’unico che cerca di farlo.

eppure ad una analisi anch superficiale come la mia, risulta evidente che il vero target di questo decreto e` il single;

e che manca ogni riflessione su quale politica di sostegno deocgrafico lo stato debba fare, anche attraverso il reddito di cittadinanza.

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altri stanno sottolineando, giustamente, che non esiste neppure un assegno di invalidita` di cittadinanza, e che l’assegno attuale, per l’invalidita` dal 74% in su e fino ai 65 anni, e` di euro 285,66.

naturalmente citare questa ulteriore incongruenza ci porta verso il cuore di un altro problema pratico di grande rilievo, e cioe` al peso degli abusi e delle false dichiarazioni, che sono una vera e propria cancrena della nostra vita civile.

il decreto non e` soddisfacente da questo punto di vista: prevede l’erogazione del contributo su semplice domanda, assegna all’INPS il limite risibile e persino provocatorio di 5 giorni per esaminarlo, e si accontenta di minacciare sfracelli, da due a sei anni di carcere, per chi fara` false dichiarazioni.

insomma, su questo piano, il decreto e` assolutamente insoddisfacente.

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ma veniamo ad altri aspetti, cioe` alle contropartite che vengono richieste in cambio dell’assegno, che sono poi sostanzialmente una: la dichiarazione, da parte dei componenti il nucleo familiare maggiorenni, di immediata disponibilità al lavoro, nonché all’adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che prevede attività al servizio della comunità, di riqualificazione professionale, di completamento degli studi, nonché altri impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale. 

avete letto bene: basta la dichiarazione di disponibilita`, poi bisogna aspettare il percorso individualizzato, che prevede studi, riqualificazione e attivita` sociali.

tutto ottimo a parole, ma chi deve concretamente occuparsene? i servizi competenti. cioe`?

la dichiarazione di disponibilità al lavoro va fatta di persona presso i centri per l’impiego o tramite l’apposita piattaforma digitale entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio.

insomma, prima ti danno il beneficio e poi ti chiedono di sottoscrivere gli impegni per il quale te lo danno: va be’.

I Centri per l’impiego (Cpi) sono strutture pubbliche coordinate dalle Regioni che favoriscono sul territorio l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e attuano iniziative e interventi di politiche attive del lavoro.

funzionano? be’, per il semplice ricevimento della domanda potrebbero.

ma sono loro i servizi competenti che devono definire i percorsi per l’inserimento lavorativo? no, non sono solo i  Centri per l’impiego, sono previsti anche altri centri abilitati e convenzionati.

il decreto prevede una convocazione presso i Centri per l’impiego entro 30 giorni solo per alcune condizioni particolari (art. 4 c. 5) e per definire le eventuali esclusioni dagli obblighi sopra indicati, che vanno assunti, se non si viene esonerati, da tutti i componenti del nucleo familiare.

presso questi servizi competenti, regionali o privati che siano, viene stipulato un Patto per il lavoro, individualizzato, sempre dopo la concessione del contributo, e senza che sia indicato un limite temporale per farlo.

avete capito bene: l’erogazione dell’assegno avviene anche se poi il Patto non viene firmato in pratica mai: e forse e` inevitabile che sia cosi`, data l’improvvisazione dell’insieme…

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il patto per il lavoro, una volta sottoscritto, prevede, all’art. 4 c. 5, la registrazione su una piattaforma digitale, da consultare quotidianamente da parte di chi percepisce il reddito: col quale potra` anche abbonarsi a internet, si suppone, o pagarsi l’internet cafe, se riesce ancora a trovarne uno.

in verita` il rimando nel decreto all’art. 6 c.1 fa scoprire che le piattaforme digitali sono invece due: una presso l’Anpal nell’ambito del Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (di seguito denominato “SIUPL”) per il coordinamento dei centri per l’impiego, e l’altra presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell’ambito del Sistema informativo unitario dei servizi sociali (di seguito denominato “SIUSS”), per il coordinamento dei comuni.

segue uno dei tanti mirabolanti esempi di tecnica legislativa italiana: cioe` l’accuratissima e fantascientifica descrizione di come funzioneranno in maniera esemplare le due piattaforme, senza la minima attenzione alle condizioni di praticabilita` concreta di cio` di cui si parla, o meglio si fantastica, o meglio ancora si farnetica.

un esempio? Le piattaforme rappresentano strumenti di condivisione delle informazioni sia tra le amministrazioni centrali e i servizi territoriali sia, nell’ambito dei servizi territoriali, tra i centri per l’impiego e i servizi sociali. A tal fine è predisposto un piano tecnico di attivazione e interoperabilità delle piattaforme da adottarsi con provvedimento congiunto dell’Anpal e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

ma traduciamo in italiano volgare: le piattaforme non ci sono; si faranno, prima o poi, e quanto piu` mirabolanti e perfette nel funzionamento previsto dalla legge, tanto meno probabili e realizzabili.

comunque, per le finalità di cui al comma 1, l’INPS – sempre lui! – mette a disposizione della piattaforma dedicata al Rdc i dati identificativi dei singoli componenti i nuclei beneficiari del Rdc, le informazioni sulla condizione economica e patrimoniale, come risultanti dalla DSU in corso di validità, le informazioni sull’ammontare del beneficio economico e sulle altre prestazioni sociali erogate dall’istituto ai componenti il nucleo familiare e ogni altra informazione relativa ai beneficiari del Rdc funzionale alla attuazione della misura, incluse quelle di cui all’articolo 4, comma 5 e altre utili alla profilazione occupazionale. 

risparmio, in parte anche a me stesso, ma soprattutto ai lettori, la descrizione successiva di come funzioneranno queste ipotetiche piattaforme in via di realizzazione e passo direttamente al punto ulteriore: l’attivazione dei progetti per la collettività.

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a queste attivita` sociali i percettori degli assegni dovranno dedicare un numero di ore compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non superiore al numero di otto ore settimanali.

non esiste un numero minimo, ne` una qualunque previsione di obbligatorieta`.

tra parentesi, queste attivita`, se previste in orario variabile, potevano costituire un valido deterrente contro il rischio che il reddito di cittadinanza, se erogato malamente, incrementi in realta` il lavoro in nero: rischio realissimo e molto grave.

ma anche qui si naviga a vista: si tratta di progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il medesimo comune di residenza.

sempre molto molto elevati gli ambiti: siamo o non siamo un popolo di cultura classica, in altri termini di poeti, di santi, di navigatori ed eroi?

che per partecipare a progetti del genere occorrano specifiche competenze e` mai venuto in mente a qualcuno?

comunque, tranquilli, tanto gli organizzatori dei progetti saranno i Comuni, e ve le immaginate le amministrazioni comunali che voglia avranno di fare effettivamente lavorare qualche ora la settimana questi soggetti, per perdere voti?

comunque il Decreto non si scoraggia e prevede che, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, i Comuni predispongono le procedure amministrative utili per l’istituzione dei progetti di cui al presente comma  – le procedure! ma non dovevano essere previste prima ancora di fare la legge,se questa fosse ben fatta?- e comunicano le informazioni sui progetti ad una apposita sezione della piattaforma.

ma, aveste ancora qualche dubbio, l’esecuzione delle attività e l’assolvimento degli obblighi del beneficiario di cui al presente comma sono subordinati all’attivazione dei progetti.

e da nessuna parte sono previste sanzioni per i Comuni che non li attiveranno.

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ma vengo agli obblighi rispetto alle offerte di lavoro, e con questo chiudo:

nei 18 mesi per i quali e` previsto l’assegno, chi lo riceve deve accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue, e per congruita` si intende la distanza dal luogo di residenza, non la natura del lavoro proposto:

entro 100 chilometri di distanza dalla residenza nei primi sei mesi  ovvero entro 250 chilometri di distanza oltre il sesto mese (con particolari eccezioni a seconda della composizione del nucleo familiare); e nel caso l’assegno sia rinnovato dopo i 18 mesi, ovunque nel territorio italiano.

gia`, perche` comunque l’assegno, introdotto nella nostra legislazione in via permanente e senza limiti di tempo, puo` essere rinnovato, passati i primi 18 mesi, salva la sospensione di un mese (???!!!).

mi risparmio di commentare: ho ancora nella mente le strida dei docenti meridionali che ricevevano una cattedra di ruolo al nord, e che sono diventati un caso nazionale: non la vedo bene per chi ha proposto queste soluzioni; e` comunque un audace (ma il punto va bene, soltanto si doveva prevedere l’ambito nazionale da subito: non mi pare che 100 o 250 km facciano la grande differenza per una famiglia che deve comunque spostarsi).

chi rifiuta la terza proposta di lavoro oppure ne rifiuta una dopo 12 mesi, perde l’assegno.

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ma per chiudere con una nota controcorrente rispetto al resto delle mie considerazioni, di sicuramente positivo c’e` quanto previsto dall’art. 8: I datori di lavoro che comunicano al portale del programma del RdC le disponibilità dei posti vacanti, hanno diritto ad accedere ai seguenti incentivi: a) nel caso in cui un datore di lavoro assuma a tempo pieno e indeterminato il beneficiario di RdC, e il beneficiario non viene licenziato, nei primi 24 mesi, senza giusta causa o giustificato motivo è riconosciuto, sotto forma di sgravio contributivo, un importo pari alla differenza tra 18 mensilità di RdC e quello già goduto dal beneficiario stesso. questo a condizione che il datore di lavoro realizzi un incremento netto del numero di dipendenti a tempo pieno e indeterminato, a meno che attraverso tali assunzioni si provveda alla sostituzione di lavoratori cessati dal servizio per pensionamento

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la gatta frettolosa fece i gattini ciechi.

ma siamo ancora di fronte ad un decreto legge, il parlamento, se non fosse di fatto formato di nominati dai partiti (agli elettori resta solo di stabilire quanti per ciascun partito e dove) potrebbe emendarlo, spero almeno nei punti piu` negativi e non magari nei pochi apprezzabili.

potrebbe anche dire: fermiamoci un momento a riflettere meglio, non sara` un paio di mesi a fare la differenza.

ma dovremmo essere in un altro paese: oramai ci siamo abituati da decenni al voto di scambio, e nessun partito ha fatto eccezione.

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lo scopo e` buono, l’idea di fondo da approvare, ma nell’insieme lo strumento e` pessimo.

certo, e` molto piu` semplice non esaminare i dettagli (chi te l’ha fatto fare? se qualcuno e` arrivato fino a qui; se no la domanda la rivolgo a me stesso) e gridare intruppandosi nell’una o nell’altra schiera: che schifo! oppure: che bello!

poi qualcuno pensa gia` al referendum per abolirlo, e la Lega strizza l’occhio in questa direzione: abolire non la pensione anticipata a 62 anni in un paese in ginocchio che sta andando incontro a una crisi molto grave – che non dipende dal governo, ma che il governo non sa affrontare -, ma il sostegno ai poveri, che la crisi rende ancora piu` necessario, se lo si fa pagare ai contribuenti giusti:

passate le fantomatiche elezioni europee, dove sembra si debba decidere chissa​` che cosa, ma ​poi alla fine l’Italia elegge 73 o 76 deputati su 705 o 751 (non lo sappiamo con certezza ancora; dipende se il 23 maggio il regno Unito sara` effettivamente uscito dall’Unione Europea oppure no)​, sara` gabbato anche lo santo.

ammesso che sia santo e non soltanto fesso chi ha votato i Cinque Stelle per avere il reddito di cittadinanza, un reddito di cittadinanza cosi` pasticciato che rischia di seppelllirne anche solo l’idea.

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2 risposte a "reddito o voto di scambio di cittadinanza? – 41"

  1. Ciao Mauro, sono arrivata fino in fono senza cercare alcune sigle di cui non ricordo il significato.
    Ho compreso almeno cosi mi pare e trovo il tuo approfondimento onesto e realistico. È charo che la polemica fine a se stessa, partitica o comunque ottusa è fastidiosa. Sposo la nota senza esclusioni di sorta tra italiani e non, purché regolari.
    Aggiungo in coda differenze a te note, solo per evidenziare condizioni preesistenti, sulla diversificazione delle tre zone della nostra penisola
    Nel centro dell’Italia i paesi, faccio un esempio, con1000 circa abitanti, si sono spopolati e sono scarsi di servizi.La popolazione è diminuita del 40% circa , mi riferisco alle colline. I pochi paesi a maggiore altitudine hanno perso anche il turismo perché la scelta va al nord Trentino, Alto Adige Veneto Valle D’Aosta.
    Sono numerosi i borghi dove l’affitto di un appartamento anche ammobiliato può costare 300 €, anche meno.
    L’appartamento che mia primogenita ha lasciato per trasferirsi in Alto-Adige ammobiliato è in affitto a 260€, compreso il condominio, sono 85 metri quadrati più piccolo orto e garage condominiale
    Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno e Fermo hanno affitti più alti con un rincaro che varia dal 50% al 100% secondo le zone considerate privilegiate o no.
    Altrettanto dicasi per tutte le localita di mare.
    Per il sud e per lle isole, escluse le città, vale lo stesso discorso,come ho sperimentato con una permanenza di 2/3 mesi nelle regioni di riferimento. La Sardegna è più cara.
    Roma e dintorni è carissima, realtà a me nota per lunga esperienza familiare.
    Tutto il nord compresa la Toscana sono più care.
    Al sud come ben sai si può fare spesa di ogni genere risparmiando dal 30% al 40% compresi pane e caffè al bar.
    È solo un piccolo sguardo il mio, a spese fondamentali per una famiglia dove un figlio costa molto di più di 100 € ecc.
    Niente eclissi cielo coperto e pioggia e va benone.
    Ci offriranno tante bellissime foto.
    Grazie ora torno ad occuparmi di una nipotina stracarica di catarro.
    Ps.
    Al post sul populismo e la stupidità che si cela in questo fenomeno ti avevo risposto ma ho perso il commento. Aia ho poca dimistichezza e un cellulare affatto professionale.
    Ho letto di fretta tutto, credevo di aver capito ma pensavo solo al quoziente intellettivo.
    Penso che la padronanza e la competenza nell’uso dei mezzi teconoligiri moderni sia necessaria.
    Non la ritengo difficile come il conseguimento di competenze logico matematiche,ingegneristiche, mediche fisiche di un’utenza veramente ridotta
    Questa competenza mi appare più alla portata di tutti.
    Considerazione errata ?
    Quello che mi è chiaro è che l’ignoranza e la mancanza di impegno a leggere la realtà come è sono ostacoli di straordinaria rilevanza.
    Si fa economia al contrario offrendo risposte superficiali false e comode appetibili tutto e a tutti. Sono così appetibili per i populisti
    Le fiabe mi piacciono quasi tuttemquella di Barbablu mette un poco paura, ma finisce bene.
    La realtà è differente .e l’inverno non mi piace, è grigio e triste poca luce ancora in più poca acqua e niente neve.🌲🌳❄💧
    Buon inizio di settimana🌞

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    1. grazie dell’augurio, e anche a te; ho iniziato con una sveglia alle 5 e mezza per uscire nel gelo a vedere la lugubre luna rossa di sangue: lo spettacolo era bellissimo, ma le foto fatte per pigrizia col solo cellulare, senza salire a prendere la fotocamera, sono venute una totale schifezza e pero` le ho pubblicate lo stesso in un post appena adesso, dato che nel commento non potrei.

      le mie foto hanno l’unico pregio soggettivo di farmi sentire di nuovo l’aria ghiacciata della otte e il cielo stellato sopra di me, che pero` li` non si vedono proprio, ahhah.

      le sigle non le ho cercate ne` spiegate neppure io: le ho lasciate solo per dare un’idea dell’astruso linguaggio burocratese, per non dire burocretino, in uso nelle leggi italiane.

      il tuo commento e` un’ottima integrazione di quel che dicevo nel post, sulle differenze socio-economiche dell’Italia e sulla insensatezza di fare parti uguali fra disuguali, per citare don Milani.

      il tuo ps, che e` il commento perduto all’altro post, lo spsoto di la`.

      quando il commento non parte, se torni indietro cliccando la prima freccina in alto a sinistra della barra dei comandi per navigare in internet, dovresti recuperarlo e poterlo inviare di nuovo, cliccando di nuovo sul tasto rispondi del blog…

      ecco, e` appena capitato lo stesso anche a me: buona cosa, comunque e` memorizzarlo prima di cliccare invio.

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